IL NOME: Corteno (Cúrten) - Corteno (sec. XIII) - Curteno (sec. XVI) : deriverebbe dal sostantivo "cortulus" o "curtulus" che indicava una piccola corte. Anche una località vicina e a sud della frazione Santicolo è chiamata "la cùrt" o " le cùrç" ed ha identico significato al plurale. Sembra comunque che tra i due siti non vi sia correlazione se non toponomastica. In ricordo di Camillo Golgi (1844-1926) professore di istologia e patologia, premio Nobel per la medicina nel 1906, senatore del regno e rettore universitario, al nome Corteno fu aggiunto Golgi. Il paese di Corteno Golgi si divide a sua volta in due borgate: Pisogneto e Piazza. le località. Doverio (Doér) : a m.1116: frazione posta ai piedi del monte Padrio ed a sud-est della cima. A Corteno s'interpreta "Doér" come contrazione delle parole "due vere" (Do + ér), ossia, vista la sua esposizione, significherebbe "due primavere". Curiosamente "Doèr" in dialetto camuno è sinonimo di "dovere". Gàlleno (Gàlen) : a m.1004 è un piccolo borgo posto sul versante sinistro della valle. È assai probabile che etimologicamente derivi dal nome personale latino "Gallus", oppure dal nome personale etrusco "Gallena". Lombro (Lombro) : a m.880: altra piccola frazione del comune posta a sud-ovest di Cortenedolo, sul fianco sinistro del torrente Fiumicello. In antichità sembra che il toponimo fosse scritto anche "l'Ombro" o solamente "Ombro", anche se la sua posizione, in zona solatia, non giustifica la derivazione da "ombra". Megno (Mégn) : a m.951: fazione di Corteno ad ovest di Cortenedolo, nel fianco sinistro della valle. L'etimologia del nome rimane sconosciuta. Ronco (Rüch; Ruch; Ronch) : a m.930 altra frazione del comune posta nel fianco sinistro della valle. Il nome potrebbe derivare dai vocaboli "rònch", "ruch" (colle coltivato), oppure da "ronchus" (rovo, pruno, spino); "ronchi" nei dialetti lombardi molte volte significano anche un vigneto a ripiani o un colle a ciglioni. Sant'Antonio (Antóne) : a m. 1169, antica frazione alla congiunzione delle due valli Brandet e Campovecchio. Il centro storico è molto ben conservato. San Pietro : la frazione più ad alta quota, è presso il passo dell'Aprica. Santicolo (Santìcol) - Salticolus :m.905: sul fianco destro della valle. Il nome della più popolosa frazione del comune è possibile derivi dal vocabolo "saltus" (bosco, radura, passo), di cui "saltìcolus" sarebbe il diminutivo, ma per alcuni studiosi di etimologia "salticolus" significherebbe anche piccolo bosco. LA STORIA : Tutto il territorio che dal passo Aprica giungeva a comprendere anche la Valle di Corteno che poi scende fino ad Edolo era anticamente legato (per condizioni ambientali, geografiche e storiche) più alla Valtellina che non alla Valle Camonica, di cui dal 1700, amministrativamente fa parte. Le due principali vallate alpine (Valle Camonica e Valtellina intercomunicanti anche tramite la valle di Corteno) erano comunque abitate fin da tempi antichissimi e questo è dimostrato dal fatto che sia nel solco dell'Oglio che in quello dell'Adda, si sviluppò, forse in tempi quasi simultanei, l'arte rupestre di incidere le levigate rocce lasciate libere e lisciate dal ritirarsi dei ghiacciai dopo l'era glaciale. Da questa simultaneità e vicinanza si potrebbe evincere e dunque non si può escludere che i Camuni e i Vennoneti (gli antichi abitanti della Valtellina) appartenessero allo stesso ceppo etnico d'origine Ligure-Celtica o, addirittura fossero un popolo unico, che poi si fosse installato nelle due valli comunicanti. Non è solo una vecchia leggenda (ma è storia documentata) a narrare che anticamente i morti del borgo montano di Carona, piccolo ma antico insediamento abitativo in Valtellina, erano sepolti nel cimitero di Corteno. Essendo impossibile il trasporto dei corpi dei defunti durante l'inverno a causa dell'impraticabilità dei sentieri alpini che portano al fondovalle, le salme venivano condotte a Corteno con un unico funerale in primavera, quando la neve si era sciolta. Da questa antichissima tradizione si può anche presumere che Corteno fosse centro di un vasto pago, forse confederato con quelli di Edolo e di Teglio. Da Corteno passava, in epoca romana, dal 1° secolo d.C., una strada che collegava il fondovalle camuno e partendo da Sonico saliva al passo dell'Aprica e da qui si scendeva poi in Valtellina. Nel 575 il condottiero alemanno Cremnichi alla testa del suo numeroso popolo transitò dalla valle di Corteno e scese a Edolo da dove proseguì, non verso la bassa Valle Camonica e la pianura Padana, ma verso il passo del Tonale per raggiungere la Val di Non in Trentino. Nel 587 fu ancora tramite il passo dell'Aprica e la valle di Corteo che i Longobardi fecero il loro ingresso nelle nostre terre e dilagarono poi in tutta Italia, conquistando gran parte della penisola e instaurando un vasto Regno, diviso in 29 Ducati, destinato a durare più di 500 anni. La regina Teodolinda (nota per il suo fervore religioso ma anche per il suo proverbiale senso pratico negli affari) avrebbe fatto edificare intorno al 590, proprio a Corteno, un monastero dedicato a San Giovanni Battista. Da quest'importante istituzione religiosa, ma anche sede politico amministrativa, dirigeva, con etrema durezza, tramite i suoi delegati, i suoi vastissimi possedimenti in Valtellina. Carlo Magno, il 16 luglio 774, dopo la vittoria sui Longobardi nei pressi del passo del Mortirolo (anche se questa battaglia, per alcuni studiosi, non avvenne mai !) e le successive campagne in nord Italia, donò tutta la Valle Camonica ai monaci del convento francese di Tours, e nella delibera reale, che confermava questa donazione fu inclusa la intera valle di Corteno, ma come area montana non appartenente alla Valle Camonica, anche se geograficamente a lei collegata. Per quasi tre secoli i monaci, che fondarono anche le chiese di Galleno, Cortenedolo e Vico, ebbero vastissimi diritti feudali in zona e portarono alcuni tipi di coltivazioni e di allevamento che furono poi adottati anche in altri siti della valle. Nel 1026, l'abate Raynardo, cedette parte dell'alta Valle Camonica (compresa la Valle di Corteno) al vescovo di Bergamo in cambio di altre terre e possedimenti a Bobbio e in altre svariate località. Il passo dell'Aprica, le terre di Corteno e la loro localizzazione