IL NOME: Cividate (Siidà) - (era l'antica Vannia dei camuni) - Civitatis - Civitati (sec. X) - Civethate (1233) deriva dal genitivo latino di "civitas" (civitatis, città). Su un'iscrizione databile al 23 d.C. e trovata nei pressi di Rogno (in bassa valle Camonica al confine tra le province di Brescia e Bergamo), dunque in data posteriore alla conquista romana della Valle Camonica, l'antica cittadina camuna di Vannia è chiamata "Civitas Camonorum" (la città dei Camuni), da cui è derivato l'attuale Cividate Camuno. LA STORIA : Il sito su cui oggi sorge l'attuale borgo di Cividate, vista la sua collocazione geografica, dovette essere, specie su contrafforti dello sperone roccioso che domina la piana della "Prada" (allora certamente zona paludosa o lacustre), luogo frequentato fin dalla preistoria e successivamente adibito ad insediamento umano, forse inizialmente un piccolo insieme di un gruppo di capanne di cacciatori nomadi, poi di pescatori e di agricoltori che si trasformò, ancora in epoca pre-romana in un villaggio che doveva sorgere solo sulla riva sinistra dell'Oglio dove il fiume, incuneandosi tra due strette rupi, compie una breve ma significativa curva e poi dilaga sulla vasta pianura alluvionale (l'attuale "Pràda") che in antichità doveva essere, in gran parte, una distesa paludosa o addirittura la sponda nord del lago d'Iseo che era ben più esteso di oggi. La localizzazione del primitivo insediamento non era casuale poichè questo sito era posto alla confluenza di alcuni importanti vie di transito e passaggio, dei sentieri che i Camuni avevano tracciato e che erano destinati a divenire le principali arterie viarie della Valle Camonica che proprio in zona aveva (fino a Breno) numerose barriere naturali a divisione tra la bassa e media valle. Già molto prima che i Romani conquistassero la valle, nel 16 a.C., l'insediamento abitativo degli antichi Camuni (appartenenti al ceppo Ligure-Celtico), doveva avere assunto una certa rilevanza tra i vari piccoli borghi e villaggi della zona, col nome di "Vannia" e questa cittadina era già ritenuta come la "capitale politica" della Valle Camonica. Quando i Romani giunsero in valle, vista la preminenza e la localizzazione del paese, elessero "Vannia" a capoluogo e il nome venne modificato (e romanizzato) in "Civitas Camunorum" (la città dei Camuni). La città romana crebbe intorno ad un "castrum", forse eretto direttamente sulle macerie o sulle strutture preesistenti di più antiche fortificazioni camune. Venne creata, con capitale Cividate, una giurisdizione militare, politica, amministrativa, giudiziaria e anche religiosa che si estendeva su una vasta zona che comprendeva, oltre la Valle Camonica, anche tutto il Sebino. L'importanza che Cividate assunse all'epoca romana è testimoniata dalla presenza di imponenti costruzioni pubbliche e private come un foro, ampie e articolate terme, un teatro (scoperto nel 1973), un anfiteatro e vari templi. Questi grandi edifici pubblici, specie teatro e anfiteatro sono la dimostrazione che la cittadina era un importante centro amministrativo, religioso e politico. Una lapide ricorda che un certo Gaio Claudio, figlio di Sasso, restaurò a sue spese il tribunale e fece erigere una colonna sulla quale dovevano essere esposti gli editti, le leggi e le sentenze che lo stesso tribunale emanava, faceva applicare e imponeva. Già nel primo secolo dopo Cristo, Cividate aveva assunto tutte le caratteristiche di una attiva e vivace città romana. Chiara testimonianza di questo periodo aureo sono stati i ritrovamenti di numerosi e imponenti resti di grandi ville private che i patrizi romani si fecero costruire nella zona pianeggiante a ridosso delle rupi che erano da contorno agli edifici pubblici. La popolazione dei Camuni, quando questo privilegio fu esteso fuori dalla stretta cerchia dei "Romani de Roma", fu ascritta alla tribù Quirina, con completa indipendenza sia da Brescia che da Bergamo, i capoluoghi romani della zona, e Cividate