Stemma Angolo Terme Angolo Terme
ANGOLESI (Treàngoi):
2.514 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 30,7 H.m.: 426 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
Da BRESCIA e BERGAMO
Km.
60,6
Da MILANO
km.
110
FRAZIONI
Anfurro, Mazzunno, Terzano
CAP. : 25040


Le Immagini del Paese
Panorama di Angolo
Terme di Angolo
Santuario di San Silvestro
Santuario di San Silvestro (2)
Parrocchiale di Anfurro
IL Lago Moro (1)
IL Lago Moro (2)
IL Lago Moro (3)
IL NOME:
Angolo (A'ngolo) - Angolo (s. XVI) - Angullo (s. XV): alcuni studiosi di toponomastica farebbero derivare il nome Angolo dal celtico "gol" che definiva o un'arca (su un torrente) o un distertto rurale abitato da contadini o area coltivata, preceduto dalla preposizione di luogo nell'antica lingua celtica "an": sinonimo di "in", da cui "an-gol". Studi meno accreditati però farebbero derivare il nome "Angol", etimologicamente dalla raffigurazione visiva del ripiegamento quasi ad angolo" retto, che, la valle del Dezzo e l'antica strada pre-romanica della Val di Scalve, compiono nel luogo in cui si sarebbe insediato un primo, antico nucleo abitato..

I NOMI DELLE FRAZIONI:
Terzano (Tershà): stranamente è l'unico paese della Valle Camonica che abbia il suffisso "tar" comunissimo invece in molti centri della pianura padana. "Tar" = torre di avvistamento o di difesa. La posizione sopraelevata che dominava i vecchi sentieri e le mulattiere che conducevano da e per la Val di Scalve poterva essere, fin da tempi remoti, usata come punto di osservazione e controllo. Questi punti venivano, molte volte, fortificati o resi operativi con torrette o cinte murarie o difensive.
Mazzunno (Masù): sono diverse le etimologie possibili di questo nome: la più accreditata è che potrebbe derivare da "mas" = cascina sui monti. Da questo antichissimo termine pre-romano, molto usato in tutta la regione alpina, deriverebbe "masù" usato come accrescitivo di "mas" o "mash" che stava ad indicare un piccolo agglomerato di case. Potrebbe anche derivare da "maegh" oppure "maag" che individuava un terrapieno o un'arca naturale. Un'ipotesi che si è fatta presente in questo secolo è che potrebbe derivare dal latino "mansio" che identificava le antiche stazioni di posta. Questa spiegazione trova la sua logica nel fatto che Mazzunno era colloccato in una posizione elevata da cui erano obbligati a transitare i viandanti o i carri che passavano dalla Valle Camonica alla Val di Scalve (o viceversa). Infatti prima del 1864 la Valle di Scalve comunicava con la Valle Camonica solo con alcuni sentieri e passi di montagna localizzati anche sopra il piccolo centro di Mazzunno e tracciati già in epoca pre-romana.
Anfurro (Anfòr) - Amforo (s. XII) - Anfur (s. XVI): anticamente il piccolo paese era diviso in due contrade distinte: una a mezza costa, l'altra posta sopra una collinetta sulle pendici di un monte ed è per questo che alcuni studiosi di toponomastica suppongono che il nome possa derivare da "in-foras" = in-fuori. La stessa lettura si può anche fare poichè l'abitato era posto ben lontano dalle principali vie maestre. Altri studi di toponomastica portano anche ad un "suram-fòr, suram-frow" = "supra forram" = sopra forra: in verità in questa zona non figura, almeno a memoria d'uomo o su carte catastali, anche antiche, alcuna sorgente o forra d'acqua.


LA STORIA:

    Non molto lontano dall'attuale nucleo abitato, in località Moie, sono state rinvenute delle incisioni rupestri che gli esperti fanno risalire all'Età del Bronzo. La zona, piuttosto impervia e stretta, è da ritenersi dunque punto di passaggio obbligato dalla Valle Camonica per la Val di Scalve e per le antichissime miniere di minerale ferroso. Risalendo lungo la tortuosa Valle del Dezzo, dove attualmente sono insediati gli abitati di Angolo e Mazzunno, questa zona fu sicuramente frequentata dai primi abitanti della Valle Camonica: i Liguri, poi fu occupata, prima dai Galli nel IV secolo a.C. e in seguito dagli Etruschi che in questo sito lasciarono tracce della loro presenza a partire dal III secolo a.C.
