Stemma Braone Braone
BRAONESI (Balarì - Lümagù - Lümensù) :
674 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 12,4 H.m.: 394 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
Da BRESCIA e BERGAMO
Km.
73,2
Da MILANO
km.
123
CAP. : 25040


Le Immagini del Paese
Panoramica del Paese e della media Valle Camonica (37 K)
Panorama del Paese
IL NOME:
Braone (Braù - Bragù) - Braono (sec. XIV) - Bragone (sec. XVI), deriverebbe dalla voce del basso latino "bragus" sinonimo di valle. Toponomasticamente alcuni studiosi farebbero riferimento per l'etimologia anche a "braidone" che è accrescitivo di "braida" da cui "breda" che era un podere composto di diversi appezzamenti di terreno con case coloniche o fienili.


LA STORIA :
    Questo piccolo, antico paese della media Valle Camonica affonda le sue origini in epoca pre-romana, forse fu fondato dai primi abitatori stanziali in questa zona (posta poco al di sopra delle paludi che, anche in questa parte mediana della Valle occupavano i terreni presso le sponde dell'Oglio: visibili sono ancora tutt'oggi degli affossamenti del terreno in cui dovevano esserci almeno tre laghi, tra Breno e Capo di Ponte) appartenenti al ceppo ligure-celtico. Il primo nucleo, sorto in località Fontana, cioè poco più a valle della posizione attuale, doveva essere formato, come in molti altri casi simili, da dei semplici ripari agricoli o da delle costruzioni in legno e pietrisco nate intorno o nei pressi di un torrente o ad una sorgente a cui fare abbeverare il bestiame. Prova inoppugnabile e preziosa per accertare che in zona, però in epoca post-romana, sorgeva già un piccolo nucleo abitato, è stato il ritrovamento, nel 1952, di una tomba risalente all'anno 500. Rinvenute e protette nei secoli da un astuccio composto da un cilindro doppio, delle monete, alcune d'oro, risalenti al periodo degli imperatori bizantini Leone I, Zenone Isauro e Anastasio I, ora questi reperti sono conservati ai Musei di Brescia.
    All'inizio del secondo millennio il primitivo nucleo agricolo si doveva essere già in parte sviluppato e ingrandito fino a comporre un borgo che, oltre ad edifici rurali, comprendeva anche qualche casa signorile, con solide strutture murarie visto che una data: il 1011 è incisa sull'architrave di una abitazione posta nell'antica via Ziralda.
    Dopo il lungo periodo in cui i monaci francesi del potente monastero di Tour, che in valle avevano ricevuto vasti possedimenti e benefici da Carlo Magno, riuscirono a bonificare il fondovalle anche oltre le colline di Breno (come scritto sopra dovevano esserci in zona almeno tre laghetti che rallentavano il corso dell'Oglio e che furono "interrati"), nel 1100 si stabilì a Braone un ramo dell'antica e nobile famiglia guelfa dei Griffi, che per più di tre secoli fu predominante nella zona e molto influente in tutta la bassa Valle Camonica. I Griffi erano una delle grandi famiglie di origine Longobarda che anche sotto i Franchi prima e sotto il Vescovo di Brescia poi, con altre famiglie bresciane legate alla Curia, ricevettero infeudamenti e benefici in Valle e il particolare proprio a Braone.
