Stemma Cerveno Cerveno
CERVENESI (Capèle - Brüsacrus - Brustulàç):
680 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 21,7 H.m.: 500 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
Da BRESCIA e BERGAMO
Km.
74,8
Da MILANO
km.
125
CAP. : 25040


Le Immagini del Paese
Panorama del Paese (1) (30 K)
La Via Crucis
IL NOME:
Cerveno (Shervé) - Cerveno (1331): toponomasticamente il nome è di incerta attribuzione poiché alcuni studiosi lo fanno derivare dal nome personale "Cervenus", altri da "Cervus" (cervo), altri ancora dalla voce germanica "kerbo" derivata a sua volta da "ker" (rupe e da "bo" (villaggio). Infine altri studiosi (pochi) lo ascrivono dalla derivazione di "Cer-Venne" (corno o montagna di Vennia, nome proprio).




LA STORIA :

    A differenza di altri borghi vicini in cui sono state rilevate tracce inoppugnabili di antichissimi insediamenti preistorici, nella zona dove ora sorge l'abitato di Cerveno, i primi reperti ritrovati attestano insediamenti umani solo posteriori alla conquista romana della Valle Camonica. Visto però che tutta questa zona, posta nella Media Valle, alle pendici del monte Concarena era frequentata o abitata da gruppi di Camuni (del ceppo Ligure-Celtico) non è da escludere che in loco sorgesse un gruppo di capanne o un piccolo agglomerato di edifici rurali che in epoca medievale avevano preso il nome di "Cervinica".
    Questa definizione compare per la prima volta in un atto ufficiale, in un diploma dell' 837 del re d'Italia Lotario I (che tre anni dopo divenne Imperatore del Sacro Romano Impero). Solo un secolo più tardi, nel 960, il primitivo nome si trasformò in "Villa Cervis" e tutta la zona, dopo essere stata donata da Carlo Magno e dai suoi eredi ai monaci del convento francese di Tour, dopo l'anno mille divenne proprietà del vescovo di Brescia che a partire dal 1200 infeudò in questa parte della Valle Camonica, i signori di Cemmo che potevano raccogliere le tasse e le decime spettanti alla Curia.
    E' databile al 1300 la costituzione di un comune autonomo che rimase tale fino all'inizio del 1900 e si può avanzare l'ipotesi che forse sia dovuta proprio a questa lunga e ininterrotta continuità amministrativa che il nome originario di Cerveno, al contrario di molti altri nomi di paesi e comuni della Valle Camonica, non subì mutamenti di rilievo. Risale a questo periodo, tardo medioevale, la maggior parte delle costruzioni del nucleo storico che vennero edificate strettamente addossate le une alle altre e aggrappate ad un ripido pendio per cui è sempre stata seguita una razionale continuità tra le strutture murarie, gli androni e le aie coperte che sono intercalate solo da strade strette, tortuose e molto ripide che solo apparentemente sembrano casuali ma invece, al fine di rendere l'intero borgo protetto e funzionale, sono estremamente pratiche.
    Cerveno seguì comunque le vicende che i borghi a lui vicinori (Ono San Pietro, Braone, Ceto, Losine, Cemmo) vissero durante il medio evo e le guerre tra il Ducato di Milano e la Serenissima Repubblica di Venezia.
    Dopo che la Valle Camonica, con la pace di Lodi, divenne parte integrante del territorio della Repubblica di San Marco, nella relazione (Catastico) al Maggior Consiglio del 1610, redatta dal delegato Giovanni da Lezze si leggeva che gli abitanti di Cerveno, si dedicavano, come molti altri Camuni, oltre che alla fondamentale, anche se poco redditizia, agricoltura, "a cavar vene di ferro et condurle al loro forno per far il ferro". Nella stessa relazione, a dimostrazione della presenza di un consistente nucleo abitato, vengono pure elencati quattro "molini" e un forno per panificare.
    Anche a Cerveno furono, in proporzione agli abitanti, molti ad emigrare tanto che negli anni 1904/1905 su una popolazione residente di 794 Cervesi furono in 68 ad andarsene, mentre negli anni dal 1946 al 1960 su 744 residenti furono 169 a crecare fortuna lontano da casa.
    Nel ventennio fascista, messa in opera la nuova pianta generale di accorpamento dei piccoli comuni con quelli di maggiore consistenza, nel 1927 Cerveno fu, per tutte le funzioni amministrative, aggregato a Ceto. Tornò alla propria autonomia nel 1947.