    Il primo insediamento romano, già intorno al 16 a.Cr., anno di conquista della Valle Camonica, fu quasi certamente a Mazzunno dove vennero erette, in difesa del passaggio per la Val di Scalve, delle postazioni militari e delle opere difensive che servivano anche come punti elevati da cui controllare il territorio. Sempre a Mazzunno, che per circa settecento anni fu l'agglomerato di case (anche con forni e rimesse) più importante all'imboccatura della valle, fu eretto, in epoca medioevale, un Ospizio che era annoverato tra i più antichi di tutto l'arco alpino: il patrono da cui doveva essere protetto e a cui il grande edificio era dedicato era uno dei santi più venerati in zona: S. Giacomo.
    In epoca medioevale nella zona sono documentate delle proprietà dell'antico e ricchissimo monastero di Santa Giulia di Brescia che in tutta la Valle Camonica ebbe grande influenza nei secoli IX e X.
    L'importanza del sito è dimostrata dal fatto che all'inizio del secondo millennio venne edificato proprio ad Angolo un ospedale che fu dedicato a San Lorenzo. Nel XII secolo, su un promontorio che si ergeva a lato della stretta vallata, la famiglia Federici (ramo di Gorzone) fece erigere una dimora fortificata, simile a quella posta solo un migliaio di metri più in basso, a Gorzone appunto, da cui si dominava un lungo tratto del corso del Dezzo. L'edifico, di chiara impronta militare fu certamente costruito a protezione (e controllo) delle importanti vie di transito che risalivano verso la Valle di Scalve. Di questo castello sono stati recentemente ritrovati dei ruderi. I Federici furono nominati signori di Angolo dal XII secolo.
    Questo secolo fu dominato in tutta la Valle Camonica da frequenti e cruenti scontri tra bresciani e bergamaschi che rivendicavano il possesso di alcune roccaforti o abitazioni fortificate che, erette in punti strategici, permettevano di controllare e facevano da guardia ai principali accessi alla Valle Camonica e alla Val di Scalve.
    La diocesi di Brescia intervenne più volte per combattere le tendenze all'autonomia che avevano come protagonisti i ghibellini locali facenti capo ai vari rami della famiglia Federici. Gli stessi Federici, alleati momentaneamente ad un'altra potente famiglia, quella dei Celèri, sconfissero nel 1288 nei pressi di Pisogne, sulla sponda nord del lago Sebino, i guelfi locali. Ma le lotte non si sedarono tanto che fu chiamato come arbitro e giudice Maffeo Visconti che nel 1291, con la scusa di mettere fine alle sanguinose diatribe locali non fece altro che occupare militarmente la zona ed espandere il suo potere personale e l'influenza di Milano sull'intera Valle Camonica.
    Questa soluzione (classica nel medio evo - chiamare un giudice o un arbitro e trovarsi un signore-padrone) non fu certo gradita al Vescovo di Brescia che avversò, anche con le armi, questa dominazione milanese che lo privava delle terre valligiane.
    Nel 1301 i Federici scesero di nuovo in armi contro il potente e temuto Vescovo Berardo Maggi che comunque aveva già rafforzato (anche militarmente) la sua presenza e la sua signoria in Valle Camonica e strinsero rapporti di parentela diretta con la illustre e influente famiglia veronese degli Scaligeri, storici nemici dei guelfi di Brescia.
    Nel 1397, la storia camuna, ricorda che fu siglata la famosa pace al Ponte della Madonna a Breno. Erano convenuti a sud di Breno i delegati, i signori, gli amministratori dei comuni e i sindaci di gran parte della Valle Camonica, per porre fine alle lunghe e sanguinose lotte tra le parti in contesa. Erano presenti, all'importante e solenne assise, anche tutti i rappresentanti dei numerosi rami in cui si divideva la famiglia Federici e tra questi ne sono citati due appartenenti ai signori di Angolo.
    La pace non durò a lungo, nei repentini cambiamenti di dominazione, dovuti alle numerose, frequenti e incontrollate guerre e guerricciole: la signoria milanese dei Visconti si impossessò dell'intera Valle Camonica e, per i servizi resi al nuovo signore, un Giacomo Federici (detto Macagno) ottenne, oltre a cospicui e generosi riconoscimenti pecuniari, anche l'assegnazione di diritti,privilegi e proprietà tolti ad un'altra famiglia nobiliare, caduta in disgrazia: gli Antonioli di Grevo.
