Stemma Ceto Ceto
CETESI (Fontane - Begàtoi - Sgarèi - Padèle):
1.937 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 32,4 H.m.: 453 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
Da BRESCIA e BERGAMO
Km.
75,5
Da MILANO
km.
126,4
FRAZIONI
Nadro, Badetto
CAP. : 25040


Le Immagini del Paese
Panorama del Paese
Casa Vaiarini e Torre seicentesca
Nadro (29 K)
IL NOME:
Ceto (Shét) - Ceto (1400): deriverebbe da "ilice" (leccio) o da "ilicetum" (lecceto) oppure da "cetus" (laccio per pendere gli uccelli, archetto). Una etimologia proposta da alcuni studiosi farebbe derivare il nome Ceto anche da "coetus" (riunione su promontorio), oppure da "saetetum" o "saepetum" (luogo chiuso).
Nadro (Nàder; Nadro): a m.421 è la frazione posta a nord di Ceto, alla destra del torrente Figna. Il nome deriverebbe dall'aggettivo "ater". Nelle antiche cronache del Nassino si legge: "… famiglia de Nardi dei conti di Enardo di val Camonica".
Badetto (Badèt) : a m.347: frazione e località sulla ex strada statale della Valle Camonica, a sinistra dell'Oglio. Potrebbe essere un nome simbolico, da una voce dialettale dove la parola "badét" significa affamato. Forse in zona vi era, nei secoli scorsi una stazione di posta o una osteria che, come spesso è capitato nella derivazione dei nomi delle località, ha lasciato tracce della sua presenza nella toponomastica locale.


LA STORIA:

    D'estrema importanza sia per numero che per l'insito interesse storico e culturale, le tantissime incisioni rupestri scoperte e rilevate sul territorio comunale. Di enorme rilievo storico i "pitòti" (così vengono chiamati in dialetto locale i graffiti preistorici) che hanno una particolare concentrazione nelle aree comprese nelle località "Foppe di Nadro", Zurla e il "Dòs Cuì", interessanti il territorio della Riserva Regionale di Ceto - Cimbergo - Paspardo.
    Il nucleo abitato forse più antico del comune dovrebbe esser quello, bellissimo, di Nadro poiché, in epoca carolingia, i monaci del monastero francese di Tour, che avevano ricevuto in Valle Camonica, numerose investiture e benefici dallo stesso Carlo Magno e dai suoi successori, fecero erigere proprio a Nadro una primitiva cappella dedicata ai Santi protettori Gervasio e Protasio, santi tra i prediletti dai monaci francesi.
    Per Ceto fu invece il ricco e potente Monastero di San Faustino di Brescia, a far costruire una Cappella, dopo che lo stesso convento aveva ricevuto in dono vaste proprietà anche a Fina di Ceto (attuale Figna dal nome del torrente omonimo) dal Vescovo Ramperto (821 - 844) e dai suoi successori, che avevano assunto anche il titolo di Duca di Valle Camonica.
    Dopo l'anno mille, passata l'intera Valle Camonica sotto la diretta proprietà della Curia di Brescia, il vescovo infeudò, in vasti possedimenti e con numerosi benefici, nel secoli XI e XII, l'antica e nobile famiglia bresciana dei Martinengo, che posero a Nadro le loro dimore. Nelle memorie del Monastero di San Pietro in Monte, nel 1175 ricorrono tra gli altri due nomi di nobili camuni legati a quel Monastero da alcuni vincoli feudali: Girardo e Oddone signori del castello di Fina.
    Questi nobilotti locali, legati strettamente alla Curia bresciana e perciò di parte guelfa, erano diretti discendenti dall'antica famiglia nobiliare dei Sala che era imparentata anche con la stirpe degli stessi Martinengo. Più tardi i Sala strinsero vincoli di parentela e di interessi con la famiglia dei Botelli che aveva ottenuto l'investitura feudale e che, originaria della contea di Cemmo, nel 1255 aveva acquistato vasti possedimenti e beni dagli eredi di Albertino Mettifuoco da Breno, ultimo diretto discendente di una delle più antiche famiglie camune e prima stirpe locale ad essere infeudata in vaste proprietà nella media Valle Camonica. Ai Botelli, attorno al 1450, vennero a sostituirsi, come feudatari di Nadro, i Gaioni che erano originari di Esine e che furono investiti nella raccolta e riscossione delle decime vescovili con Armandino Gaioni che era parroco di Capriolo. I fratelli del potente e ricco parroco si trasferirono a Nadro, e presero possesso dei bei caseggiati nobiliari e della torre che erano stati per secoli di proprietà diretta del Vescovo di Brescia e dei feudatari da lui nominati.
    La fine del ramo della ricca famiglia dei Gaioni di Nadro, è legato alla tragica morte dell'ultimo erede, Giovanni Bettino, morto decapitato in seguito ad un forte colpo di mannaia infertogli da un tale di nome Paolo Pezzoni, nato a Nadro di Ceto. Nel 1463 venne nominato il primo parroco a Nadro e nel 1580 vi fu il distacco della Parrocchia di S. Andrea di Ceto dalla Pieve di Cemmo e la concessione del fonte battesimale.
    Durante il periodo della lunga dominazione della Serenissima Repubblica Veneta, poi nel breve periodo Napoleonico, poi ancora sotto l'Impero Austro Ungarico e infine nel Regno d'Italia sia Nadro che Ceto seguirono le vicissitudini e la storia politico-amministrativa dei vicini comuni di Cerveno, Ono San Pietro e Braone.
    Anche il piccolo borgo di Ceto ha dovuto dare, come molti altri paesi della Valle Camonica, il suo presante contributo all'emigrazione che raggiunse negli anni 1904/1905 le 64 unità su una popolazione di 990, mentre negli anni dal 1946 al 1960 su 1281 rsidenti furono 504 ad andarsene dal paese per cercare lavoro o una vita migliore, anche all'estero.
    Durante il fascismo, in ottemperanza alla legge che accorpava più piccoli comuni in un solo centro amministrativo più grande, dal 1927 al 1947, vennero fusi in un solo comune Ceto e Cerveno che poi riacquistarono la loro autonomia con Decreto Legislativo n° 444 del Capo Provvisorio dello Stato.