divenne sede di importanti uffici con la presenza costante di magistrati. Con l'avvento del Cristianesimo la Pieve di Cividate fu tra le prime chiese plebane in Valle Camonica. La bella e antichissima chiesa di Santo Stefano fu eretta alla periferia nord-ovest dell'abitato, su un piccolo spuntone di roccia dominante la zona abitata e la piana della "Prada" da un'altezza di 15 metri e non molto lontana da dove dovevano sorgere i principali edifici pubblici romani come le terme, un grande teatro e un anfiteatro (scoperti, portati alla luce e valorizzati, anche turisticamente, nei primi anni di questo secolo). Prima di questa chiesa cristiana è molto probabile, come attestano anche alcuni scavi, che sullo stesso luogo elevato sorgessero degli edifici per i culti pagani, forse risalenti all'età del bronzo, dedicati alle divinità camune locali, che erano stati sostituiti dagli Dei romani che a loro volta furono sfrattati dalla nuova ed emergente religione. Sotto i Longobardi Cividate, mantenendo il ruolo di capoluogo della Valle Camonica, fu elevata al grado di "Judicaria". Questo comportava essere essere ancora sede di tribunali e di tutti gli uffici e amministrazioni comprensoriali. Era guidata e diretta da un Duca che aveva amplissimi poteri e compiti con privilegi e diritti sia in campo penale che civile. Risale probabilmente al primo periodo longobardo la ricostruzione e rifacimento della vecchia torre, in centro al paese, che era certamente d'origine romana. La conquista dei Franchi, secondo la leggenda, fu ostacolata a lungo, a Cividate, da un certo Folerozza, che avrebbe guidato un'accanita ed eroica resistenza di alcuni Cividatesi, che fedeli al loro Duca, tentarono di opporsi ai nuovi agguerriti invasori che erano giunti in Valle Camonica passando per il passo del Mortirolo dove avevano già sconfitto, secondo la leggenda, un forte esercito longobardo. Importante centro anche di vita spirituale cristiana, che coinvolgeva a quei tempi ogni altro aspetto della società dell'epoca, nei secoli dal 600 all'800, a cavallo del periodo longobardo e carolingio, venne edificata una grande chiesa che fu dedicata a Maria Assunta. La certezza della presenza in data tanto antica di quest'importante tempio cristiano, nel centro della cittadina, è testimoniata da una data che compare su un documento per una donazione a favore della stessa parrocchia che risale al 979. Della vasta giurisdizione ecclesiale (pievatico) di Cividate facevano parte ben 19 parrocchie, che col tempo, una ad una, si staccarono divenendo chiese indipendenti e non più soggette all'antica Pieve, che passò, tra altre vaste proprietà camune al potente monastero bresciano di San Faustino. Nel 1268 i benefici, le decime curiali e le prebende passarono e furono raccolte dagli Umiliati che li sfruttarono fino alle soglie del 1400 poiché ancora nel 1388 era attestata la presenza di una "Collegiata" annessa all'antica pieve. Assieme a Borno, Cividate fu uno dei primi comuni autonomi della Valle Camonica e proprio tra questi due importanti comuni, nel 1091, è ricordata una furiosa e anche sanguinosa contesa sia per motivi religiosi che di proprietà terriere nella piana della Prada. Nel 1100 Cividate perse il ruolo di capoluogo e di principale centro amministrativo della Valle Camonica: gli uffici circoscrizionali erano infatti stati spostati a Breno, centro meglio difeso dalla rocca incombente sul paese e nuova "capitale" politica della vallata. Sempre dal XII secolo Cividate fu feudo del Vescovo di Brescia che, col titolo di Duca della Valle Camonica, nominò dei "ministeriales" (suoi rappresentanti) ai quali elargì molti dei compiti e privilegi curiali, affidando loro il dovere delle riscossioni delle numerose tasse, decime e prebende. Tra questi incaricati curiali vennero citate alcune potenti famiglie locali come i Giselberti, i Sala, gli Avogadro ed i Palazzi che si legarono strettamente al partito guelfo che faceva capo al Vescovo di Brescia. Cividate (con Lozio e alcuni piccoli borghi della media Valle Camonica) divenne così, quasi una zona franca dominata dal partito che si opponeva ai ghibellini camuni. Tutto il resto della Valle Camonica invece era infatti di parte Ghibellina (e Imperiale) e faceva capo ai paesi e ai numerosi castelli dell'alta valle (Mù ed Edolo) e della bassa Valle Camonica (Montecchio, Gorzone, Pisogne). Dopo lunghi e annosi incontri, scontri anche violenti e accese discussioni, nel 1234 fu messa in cantiere, in modo consortile, la ricostruzione del ponte in legno che collegava le due sponde dell'Oglio nei pressi di Cividate: alle ingenti spese parteciparono anche altri paesi della zona che si erano impegnati a fornire sia manodopera che parte dei materiali. Nel 1254 i ghibellini camuni, ormai padroni di quasi tutta la Valle e che facevano riferimento agli innumerevoli rami della famiglia Federici, riuscirono ad entrare con la forza dele armi nella guelfa Cividate e a conquistarla. Era il 1338 quando la potente dinastia milanese dei Visconti si insediò, con le sue truppe, in Valle Camonica, ma anche i nuovi signori (chiamati per fare da paceri e trasformatisi in padroni) non riuscirono a mettere pace tra le diverse fazioni fino a quando, il 26 ottobre 1420, il capitano di Valle, Franchino Crivelli, si fece promotore di alcune proposte di pace che furono ratificate anche dagli stessi Visconti. Precedentemente, era il 1375, una vertenza che durava molti anni, con il comune di Esine, si risolse con un arbitrato e questo servì a stabilire definitivamente e in modo chiaro i confini tra le due comunità. Il 1400 fu caratterizzato, anche in Valle Camonica, da numerose guerre e scaramucce che portarono più volte al cambiamento, anche repentino, dei potenti signori di turno, tanto che, passata più volte sotto Venezia e Milano, ancora nel 1453 Cividate subì l'occupazione di capitani di ventura come Marello degli Scolari di Parma e del famosissimo Bartolomeo Colleoni che, al soldo, questa volta del nuovo signore di Milano, Francesco Sforza, avevano posto sotto assedio le più importanti rocche camune (Lozio e Breno) tenute dai veneti e dalle famiglie camune alleate con la Serenissima. Poi, con la pace di Lodi, tutta la Valle Camonica ritornò sotto la Serenissima Repubblica Veneta. Questo periodo, di relativa calma, segnò anche il passaggio definitivo di tutti gli uffici distrettuali che ancora erano a Cividate, a Breno, che divenne la nuova capitale amministrativa e politica della Valle Camonica. Per questo, dopo il 1400, la cittadina di Cividate cominciò, anche se abbastanza lentamente a decadere, mentre Breno acquistava importanza. Nel 1740 fu costruito un nuovo ponte in legno di pregevole fattura, a sostituzione di quello eretto ben cinque secoli prima (pur rifatto e rinforzato più volte). Ricalcando progetti che in quel periodo architettonico andavano per la maggiore anche in altri luoghi d'Italia e d'Europa del nord, il nuovo manufatto era caratterizzato da una copertura totale, copiando così le tecniche in uso che adottavano il classico stile teutonico, germanico e anglosassone. Sempre nel 1700, fu costruita la parrocchiale di Santa Maria Assunta la cui volta fu affrescata da pittore bresciano Pietro Scalvini e le pareti da Antonio Guadagnini eclettico pittore nato a Esine (1817-1900) che ha lasciato in Valle Camonica numerose opere che, per quantità e qualità, rivestono una notevole importanza. A cavallo di due secoli importanti per gli sconvolgimenti sociali e politici che misero piede anche in zona, e cioè tra il 1760 e il 1807 fu arciprete, a Cividate, Giovan Battista Guadagnini di Esine che fu uno dei maggiori seguaci del Giansenismo. Il dotto sacerdote scrisse e pubblicò numerosi e tomi e libri di carattere storico e filosofico. Anche a Cividate la piaga dell'emigrazione verso una vita migliore spinse molti ad andarsene: negli anni 1904/1905 su una popolazione di 1051 Cividatesi, furono in 53 ad andarsene, anche all'estro, mentre