    Un altro Federici: Comincino, forse tra tutti i rampolli della prolifica famiglia, il più abile politicamente, ma anche il più spregiudicato (non guardò, nelle sue ingorde appropriazioni di terre e possedimenti, a parenti, amici o nemici), divenne noto per la sua disinvolta capacità di ingraziarsi i potenti signori milanesi: Pandolfo Malatesta e Filippo Maria Visconti che lo nominarono signore di Angolo e ampliarono le sue terre e i suoi poteri a discapito di altre famiglie e addirittura di altri rami della stessa famiglia Federici. Molte terre furono incamerate nel feudo di Comincino e nei primi anni del 1400 la sua signoria, la sua ricchezza e le sue amicizie lo ponevano tra gli uomini più potenti (e temuti) della Valle Camonica. Ma un'altra caratteristica, che rese celebre Comincino, fu quel mecenatismo che molti signorotti dell'epoca si sentivano quasi in dovere di praticare. Studiosi attribuiscono proprio a Comincino il merito e la sensibilità (o la moda del tempo) di aver chiamato Girardo di Spineto de Grechi a dipingere la parrocchiale di Angolo e la sua privata abitazione. Tra i figli di Comincino va ricordato Zenone che, sacerdote, fu parroco di Berzo Inferiore, in Val Grigna, dove fece dipingere la locale chiesa dai notissimi pittori Da Cemmo. Comincino Federici lasciò però la sua impronta anche come "signore del suo tempo" e con astuzia e furberie politiche tutt'altro che rare, con opportunismo ben calcolato, abbandonando senza rimorsi i suoi generosi "signori" milanesi, si schierò con la Repubblica Veneta in una delle tante ricorrenti vittoriose spedizioni di conquista della Serenissima, intuendo, con molta lungimiranza e arguzia, il tramonto militare e politico dei Visconti, suoi potenti protettori: fu tra i primi Signori camuni a passare direttamente al servizio della Repubblica di San Marco. Fu proprio seguendo il ben premiato e retribuito esempio di Comincino che, nel 1441, numerose famiglie nobili della Valle Camonica tra cui anche i Federici di Angolo, Erbanno e Gorzone, passando in campo avverso, si videro riconfermare dal Senato veneto i propri privilegi e le vaste proprietà (malgrado la chiara appartenenza, fino a poco tempo prima, alla fazione nemica simpatizzante del Duca di Milano e dunque filo-Viscontea).
    Il 24 marzo 1433 Venezia riconobbe il titolo di "difensore del territorio della Repubblica" al solito Comincino, che aveva, poco prima, sventato una congiura ordita da alcuni nobili rivoltosi tra cui anche dei suoi consanguinei diretti. Gli vennero riconosciuti e assegnati, per i danni subiti nella rivolta e per i suoi servizi, 1.200 ducati, una cifra enorme per i tempi e gli vennero anche donati in feudo, per se e per i suoi eredi, i beni, per ben 3.000 fiorini, del suo parente Cristoforo "Mongino" dei Federici di Gorzone, che si era ribellato a Venezia.
    Il 26 settembre 1438 con la caduta del Castello di Breno e la riconquista di gran parte della Valle Camonica da parte delle truppe milanesi, tutti i Federici ripassarono velocemente di nuovo sotto le bandiere di Milano e riconobbero la signoria di Pietro Visconti che ricevette subito il servile omaggio dei Federici di Angolo.
    Dopo l'ennesima riconquista veneziana, dal 1441 al 1446, i Federici di Angolo, Erbanno, Gorzone, che erano ritornati immediatamente e senza scrupoli, per l'ennesima volta, dalla parte dei vincitori di turno, furono tra i governanti la Valle Camonica, in nome della Serenissima. Ma il tramonto della potente famiglia Federici risale comunque a quell'epoca poiché Pietro Avogadro, delegato veneziano, seguendo le direttive del consiglio Dogale veneto, che voleva completa e sicura sottomissione nelle terre appena strappate al Ducato di Milano, li ridusse di rango, privandoli di numerosi privilegi feudali e di vassallaggio facendo dunque diminuire di importanza tutti i Federici (dei vari rami) e li portò, inserendoli nelle cariche pubbliche della Valle, alla totale obbedienza e al servizio della Repubblica.
