Stemma Edolo Edolo
EDOLESI (Müle - Ázegn):
4.607 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 89,4 H.m.: 700 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
Da BRESCIA e BERGAMO
Km.
97,7
Da MILANO
km.
147
FRAZIONI
Badaloni, Bisioli, Canalino,
Cazzolina, Ceribli, Cortenedolo,
Croce, Febbrari, Frassaneda,
Gazzoletti, Morouarti, Mu, Pieve san Clemente, Vico
CAP. : 25040


Le Immagini del Paese
Panorama di Edolo (1)
Panorama di Edolo (2)
Panorama di Edolo (3)
IL NOME:
Edolo (E’dol) - Iduli (sec. VIII) - Idulio (sec. X). l'etimologia del nome ha diverse interpretazioni che, nelle varie versioni, possono tutte essere fatte risalire a tempi pre-romani o romani per la presenza di insediamenti nel punto dove la Valle Camonica si dirama contemporaneamente verso Ovest, Nord e Sud. Una versione vuole che derivi da "idolo" poiché vi si scoprì, in tempi antichi, un simulacro del dio Saturno e, tra l'altro "aedulae" vuole dire anche "piccolo tempio". Più coerentemente deriverebbe da nomi propri germanici come "Idalus" e "Edila". Infine altri studiosi credono nella derivazione di "haedulus" (capretto) oppure da "fagetulum" (faggeto) quest'ultima interpretazione può essere suffragata dal fatto che "mugetulum" (faggeto) porterebbe anche al nome Mù, frazione di Edolo e uno dei primi insediamenti abitativi in zona.


LA STORIA :

    La collocazione geografica del sito dove ora sorge il borgo di Edolo, al vertice di un triangolo che si dirama in tre direzioni: bassa Valle Camonica a sud, valle di Corteno con passo Aprica e Valtellina (e Svizzera) a ovest e alta Valle Camonica (passo del Tonale e Trentino) a nord, fin dai tempi più antichi ha determinato la creazione di insediamenti abitativi. In località Pagà doveva sorgere un antico tempio dedicato a Saturno (e forse anche un antecedente luogo di culto d'epoca ligure-celtica) e l'insediamento romano è certamente rilevabile per l'importanza che l'incrocio delle strade, che confluiscono (o si diramano) poi nelle direzioni descritte, aveva per tutta la zona e per le valli collegate.
    Una "statio" romana fu costruita sulla riva destra dell'Oglio all'incrocio di queste importanti arterie e nello stesso luogo è presumibile che venisse eretto anche un posto di controllo militare e commerciale poiché in tempi successivi, vista la frequenza dei passaggi di pellegrini diretti (dal centro Europa) verso le pianure italiche, era sorto, nella stessa posizione della "statio" romana un ospizio. La costruzione di questi edifici adibiti al ricovero di viandanti e pellegrini era molto diffusa, in epoca postromana, nelle valli alpine e molti ne furono edificati anche in Valle Camonica, dove le schiere (solitamente dei gruppi, poiché era più sicuro viaggiano non soli) di chi si recava nei luoghi santi di preghiera cristiana o intratteneva commerci tra le varie regioni, erano spettacoli quotidiani e usuali.
    Fin dall'epoca della dominazione romana in Valle Camonica, furono tenuti nella zona importanti mercati e fiere con interscambi di merci, prodotti e bestiame sia di taglia grossa (bovini ed equini), che minuta, (ovini e pollame) tra le varie popolazioni alpine.