    Fu il vescovo di Brescia, loro parente, che aveva anche il titolo di Duca della Valle Camonica, a insignire il ramo di Losine dei Griffi, già proprietari di vasti beni al loro paese d'origine, sulle terre che da Breno comprendevano gran parte dei terreni e boschi sulla sponda sinistra dell'Oglio, fino a Capo di Ponte. Altre famiglie, sia di origine Franca che provenienti da altre valli lombarde, in quel periodo si stabilirono nella zona e in documenti notarili di vendite o cessioni compaiono spesso nomi che diventeranno comuni in tutta la Valle Camonica: Gelmini, Bonfadini, Bertuzzi, Facchini, Vielmi, Cancellerini, Gronchi. Se, come citato prima, il torrente che lo attraversava (il Palobbia di Braone) fu uno dei motivi della sua origine, fu anche il protagonista e causa di distruzioni che più volte travolsero l'abitato che fu invaso da diverse ondate di piena e da inondazioni. Ma oltre ad essere fonte di disastri e lutti il torrente Palobbia fu però anche foriero di lavoro: infatti i grandi massi di granito, trasportati a valle dalle pendici del massiccio del gruppo dell'Adamello, furono materiale usato nelle costruzioni e nell'abbellimento delle stesse fin dall'antichità.
    Questa consolidata tradizione, che si protrasse per secoli, fece si che nascesse e divenisse nota e rinomata una scuola di abili scalpellini locali che furono gli autori anche dei numerosi e classici portali che si vedono ancora oggi in molte case poste nel caratteristico centro storico.
    Solo nel 1450 Braone ebbe la sua parrocchia e il suo fonte battesimale che venne costituito staccandosi dalla vicina Niardo. Anche nel Medio Evo molte e devastanti furono le inondazioni. Questo indusse gli abitanti, dopo l'ennesimo disastro, a spostare più a nord il paese costruendo le nuove loro dimore in località Sommavilla che sembrava posta in una zona più riparata dalla furia delle acque del Palobbia. Ma anche nella nuova collocazione si susseguirono, con impressionante ricorrenza, serie di devastanti inondazioni e distruzioni: vanno ricordate, tra le più disastrose, quelle che nel 1545, 1634, 1644, 1789 e nel 1845, che fecero grandi danni e provocarono anche vittime.
    Ma i Braonesi, dopo ogni inondazione, dopo ogni disastro, si sono sempre rimboccati le maniche e ostinatamente, con estrema testardaggine, hanno sempre ricostruito le loro abitazioni danneggiate e questo si nota benissimo nel centro storico, la vecchia anima del paese, dove sono visibili costruzioni erette nel cinquecento e nel seicento che sono a fianco di case o di cascine e di fienili (ora quasi tutte rimodernate) di epoche ben diverse. Solo dal 1846, dopo un'ennesima luttuosa inondazione, sotto l'impero austriaco, nuove calamità e danni furono impediti dalla costruzione di un argine che metteva finalmente le briglie al Palobbia.
    Braone fu da sempre una delle frazioni del vicino borgo di Niardo ma nel 1820, vista anche la consistenza numerica degli abitanti, il paese divenne comune autonomo e lo rimase per circa un secolo. Anche per il piccolo borgo di Braone le difficoltà di una vita stentata portarono molti ad emigrare, specie all'estero per cercare un lavoro o una vita migliore: negli anni 1904/1905 su una popolazione di 479 furono 36 ad andarsene, mentre negli anni dal 1946 al 1960 su 607 residenti furono ben 101 ad emigrare. Nel 1927, durante il ventennio fascista, che aveva accorpato i paesi più piccoli con quelli più popolosi, Braone fu aggregato amministrativamente a Breno ma dal 1949 ridivenne comune autonomo.


DA VISITARE:
Oltre ad alcune dimore risalenti al 1500 e 1600, che sono ancora visibili nel centro storico, una menzione particolare va a Casa Griffi, in posizione quasi staccata rispetto al paese, di linee particolarmente eleganti che ricordano la presenza rilevante che ebbe, nella zona, questa antica e nobile famiglia.
La Parrocchiale della Purificazione di Maria Vergine, fu rifatta quasi completamente nel 1700 e, dell'antica e precedente chiesa quattrocentesca, resterebbe solo il bell'affresco sulla facciata esterna. Si ha certezza che autore del portale in pietra di Sarnico è il milanese Carlo Verde. All'interno sono visibili degli affreschi dei pittori camuni Giovanni Chizzola di Breno e Domenico Faletti, di Cividate. Quest'ultimo fu autore anche della Via Crucis. Nel tempio sono anche custoditi alcuni dipinti del 1600 attribuiti a Giovan Mauro della Rovere, detto il Fiamminghino e alla sua scuola.