    Fu proprio in quegli anni che si affermarono, un poco ovunque in Valle Camonica le "Vicinie", organismi democratici e popolari che si contrapponevano allo strapotere e alle angherie dei signorotti locali e sulle quali Venezia fece leva per ridurre per sempre il potere feudale delle più potenti famiglie. Grande importanza sotto la dominazione veneziana assunse la lavorazione dei metalli, tanto che Angolo, come altri paesi della Valle Camonica, era rinomato ben al di fuori dagli stretti confini valligiani, per la fabbricazione di corazze, armature, gambaletti e celate, rifornendo la Serenissima, ma con una speciale dispensa, anche altri clienti.
    Un lento declino economico delle più importanti famiglie di Angolo avvenne durante il periodo postnapoleonico poiché le forniture militari che l'esercito francese aveva commissionato avevano indotto alcuni dei più ricchi imprenditori a compiere grossi investimenti di capitali e risorse che poi, alla repentina caduta dell'Impero Francese, si rivelarono fallimentari.
    Anche Angolo ebbe le sue vittime il primo dicembre del 1923 quando si ruppe, in alta Val di Scalve la diga del Gleno: l'enorme ondata di acqua, detriti e fango fece 16 morti e grandi danni.
    Anche Angolo, come in quasi tutti i paesi della Valle Camonica, vi è stata una forte emigrazione che negli anni 1904/1905 fu di 62 unità su una popolazione di 1008 abitanti, mentre negli anni dal 1946 al 1960 su 2726 residenti, furono 884 a lasciare le loro case per cercare lavoro altrove.
    Nel 1916 si deve alla segnalazione del dottor Giacomo Morosini, studioso di idrologia terapeutica, e di suo fratello l'avvocato Stefano, la scoperta (o meglio: la parziale e locale valorizzazione) della fonte delle acque termali di Angolo. I due fratelli furono i primi a studiarne e a renderne note le proprietà curative e a comprovarne le indicazioni per cure mediche. Essi stessi effettuarono diverse analisi raccogliendo prove e ricerche sulla specificità dell'acqua e caldeggiarono anche un progetto per una passerella che collegasse la zona della fonte, allora un vasto spiazzo incolto con una piccola polla d'acqua sorgiva, direttamente alla strada che saliva verso l'abitato di Angolo.
    Per una vera valorizzazione dell'acqua si dovette però aspettare sino all'estate del 1952, quando l'avv. Giovanni Gheza, durante una cerimonia a cui stava assistendo a Boario Terme, fu informato, quasi per caso, di questa fonte minerale non ancora conosciuta e sfruttata. Sul posto vi era solo un tubo di ferro da cui usciva dell'acqua che in zona era ritenuta terapeutica e le cui doti erano quasi totalmente misconosciute poiché unici parametri erano quelli che facevano riferimento gli studi effettuati all'inizio del secolo dai fratelli Morosini.
    Pochi mesi dopo, nel novembre dello stesso anno, fu costituita la Società delle Acque Termali di Angolo (A.T.A.) e le fonti furono pubblicizzate su scala regionale. Un altro importante passo in avanti per uno sfruttamento turistico-termale su larga scala fu la successiva trasformazione del luogo in cui sgorgava l'acqua e la incolta zona adiacente in un bel parco con attrezzature e servizi moderni ed efficienti. Seguì, qualche anno dopo, la costruzione dello stabilimento per l'imbottigliamento della fonte San Silvestro e, dal 1978, della fonte Nuova.
    Seguì anche la costruzione dell'Hotel delle Terme e dei vasti parcheggi a cui sono state affiancate alcune strutture nell parco termale, come piscine, ristoranti e campi da gioco. Diverse vicissitudini societarie alla fine del secolo scorso hanno però portato ad un deciso declino del settore imbottigliamento. Come alcuni altri centri della Valle Camonica a vocazione prevalentemente turistica, Angolo e le sue amministrazioni, ad inzio di questo secolo, ha cercato di diversificare il suo orizzonte e ha intrapreso anche investimenti nel settore artigianale e della piccola industria (una vasta zona artigianale è sorta a fianco della SP che da Boario porta ad Angolo), e ha avuto un notevole sviluppo urbanistico, specialmente nella zona prativa posta a sud ovest del vecchio nucleo abitato.