    La secolare presenza dell'insediamento romano in questi siti è rimasta radicata anche nella parlata locale con i termini "bois", "tabiàt" "clùsure" ecc. che si distinguono da termini consimili di altri dialetti di altri paesi vicini. Il nucleo abitativo più antico della zona, forse addirittura di epoca celtica, era posto sicuramente a Mu, per la sua posizione dominante, ma una grande frana durante un'alluvione distrusse l'antico abitato e il nuovo centro in cui sorsero le abitazioni, per coloro che si erano stabiliti nella zona, fu nei pressi del ponte costruito sull'Oglio e cioè nel fondovalle. Presso di esso venne eretta, sul luogo in cui sorgeva l'antico tempio romano (e dunque pagano), intorno al sec.VIII, una delle prime Pievi cristiane della Valle Camonica, che divenne il centro di riferimento non solo religioso ma anche politico e amministrativo. Narra la leggenda che il cristianesimo fu portato e divulgato in alta valle da un diacono della cattedrale di Brescia di nome Siro, e vide la sua affermazione prima sotto i Longobardi e poi con Carlo Magno. Fu proprio l'imperatore dei Franchi che, nel 774, donò tutta la valle ai monaci del convento francese di Tours che per secoli ricevettero le decime dai Camuni ma che costruirono anche numerose chiese e templi cristiani, praticamente in ogni borgata.
    A Mu, vista la sua posizione dominante su buona parte della zona, era stato edificato anche un castelliere che poi era stato trasformato in un vero e proprio castello e che, insieme a vasti possedimenti in alta valle, passò dai monaci francesi al vescovo di Brescia che, col titolo di Duca della Valle Camonica, riceveva le decime, le tasse e gli affitti nominando all'uopo "delegato curiale" con una giurisdizione amministrativa che corrispondeva con quella della Pieve stessa. A capo della Pieve, alla quale facevano riferimento numerose parrocchie minori, veniva insediato un arciprete, coadiuvato dal "Presbiterio", che era costituito dai sacerdoti e dai laici che provvedevano e si dedicavano alla cura delle anime e, con i fondi raccolti, alle cosiddette opere di carità.
    Come già accennato, ben prima dell'anno mille era sorto un ospizio trasformato in un vasto "xenodochio" (ricovero) dedicato a San Martino (protettore dei monaci di Tour), e collegato con quello di San Remigio in Valtellina. Questa istituzione rimase attiva per più di 500 anni tant'è che si ha testimonianza della sua presenza fino al 1400 e alla conquista della Valle da parte della Repubblica Veneta. All'ospizio, come accadeva spesso, fu anche aggregata una scuola, solitamente con due o tre gradi di istruzione di base a cui potevano accedere solo i bambini maschi.
    Nel 1200, alcuni documenti riportano che i Federici, per nomina dello stesso imperatore Federico Barbarossa (da cui presero il nome), entrarono in possesso di titoli, beni e del castello di Mù e delle terre circostanti. Il secolo successivo, anche per controbilanciare lo strapotere dei nobilotti locali, nacquero e si costituirono le "Vicinie" sia nella municipalità di Mu che in quella di Edolo. Queste associazioni volontarie di "boni homines" che dovevano amministrare i beni in comune e curare gli interessi degli "originari", cioè di quelle famiglie che erano insediate nel territorio comunale da molto tempo, erano sorte un poco in tutta la Valle Camonica e furono un valido baluardo popolare per contrastare le angherie e i privilegi delle più potenti famiglie, solitamente nobiliari.
    Era l'anno 1303 quando, con un atto notarile, furono definiti i confini con le Vicinie e i comuni confinanti e le "Vicinie" dovettero anche risolvere problemi importanti per i diritti di pascolo, diritti di acque, di passaggio ecc e quando questi furono chiariti e codificati secondo le antiche tradizioni locali, i "Reggenti" giurarono fedeltà al Vescovo di Brescia. Le "vicinie" stabilivano anche il calendario dei giorni di feste religiose del paese e potevano multare chi non si fosse astenuto dal lavoro.
    Nel 1300 le lotte tra i Guelfi e i Ghibellini videro scontri anche sanguinosi e la famiglia Federici, appoggiandosi ai potenti signori di Milano, i Visconti, aumentò la propria influenza, schierandosi prima contro il vescovo di Brescia e poi contro Venezia che voleva estendere il proprio dominio anche su vasti possedimenti del Ducato di Milano. Cambiando repentinamente padrone, gli stessi Federici passarono, dopo vari tradimenti e voltafaccia, sotto la Serenissima Repubblica Veneta che confermò loro molti dei privilegi ma in seguito ad altri "cambi di campo" pose delle forti limitazioni ai loro possedimenti, privilegi e prerogative, assorbendone però molti nella sua burocrazia. Sotto la lunga dominazione Veneta, Edolo acquistò, data la sua posizione strategica e di confine, una notevole rilevanza economica e politca. Era il punto obbligato di passaggio di eserciti e truppe e divenne anche un florido mercato.