DA VISITARE:
Notissimo il Santuario della Via Crucis (Santüàre de le capèle dè Hèervè) realizzato nel 1752, su commissione di don Giovanni Gualeni da un'idea di don Pietro Belotti e di don Andrea Boldini di Saviore. E' costituito da un lungo corridoio a gradoni in salita ai cui lati si aprono le stazioni della Via Crucis, rappresentate da bellissimi e molto espressivi gruppi scultorei in legno e gesso con ben 198 statue.
    L'opera fu commissionata nel 1752, e fino al 1764 ad operare e a condurre i lavori fu Beniamino Simoni da Saviore (nato nel 1723 a Fresine) (stazioni dalla I alla VI e dalla X alla XIII). Fu poi necessario, per le continue "beghe" tra artista e committenti (parrocchia e Cervenesi), l'intervento, nel 1764, di Donato e Grazioso Fantoni, notissimi intagliatori del legno, che realizzarono le stazioni VIII, IX e forse anche la X. La quattordicesima stazione, pur essendo ultimata, non fu mai consegnata dal Simoni ai cervenesi, ma finì in una cappella privata di Breno e si trova oggi sistemata nel duomo.
    Quella che occupa il suo posto nel santuario fu realizzata solo nel 1869 dal milanese Selleroni. Gli affreschi alle pareti, scenari ideali per le cappelle, sono dello Scotti e dei fratelli Corbellini. Dal 1731, anno in cui Cerveno ottenne di poter acquistare indulgenze praticando la Via Crucis, ogni dieci anni la gente dà vita alla rappresentazione vivente della Passione di Cristo, ispirando personaggi, costumi ed atteggiamenti alle sculture lignee contenute nelle cappelle del santuario. Questa sacra rappresentazione coinvolge tutto il paese che si riempie anche di innumerevoli visitatori che seguono da vicino le varie soste e i diversi e intensi momenti della Passione.
La Parrocchiale di San Martino di Tours fu eretta nel 1200: sullo stesso luogo dove precedentemente doveva sorgere un castellatico medioevale o una rocca fortificata di antiche origini, forse longobarde. Le linee costruttive ancora visibili ricalcano le classiche strutture romaniche e l'attuale edificio fu iniziato nel 1400, e completato ben due secoli dopo seguendo le indicazioni architettoniche date dal vescovo Bollani nella sua visita pastorale del 1567. Sono presenti, in modo non rilevante, delle tracce di affreschi del 1400. Nel 1700 Andrea Fantoni e la sua bottega realizzarono due confessionali e la cornice della pala dell'altar maggiore. Di scuola fantoniana sono anche un Cristo morto di un altare laterale, l'Immacolata Concezione, all'altare della Madonna del Rosario e di San Giuseppe (paliotto con l'Adorazione dei Magi). Una pala del 1741 raffigurante una Madonna del Rosario col Bambino e santi è del Coggi di Palazzolo. Sempre attribuiti al Fantoni l'altare di Sant'Antonio abate, il pulpito e un grande Crocifisso di legno. La tribuna del ciborio dell'altar maggiore è intagliata con bassorilievi sulla Passione di Cristo. Il battistero è opera del Concelli. Sono anche visibili delle tele di Andrea Celesti e Pompeo Ghitti..

Degno di essere visitato è l’Oratorio della Madonna del Carmine, annesso alla parrocchiale. Dopo un restauro del 1974 sono stati recentemente recuperati affreschi del 1400 e del 1500. Questi formano un ciclo: Crocifissione, Annunciazione, Santi, Visitazione, San Gioacchino e Sat'Anna, Presentazione di Maria, Madonna in trono. Nella volta, il medaglione raffigura il Cristo "Lux mundi" circondato da Evangelisti, Santi, Padri della Chiesa.

LOCALITA’ COMUNALI:
(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Borno (Búren; Büren) appezzamento di terreno che era indicato su alcune mappe già nel 1750, presso il paese: potrebbe derivare da "born" (risalto di roccia), "bornico" e "burnìch" sono voci cenomani che indicano luoghi abitati, oppure da "bùren" (burrone) (vedasi anche l'etimologia del non lontano paese di Borno).
Glera (Gléra) torrente a nord dell'abitato: da "glarea" (ghiaia).
Monte (Mont;Mut) a m.1.285: è segnata su alcune antiche carte catastali un antico edificio rurale, forse una baita di montagna: "cà del mùt" (casa del monte), a nord-ovest dell'abitato di Losine.
Nisóla (Nisöla) a m.333: località ad est di Cerveno, presso la riva destra dell'Oglio. Potrebbe derivare da "nishöla" (nocciola: pianta e frutto).
Re (Rè) torrente che attraversa Cerveno. "Rè" è una voce diffusissima in Valle Camonica e identifica solitamente dei piccoli corsi d'acqua.
Sendine (Shènden) a m.611: località tra Losine e Cerveno. Potrebbe derivare da "senda": questa voce è molto diffusa come nome di strade nel Trentino, ma potrebbe anche derivare da "semita", voce latina per sentiero, evidentemente questo sito era attraversato in antichità da strade o sentieri di una certa importanza.
Vigna (Igna) a m.507: una località denominata "Igna" o "La Vigna" è segnata su una antica mappa militare ed è posta poco a nord di Cerveno. Chiara ma strana l'origine del nome che deriverebbe da "igna"; "egna" (vigna), ma in questa zona, della media Valle Camonica non si hanno, a memoria, delle indicazioni di vigneti di una certa consistenza.


Copyright © INTERCAM Darfo Boario Terme (Brescia - Italy)