DA VISITARE:
Casa Albricci: è un edificio che si caratterizza per le linee imponenti ma lineari e sobrie: lo stemma della famiglia campeggia sopra il portale principale mentre. Una fontana di marmo è posta nel cortile ed un camino in marmo caolino sito al primo piano sono presumibilmente del 1500. Gli Albricci erano una famiglia proveniente dalla vicina Val di Scalve, si stabilirono ad Angolo verso la fine del 1500 riprendendo l'arte della lavorazione del ferro che la famiglia originaria Scalvina aveva già portato a buoni livelli fin dal secolo precedente. Furono per secoli proprietari e dirigenti di alcune fucine che rimasero attive fino al disastro del Gleno nel dicembre 1923, in cui andarono distrutti tutti gli edifici adibiti a officina.
Il Palazzo Laini è a pianta quadrangolare e la sua struttura complessiva lo colloca tra le dimore edificate come case-fortilizio a difesa della famiglia e dei propri beni. Costruite di solito fino al tardo medio evo erano delle vere e proprie rocche, massicce e solide nella loro realizzazione. Conserva all'interno un pavimento in cotto antico ed alcuni dipinti. Nel cortile, da cui si accedeva direttamente alle antiche e contigue fucine, sono ancora visibili delle volte decorate e sorrette da una robusta colonna. Anche la famiglia Laini, fin dall'inizio del 1400 assunse un peso economico e politico notevole nelle varie e tribolate vicende nel periodo storico che fu a cavallo della dominazione Viscontea della Valle Camonica fino alle guerre con la Serenissima Repubblica Veneta (quasi continue e con alterne vicende fino alla pace di Lodi). Alcuni componenti si distinsero sia in imprese militari, sia nella lavorazione dei metalli. Nel periodo napoleonico, i Laini, avvicinandosi, per chiari motivi economici, ai francesi, acquistarono il grande monastero che sorgeva a nord-est dell'abitato di Darfo con lo scopo di impiantarvi una fonderia che producesse le armi commissionate dalla stessa Francia. La repentina caduta dell'Impero napoleonico travolse anche i notevoli investimenti fatti, i ricchi contratti commerciali d'oltralpe vennero annullati e gran parte della fortuna economica della famiglia si esaurì in breve tempo.
Casa Morosini è caratterizzata da un bel portale sormontato dallo stemma della famiglia. All'interno è visibile un bel camino in pietra di Sarnico. Da documentazioni notarili del 1700 risulta che Lorenzo Morosini era comproprietario, con un membro della famiglia Albricci, di una fucina per la lavorazione del ferro. A questa illustre famiglia appartenne anche il dottor Giacomo Morosini che fu primo promotore delle locali acque termali, fino ad allora misconosciute e non valorizzate.
Parrocchiale di San Lorenzo, conserva due sculture lignee del '700 oltre a tele del Carpinoni, di Antonio Paglia (Martirio di San Lorenzo), di Paolo Cavagna (Madonna del Rosario) e del Dusi. Gli altari, il coro ligneo del '700 e la Via Crucis sono della bottega di Andrea Fantoni. Di scuola Fantoniana anche i battenti del portale.
La Chiesa di Santa Maria ed Elisabetta è del 1500 e la sua costruzione proseguì anche il secolo successivo. Conserva oltre ad una Madonna lignea del Fantoni, una pala del cremasco Barbelli e una tela di Antonio Dusi. Sono presenti anche due quadri di Giovanni Ghisoletto e degli affreschi Settecenteschi di scuola milanese.
La Chiesa della Visitazione La Chiesa della Visitazione fu edificata nel 1500, ha una pala attribuita al Cavagna ed alcuni affreschi settecenteschi.
Il Santuario di San Silvestro posto su un poggio che domina il vecchio centro storico del paese, fu iniziato, già nello stile oggi visibile nella prima metà del 1500 e fu terminato solo più di due secoli dopo nel 1745. Si caratterizza all'esterno, nel lato rivolto a nord-ovest, con uno snello loggiato. Gli stipiti del portale sono in granito finemente lavorato. All'interno sono presenti un altare lavorato in porfido rosso ed una statua (Madonna col Bambino) della scuola del Fantoni. Alcuni critici d'arte sostengono che una pala, presente nel tempio, possa essere l'ultima opera di Grazio Cossali.
La Parrocchiale di Mazzunnoè dedicata a San Giacomo ed ha il presbiterio e la volta con affreschi, databili al 1754, di Domenico Quaglio. Nel suo interno conserva, oltre ad un quadro di Andrea Celesti e ad un Sant'Antonio da Padova di Antonio Paglia, diverse tele del 1600 di non eccelsa fattura e di incerta attribuzione.