negli anni dal 1946 al 1960 su 2124 residenti, 691 lasciarono il proprio paese. Nel XIX secolo emerse la figura di Giuseppe Tovini che era nato a Cividate Camuno il 14 marzo 1841, primo di sette fratelli. Dopo le scuole elementari era stato iscritto al Collegio municipale di Lovere (1852 - 1858) e quindi all'Istituto Mazza di Verona (1858 - 1860). Compì la pratica di avvocato nello studio Gallini di Lovere, trasferendosi quindi a Brescia, per esercitare l'attività forense. Entrò subito a far parte dei primi nuclei del movimento cattolico, fondando con Girolamo Lorenzi: "La voce dei Giovani" e "Il Giovane Cattolico". Dal 1871 al 1874 venne eletto sindaco di Cividate. Nel 1872 promosse la fondazione della Banca di Valle Camonica. Il 6 gennaio 1875 sposò Emilia Corbolani, dalla quale ebbe dieci figli, di cui tre si dedicarono alla vita ecclesiastica (due suore e uno missionario gesuita in India). Nel 1877 partecipò alla fondazione del quotidiano "Il Cittadino di Brescia". L'anno successivo fu eletto alla presidenza dell'Opera dei Congressi, di cui diventò vicepresidente nazionale. Nel 1879 fu eletto consigliere provinciale e nel 1882 primo e unico consigliere comunale cattolico di Brescia. In quello stesso anno fondò il Collegio Luzzago e il giardino d'infanzia San Giuseppe. Morì improvvisamente il 16 gennaio 1897. Il 10 settembre 1922 la sua salma venne traslata e solennemente tumulata nella chiesa di San Luca di Brescia. Papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato a Brescia cento anni dopo la sua morte, domenica 20 settembre 1998, durante la memorabile cerimonia avvenuta allo Stadio Rigamonti gremito di circa quarantamila fedeli. Tovini, durante il periodo in cui ricopriva la carica di sindaco, fece ricostruire, in muratura, l'antico ponte ligneo del settecento. La vecchia struttura del secolo prima era stata travolta da una delle molte disastrose alluvioni che sono state purtroppo ricorrenti nella storia del paese. Questo ponte restò a cavallo del fiume Oglio fino al 1960 (anche il sottoscritto che ha abitato, nella sua prima giovinezza, in località Prada, lo ricorda bene), allorchè fu gravemente danneggiato e distrutto da un'altra devastante alluvione che colpì tutta la Valle Camonica. Per più di un decennio Cividate restò collegata all'opposta riva dell'Oglio con un ponte militare "provvisorio" in ferro, e solo negli anni '70 fu costruito l'attuale manufatto. In località Prada, a sud ovest del paese, sulla riva destra del fiume Oglio, durante la prima guerra mondiale fu reso operativo un aeroporto militare che permetteva di raggiungere in poco tempo, vista la vicinanza con il fronte adamellino, il confine austriaco e gli schieramenti nemici. Molte furono le missioni importanti che gli aviatori d'inizio secolo portarono a termine partendo dalla "Prada" di Cividate che fu anche presa di mira da alcune incursioni aeree austro-ungariche ma senza subire danni di rilievo. Dopo la formazione del comune di Piancogno nel 1962 e il conseguente scorporo di una parte del territorio cividatese che si estendeva fino a Cogno, con la contrada Borgo Olcese, Cividate Camuno è divenuto il comune con il territorio meno esteso tra tutti i comuni della Valle Camonica. Il vasto territorio della località Prada, posto sulla riva destra dell'Oglio, fu poi, dagli anni '70 lottizzato e reso, in gran parte, zona industriale. Dalla fine del 1900 quasi tutto il territorio comunale, eslcusa la zona vincolata della Prada, sulla sponda sinistra dell'Oglio, è stata cementificata con abitazioni e villette a schiera che hanno spostato l'antico confine sud dell'abitato fino allo svincolo della SS42. DA VISITARE : Il Teatro ed un anfiteatro romani sono stati scoperti nel 1973: dagli scavi del teatro sono tornati alla luce i lunghi muri paralleli del portico "postcaenam". Questi sono chiusi ai lati da scalinate in doppia fila che fungevano sia da accesso monumentale all'edificio, sia da collegamento tra l'interno ed il