DA VISITARE:
Tra le opere d'arte di Ceto, è da ricordare parrocchiale di San Andrea, ove esistono affreschi del grande decoratore bresciano Pietro Scalvini (Brescia 1718-1792). A lui si devono, firmate 1757, tre medaglie con episodi del martirio di S. Andrea e la dormizione della Vergine. Accanto al tempio è posto il bel campanile, in granito sbozzato, di stile rinascimentale.
Nel centro storico sono rimarchevoli alcuni portali in pietra del XV - XVI secolo e la casa Maifredini, il cui interno è abbellito da un grazioso loggiato con arco a tutto sesto e colonnine in pietra di Sarnico.
Nella frazione Nadro la parrocchiale, dedicata ai SS. Gervasio e Protasio, è totalmente affrescata dal pittore esinese Antonio Guadagnini eclettico pittore nato a Esine (1817-1900) ha lasciato in Valle Camonica numerose opere che, per quantità e qualità, rivestono una notevole importanza come qulle a Pisogne nella parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta, nella parrocchiale di Gianico, a Esine, a Cividate, a Malegno, a Ossimo Superiore, a Borno, a Villa di Lozio. Moltissimi lavori di ottima fattura con anche molti affreschi come il ciclo di dipinti murali lasciato nella parrocchiale di Breno.autore anche di una pala e dell'affresco della vasta cupola. Il Guadagnini vi deve aver lavorato negli anni della maturità (dal 1896), essendo stata, la chiesa, rovinata da un incendio nel 1895. Vi sono rappresentate scene della vita di Cristo e della Madonna oltre che dei Santi protettori. Tra le tele presenti vi è una crocifissione firmata nel 1615 da Grazio Cossali (1563 - 1629).
A Nadro è pure interessante l'anconetta della Cappella dell'Addolorata, un affresco databile al XV secolo.