a cavallo tra Valle Camonica e Valtellina, furono sempre una delle principali porte d'accesso alla pianura padana e gli abitanti della zona, costretti a subire le continue angherie, predazioni e violenze per i passaggi di vari eserciti (meglio sarebbe comunque scrivere: intere popolazioni nomadi al seguito degli eserciti, che dal centro e nord Europa volevano passare in Italia) eressero numerose piccole fortificazioni: dei castellieri in cui rifugiarsi in caso di pericolo. Ma gli Ungari, durante la loro invasione e conquista di alcune delle valli alpine, dopo aver espugnato queste primitive fortificazioni, con molto senso tattico, le trasformarono, migliorandole, in loro insediamenti militari-civili anche di notevole importanza. La presenza di questo popolo, proveniente dai Balcani, nella ristretta area alpina che corre dal passo dell'Aprica fino alle pendici del Mortirolo e all'alta Valle Camonica, è testimoniata dalla permanenza, nella toponomastica locale, di alcuni nomi, come le contrade "Angheria" alta e bassa, in località Piazza, il Cortile del Boiardo e anche nel famoso piatto locale a base di carne d'agnello, chiamato "cutz" di chiara derivazione da uno dei più diffusi piatti tipici degli allevatori nomadi ungheresi: "huz". All'inizio del XII secolo la valle di Corteno venne inglobata tra i vasti possedimenti della Curia di Brescia e da allora, pur passando sotto altre numerose dominazioni, fino ai nostri giorni ha fatto parte sempre di quella (lontana) diocesi. Il Vescovo o chi da esso incaricato o infeudato riscosse le decime fino al 1445 quando tutta la Valle Camonica passò sotto la diretta giurisdizione della Serenissima Repubblica Veneta. Risalgono a quest'epoca la realizzazione di diverse altre fortificazioni, alcune delle quali dovettero assumere anche una certa rilevanza, fino ad essere annoverate tra i castellieri della zona. A Corteno, oltre alla costruzione di una chiesa dedicata a San Martino, in posizione dominante, fu anche eretta una costruzione fortificata, una "rocca forte" tra le località Piazza e Pisogneto. Questa rocca doveva essere di notevole imponenza e con capacità difensive rilevanti se un esercito di Guelfi, sostenitori del vescovo di Brescia, non riuscì, pur assediandola a lungo, a distruggerla e neppure a conquistarla durante la calata di Carlo D'Angiò nel 1270. La lotta fu comunque cruentissima e mirava a colpire direttamente i Ghibellini Federici, che con la collaborazione d'altre potenti famiglie camune legate all'Impero, dominavano gran parte della Valle Camonica, con un complesso sistema difensivo composto da rocche o case fortificate e castellieri. Alcuni di questi luoghi erano presidiati da numerosa gente armata ed erano anche situati a Cortenedolo, Corteno e nei pressi del passo dell'Aprica. Nel 1288-89 gli abitanti locali e gli occupanti la rocca di Corteno si ribellarono alla Curia di Brescia ma il deciso intervento di Matteo Visconti servì a ricondurre all'obbedienza i rivoltosi locali. Sempre nel 1288 il Consiglio Generale di Brescia bandì il feudatario di Corteno, Cortella, fiduciario dei Federici, che, per salvarsi la vita, fuggì in Trentino scendendo di nascosto a Edolo e passando poi per il passo del Tonale. Era il primo aprile del 1299 quando il vescovo di Brescia, il potente Berardo Maggi, fece giurare solennemente fedeltà ai notabili locali, sottoponendo Corteno al diretto controllo del suo vicario Cazoino da Capriolo. Questi a sua volta investì su alcuni fondi, benefici e proprietà nei pressi di Corteno e dell'Aprica un certo Bonaventura Armando Bianchi e i fratelli Damiano e Giovanni Corvi originari proprio dell'Aprica. L'anno dopo (il 1300) lo stesso vicario vescovile Cazoino, su delega curiale, investì di altri beni e benefici, sempre nella contrada di Corteno, l'aprichese Farino Corvi, notaio in Edolo. Seguirono poi, negli anni successivi, dal 1302 al 1308, altre investiture vescovili che tendevano alla raccolta diretta delle decime nonché della riscossione, anche in natura di alcune tasse e balzelli. Le beghe all'interno della potente famiglia dei Federici colpirono anche il ramo di Edolo e, a causa di un profondo disaccordo in seno alla stessa famiglia, durante le varie fasi delle guerre combattute tra il Ducato di Milano e la Serenissima Repubblica di San Marco, nel 1425 Gerardo Federici si ritirò proprio nella rocca di Corteno e suo figlio Maffeo vi stabilì la propria residenza fino al 1436. Molti furono gli appartenenti a questo avventuroso e prolifico ceppo (che sembra abbia ricevuto il proprio nome dallo stesso imperatore Federico Barbarossa) che lottarono fra loro in Valle Camonica: si rubarono (anche all'interno della stessa famiglia) terre e proprietà, denunciarono parenti e amici e in molti casi, con questi sistemi (molto in uso a quei tempi)... crearono imponenti fortune. Corteno, nel 1428, come molti altri paesi della Valle Camonica, dopo la conquista Veneziana e la difesa dalle rivendicazioni e da diverse incursioni di truppe Milanesi, ebbe riconosciuti particolari privilegi poichè, durante le varie fasi delle guerre tra le Signorie di Milano (Visconti e Sforza) e la Repubblica Veneta, aveva sempre parteggiato per quest'ultima. Tra le furiose e numerose contese, che videro tante scaramucce, battaglie, assedi e distruzioni, il 15 ottobre 1438, Corteno e il suo castello furono occupati da Pietro Visconti, che da qui confermò, con un diploma formato da 29 capitolati, la separazione dell'alta Valle Camonica sia da Brescia che da Bergamo: fu un brevissimo periodo in cui, questa piccola parte della valle, venne dichiarata zona franca. Per tre anni, dal 1509 al 1512, la valle di Corteno, strappata ai veneti, fu occupata dalle truppe francesi e tutta la zona fu posta sotto la giurisdizione e alle dipendenze del castellano francese che aveva posto la sua sede a Tirano. Ritornata definitivamente sotto la Serenissima, tutta la valle ebbe anni di relativa tranquillità e pace, anche se questa, in questa zona di montagne impervie, fu interrotta a più riprese dai saccheggi dovuti alla presenza di bande di balordi, banditi e malviventi che approfittavano della vicinanza del confine (tra Venezia e il Ducato di Milano e poi dalla Confederazione Svizzera… fino a Napoleone) e dalle asperità del luogo per commettere le