La Chiesa di San Rocco a Mazzunno ha, oltre ad una grande pala del 1700, contenuta in un'ancona barocca, alcuni affreschi quattrocenteschi che sono attribuiti alla scuola di Pietro Giovanni da Cemmo.
La Parrocchiale di TerzanoTerzano è dedicata a Santa Giulia, a ricordo di una cappella che fu eretta nello stesso luogo prima dell'anno mille, cappella che fu edificata su ordinazione del ricco e potente monastero bresciano di Santa Giulia, che ebbe grandi proprietà in zona e in tutta la Valle Camonica. Sull'altare maggiore troneggia una pala Madonna e Santi di Gaspare Gasparini (1669). Sono rimarchevoli anche alcune tele del Barbelli e del Morone ed una Fuga in Egitto di Pietro Ricchi detto il Lucchese. Pregevoli alcuni mobili e le suppellettili databili dal 1500 al 1700.
La Parrocchiale di Anfurro è un edificio costruito in classico stile barocco ed è dedicato ai Santi Nazaro e Celso. All'interno sono conservati alcuni affreschi attribuiti alla scuola del Barbelli. Sono presenti anche diverse tele (una del Carpinoni), alcune delle quali contenute in ancone attribuite alla famosa scuola di intagliatori del Fantoni.
Anche la Chiesa di Santa Maria della Neve ad Anfurroè un altro edificio in stile barocco. E' caratterizzato da un bel portale, in granito, datato 1792. All'interno sono degni di menzione una pala d'altare del 1600 ed alcuni affreschi di incerta attribuzione.

LOCALITA' COMUNALI: (Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Ader (A'der)a m.1.288. Sulla sinistra della Valle del Dezzo a nord di Mazzunno era segnato, su alcune carte risalenti al medio evo, un dosso denominato "Ader". Nel XVIII secolo questo termine venne cambiato in Monte Poia, nome tutt'ora presente in alcune carte catastali e indicante una località ben distante dall'altro Monte Pora che si trova a cavallo della Valle Camonica con l'Alta Val Seriana. Il vecchio nome "Ader" derivava da "adra" (rupe). Questo termine indicava infatti a sud-est di Angolo, una zona completamente rocciosa e ricoperta da bassa vegetazione.
Alcera (Alcére) ) a m.700: a nord-ovest di Angolo risalendo sulla strada per il Dezzo e la Val di Scalve si trova questa località su cui sorgeva, fin al secolo scorso, anche un grosso cascinale. Il nome deriverebbe da "al" (valle), affiancato da "cera" forse un soprannome presente in luogo.
Crapa-pe (Crapa-pe) a m.700, a nord-ovest di Angolo sulla sponda destra del Dezzo, tributario di destra dell'Oglio. Deriverebbe da "crap" (macigno, rupe) o anche dalla voce alpina "krapp" (roccia). La zona infatti è caratterizzata da alcuni spuntoni rocciosi che dominano la bassa Valle Camonica, a strapiombo sull'abitato di Boario Terme. Questo sito, dagli anni '80, fa parte del parco intercomunale (Darfo e Angolo) di "Crape-Luine" dove sono state ritrovate numerose incisioni rupestri, purtroppo mal conservate. Ultimamente sono stati fatti dei rilievi e posta della segnaletica che aiuta a percorrere alcuni sentieri e ad individuare alcune delle rocce incise, è stato anche realizzato un parco tematico con un edificio sede di mostre e iniziative legate alla cultura locale.
Cristo (Crist)a m.420, questa località è posta a sud di Angolo, nei pressi del Lago Moro. Il nome è certamente derivato da una diffusa abitudine in epoca medioevale: era uso porre sugli incroci delle vie, dei sentieri o a fianco delle mulattiere un crocefisso, un Cristo dipinto oppure scolpito, come sembra fosse presente, appunto, in questa località. Col tempo e con il perdersi di questi costumi il crocefisso magari spariva ma restava nella parlata locale la denominazione del luogo su cui sorgeva il simbolo cristiano. Molti sono gli esempi, di quanto appena spiegato, un poco ovunque, in Valle Camonica. Molte sono infatti le località che portano questo nome e che poi ha subito delle trasformazioni lessicali (Crist, cristù, cristànèl, cristèl ...)
Dazze (Dase) ) a m.900, località a nord di Angolo sul versante sinistro del fiume Dezzo e a nord di Anfurro.