portico. Purtroppo, come è capitato spesso nel secoli del medio evo, l'edificio è stato devastato e spogliato per riutilizzare i materiali ad uso costruzioni sia private che pubbliche. Di quello che doveva essere un imponente edificio restano solo scarse tracce di una bella pavimentazione in lastre di calcare grigio, utilizzate anche per il rivestimento degli alzati. Il teatro era collocato a ridosso del pendio posto a nord est dell'abitato, con esposizione verso sud, secondo chiari e tradizionali intenti scenografici e paesaggistici, comuni a quasi tutti gli edifici pubblici romani. Poco distante sorgeva l'anfiteatro, del quale sono emersi un piccolo tratto del muro ellittico perimetrale, fatto di ciottoli provenienti dal greto del vicino fiume Oglio, saldati con malta, e frammenti degli elementi radiali che sostenevano le gradinate. Le Terme o meglio il vasto complesso termale, dimostrano l'importanza della cittadella all'epoca romana. Caratteristici della costruzione pubblica i "calidarium" con absidi, una grande vasca rettangolare con numerosi canali di adduzione e scolo delle acque. Anche in questo caso sono pochi, purtroppo, i resti dell'intero edificio che sono stati rilevati nei pressi di casa Bellesi. Nel 1981 fu inaugurato il Museo. sorge in via Roma, all'uscita dello svincolo della cosiddetta superstrada della Valle Camonica (ex statale 42) ed è facilmente raggiungibile. Raccoglie numerosi reperti di epoca romana e pre romana. Il piccolo ma caratteristico spazio museale è stato organizzato e diviso in quattro sezioni: il territorio, la città romana, la religione e a necropoli. I reperti provengono soprattutto dagli scavi della chiesetta di Santo Stefano (Età del Bronzo e del Ferro, periodo preromano e romano), dalla necropoli e da ritrovamenti in paese e nel circondario. Nei primi anni del 2000 la struttura è stata ampliata e dotata di vasti parcheggi e di sale multifunzionali che ne fanno un piccolo ma ammirevole spazio museale che dovrebbe essere ulteriormente sviluppato. La Torre romana svetta nel centro del paese: è inglobata nella parte più antica dell'attuale agglomerato di case, a poche decine di metri dal ponte sul fiume Oglio e fu ricostruita e ampiamente rimaneggiata in epoca longobarda. Altre modifiche strutturali, per renderla più difendibile dagli assalti nemici, come i merli sulla sua sommità, furono impiantati in epoca successiva, nel 1100. Questa torre compare, riprodotta, nello stemma del comune. Dal 1995 la torre è stata acqusita dal Comune che l'ha ristrutturata completamente nel suo interno, creando vaste sale da esposizione e scalinate in ferro e legno che permettono di raggiungerne la sommità e i vari piani. La Chiesetta di Santo Stefano è di antichissima origine ed è posta su uno spuntone roccioso alto meno di una ventina di metri ma che era ben visibile da notevole distanza: dalla vasta piana che si estende a sud-ovest di Cividate (Pràda) e anche dalla strada che si inerpica sopra Malegno e che conduce verso Lozio e Borno. E' raggiungibile salendo una stretta e caratteristica scalinata settecentesca. Nel 1969 sotto il pavimento, durante alcuni scavi archeologici, sono stati ritrovati resti protocristiani e preromani e anche preistorici a partire dall'Età del Bronzo, dimostrazione questa che il sito, dominante un buon tratto di basa Valle Camonica, che originarimanente doveva emergere dal lago che era presente con la sua sponda nord in questa zona, era luogo di culto di divinità pagane fin da tempi remotissimi. Incerta l'origine della chiesa poiché sono emersi anche un'abside quadrata ed un altare romanico, che potrebbero provare un'origine carolingia, ma che potrebbero anche essere di fattura antecedente e dunque forse di epoca longobarda: periodo in cui Cividate era ancora Pieve reggente altre numerose parrocchie. Altri scavi e ritrovamenti, più recenti, hanno portato in luce anche un cimitero altomedievale. La chiesetta fu, in gran parte, ricostruita nel 1700, conserva però affreschi del 1400. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta fu eretta nel 1700. E' stata affrescata da Pietro Scalvini e Antonio Guadagnino eclettico pittore nato a Esine (1817-1900) ha lasciato in Valle Camonica numerose opere che, per quantità e qualità, rivestono una notevole importanza come qulle a Pisogne nella parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta, nella parrocchiale di Gianico, a Esine, a Cividate, a Malegno, a Ossimo Superiore, a Borno, a Villa di Lozio. Moltissimi lavori di ottima fattura con anche molti affreschi come il ciclo di dipinti murali lasciato nella parrocchiale di Breno.autore anche di una pala e dell'affresco della vasta cupola. Sono anche visibili delle tele del Cattaneo e del Piazza. Gli altari sono del Baroncini (1727) e degli Scalvi (1750). In sacrestia c'è un affresco di Camillo Rama (1626). Pregevole è l'organo del 1700, opera del Maccarinelli. Nella casa parrocchiale si trova una croce processionale del 1518, opera di Gerolamo delle Croci di Brescia. La chiesa attuale fu edificata nell'esatto luogo dove sorgeva l'antica Pieve. Questa aveva su un suo lato il Battistero di San Giovanni, restaurato nell'anno 1000 e ricostruito poi nel 1700, senza sostanziali modifiche alla struttura originaria, conservando l'impianto poligonale. LOCALITA’ COMUNALI: (Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni). Cròtte (Cröte) a m. 325 era segnata, su vecchie carte militari del 1850, un terreno pianeggiante, vicino al fiume Oglio, su cui sorgeva una "càsina Cröte" posta poco ad est di Cividate. Il nome deriverebbe da "crot" (luogo incavato). In modo più attendibile si può anche fare riferimento a "crota" che indicava la volta di un ponte: nei pressi della vecchia cascina, forse era presente (ora non vi sono più tracce) un vecchio ponte. Margole (Màrgole) m.264: località a sud-ovest di Cividate presso la sponda sinistra dell'Oglio. "Marga" è una antichissima voce celtica che identificava un canale naturale che portava acqua verso un mulino o una piccola condotta, di solito in legno e in lieve pendenza, che alimentava, con una piccola caduta d'acqua, il sistema per far "girare" le pale di un mulino. Si potrebbe anche far riferimento al termine "margola": antica voce alpina, diffusa specialmente in Trentino, diminutivo (al femminile) di "margo" (margine, forse in riferimento alla sponda del fiume Oglio o alla presenza di qualche torrente suo affluente). Ronco (Ronch, Rüch) a m.370 e a m.282: a sud-est ed a sud di Cividate Camuno, sono identificate delle vecchie case poderali che figuravano già su mappe catastali del 1750. "Rónch" o "rüch" identifica (anche nel dialetto camuno) un colle coltivato: è una voce diffusissima su tutto il territorio camuno e in genere sull'arco alpino. La voce latina "ronchus" indicava invece una siepe di rovi, o di pruno o di spine. Queste siepi di solito erano utilizzate, fin da tempi antichi, come indicazione di confine tra proprietà diverse o come recinti per animali. Infine il termime "ronch", in molti dialetti lombardi, è sinonimo di vigneto coltivato a ripiani su dei colli a ciglioni. Tese (Tegie) a m.252: su alcune mappe risalenti alla dominazione della Repubblica Veneta, era riportata una località su cui era costruita una vecchia casa colonica a sud-ovest di Cividate presso la riva destra dell'Oglio. Il nome deriverebbe dall'antica voce gallica "tegia". Questo termine è ancora presente nel dialetto camuno e viene usato per identificare quelle piccole capanne alpine che erano rifugio, in alta quota, di pastori durante l'alpeggio estivo. Non sembra comunque il caso in questione e forse si può fare più riferimento all'altra voce celtica "tesa" o "tensa" che identificava un piccolo bosco o uno spazio boscoso recintato che veniva usato come "roccolo" cioè come luogo delimitato da alcune piante d'alto fusto e da siepi (il più delle volte su un piccolo colle o altura) ove si tendevano le reti per catturare gli uccelli. |