loro spedizioni e sfuggire alle cacce organizzate dalle scarse forze dell'ordine. Il transito delle truppe dei Lanzi (detti Lanzichenecchi), che proseguirono poi verso le città della pianura, devastando i vari borghi che incontravano sul loro passaggio, portò pesanti rovine, molti lutti e infauste epidemie. Ma, oltre a subire le angherie dei "forestieri" e delle bande di "briganti", nei brevi periodi di relativa "tranquillità", la pace era spesso interrotta da violente liti tra le borgate della zona che portavano anche a scontri cruenti: il più grave dei quali fu quello tra i due abitati più popolosi: Santicolo e Corteno: una contesa che si protrasse per 4 secoli per il possesso di alcuni boschi e prati in località Bàrech. Nella sua lunga visita pastorale in Valle Camonica, per passare poi in Valtellina, nell'agosto 1580 il cardinale di Milano, Carlo Borromeo sostò anche a Corteno. La rilevanza di Corteno, per la sua posizione strategica a cavallo della più importante arteria viaria per e dalla Valtellina, fu più volte ricordata e messa in evidenza in relazioni dell'epoca, come nel famoso "Catastico" del rettore veneto Giovanni da Lezze, che annotò come quelli che abitavano in paese fossero "prevalentemente agricoltori, eccetto qualcuno che si recava altrove a fare il muratore". Anche a Corteno, come in molti altri centri della Valle Camonica, furono rinvenuti, fin da tempi antichissimi, dei giacimenti di minerali ferrosi e in loco vennero impiantate tre fucine per la lavorazione di questo metallo. Queste miniere erano localizzate sui monti sopra Corteno e in special modo sul "Palone del Torsolazzo". I boschi, vasti e ben tenuti fornivano grandi quantità di legname che "veniva squadrellato e lavorato in alcune segherie ("razziche" in dialetto "ràseghe")". Corteno e le sue contrade anche sotto Venezia restarono terra di confine e proprio per questo motivo, nella zona furono, a lungo, stanziate in modo massiccio delle truppe della Serenissima che presero parte anche al famoso "Sacro Macello", che fu la parte culminante delle stragi e degli eccidi che vennero commessi in nome della fede cristiana contro i protestanti e i cosiddetti eretici che tanti lutti lasciarono in Valtellina. Nel freddo dicembre del 1624, durante il duro assedio alla rocca e alla cittadina di Tirano, attraverso la stretta gola del Guspessa, ricoperta da neve alta, furono fatti transitare cannoni, munizioni e salmerie che giunsero in aiuto degli assediati comandati dal generale Courè. Pochi anni dopo, durante l'immane strage provocata dalla pestilenza che le truppe mercenarie avevano portato in Italia (la famosa peste di manzoniana memoria del 1630), che decimò la popolazione, la chiesa di San Martino fu trasformata in lazzaretto e moltissimi cortenesi persero la vita per l'epidemia. Come molti lettori dei Promessi Sposi sanno bene, la peste, dopo un apice di virulenza che comportò la più grande calamità naturale della storia dell'intera Italia, scomparve quasi all'improvviso e la cosa apparve tanto miracolosa alla gente di Corteno che l'esaurirsi della malattia fu attribuito alla Vergine Maria che, che venne anche tramandato da numerosi racconti popolari, fatti propri anche dalla Chiesa locale, era apparsa, il 26 maggio 1630, ad una ragazzina muta, in casa Lazzaroni a Gandòs di Galleno. Nel 1600 e nel secolo successivo, con l'aumento della popolazione, furono ristrutturate o anche totalmente ricostruite alcune delle varie chiese delle numerose frazioni o borghi che componevano il comune. Come capita spesso nella storia gli svantaggi di essere una zona di confine (passaggio truppe, invasioni, saccheggi, brigantaggio ecc.) molte volte furono compensati da grandi vantaggi (specie economici) e dal 1500 fino al 1796, come sito confinario tra Stati sovrani, Corteno, divenuto grosso centro di passaggio tra la Valle Camonica e la Svizzera, fu centro di numerose fiere e mercati. Quando, nel 1797, dopo la conquista da parte delle truppe francesi del generale Napoleone Buonaparte (e non ancora Bonaparte) e la scomparsa della millenaria Repubblica Veneta, la Valtellina fu scorporata dalla Svizzera e divenne valle italiana, il confine si allontanò dalla valle di Corteno e dal passo dell'Aprica e questi centri d'aggregazione commerciale e sociale si spostarono a Tirano che divenne il mercato più importante dell'intera valle dell'Adda. Anni molto tristi e pesanti furono quelli del periodo Giacobino e Napoleonico: già nel 1799 e poi nel 1800, il paese di Corteno fu occupato dalle truppe dei cosacchi e poi dagli austro-ungarici, successivamente questi contingenti furono scacciati dall'esercito francese comandato dal generale Vendrome e dal generale Mac Donald. La popolazione civile, a causa di questi continui scontri e del costante passaggio di truppe che volevano essere vettovagliate e ospitate, subì gravi angherie, soprusi con continui sequestri di beni, di cibarie e di scorte alimentari e molti furono i danni materiali e morali indiscriminatamente imposti da tutti i contendenti, alla inerme e indifesa gente della valle. Furono specialmente i francesi che sprezzantemente imposero ai locali la dura legge dei conquistatori, con requisizioni di massa e saccheggi: queste vessazioni continue contribuirono ad accendere e alimentare il fuoco della rivolta nella popolazione e nell'aprile e nel maggio del 1809, questa partecipò con slancio ad un'insurrezione contro le truppe d'occupazione. Violenta fu la risposta del governo Napoleonico che destituì il sindaco e processò, nel maggio del 1813, un certo Bortolo Moreschini di Fucine di San Antonio, che aveva ridicolizzato le imprese dell'imperatore. Crollato l'impero di Napoleone, con il trattato di Vienna, la valle passò, come tutta la Lombardia e il Veneto, sotto quello Austro-Ungarico. Nel marzo del 1821 (erano già scoppiati alcuni moti insurrezionali un poco ovunque in alta Italia) il parroco del paese, don Stefano Mottinelli, riuscì a convincere il locale comando delle truppe austriache a lasciare la zona e a passare nella vicina Valtellina diffondendo la notizia che stavano sopraggiungendo, a marce forzate, delle forti colonne armate di soldati Piemontesi. La notizia era falsa ma fece scalpore e fu riportata dalla stampa austriaca e anche piemontese. Alcuni anni dopo, alla