Dergna (Dergna) ) a m.542. Questo sito era già segnato su alcune mappe catastali del 1750 ed era posto a nord-ovest di Angolo.
Fada (Fada), a nord-ovest di Angolo. Sul versante destro della valle del Dezzo, si apre la "Al Fada" (Valle Fada) il cui nome deriverebbe dal vocabolo bresciano "fada" (fata o strega), confermato anche dalla voce latina "fadus" o "fada" (un tipo di demonio). In passato, e in special modo durante il medio evo (forse ricordo di più antiche leggende e riti pagani), si riteneva che questa valletta fosse frequentata da elfi, fate, streghe, ecc. che si riunivano nottetempo per celebrare feste sacrileghe organizzando qualche "sabba". Gaidone (Gaidù), torrente che scende dalla Valle del Dezzo, questo nome ricorre spesse volte nel dialetto camuno ad indicare delle vallette o torrenti di piccole dimensioni, anche nelle vesioni Caidone (Caidù come a Borno e a Ponte di Legno).
Gaidone
(Gaidù), torrente che scende dalla Valle del Dezzo, questo nome ricorre spesse volte nel dialetto camuno ad indicare delle vallette o torrenti di piccole dimensioni, anche nelle vesioni Caidone (Caidù come a Borno e a Ponte di Legno).
Gamolino (Gamolì; Gamulì), nella Valle del Dezzo era localizzata anche in tempi relativamente antichi una "Malga Gamulì" (Malga Gamolino).
Gromo (Gròm)m.1.225: località a sud-ovest di Angolo il cui nome deriverebbe da "gròm" (erba parassitaria dei prati), oppure dalla voce latina "grumus" (mucchio di terra). Da ricordare che nel bergamasco il vocabolo "gröm" significa "mucchio" e che esistono paesi, frazioni e località un poco ovunque nelle prealpi bergamesche che prendono questo nome.
Intercasole (Intercasòle) m.1.354: sito posto in quota a nord-est della frazione Mazzunno, sul lato sinistro della Valle del Dezzo. Questo toponimo deriverebbe da "inter" (entro, nello spazio di)... e da "casòle" (piccole case). Probabilmente a significare la collocazione di alcune abitazioni rurali, poste su un altopiano con la presenza, anche antica (non documentata) di altri ripari o fienili o cascine.
Lantana (Lantana) a m.1.617 località posta in altura, a nord-ovest di Angolo, sul lato sinistro della Valle del Dezzo, al confine con il comune di Borno. Deriva da "antà", "antana" o "antanèl" (lantana): piccolo arbusto parassita, molto diffuso anche a quote abbastanza elevate, che nasce spontaneamente e che cresce nelle siepi, nei boschi e vicino ad edifici rurali dove viene depositato il letame.
Laser (Làser) a m.1.267: a nord di Angolo ed a sud-ovest di Borno. Sono diverse le etimologie di questo diffuso termine: è probabile derivi dalla parola "asèr" (acero), ma è possibile pure la derivazione da "làresh" (larice), oppure dal nome proprio di persona "Làser" (Lazzaro).
Madonna delle "Crape" (Madòna de le Crape) a m.653. Località a nord-est di Anfurro su cui sorgeva, fin da antichi tempi, forse addirittura pre-romani e pre medioevali, una piccola cappella votiva. Il nome deriva dall'antico vocabolo dialettale "crapa" (testa o capo).
Moro(Moro) a m.380. Laghetto naturale a sud-est di Angolo ed a ovest di Darfo Boario Terme, caratteristico per non avere alcun emissario visibile in superficie e per il colore scuro (moro) delle rocce in cui è scavato. Dagli anni '80 del secolo scorso si è cretata una associazione di "Amici del Lago moro" che cercano di salvaguardare questo lago che fa parte del Consorzio dei laghi Iseo-Endine-Moro.
Padone (Padù) a m.873: a nord-ovest di Angolo, la "Al Padù" (Valle Padone), posta sul versante destro della Val di Scalve. E' probabile derivi dal vocabolo latino "podus" o da "podon" derivato da "podium" (poggio).
Pazzine (Pashine)a m.795, a sud-ovest di Angolo. Da questa località passava una antichissima mulattiera che conduceva, superando un crinale roccioso ma ricoperto da prati, alla frazione di Anfurro. Da questa collocazione deriva il nome "pash" e "pasì" che è voce dialettale significante piccolo "passo" o valico.