    Assai rimarchevole è il complesso di fabbricati che fu dei nobili Gaioni, ove nella parte più recente (del XVI secolo) erano state realizzate ampie sale con stucchi e affreschi che rappresentano documento interessante di quell'epoca. Bello il portale dell'entrata principale, in pietra di Sarnico, sormontato dallo stemma della famiglia Gaioni: stile del '600.
    Sulle circostanti abitazioni del Borgo Medioevale, ben rirtutturato e valorizzato, con notevoli interventi, nei primi anni del 2000, sede anche di musei, centri culturali e associazioni che si occupano anche della valorizzazione del rande patrimonio delle incisioni rupestri, svetta la torre quadrata in granito sbozzato, restaurata ad opera di Enrico Tarsia: questo alto edificio, con l'adiacente palazzo può dirsi il nucleo più antico della costruzione signorile. Di pregevole fattura anche il campanile in granito recante la data 1611.

Da non dimenticare, per chi visita il territorio comunale di Ceto, l'ampio e unico patrimonio delle incisioni rupestri preistoriche, tutelate dall'UNESCO e comprese nella Riserva Regionale di Ceto - Cimbergo - Paspardo. L'elemento caratterizzante il territorio comunale di Ceto, a livello di presenza storico-archeologiche, sono proprio le incisioni rupestri: segni, immagini, simboli, incisi su vaste superfici di arenaria levigata dal ghiaccio, ad opera delle popolazioni che abitarono la Valle Camonica e che oggi ci permettono di ricostruire con buona approssimazione la vita materiale, religiosa ed intellettuale di queste antiche genti. Le ricerche condotte dal Centro Camuno di Studi Preistorici, hanno consentito di individuare i periodi dell'arte rupestre camuna, caratterizzati da notevoli mutamenti che si sono avvicendati, le influenze culturali e le innovazioni locali che portarono a modifiche sostanziali nei sistemi di vita e negli stili di realizzazione delle figure incise. Una buona parte del territorio di Ceto (le località: "Foppe di Nadro", "Dòs Cuì", "Zurla"), fa parte di una vasta area sottoposta a salvaguardia e attrezzata per visite turistiche anche guidate: la Riserva Regionale delle Incisioni Rupestri di Ceto - Cimbergo - Paspardo, istituita nel 1983 è stata gestita inizialmente, nei primi anni, dall'Associazione "AMICI dei CAMUNI", che vi operava fornendo servizi di promozione turistica, tutela e mantenimento del patrimonio archeo-ambientale, nonchè di accompagnamento di singoli o gruppi di visitatori nell'intera Riserva.