    L'importanza di Edolo è testimoniata dalla presenza, nel 1476, di diversi mulini, tre fucine con magli, una segheria, una tintoria e un follo. Le fucine, che lavoravano il ferro proveniente da alcune miniere poste sui monti circostanti e dai comuni limitrofi, producevano non solo attrezzi per l'agricoltura e ferrarezze, ma anche armi, celate e parti di armature.
    Sorsero nuove abitazioni civili e alcune dimore signorili e le chiese furono ampliate e ornate da pregevoli opere d'arte. Nel 1400 tramontò l'organizzazione assistenziale (l'ospizio) e la scuola annessa all'antica Pieve ma sorsero altre istituzioni come il "Pio luogo della misericordia" che provvide fin dal 1484 a soccorrere i più poveri. Questa confraternita fu opresente per quasi 500 anni e rimase attiva fino al 1913.
    Nel 1500 fu istituito, per volontà di Giovan Battista Belotti e Filippo Federici, un Monte di pietà. Lo statuto di questo "banco" a cui per molte generazioni gli Edolesi si rivolsero, fu approvato dall'assemblea generale della Vicinia il 15 marzo 1587.
    Ma il 1500 è tristemente passato alla storia come il secolo dei processi sommari alle streghe e dei conseguenti roghi che illuminarono queste contrade di bagliori sinistri. Il paganesimo, mai sopito malgrado l'intervento pressante e continuo delle autorità religiose cattoliche, ebbe un forte rigurgito proprio nel XV e nel XVI secolo e questo diede inizio ad una caccia sfrenata a stregoni e streghe (o presunti tali). Alcune decine di persone furono messe al rogo (nella vicina Valtellina furono molte di più).
    Le accuse di "facere malefizii" e di stregoneria erano molto comuni: le più diffuse erano quelle di assaltare uomini e donne, di seccare campi e prati, di bruciare boschi e di uccidere animali. Molte di queste accuse erano anche spinte da interessi privati (una sostanziosa parte dei beni che venivano confiscati agli accusati passavano agli accusatori ed era uso comune saccheggiare le dimore di chi era stato condannato per stregoneria) o vendette personali e per questo dovette intervenire, con varie "Dogàli", anche il Senato della Serenissima Repubblica Veneta per limitare e controllare sia le accuse che i procedimenti legali adottati da chi doveva giudicare. Furono comunque diverse le donne che vennero accusate di essere streghe e di compiere festini e sabba sui monti del Tonale e molte di queste furono arse vive sui roghi, accesi nelle piezze principali, in alcuni borghi dell'alta valle.
    Come se non bastasse la bestialità stupida e ignorante degli uomini fanatici anche la natura intervenne a produrre lutti e disastri in un secolo già tanto travagliato. Nel 1520 una grande inondazione, non frenata da dighe o argini, distrusse molte case e alcuni fabbricati tra cui dei mulini, i ponti e le passerelle che collegavano le due rive dell'Oglio.
    L'anno dopo, nel 1521, la popolazione locale fu colpita del flagello della peste che fece numerose vittime. Nel 1534 e nel 1567 la scarsità di precipitazioni portò a dei magri raccolti che vennero completamente requisiti durante il passaggio di alcune truppe mercenarie che procurarono delle pesanti carestie e morti per denutrizione e fame.
    Nel 1614 le violente piogge provocarono ancora inondazioni e danni. Nel 1629 un'altra carestia, provocata ancora dal passaggio delle truppe dei famosi Lanzi(chenecchi) e dalle razzie di queste provocò numerosi lutti.