vigilia e durante la prima guerra d'Indipendenza, alcuni giovani cortenesi parteciparono, con sincero entusiasmo, alle insurrezioni del 1848 e del 1849. Dopo la sconfitta subita dalle truppe di Carlo Alberto e il ritorno della polizia austriaca al seguito delle truppe del maresciallo Radetzki, molti patrioti camuni e bresciani, trovarono rifugio in Svizzera passando per i passi e i monti di Corteno. Tra i più noti patrioti italiani transfughi dalle terre cortenesi, che le cronache austriache del tempo citavano come "ribelli e rivoluzionari", vi furono anche Camillo Ugoni e Giovita Scalvini. Bernardo Volpi, altro noto e fervente patriota italiano, fu invece ucciso nel 1848 e il generale Griffini, riuscì a passare, inseguito dagli austriaci dal valico dell'Aprica e rifugiarsi in Svizzera e poi in Piemonte. Il fenomeno del brigantaggio di confine, mai scomparso completamente, per alcuni anni fu ancora presente con diverse bande ed elementi singoli e rimase una realtà fino all'unificazione dell'Italia (solo nel breve periodo di dominazione napoleonica fu drasticamente limitato con energiche e brutali azioni poliziesche messe in atto dalle truppe d'occupazione francesi). Alcuni volontari della valle di Corteno furono presenti alle famose "X Giornate di Brescia" e furono molti i giovani che si arruolarono nelle truppe volontarie del generale Garibaldi (una iscrizione murata nella facciata del municipio nel 1848, dice almeno 300, numero enorme riferito alla popolazione di allora). All'inizio del XX secolo Corteno divenne famoso per aver dato i natali a Camillo Golgi, illustre ricercatore in campo medico, che fu insignito del prestigioso premio Nobel per la medicina nel 1906. Il paese, come tutti i paesi dell'alta Valle Camonica, fu quasi in prima linea durante la prima guerra mondiale e le epiche vicende adamelline vollero il loro pesante tributo di sangue tra i giovani locali. Tra questi si distinse Enrico Brichetti che fu volontario nelle Argonne già nel 1914, ancora prima che l'Italia entrasse in guerra contro l'Austria e la Germania. La terra di Corteno, durante quei duri anni, subì però anche gravi lutti che nulla avevano a che fare con la guerra combattuta a pochi chilometri di distanza: una valanga, precipitata nel febbraio del 1916 in località Mondadir, seppellì e uccise dieci persone. Corteno per quanto accadde sulle sue terre nel lungo e travagliato periodo della Resistenza (o della "Guerra Civile"), alla fine della seconda guerra mondiale, ottenne il titolo di paese più "partigiano" della provincia di Brescia. I partigiani di questa terra furono più volte citati in bollettini ufficiali e due furono decorati con il prestigioso riconoscimento della medaglia d'oro: Antonio Schivardi e Giovanni Venturini. DA VISITARE: La Parrocchiale di Corteno è dedicata a Santa Maria Assunta: fu edificata nel 1700 in un'unica navata. Ben sei sono gli altari posti tre per lato. Sul grande portale, attribuito a Carlo Rusca di Milano, è impressa la data del 1778. All'interno del tempio di rilevante vi è una statua in legno della "Madonna in trono con Bambino", opera del Lamberti e la statua di San Martino vescovo che era prima esposta nella precedente parrocchiale. Il pulpito e le soase sono in legno intagliato. I numerosi affreschi sono databili al 1764 e sono attribuiti a Domenico Giacomelli. Sono altresì presenti alcune tele di scuola veneta una delle quali è di Andrea Celesti. La Chiesetta di San Martino Franco, è posta alla sommità di un'altura che domina Corteno e la sua stretta valle. Qui anticamente doveva sorgere un edificio di culto pagano e sui ruderi di questo fu costruito il piccolo tempio cristiano. La posizione dominante fa spaziare lo sguardo su un vasto raggio di territorio, e per questo motivo era particolarmente adatto alla sorveglianza del transito sulla strada per l'Aprica e la Valtellina. Per questo nei dintorni dell'attuale chiesa sono ancora visibili i resti di grosse e possenti mura, forse appartenenti prima ad un antichissimo castelliere e poi alla rocca a cui si fa accenno negli statuti di Brescia del 1200. L'originaria Pieve, sorta forse prima dell'anno mille, fu dedicata a San Martino, patrono dei monaci francesi di Tours. Il portale d'ingresso è stranamente spostato rispetto al centro della facciata e sopra vi è un occhio di bue di antichissima fattura. All'esterno del presbiterio di forma quadrata sono visibili dei tratti di decorazione ad archetti. Questo presbiterio fu rifatto in gran parte nel 1600. All'interno della chiesa sono presenti degli affreschi databili 1400 e altri posteriori, del 1600. La Parrocchiale di Santicolo è dedicata a San Giacomo, fu edificata negli ultimi anni del 1600 ed è stata affrescata nel 1886 dal pittore esinese Guadagnini. Al suo interno sono presenti dei dipinti del 1500 e del 1600. La Chiesa dedicata a Sant’Antonio abate è in stile barocco e sorge in località Fucine di san Antonio: al suo interno sono visibili alcuni affreschi della fine 1700. Altri affreschi della stessa epoca sono dipinti anche sulla facciata. Di scuola veneto-tizianesca (retaggio culturale della dominazione della Serenissima) è la pala dell'altare maggiore databile nel 1500. La Chiesa di Galleno è dedicata a San Bartolomeo: la sua struttura è di classico stile barocco. Questo edificio religioso fu ampliato, in diversi tempi, con alcune aggiunte successive. All'interno del tempio merita attenzione un dipinto che ricorda l'apparizione della Madonna, ad una ragazza muta, in una casa privata al Gandos, per annunciare la fine della peste del 1630. Nella Chiesa di San Rocco a Ronco, a Ronco, sicuramente degni di essere visti sono dei dipinti su tela di un certo pregio artistico. L'interno del tempio è decorato da affreschi che furono restaurati e in gran parte rifatti nel 1955 La Chiesa di Doverio è dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano: la sua struttura settecentesca è confermata dalla data 1775 che compare sul portale di granito. Sullo stesso luogo doveva sorgere precedentemente una piccola cappella poiché il campanile è di un'epoca nettamente anteriore. Al Corbellini sono attribuiti gli affreschi della volta, mentre è di scuola bresciana del 1600 la pala dei Santi Sebastiano e Fabiano e la Madonna col Bambino. Da ammirare il tabernacolo in