Planizze (Planìse) a m.500 è segnata, su alcune antiche mappe catastali, una zona quasi pianeggiante posta tra il comune di Angolo ed il Lago Moro. Il nome deriva chiaramente dal vocabolo latino "planities" (pianura) per la conformazione del suolo.
Poia-e (Pòia-e) a m.1.237, montagnola a nord di Angolo. Potrebbe derivare dalla parola "poia" o "aiàl" o "aia" (luogo dove si preparava anche il carbone), ma potrebbe anche venire da "poium" per "podium" (monte, piccola montagna).
Pora-e (Pura; Pòre) a m.1.879, monte posto a sud-ovest di Angolo e che funge da spartiacque fra la Valle Camonica e l'alta Val Seriana. Sul versante bergamasco sono stati realizzati degli impianti sciistici e di risalita, con uno sviluppo edilizio di rilievo. Etimologicamente, il nome "Pora" potrebbe derivare da "pòra" (paura, ma sembra più probabile che derivi dalla voce latina "porum" (bosco o boscaglia) sinonimo della voce trentina "por" (bosco).
Pozzo (Pòsh): ): a nord-ovest di Angolo sul versante destro della Val di Scalve si apre una "Al de Pòsh" (Valle di Pozzo). L'etimologia è chiara e si riferisce alla conformazione particolarmente scoscesa della piccola valle, quasi a forma di un pozzo.
Prave (Pràe) ) a m.1.139 piccolo e caratteristico agglomerato di case posto a nord-ovest di Angolo ed a sud-ovest del comune di Borno. La frazione sorge in posizione meravigliosamente panoramica e si adagia su un'area pianeggiante dalla quale il nome "Pràe" (prateria), sinonimo della parola "Prada".
San Bartolomeo (Shàn Bartolomé) a m.1.165, a nord di Angolo è segnata questa antica piccola cappella posta a sud della frazione di Prave
San Silvestro (Shàn Shilvestèr)a m.458, località a sud-est di Angolo, che ha dato il nome anche all'acqua minerale che viene imbottigliata negli stabilimenti sorti nei pressi di questo sito.
Se (Shè) a sud di Angolo, nelle pendici del monte Pora, è scavata la "Al de Shé" (Valle di Se), il cui nome etimologicamente dovrebbe derivare dal vocabolo "shé" (seno), anche perchè è intagliata fra due rive montane arrotondate.
Sessa (Sèsha): ): a m.1.618-1.417, a sud-ovest di Angolo ed a sud-est del monte Pora è localizzato il "Dòsh de la Sèsha" (Dosso della Sessa). "Sessa" è un vocabolo piuttosto atipico per denominazioni in Valle Camonica poichè deriverebbe da "sedes" voce generica per significare tutto ciò che include l'idea di posto o luogo (non era uso o consuetudine, in zona, NON denominare località anche piccole o sperdute facendo precisi riferimenti a cose, animali o soggetti vari).
Stella (Stèla) località a m.1.049, a nord-ovest di Angolo ed a sud-est della frazione Prave. Etimologicamente deriverebbe dal vocabolo latino "stellum" (staccionata, luogo circondato da pali). Forse, in antichità, in zona erano raggruppati i capi di bestiame per l'alpeggio durante la stagione estiva e si erano creati degli spazi recintati o dei ricoveri all'aperto. In dialetto Bornese "stèla" stava anche ad indicare quel truciolo di legno che è ricavato durante la pulizia dei tronchi d'albero abbattuti.
Vareno (Varé) a m.1.490 e m.1366, nota località a confine tra Angolo ed il monte Lantana ove si trova alla sommità la "Crùsh de Varé" (Croce di Vareno) e il "Còl de Varé" (Colle di Vareno). Luogo dove da moltissimo tempo si pratica il pascolo delle mucche ed è per questo che probabilmente il nome deriva dal vocabolo "vara" (pascolo, prato coltivato alternativamente a campo), oppure dalla voce pre-latina "var" (acqua corrente… in zona erano segnalate alcune sorgenti).
Vedetta (Vedèta) a m.1.094, località a nord-ovest di Angolo, sul versante destro della Val di Scalve; da "vedetta" (luogo elevato adatto alla sorveglianza e vigilanza), forse in tempi pre romani era presente un insediamento di sorveglianza al transito sui sentieri che salivano verso la Valle di Scalve.

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