    Ma il retaggio più grave lasciato da questi mercenari fu la più grave epidemia di peste che mai ha colpito quelle povere popolazioni (quella di manzoniana memoria): ufficialmente dal 2 luglio 1630 al 5 febbraio 1631 la peste uccise 720 persone su una popolazione stimata in circa 1.600 abitanti. La popolazione di Edolo fu dunque ridotta quasi della metà e, come ovunque, per allontanare dal borgo gli appestati furono aperti dei lazzaretti posti fuori dall'abitato in luoghi isolati e controllati.
    Nel 1700, scendendo dal passo dell'Aprica, passarono ancora per Edolo e le sue contrade, truppe, eserciti e masserizie di diverse nazioni, con gravi disagi per la popolazione locale che si vide nuovamente depredata di molti generi di prima necessità. La povertà, le angherie e le numerose condanne a pesanti pene detentive per reati contro la persona o il patrimonio portarono ad una recrudescenza del fenomeno del brigantaggio, già presente da secoli in quelle terre di confine e che assunse aspetti preoccupanti.
    Comunque, se la posizione geografica di Edolo è stata per secoli causa di molti lutti e danni, è stata però anche la sua fortuna (specie economica) poiché crocevia di traffici importanti: nel XVII secolo il paese divenne uno dei più popolosi e ricchi della Valle Camonica e lo rimase fino alla caduta della Repubblica Veneta. Nel 1797, otto anni dopo lo scoppio della Rivoluzione francese a Parigi, anche in Italia ormai spiravano venti di rivoluzione (politica e sociale) e, all'arrivo delle truppe francesi, molti furono i volontari che si aggregarono con entusiasmo al nuovo regime facendo nascere la Repubblica Bresciana. Il giorno di capodanno (del 1797) le truppe francesi, salite in Valle Camonica da Brescia e discese dal passo dell'Aprica verso Tirano, dopo la conquista della Valtellina, rientrarono in Valle Camonica e respinsero un forte attacco di un reparto di Austriaci a cavallo che proveniva dal passo del Tonale che fungeva, ormai da secoli, da confine con l'Impero Austriaco. Fu però solo il 3 maggio (1797) che la ventata di liberalismo francese raggiunse ufficialmente Edolo dove fu innalzato, in piazza, un grande albero della libertà. Erano in pochi comunque, dopo l'entusiasmo di alcuni giovani e intellettuali, dei primi momenti, a associarsi ai francesi e, spinti dal clero ma soprattutto dal comportamento da conquistatori (con grandi e continui soprusi, violenze e sequestri), subito messi in atto dai militari d'oltralpe, la popolazione locale rimase inizialmente fedele a Venezia e questo provocò numerosi processi e molti furono gli Edolesi che furono obbligati, per non essere carcerati o giustiziati, a prendere la via dell'esilio verso la vicina Valtellina (allora terra Elvetica) per riparare poi negli altri cantoni della Conferedrazione Svizzera.
    Gli Austriaci, insediati con forti contingenti di truppe al passo del Tonale e in Val di Non, tentarono più volte di riconquistare l'alta Valle Camonica e vi furono diversi scontri armati. Le truppe imperiali, nel 1799, riuscirono a rompere lo schieramento francese posto nei pressi di Vezza d'Oglio e raggiunsero anche Edolo. Appena giunti in paese, abbandonato dalle truppe nemiche in fuga verso il passo dell'Aprica e verso la bassa valle, come primo atto tagliarono (gesto molto simbolico) l'albero della libertà.