LOCALITA’ COMUNALI:
(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Badile (Badìl) a m.2.345: è IL monte per eccellenza della Valle Camonica, quasi simbolo della stessa Media e Bassa Valle, posto a cavallo e al di sopra di Ceto e Cimbergo sul versante sinistro orografico dell'Oglio. La parte superiore è formata da un muraglione roccioso triangolare che svetta in tutta la sua imponenza ed è visibile anche dal Sebino, il nome è derivato chiaramente dalla sua forma.
Colomalta (Colomalta) a m.1.637: "Pizzo Colomalta" ad est di Ceto, nel fianco sinistro della Valle Camonica. Si tratta di una parola composta dall'aggettivo "alta" e da "colo" che potrebbe derivare da "colum" (clava), oppure da "colona" (colonna). Anche in questo caso il nome deriva dalla conformazione della montagna.
Figna (Frigna) torrente a nord di Ceto che scende dal monte Badile e confluisce nell'Oglio. Il nome potrebbe derivare da Grigna, che a sua volta deriverebbe dalla parola dialettale "grignà" (ridere). Il nome è abbastanza diffuso sull'arco alpino e qualche volta vuole avere il significato di torrente impetuoso e rumoroso.
Gada (Gada) a m.1279: a m.1.279: località a sud-est di Ceto, sul fianco destro della Val Palobbia. Potrebbe derivare dal basso latino "gadium" (bosco bandito), oppure da "gades" e da "sepes" (siepe, recinto).
Gazzólo (Gasöl) a m.600 circa erano segnate su alcune carte topografiche del 1800 dell "Baite Gazzólo" a nord-est di Ceto. Da "gasöl" diminutivo di "gash" o da "gasöla" (averla: piccolo uccello dei passeracei).
Maendola (Maèndola) a m.781: prato a nord-est di Ceto, sulla riva destra del torrente Varécola.
Marza (Marsha) a m.861: località a nord-est di Ceto sul fianco sinistro del torrente Varecola. Si pensa possa derivare dall'aggettivo "màrsha" (marcia), nome molto diffuso su tutto l'arco alpino.
Mesamalga (Mèsamalga) a m.2.458 è localizzata una "Cima Mesalmalga" e il sottostante "Passo di Mesamalga" ad est di Ceto, lungo lo spartiacque che separa le Valli Tredenus e Dois. Il monte si erge tra antiche malghe della Val di Dois e quelle di Tredenus ed infatti il nome deriverebbe dal vocabolo "mèsh" (equidistante, a mezzo) e "malga" (baita di montagna).
Palone (Palù) a m.2.394: "Corni del Pallone" a sud-est di Ceto ed a nord-ovest del monte Monoccola. Deriverebbe da "pal", "pala", "palòn" (forse per la conformazione arrotondata della cima rocciosa).
ParnaVal (Parneàl) a m.1.020: località a sud-est di Ceto, nel versante destro di Val Palobbia. Si pensa che possa derivare dal composto "Pra-in-Val" e "parni-Val", cioè Prati nella Valle.
Pila (Pila; Pile) a m.2.187: su alcune antiche mappe militari dell'800 sono stati rilevati: un "Lago delle Pile" e più in basso una "Baita delle Pile" a nord-est di Ceto nell'alta Val Dois. Questo nome ha diverse origini supposte: da "pila" (catasta di legname, ma anche vaso di pietra). Altri significati di "pila" sono: coperchio di sepoltura ma anche "portico aperto" o "strada" e ancora "pila" identificava anche un grande vaso usato nelle fabbriche dei panni per la pulitura o coloritura del filato.
Plagne (Plagne) una località "Corni delle Plagne" era indicata a sud-est di Ceto ed a nord-ovest del monte Listino. "Plagna" significa luogo piano fra i monti, nome diffusissimo in tutta la Valle Camonica.
Poie (Pòie) a m.925: su alcune antiche mappe catastali è stata trovata questa località che fin dal 1800 aveva già la presenza di alcune baite e malghe a nord-est di Ceto. "Poia" è sinonimo di aiàl (aia: luogo dove si prepara anche il carbone), oppure da "poium" per "podium" (monte), oppure dall'aggettivo di "pullus" (terreno molle).
Rifugio (Rifugio) a m.2577: a m.2.577: "Rifugio Brescia" o "Rifugio Maria e Franco" a nord-est di Ceto sul passo Dernal.
Rossola (Róshola) ): a m.2.735 è posto il "Monte Rossola" e a m.2.595 il "Passo della Rossola" a nord-est di Ceto, sul fianco sinistro di Val Dois. Deriverebbe da "ròssola", diminutivo di rosso, forse giustificato dal colore della roccia di chiara origine sedimentaria e ferrosa.
Sensipie (Shenshipie) a m.2.094: su una vecchia mappa catastale del 1700, è stata rilevata questa località in cui erano anche segnati dei prati incolti destinati all'alpeggio con la presenza di malghe, ad est di Ceto, sul fianco sinistro di Val Dois.
Tresca (Trèsca) a m.350: località tra Braone e Ceto: il nome potrebbe derivare da "tresch" (porcile), oppure da "trescà" (trebbiare). Quest'ultima etimologia è la più probabile poiché è stata rilevata, su una mappa catastale del secolo scorso, una costruzione rurale o una cascina posta tra vasti campi coltivati. Non accettabile la derivazione da "tresca" intesa come "affare segreto, conciliabolo tra amanti o persone".
Vades (Vadèsh) valletta a sud-est di Ceto, che confluisce a destra nella Val Palobbia. Potrebbe derivare da "vadum" (guado), ma anche "guada": antichissima rete da pescatore usata anche lungo i fiumi.
Vico (Vich) a m.600 circa: su una mappa dell'epoca veneziana è stata rilevata una località denominata "Spiazzo di Vich" poco a sud di Ceto. La toponomastica deriva direttamente dal latino Vicus.


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