legno ed il paliotto in cuoio dell'altare di sinistra. La Chiesa di San Bernardino a Megno e quella di San Giovanni a Lombro risalgono al 1600 e sono state entrambe rimaneggiate nel 1700. San Giovanni è particolarmente ricca di affreschi attribuiti al Corbellini. Passo dell'Aprica: il complesso turistico Aprica-Corteno Golgi accessibile dai versanti camuno e valtellinese dispone di due funivie, quattro seggiovie, 20 sciovie, 50 Km. di piste, ![]() Un discorso particolare e significativo meritano i numerosi e bellissimi parchi naturali che possono essere il miglior contorno ad un soggiorno breve o a periodi di ferie montane più lunghi: Valle di S. Antonio, val Belvisio e Orobie, la riserva Pian di Gembro, Trivigno e Mortirolo. In questi siti sono programmabili centinaia di Km. di percorsi segnati, particolarmente indicati per escursioni a piedi, in mountain bike e per sci alpinismo. Alcune strade, intorno al Mortirolo e al passo dell'Aprica sono perfettamente asfaltate e, durante il periodo estivo, sono indicate anche per indimenticabili percorsi in moto o in auto. Sono presenti, su questi tracciati, locali tipici per una sosta ristoratrice. Di solito non è necessaria la prenotazione. LOCALITA’ COMUNALI: (Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni). Agna (Agna) nome dato ad una vetta a m.2.381, un lago a m.2.216 e una località in cui c'era, già all'inizio del 1800 una malga a m.2000, a sud-ovest di Corteno. Potrebbe derivare da "agno", voce lombarda per ontano. Barbione (Barbaiù) numerose località portano questo nome e sono tutte poste sul versante destro di Val Brandét, che sbocca da sud in quella di Corteno. Ritroviamo su alcune mappe militari di inizio 1900: "Corno di Barbione" a m.2.402, "Porta di Barbione" e "Malga di Barbione" a m.1.971. Toponomasticamnete "barbaiù" molto probabilmente deriva da "barbài" (truciolo, roba da poco), e "barbaiù" ne è l'accrescitivo. Bàrech (Bàrech) a m.1.900: località a sud di Santicolo, sotto il Pizzo Trivigno, nel fianco destro di Val Moranda. L'etimologia farebbe provenire il termine dalla parola "bàrech" (steccato in cui si raccoglie il gregge), possibile però anche dalla definizione con voce pre-latina gallica "Barek" (casa di montagna) ma anche da "bareg" (pascolo comune). In una relazione, fatta in epoca di dominazione Veneta, della Valle di Corteno si legge che tra Corteno e Santicolo (ora sotto la stessa amministrazione comunale, ma da sempre divisi anche da aspre contese) vi fu una controversia durata 4 secoli per il possesso di Bàrech. Bedata (Bedàta) a m.1.300: sito posto sotto il Dosso Toricla, tra Edolo e Cortenedolo, nel fianco sinistro della valle di Corteno. Deriverebbe dalla voce basso-latina "badatum" (forma di pascolo, libero o vincolato). Bofaldùco (Bofaldüch) a m.1.400 circa: su una vecchia mappa militare del 1750, è riportata una località "Alpe Bofaldùco" a nord di Galleno sul versante meridionale del monte Padrio. Deriva dalla composizione delle parole "bofà" (soffiare) e "döch" (gufo reale), per cui: "bòfa-el-döch" significherebbe soffia o canta il gufo. Bonase (Bonàse) a m.1.300 circa è posto un sito denominato "Alpe Bonase" a nord di Doverio, sul fianco sud-est del monte Padrio. Sicuramente deriva da "bonagium" (termine, confine). Bondina (Bondina) a m.2.500: valico montano posto a nord di Malonno tra la Valle Camonica e la Valle Brandet che scende a San Antonio, frazione di Corteno. La mulattiera per Val Brandet parte dalla vecchia malga Bondone: "Bondina" e "Bondone" sono diminutivo ed accrescitivo di "Bonde" o "Bondo" (Bonda, bondàl sono voci lombarde per convalle o conca, che risalgono alla voce gallica "bunda" che ha il significato di suolo o fondo o spiazzo erboso). Bondone (Bondú) a m.1.829: nel fianco destro di Val Brandet, è rilevabile una località chiamata "Bondù" il cui nome, come il toponimo precedente, è assai probabile provenga dalla voce celtica "bunda" (suolo, convalle, conca), oppure dal basso latino "bondone" (luogo abitato). Borga (Bòrga) a m.2.630: il "Monte Bòrga" è una cima nella dorsale che separa le valli Brandét e Campovecchio che si congiungono a San Antonio. Curiosamente nella parte opposta della stessa valle di Corteno, a quota inferiore, vi è anche un dosso chiamato "Dosso Borca". Bovòla (Bovöla) a m.1.000 circa: località situata ai piedi del monte Padrio ad est di Galleno. L'etimologia di questo nome è incerta ma si presume possa derivare da "bos" (bovis: bue). Brandet (Brandét) la valle di Sant'Antonio si divide in due rami, uno di questi è appunto chiamato "Val Brandét", che proviene dal vocabolo germanico "brand" (incendio), ma potrebbe anche avere origine da "branda" (pianta, virgulto, ramo). E' più probabile la prima definizione poiché esiste la giustificazione che da sempre le numerose cascine, presenti nella zona, erano state costruite in legno ed è assai probabile che in passato siano bruciate in qualche incendio. Bratte (Brate) a m.1.475: "Le Brate" è una località con vecchi cascinali a nord-est di Campovecchio poste nel fianco destro della valle. Questa denominazione deriva da "brata" (frasca, legna minuta e anche sterpaglie) declinata al plurale, questo nome è moto diffuso in Valle Camonica. Calcaròla (Calcaröla) "Calcherola" era il toponimo di una località posta nei pressi di Aprica ma sul versante Valtellinese. Deriverebbe dal vocabolo dialettale "calchera" (fornace da calce) ma fos'anche dal cognome Calchera che era una famiglia patrizia bresciano che aveva proprietà anche in Valle Camonica. Camizzone (Camishù) a circa 1.000 metri è rilevabile uno spiazzo erbosi su cui vi erano delle "Malghe Camizzone" nel fianco destro della valle di Corteno, ad est del passo Aprica. Campadello (Campadèl) "Malga Campadei" a sud-ovest della frazione Santicolo, il nome è semplicemente un diminutivo di "campo". Campovecchio (Cam(p)vèç) località posta nella omonima valle di Campovecchio, a 1.300 metri, con vecchi cascinali posti in fondo ad un pianoro. Il nome deriva da "camp" (campo), o più probabilmente, come in altre località della Valle Camonica con simile nome, da "campus vici" (campo del villaggio, luogo coltivato). Camprena (Cambréna) sito sul fianco meridionale del monte Padrio, nel versante sinistro della valle di Corteno ad ovest della frazione Galleno, oltre i 1500 