    Lo scontro più violento avvenne però, tra le avanguardie austriache e le retroguardie dei francesi, nei pressi del passo del Mortirolo. I francesi sconfitti anche su altri fronti, ripiegarono in Piemonte e poi rivalicarono le Alpi portandosi sul loro territorio nazionale ma, solo l'anno dopo, nel giugno del 1800, dopo la battaglia di Marengo, ritornati in forze, con l'"Armata d'Italia", al comando del generale Buonaparte (non ancora Bonaparte), riconquistarono tutto il nord Italia e risalirono anche in Valle Camonica. A Edolo vennero acquartierati i circa 20.000 soldati del generale Mac Donald ed è difficile pensate cosa dovette essere l'impatto sulla popolazione locale di una simile esorbitante quantità di militari e del loro seguito. Le numerose truppe lasciarono in parte il paese e le sue frazioni, che erano state letteralmente requisite per alloggiare gli uomini e gli animali, solo in dicembre, quando, in pieno inverno, i francesi salirono verso il Tonale per affrontare nuovamente gli austriaci che si erano rafforzati e che avevano fatto affluire nuove truppe dal Trentino. La battaglia fu terribile e sanguinosa e i francesi ebbero la meglio ma a costo di gravi perdite. Molti furono i morti, i dispersi e i feriti che vennero ricoverati in un piccolo ospedale da campo che era stato costruito alla periferia sud del paese di Edolo e che divenne poi un vero ospedale. Nel 1809 più di duemila insorti tirolesi, guidati dal famoso Andrea Hofer, piombarono sull'alta valle Camonica e a Edolo e in altri paesi lasciarono una lunga striscia di sangue e violenze. Innumerevoli furono gli scontri tra austriaci e francesi durante tutto il periodo napoleonico.
    La cronica mancanza di truppe fresche per le armate di Napoleone, disperse in tutto il continente europeo, fece sì che gli arruolamenti coatti, ordinati dal comando napoleonico in Italia, fossero frequenti e improvvisi. Molti giovani camuni furono costretti a militare sotto le armi francesi, in lontani paesi ma moltissimi si diedero alla macchia o cercarono rifugio oltre i passi alpini. Alcuni di questi, ripresi dai gendarmi, furono condannati a pene severissime e alla deportazione. Gli austriaci (alleati con russi, inglesi e tedeschi) ebbero il sopravvento su Napoleone nel 1814 e, dopo il congresso di Vienna e la restaurazione dei vecchi regimi, approvata la scomparsa della Serenissima Repubblica Veneta, si stabilirono in tutta la Lombardia e il Veneto creando il Regno del Lombardo-Veneto.
    Passato il turbine napoleonico, la Valle Camonica (ma anche quasi tutta l'Europa) si trovò in uno stato di prostrazione e povertà totali che da molti secoli non era più stata vissuta. Molti beni erano stati depredati e la miseria, la fame e le epidemie erano diffusissime.
    Il 23 marzo 1848 (anno famoso per i vari moti insurrezionali che erano scoppiati in tutta Europa) fu costituita a Edolo una guardia civica, che, agli ordini di Luigi Calvi, il 4 aprile costrinse alla resa i pochi gendarmi austriaci che presidiavano la dogana posta in paese. Entusiasmati dalla facile vittoria iniziale e anche dall'arrivo di altri patrioti dalla Valtellina e da Bergamo, a ranghi sparsi e senza una valida organizzazione militare, completamente ma impreparati ad uno scontro con truppe composte di militari di professione, questi esaltati si avviarono verso il Tonale e la Val di Sole per "liberare" i paesi trentini. L'accoglienza della popolazione locale fu nettamente ostile e le truppe dei volontari, pressate anche dall'esercito austriaco, furono costrette, con diverse perdite, a ripiegare e rientrare in Valle Camonica dove si sciolsero.
    Durante il Risorgimento, furono attivi alcuni patrioti Edolesi, che, dopo la sconfitta nella prima guerra d'Indipendenza, facilitarono numerose fughe (in Svizzera e Piemonte) di alcuni perseguitati politici. Durante questo periodo furono recuperate armi da distribuire ai patrioti fedeli e poco prima della seconda guerra d'Indipendenza, tante furono le informazioni sulle forze e postazioni austriache che, tramite uomini fidati, transitavano dal confine e venivano consegnate ai piemontesi. Nel 1859, molti Edolesi si arruolarono nelle truppe alpine guidate da Garibaldi che aveva ordinato una lunga e faticosa marcia sulle montagne camune per ricongiungersi ad altri volontari provenienti dalle altre valli bresciane e bergamasche.
    Nel 1860 Edolo divenne sede di collegio elettorale e il primo eletto a rappresentare la zona fu il conte Gian Battista Giustiniani.