LOCALITA’ COMUNALI: Brendibusio, Gheza Maffeo (rifugio), Gisole.
(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Badiletto (Badilèt) a m.1.685: montagna sopra Niardo e Braone, compresa nel gruppo di monti denominato "Disgrazia" di cui fanno parte anche il più famoso Pizzo Badile ed appunto il Colle Badiletto.
Barzual (Barsuàl) "Valle di Barzual": piccola valle sulla destra della Val Palobbia quasi perpendicolarmente sopra il paese.
Bever (Béver; Béer) a m.510: località a sud di Braone tra la Valle Palobbia e quella di Cobello sul fianco sinistro della Valle Camonica: non si trovano giustificazioni valide al nome poiché il luogo è posto sopra un pendio molto ripido, in cui non vi traccia di corsi d'acqua o pozze anche se "béver" o "beèr" o "biì" in dialetto significa bere.
Bignone (Bignù) a m.1.535: cima sul fianco destro di Val Dois, ultimo sperone del pizzo Badile sopra Val Palobbia, tributaria dell'Oglio a Braone. "Bignù", voce dialettale, significa bubbone e la forma del monte è tale da giustificare il nome.
Cadè (Cadè) ) a m.415: località poco a nord di Braone e alla stessa quota, sul fianco destro di Val Palobbia. "Cadè" potrebbe essere la contrazione di "Cà Deo" (casa di Dio, ospizio, oppure potrebbe anche derivare da un cognome (Cadè) piuttosto diffuso anche nella bassa Valle Camonica e sull'Alto Sebino.
Cofro (Cofro) Piccola valle incisa nel versante destro di Val Palobbia ad est di Braone.
Dois (Doìsh) a m.2.577 : torrente che nasce nei pressi del passo Dernal, scende poi tra i monti Frisozzo e Cima Dernal per confluire in Val Palobbia a nord-est di Braone. Sulla destra del torrente stesso vi era, già nel 1600, anche un'antica "malga Dois" a circa m.1770 di quota.
Faetto (Faét) a m. 900: su vecchie mappe militari di inizio ottocento era segnata una "cascina Faetto", localizzata ad est di Braone in Val Palobbia. È probabile che il nome derivi da "faét" (faggeto, da faggio, albero diffuso fino a certe quote nella zona).
Faidassa (Faidasha) a m.500 e 800 circa: due distinte località prendono il nome di Faidassa a nord-est di Braone sul fianco destro di Val Palobbia. "Faidàsha" peggiorativo di "Fàida" da "fagiitum" collettivo di "fagus", riferito ai faggeti che dovevano essere presenti in zona.
Gazzòla (Gasöl) a m.510: località a nord-est di Braone nel versante sinistro della Valle. "Gasöla" è il nome dialettale dato all'Averla cenerina, noto pennuto.
Laghetto (Laghèt) a m.2.185: fin dal medio evo era ricordata questa zona a sud-est di Braone, nel versante sinistro di Val di Mare. "Laghèt" è diminutivo di "lagh" (lago), è nome dato anche a numerose e piccole pozze d'acqua, molte volte usate per abbeverare il bestiame.
Mandrie (Màndrie) "Le Mandrie": cime rocciose a nord-est di Braone sopra i 2000 metri.
Mare (Mar) a m.1.395: "Cà de màr" (casa di mare) nella valle omonima e "Forcellina di mare", località posta a sud-est di Braone e della regione Paghera, sono due località solcate da molti piccoli corsi d'acqua e in cui era costruita un'antico cascinale, risalente al secolo scorso, che era posta alla confluenza di due di questi torrentelli, per questo il nome deriverebbe dalla voce ligure "mara" (corso d'acqua montana).