metri. Anche questa parola deriva dal vocabolo "camp" (campo), forse declinato in modo dispregiativo. Casere (Casére) a m.1.285 si trova una località denominata "Casere della Stretta" in Val Brandét, che confluisce nel torrente Fiumicello presso la vecchia frazione Fucine di Corteno. Il vocabolo "casere" è il plurale di "casera" (locale dove si lavora il latte per produrre burro e formaggi), che è derivato a sua volta da "caseus" (formaggio). Castello (Castèl) a m.2.677 vi è un piccolo monte posto a sud di Corteno, chiamato "Castel Piccolo" che è posto proprio alla testata di Val Brandet: la sua conformazione farebbe pensare ad una rocca ma è possibile che in passato in loco, vista la posizione dominante, pur così ad alta quota, fosse stata costruita una abitazione fortificata o un rifugio. Cavalcafico (Caalfìch) a m.2.317: per passare dalla Malga dell'Agna alla Val Brandet è obbligatorio attraversare il "Passo di Cavalcafico", situato a sud di Corteno, e da questo si scende poi verso la malga Travasina in Val Campovecchio. Incerta l'etimologia di questo termine che tradotto letteralmente dal dialetto camuno significherebbe: cavallo-fico. Cavrinal (Cavrinàl) località a 1.450 m, a sud di Domaz, nel fianco destro della valle. È probabile che il nome derivi da vocabolo "caprile", che nel vicino trentino significa "stalla per le capre". Cavrino (Cavrì) a m.1.650: spuntone roccioso a nord della frazione Ronco, nel fianco sinistro della valle di Corteno. Deriverebbe da "caprinus", aggettivo da "capra", dal quale "cavrì" (capretto). Cerióli (Sargiöi) a m.1.030: località a nord-ovest di Edolo, sotto il Dosso Toricla all'imbocco della valle di Corteno, etimologicamente è molto probabile che derivi da un cognome, forse di qualche possidente locale. Clusura (Clusura) a m.1.140, nel versante nord della strada statale per Edolo vi è una località chiamata "malghe di Clusura", il cui nome è giustificato dalla posizione e conformazione del posto, infatti "clausura" significa stretto passaggio fra i monti. Comazzera (Comaséra) sito posto a nord-est di Galleno a circa m.1.150, toponomasticamente il nome potrebbe derivare dal vocabolo latino "com-maceris" (macerato). Coren (Córen) a m.1.600: località "Baite Coren" a m.1600 a nord-est di Cortenedolo in Val di Corteno. Il nome deriva da "córen" (corno, rupe) giustificato dal fatto che alcune antiche baite si trovavano sotto uno spuntone roccioso. Corti (Cùrc) a m.1.278, a sud di Santicolo, era segnata su una vecchia mappa catastale, una località "Le Cùrç", nel fianco destro della Valle di Corteno. La "corte" era il sinonimo amministrativo del "pagus" romano, ma l'etimologia di questo nome deriva da "cùrt" (cortile). Culvegla (Cùlvecla) a m.1.890 e m.2.247 sono segnati, su una vecchia mappa militare del 1750, una "Malga Culvegla" ed un "Lago di Culvegla" a sud-ovest di Corteno, nell'alta valle di Campovecchio. Deriverebbe dalla voce camuna "cul" (cavità sotto rupe sporgente o anche culo: parte anatomica posteriore del corpo). Dais (Düìsh) a m.1.481, posta a sud-ovest della cima del monte Padrio ed a nord-ovest di Galleno vi è una località "Alpe Dais". Daluno (Dàlmo) a m.1.323, a nord di Galleno, nel versante sinistro della valle di Corteno vi è uno spiazzo montano denominato "Alpe Daluno". Danglo (Danglo) a m.1.530, su una vecchia mappa catastale sono segnati dei vecchi cascinali posti a nord di Doverio nel fianco sinistro di Val Guspessa. Derut (Derùt) a m.1.251, a nord-ovest di Edolo, nel fianco sinistro della valle di Corteno vi è un sito denominato "Baita Derut". Doaff (Doàf) a m.1.154: a sud del monte Padrio, a nord ovest della frazione Galleno vi è la località "Alpe Doaff" in cui erano poste dei cascinali, forse adibiti ad alpeggio estivo. "Do" è il nome dialettale di Ono San Pietro. E' da notarsi che a piedi del monte Padrio, attorno a Doàf, troviamo molti toponimi similari raggruppati in un'area abbastanza limitata del comune di Corteno Golgi: le cime Dolàff, Doarèm, Doasèl, Doaré, Dolodrom (Dolòdro), Doaez, ed anche la frazione Doverio (Doér) mentre nel versante antistante c'è la valle Do Vala (Doàla). Doaré (Doaré) a m.1.530, a nord della frazione Doverio, in posizione montana è indicato uno spiazzo chiamato "Alpe Doaré". Doarem (Doàrem) a m.1.100, "Alpe Doarem" è un appezzamento di terreno incolto a nord-ovest sopra la frazione Ronco. Doasel (Doasèl) a m.1.531 una "Alpe Doasel" è posta a nord-ovest di Ronco. Doez (Doés) a m.1.500 : a nord della frazione Galleno vi è la località "Alpe Doez". Dolodrom (Dolòdro) a m. 1.415: a nord di Galleno vi è la località "Alpe Dolodrom". Dolaff (Dolàf) a m.1.450: a nord-ovest di Galleno vi è la località "Alpe Dolaff". Domaz (Domàz) a m.990: piccolo agglomerato di vecchie case rurali e fienili, posto a sud-ovest di Corteno, nel versante sinistro della valle. Dormane (Dormané) a m.1.200: a nord-ovest di Ronco, proprio sotto il monte Padrio, vi è una località denominata "Alpe Dormane". Doscalfo (Doscàlf) piccola valle, chiamata appunto "Valle Doscalfo" che si estende a sud di Corteno nel fianco destro della vallata. È assai probabile che il nome derivi dalla fusione del vocabolo "dòsh" (dosso) e di "scalf" che prende origine da "Scalve", nome della valle confinante. Dosso (Dòsh) a m.1.667: a sud-ovest della frazione Santicolo, in Valle Moranda, vi è la località "Malga Dosso". È certo che la parola "dòsh" derivi dal vocabolo latino "dorsum" (dosso). Questo nome è diffusissimo in tutta la Valle Camonica. Do Vala (Doàla; Duàla) "Valle Do Vala" è una breve valle laterale che si apre ad est di Corteno, di fronte a Ronco, e sale a sud fino sotto il corno di Barbione. Confluisce poi, al termine del suo percorso, nel fianco destro della valle di Corteno. Fles (Flésh) a m.1.421: a nord ovest della frazione Doverio vi è la località "Alpe Fless". E' assai probabile derivi dalla parola "flexus" (curva). Fopa; Foppa (Fòpa) a m.1.300: a sud-est di Corteno vi era, fin dal 1800, una "Malga Fopa", il cui nome deriverebbe dal vocabolo latino "fovèa" (fossa, buca, incavo). Fucine (Füsine) a m.987: ad ovest di Corteno, vicino al fiume della valle di San Antonio, vi è la località "Le Fucine", il cui nome deriva dalla diffusa e comune parola dialettale "füsina" (fucina, forgia). Guspessa (Güspèsha) a m.1.840: a nord-ovest di