    Nel 1861, poco dopo la spedizione dei Mille, fu formata una compagnia del battaglione della guardia nazionale che, al comando di Emanuele Tosana, operò attivamente nelle Marche.
    Nel marzo del 1873, nell'ex convento dei Cappuccini, venne posta la sede del comando della tredicesima compagnia degli Alpini. Fu una data storica poiché questo fu il primo nucleo del glorioso battaglione Edolo.
    Nel 1854 fu tracciata una nuova e più ampia strada che portava direttamente al passo dell'Aprica e proseguendo poi per la Valtellina saliva a Bormio e al passo dello Stelvio: quest'importante arteria aprì la zona a nuovi e più veloci traffici con la Svizzera e il centro Europa.
    Nel 1862 fu costruito un ponte nuovo tra Edolo e Mu.
    L'energia elettrica giunse ad Edolo nel 1894 e nel 1909 la società SNFT (Società Nazionale Ferrovie e Tranvie), che aveva avuto l'appalto della costruzione della gestione (per 99 anni) della linea Brescia-Iseo-Edolo, fece giungere la strada ferrata con stazione di arrivo e smistamento alla periferia sud del paese. Era il 18 giugno 1870 quando un furioso e devastante incendio provocò la morte di due donne e distrusse 27 case.
    Durante il primo conflitto mondiale il fronte della guerra era molto vicino ed Edolo fu centro di comando e di smistamento truppe e servizi: Comando di Tappa, Comando di Battaglione (l'Edolo) e specialmente sede di Comando di Divisione. Edolo divenne il fulcro vitale per le truppe impegnate nel vicino fronte dell'Adamello. Si ricordano anche alcuni film del primo dopoguerra, che esaltavano le gesta dei soldati italiani su quel fronte, ambientati in Edolo e che raccontavano le gesta degli eroi (italiani) sulle vette delle montagne contese tra esercito Regio ed Austro-Ungarici.
    Una ferrovia, poi demolita, che costeggiava il fiume Oglio, portava i rifornimenti militari e i vettovagliamenti fino a Vezza d'Oglio da dove poi venivano smistati verso il fronte.
    Durante tutto il periodo bellico Edolo fu notevolmente ampliata con la costruzione di alcune caserme, due ospedali e vaste opere di fortificazione. La Prima Guerra Mondiale era ormai al termine quando tutta l'Europa (e il mondo) venne flagellata da un'immane epidemia che fece più morti della stessa guerra: la "Spagnola". A Edolo furono ben 150 i civili e 325 i soldati che perirono a causa di questo morbo.
    La posizione strategica di Edolo fece sì che anche durante la seconda guerra mondiale furono impiantati comandi dell'esercito regolare, poi, dopo la caduta del regime fascista, fu organizzato un comando delle SS che venne affiancato da uno delle truppe repubblichine. Anche per questo Edolo fu bersagliato da più bombardamenti aerei da parte degli alleati: all'alba del 13 marzo 1945, ad appena un mese dalla fine della guerra, un attacco aereo con bombe ad alto potenziale colpì il paese e si contarono diversi feriti e, malgrado i rifugi, sette furono i morti.
    Nel dopo guerra Edolo divenne il centro amministrativo dell'alta Valle Camonica, sorsero diverse scuole superiori, le viscere del Monte Colmo, a strapiombo sull'abitato, furono scavate per chilometri e la più grande centrale idroelettrica d'Europa fu resa operativa proprio nel cuore della montagna. Un piccolo lago artificiale mutò anche l'idrografia e la geografia locale a sud dell'abitato. Le acque di questo lago sono quelle che precedentemente avevano già fatto girare le turbine della centrale e prodotto energia elettrica, poi, durante le ore notturne, quelle di minor consumo di energia, le stesse (acque) vengono "ripompate" in quota e riutilizzate per una nuova caduta nelle stesse condotte forzate per produrre nuovamente energia distribuita poi nella rete elettrica nazionale.