Molino (Molì) a m. 400 circa: una località "Molino" è segnata su antiche mappe a nord-est di Braone, forse per riferimento a qualche antico molino che doveva essere presente e funzionante in zona.
Monoccola (Monòcola): regione montana ad est di Braone tra la Val Dois a nord e la Val di Mare a sud. A m.2.697 è rilevato un "Monte Monoccola", mentre a m.2.601 è localizzato il "Passo del Monoccola" poi ancora la "Forcella di Monoccola" a sud-ovest del Passo e la "Valle di Monoccola" ad ovest del Passo, infine a m.1.800 venne costruita una "Malga Monoccola". Il nome deriva dal volgare e antico "montocola" o "monticola" riferimento a "monticulus" (piccolo monte).
Nese (Nèse) a m.600-800. Terreno a sud-est di Braone, alla destra della Val di Cobello. Deriverebbe dal nome antico "Anesium".
Nigola (Nèol) a m.600-800: terreno a sud-est di Braone, alla destra della Val di Cobello. Deriverebbe dal nome antico "Anesium".
Paghera (Paghéra) a m. 1.140. "Paghera" è una località montana ad est di Braone, tra la Val Palobbia e la Val Dois. Il vocabolo deriva da "paghér" (abete rosso), e di conseguenza "paghéra" è l'abetaia, foresta di abeti. Questo nome è diffusissimo in molti comuni della Valle Camonica per le grandi abetaie che da sempre hanno coperto la zona.
Palobbia (Palòbia) a m. 1.063: valle a nord-ovest e poi a sud-est di Braone che sale fin sotto il monte Frerone, in una valle confinante si trova anche un "mùt del pàl" (monte del Palo). Il nome di questa località deriverebbe dal vocabolo "pala" e "lobia" (ballatoio o loggia), forse per la conformazione del terreno oppure da "Palabius" antico nome proprio di origine iberica.
Piazza (Plasha; Piasha) a m.953: località posta in altura su un pianoro ad est di Braone nel versante sinistro di Val Palobbia.
Roello (Roét) a m.2.000: terreni montani ad est di Braone, confinanti con la Valle di Barzual, tributaria del torrente Palobbia di Paghera. Il nome deriverebbe da "roéda" (rovo).
Runa (Rüna) a m.500 circa. Sito posto a nord-est di Braone, sul fianco destro di Val Palobbia. I "Rünai" erano in passato i campi seminati a canapa o lino.
Scalasù (Schalashù) a m.1.090 circa. Avvallamento a sud di Braone nel fondo destro di Val Palobbia. Il vocabolo "scalashù" è l'accrescitivo che indica una grossa scala a pioli.
Servile (Shervìl) a m.850: sito individuabile tra Braone e il monte Mignone. Il nome della località deriverebbe dal fatto che sulla zona, passata sotto diverse amministrazioni e comuni, gravava una antica servitù feudale. Molti erano i terreni che venivano, in più comuni, identificati con questo nome.
Somale (Shomàl) a m.2.180 e 2.580: cime rocciose a sud-est di Braone lungo la dorsale che divide la Valle di Mare dalla Val Palobbia.
Tele (Téle) a m.2397.a m.2.397 è posto il "Corno delle Tele", cima sulla catena che divide la Valle del Re dalla Valle Palobbia posta a sud-est di Braone. Potrebbe derivare dal vocabolo "tela" che identifica un tessuto ma anche da "telum" (cuspide rocciosa intesa come grande lastrone simile ad una tela distesa).
Tresca (Trèsca) a m.350: località tra Braone e Ceto. Il nome potrebbe derivare da "tresch" (porcile) e "tresca" è il femminile, identificando così una porcilaia, oppure da "trescà" (trebbiare, luogo ove si trebbia). Su questa località infatti erano state edificate, già prima del 1500, anche alcune cascine e non è escluso che in questo luogo si procedesse alla trebbiatura in comune.

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