Cortenedolo, dove ha inizio la Valle di Guspessa, nella cui parte anteriore vi è il Piano di Guspessa, troviamo anche il "Passo di Guspessa" ed è probabile che questo nome, dato che in passato era una valle molto selvosa, derivi dalla composizione dei vocaboli "gash" (bosco) e "spèsh" (fitto, denso): questo toponimo è abbastanza diffuso sull'arco alpino. Lago (Lach; Lagh) a sud-ovest di Santicolo, all'inizio della Valle Moranda è localizzato il "Lago Rotondo" che originarimante doveva essere una grande pozza di abbeveramento del bestiame. Levalle (Le Ài) a nord-est di Santicolo, a circa 800 metri s.l.m. vi è la località "Baite Levalle": il toponimo, che così riportato è poco diffuso in Valle Camonica, deriverebbe dall'unione delle parole "Le Ài" (Le Valli). Lezzola (Léshola) a m.1.350 circa: sito montano a sud-ovest di Santicolo nel fianco destro della valle di Corteno, il cui nome potrebbe derivare dal vocabolo "léshöla", diminutivo di "lesha" (slitta per le miniere). Lorio (Lòrio) a m.2.675: nel fianco destro della valle di Corteno, a sud-ovest di Corteno, vi è il Monte Lorio, posto alla testata della valle di Campovecchio. Si ipotizza che il nome possa derivare dal vocabolo latino "lauretum" o da un nome proprio. Mole (Mòle) a m.1.100 circa: a nord-ovest di Galleno, dove ha inizio il monte Padrio c'è la località "Alpe Mole", il cui nome potrebbe derivare da "mola" che equivale a "moia" (melma, maceratoio del lino, terreno paludoso), oppure dal vocabolo latino "molleus" (umidiccio), giustificato dal fatto che la regione fin dall'antichità era acquitrinosa. Monti (Muç) sopra m.1.400: un sito alpino "Tre Muç" è nel fianco destro della valle di Corteno a sud di San Antonio. Moranda (Moranda) tra i comuni di Corteno Golgi e Santicolo sbocca la "Valle Moranda", situata nel fianco destro della valle di Corteno. Il nome di questa valle deriverebbe da un cognome molto diffuso nella zona. Navaselle (Naasèle) piccola valle posta a sud-ovest dell'abitato di Corteno chiamata appunto "Valle delle Navaselle", che poi confluisce in quella di Corteno. L'etimologia della parola la fa derivare dalla voce mediterranea "nava" (pianura, piano circondato da monti). Padoi (Badòi) a m.1.000 circa: piccolo spiazzo erboso posto poco sopra e a sud dell'abitato di Corteno. Padrio (Pàdrio) a m.2.513: confinante con la Valtellina, a nord-ovest di Corteno vi è il "Monte Padrio", il cui nome deriva da "patrius" (paterno). Palavione (Palabiù) a m.2.358: nel fianco sinistro della valle di Campovecchio, a sud-ovest di Corteno vi è il "Monte Palavione", il toponimo deriverebbe dalla composizione dei due vocaboli "palabula" (rupe scoscesa), e "bione" (contrazione dialettale di abetone con abies = abete); ma potrebbe derivare anche dal nome personale "Billione". Palone (Palù) a m.2.588: "Palù" è un rilievo montuoso posto a sud-ovest della frazione Santicolo nel fianco destro della valle di Corteno. Il monte è roccioso ed i laghetti sottostanti sono conche scavate nella roccia. Il nome deriverebbe dai vocaboli "pal", "pala", "palòn" (cima rocciosa… in veneto), questo è giustificato dalla composizione morfologica del monte. Paniccia (Panisa) a m.1.700 circa: nel fianco sinistro della valle, a nord-ovest di Corteno, vi è una località chiamata "Panisa" posta sotto il Piano di Zembro, il cui nome deriva dal vocabolo "paniza" (cibo composto da acqua e farina cotta simile alla polenta). Passo (Plash) a m.2.577: a sud-ovest di Corteno, nel fianco sinistro della valle di Campovecchio vi è il "Dosso Passo" e a m.2.071 la "Malga Passo": deriverebbe da "plash" (spiazzo). Peloso (Pelósh) a m.1.450: a nord-est di S. Antonio ed a sud-ovest di Corteno vi è il "Monte Peloso", facile dedurre la sua origine dalla voce dialettale "pelùsh", che a sua volta deriverebbe dal vocabolo latino "pelosum" (campo o spiazzo erboso). Perfeda (Perfedà) nel fianco sinistro della valle, a nord di Galleno, a 1300 metri circa, vi è una montagna detta "Perfeda". Pianazzo (Pianàsh) a sud della frazione Santicolo, sopra i 1.400 metri vi è la località "Pianazzo", il cui nome "pianàsh" è il peggiorativo ed accrescitivo di "pià" (piano, piani): nome molto diffuso in Valle Camonica. Piccolo (Pìcol) a m.2.677: monte a sud-ovest di Corteno e a nord del monte Torsoleto, chiamato "Castello Piccolo". Nella stessa zona ad ovest del monte vi è, a m.2.430, il "Lago Piccolo" ed a nord, a m.1.927, una vecchia "Malga di Piccolo". L'aggettivo "piccolo" potrebbe essere stato dato al monte al confronto con il più grande "Torsoleto" a m.2.708. Pler (Plèr) a m.1.221: nel fianco sinistro della valle del Santo, a nord-ovest della frazione Galleno vi è una località "Alpe Pler". Pomovre (Pomùvre) a m.1.210: a nord-ovest della frazione Doverio e leggermente più in quota, vi è "Alpe Pomovre". Pontera (Pontèra) a m.1.100 circa: a nord di Galleno, nel fianco sinistro della valle di Corteno vi è "Alpe Pontera". Porsaneda (Porshanèda) a m.951: su una vecchia mappa catastale del 1800, erano segnati, ad est di Santicolo, dei vecchi cascinali o delle baite. Pradella (Pradèla) a m.1.400 circa: località a sud di Corteno, il cui nome sarebbe il diminutivo di "prada" o "pratorum series" (praterie). Pramalt (Premàlt) a m.1.450: sito montano ad ovest di S. Antonio, sotto il monte Savrone. Prena (Prena) a m.1.550 circa e m.1.621: da vecchi mappali risultano, a nord-ovest di Corteno, due cascinali non molto distanti tra loro, nel fianco destro della valle del Santo. Sabiot (Sash blòt) a m.1.015: tra Galleno e Ronco sono segnalate delle vecchie abitazioni, il cui nome deriverebbe dall'unione dei vocaboli "sash" (sasso), e "blòt" (nudo); nel milanese lo stesso termine diviene "biòt" o "bala-biot" per personaggio inaffidabile. Santo (Shànt) a nord-est della frazione Galleno vi è la "Valle del Santo", piccola valle che confluisce poi a sinistra nella più ampia valle di Corteno. Savrone (Savrù) a m.1.556: a ovest di S. Antonio, nel fianco destro della valle di Corteno vi è un rilievo denominato "Monte Savrone". Scale (Scale) a m.1.920: località "Le Scale" ad ovest di Corteno: è assai probabile che il nome "Le Scale" sia stato dato in quanto questa zona presentava un pendio a ripiani. Scur (Scür) piccola valle ad ovest di Santicolo, che confluisce poi nel torrente Fiumicello tra Santicolo e Corteno: "scür" è una diffusa voce dialettal per scuro, nero o buio. Scuzzo (Scùrz) piccola valle a sud di Domàz: è possibile che questo toponimo derivi da "scurz" che in Val di Scalve significa tenace, oppure da "scürs" che in Val Imagna significa serpe velenoso (vipera). Sellero (Shèler) con questo nome si identificano diverse località: a m.1740, a sud-ovest di Corteno il "Monte Sellero"; a m.1965, a sud-est del monte, la "Malga Sellero" ed a m.2.420 il "Passo Sellero" tra le valli di Campovecchio e di Paisco. Il nome potrebbe derivare da "cellulae", diminutivo plurale di "cella" (deposito di frutti campestri), oppure da "sella" (valico, passaggio). Non lontano vi è anche il paese di Sellero, posto sul fianco destro della Valle Camonica. Sentito (Shintì; Shintìt) località ad est di Galleno, etimologicamente proviene da "shinta" (cinta dalla quale "shintì" suona come diminutivo). Sessa (Sèsha) a m.2.462 monte a sud-ovest di Corteno, nella catena montuosa che separa le valli di Campovecchio e quella di Brandet. Il nome deriverebbe dal vocabolo "sessa" (sedes, voce di molti significati che includono l'idea di "posto" o "località"). Sisina (Zizìna) a m.1.800 circa: sito montano ad ovest di Corteno alla destra della Valle Borca: dal vocabolo "shisì" (quattrino), e "shizina" suona come il femminile (anche sinonimo di piccola somma). Sonno (Shòn) a m.1.800 circa: a sud di Corteno vi è una vecchia "Malga di Sonno" e poco oltre il sovrastante "Lago di Sonno" sotto il Corno Barbione. Su una vecchia mappa militare vi era anche un altro "Lago di Sonno" posto a sud di Santicolo ed a nord del monte Palone. Sopressà (Shopreshà) a m.2.623: "Palone del Sopressà", monte a sud-est di Corteno, tra il Palone del Torsolazzo ed il Torsoleto, posto nel fianco destro della Val Brandet. La parola "shopreshà" significherebbe stirare, ma "shopreshàt" potrebbe essere attributo di pascolo. Stael (Staèl) a m.1.300 circa: a nord-ovest di Doverio, nel fianco sinistro della valle vi è l'"Alpe Stael". Strencia (Striza; Strisha) a m.1.704: a nord-ovest della frazione Galleno, sotto il piano di Zembro vi è una "Cima Strencia": toponomasticamente deriverebbe da "strisha" (screziatura, striatura di colore diverso, macchie di più colori, forse dovuti alle varie specie arboree presenti su questo rilievo montuoso). Stizza (Stiza; Stisha) piccola valle a sud-ovest di Domàz: deriverebbe da "stissa" o "stisa" sinonimo di "stizza" (rabbia moderata). Stretta (Stréte) a m.1.285: località "Casere della Stretta" (Le Stréte) a sud-ovest di Corteno in Val Brandet: queste terminologia sarebbe giustificata dalla posizione topografica del posto, rilevabile con un passaggio stretto e malagevole. Teleneck (Telènech) a m.2.747: monte a sud-ovest di Corteno nel fianco sinistro della Valle di Campovecchio, a nord-ovest del monte Sellero. Torsolazzo (Torsholàz; Torsholàsh) a m.2.589: il "Monte Torsolazzo" è a sud-ovest di Corteno, nel fianco sinistro della Valle di Campovecchio; a m.2.147 è posta una sottostante "Malga Torsolazzo (m.2.147); a m.1.673, a sud di Corteno, il monte "Palone del Torsolazzo" alla testata di Val Brandet ed infine a m.2.000 un'altra "Malga Torsolazzo". Il nome potrebbe derivare dal vocabolo veneto "torsa" (fascio di fieno ed asta di legno che serve a farlo e tenerlo unito); oppure dal bergamasco "torsel" (rotolo); o dal bresciano "torsha" (torcia). "Torsholàsh" è sicuramente peggiorativo ed accrescitivo di "torsha". "Torsha" in dialetto camuno è anche il "moccolo" di muco nasale. Torsoleto (Torsholèt) a m.2.708: a sud-ovest di Corteno, il "Monte Torsoleto" ed a m.2601 il "Passo di Torsoleto" per il quale dalla Val Brandet si scende in quella di Loveno. Travasina (Traasìna) a m.1.800: località a sud-ovest di Corteno, nel versante destro della Valle di Campovecchio. Traversette (Trezét) nel fianco sinistro della valle, a nord-ovest di Corteno a m.1.406-1.506 vi è un sito denominato "Piano delle Traversette". Il nome deriverebbe dal vocabolo "trèse" sinonimo di quello steccato che separava le pecore dai buoi, dal quale "tresét" suona come diminutivo. Tre Monti (Tre Muç) vasta regione posta in quota tra i m.1.200 ed i m.2156 a sud-ovest di Corteno tra le valli di Campovecchio e di Brandet, dove confluiscono in quella di S. Antonio. "Müç" è il plurale di "mut" (monte, che è anche sinonimo di alpe o malga). Venet (Énet) a m.1.042: località a sud-ovest di Corteno in fondo alla Valle di Campovecchio: da "venetum" al francese "venet" specie di rete. Voltur (Voltùr; Oltùr) a m.1.825: un "Sasso del Voltur" è un cocuzzolo roccioso a sud-ovest di Corteno al di sopra del monte Peloso: dal vocabolo latino "vultur", che a Corteno è il nome dell'avvoltoio. Zembro (Zèmbro) a m.1.700 circa: a nord-ovest di Cortenedolo, sul confine con la Valtellina, nel fianco sinistro della valle di Corteno vi è una regione "Piano di Zembro", da cui si gode un'ampia vista panoramica su tutta la valle di Corteno, fino a Edolo e all'Aprica, il cui nome potrebbe derivare dal vocabolo latino "iuniperus" (ginepro) o da "iuniperetum" (ginepraio), pianta diffusa in questa zona. Passo dell'Aprica antico valico montano ora completamente cementificato da alberghi e case di villeggiatura: il complesso turistico Aprica-Corteno Golgi è accessibile dai versanti camuno e valtellinese dispone di funivie, quattro seggiovie, 20 sciovie, 50 Km. di piste, due anelli di fondo, palestra e palazzetto dello sport con piscina. Secondo la stagione sono praticabili dei campi da tennis, maneggi, un percorso vita, piste di pattinaggio, cinema e campeggi organizzati. Un discorso particolare e significativo meritano i numerosi e bellissimi parchi naturali che possono essere il miglior contorno ad un soggiorno breve o a periodi di ferie montane più lunghi: Valle di S. Antonio, val Belvisio e Orobie, la riserva Pian di Gembro, Trivigno e Mortirolo. In questi siti sono programmabili centinaia di Km. di percorsi segnati, particolarmente indicati per escursioni a piedi, in mountain bike e per sci alpinismo. Alcune strade, intorno al Mortirolo e al passo dell'Aprica sono perfettamente asfaltate e, durante il periodo estivo, sono indicate anche per indimenticabili percorsi in moto o in auto. Sono presenti, su questi tracciati, locali tipici e agriturismi per una sosta ristoratrice. |