    Edolo è divenuto anche centro di un certo turismo estivo ma specialmente di transito e passaggio per gli appassionati degli sport invernali che vogliono raggiungere le vicine piste del grande comprensorio Ponte di Legno-Temù-Tonale o quelle dell'Aprica. Nella piana a ovest dell'abitato sono sorte alcune aziende che in alcuni casi, come nel settore della lavorazione industriale del legno, hanno raggiunto una alta tecnologia applicata ad una specializzazione ad alto livello.

DA VISITARE:
Tra le costruzioni civili va segnalata Casa Ramus, posta nella parte alta di Mu, appartenne alla stirpe dei famosi intagliatori in legno, nati proprio a Mu, che tante bellissime opere hanno lasciato nelle chiese e in molti edifici sacri e civili di tutta la Valle Camonica.
I Ruderi della roccaappartenuta alla famiglia Federici sono sopra Mu, ma dell'antico e possente edificio restano solo, su un poggio erboso, alcune tracce delle fondamenta e delle mura.
La Pieve di Santa Maria Nascente: a Mu è di antichissima origine, una delle prime costruzioni cristiane della Valle Camonica, fu ristrutturata nel 1300 sotto la signoria dei Visconti. Ulteriori lavori di ampliamento furono messi in cantiere nei secoli successivi e verso la metà del 1600 i lavori assunsero particolare rilevanza e si completarono solo nel secolo successivo con l'aggiunta del campanile. Al suo interno sono visibili varie opere in legno, di classica impronta barocca, di Pietro Ramus o di scuola camuna: un'ancona, un paliotto, un pulpito e l'altare della secolare confraternita del Rosario. Sempre ligneo è un crocifisso della fine del 1400 di scuola altoatesina. Ben otto sono gli altari presenti nel tempio decorato anche da dei dipinti del 1600 che sono opera del pittore locale Gian Giacomo Borni (Gaioni) detto il Bate (detto anche: Bati, Batte, Boni-Bate, Borgnini, Borni, Rambotti): nato nel 1635 a Ponte di Saviore da una famiglia originaria di Borno, morì a Ponte il 29 ottobre 1700).
Del 1800 sono alcune opere del Volpi di Lovere. Tra gli altri affreschi, sono degni di particolare menzione quelli di Paolo da Caylina il Giovane che raffigurano anche la "Presentazione di Maria al tempio".
Anche la Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano è a Mu e anche la sua origine è molto antica. Nei secoli l'edificio originaro è stato, più volte rimaneggiato e anche ricostruito parzialmente: gli ultimi consistenti lavori di ampliamento sono stati eseguiti nel 1700. Della sua presenza si ha conferma nel 1422 poiché la chiesa viene citata in un testamento. Contiene alcune opere d'arte lignee e pittoriche del 1600 e del secolo successivo, tra le quali degli affreschi e una pala del 1600 attribuita al Bate.
La Chiesa di San Giovanni a Edolo fu ricostruita, su un antico edificio preesistente, all'inizio del 1500 mentre il campanile fu rifabbricato nel 1542 e poi ristrutturato nel 1954. Questa chiesa fu riadattata al culto dopo i roghi che infiammarono l'alta Valle Camonica, e su cui finirono decine di persone accusate di stregoneria e di riti magici. All'interno del tempio, nel presbiterio sono visibili degli affreschi attribuiti Paolo da Caylina il Giovane. Una statua raffigurante San Giovanni Battista è databile nel 1500 ed è opera attribuita ad uno scultore del nord Europa. Un'"Ultima Cena" è attribuita al pittore cremonese Campi. Del 1700 è una Via Crucis.
La Chiesa di San Clemente,fu edificata, su strutture murarie precedenti, intorno all'anno Mille in località Costa. Qui doveva sorgere il famoso tempio dedicato dai Romani al dio Saturno. Dovette anche essere la prima Pieve dell'alta Valle Camonica e nei suoi pressi sarebbe stato costruito un ospizio in cui trovavano rifugio i viandanti e in special modo quei numerosi commercianti che transitavano da e per la Svizzera, la Valtellina e la Valle Camonica. Si ricordano alcuni rimaneggiamenti tra i quali il più consistente fu eseguito nel 1500. Caratteristici di questo tempio sono una loggia e un soffitto con grosse travi in legno. L'altare maggiore è in legno laccato e il paliotto è di cuoio.
La Chiesa di San Sebastiano è posta ai piedi della montagna in località Costa, e la sua edificazione è databile al 1400. Fu restaurata dopo la peste del 1630, e per anni è stata lasciata in grave degrado. Sono comunque ancora visibili dei frammenti di alcuni affreschi.
La Parrocchiale di Cortenedolo è dedicata a San Gregorio: fu ricostruita tra il 1763 e il 1775 su un altro edificio religioso preesistente. La volta è stata affrescata nel 1777 da Giacomo Antonio Corbellini autore anche della pala raffigurante una "Madonna del Carmine, San Carlo e anime purganti". All'interno del tempio sono anche conservate delle altre opere, dipinti e statue, databili al 1600 e al 1700, tra cui spicca la pala della "Madonna col Bambino fra i Santi Gregorio Magno e Lorenzo", attribuita a Giovan Battista Salvi detto Sassoferrato.
La Parrocchiale di Vico è dedicata a San Fedele martire: la sua costruzione, su progetto di Geronimo Cattaneo, fu ultimata nel 1765. Gli affreschi sono attribuiti al Corbellini e sono databili nel 1779. Di notevole interesse una "Madonna in gloria" del 1692, opera del pittore Grisani, racchiusa in un'ancona dorata opera di Gian Domenico Ramus. Allo stesso Ramus o alla sua scuola sono anche attribuite le due edicole.

LOCALITA’ COMUNALI:
(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Mu (Mö) (sec. XII) a m.717-794: antichissima frazione posta di fronte ad Edolo, alla sinistra dell'Oglio: in passato era stato comune a sé ed era diviso, a sua volta, in due frazioni. Il nome deriverebbe da "mögh" (bresciano) o "muff" (Val di Scalve), nomi del "mugus" (pino montano) e "rubus" (rovo).
Aviòlo (Aviöl) a m.2.881 su una antica mappa militare del 1770 si trovava segnata con questo nome una "spuntone" roccioso posto ad est di Edolo alla testata delle Valli Gallinera e Finale. Inoltre, sulla stessa mappa figura anche, a m.1.955, una "Malga Aviolo", nel versante orientale del monte. "Aviòl" è il diminutivo di "Avio" e l'etimologia del nome potrebbe venire dalla radice prendo-europea "aba" (acqua), oppure dalla voce gotica "ahoa" (aiva), che ha identico significato. Ora questo nome è stato dato anche ad un grande lago artificiale.
Bagno (Bagn) a m.1.874 è posta una località in Val Guspessa a nord di Cortenedolo che da il nome anche ad alcune vecchie baite, sempre in Val Guspessa. Questo nome deriverebbe dal fatto che nel luogo vi era stato costruito, in passato, un grande abbeveratoio per il bestiame che era portato all'alpeggio in questa zona.
Baldoni (Baldù) a m.950: dei vecchi cascinali erano posti a nord di Edolo e uniti in una piccola frazione. È assai probabile che il nome provenga dal cognome "Baldoni" diffuso nella zona.
Basiòli (Basiöl) a m.850 circa, località a nord di Edolo. "Basioli" toponomasticamnete prende dall'omonimo cognome, forse portato da alcuni proprietari del sito.
Bedata (Bedata) nel fianco sinistro della Valle di Corteno, appena sotto il dosso Toricla a m.1.300 ed a m.1.600 erano segnate su antiche mappe catastali della repubblica veneta, delle vecchie baite chiamate "bedata". Il toponimo deriva da "badatum" che era una antica diffusa forma di pascolo libero o vincolato svolto anche in associazione di malgari.
Bedola (Bédola) sul versante sinistro della Val Guspessa a circa 1.600 metri, era segnata una "Baita Bédula" sopra Cortenedolo. "Bédola" o "béola" o "betula" (betulla), è la nota pianta, conosciuta fin dall'antichità, tanto che Plinio la chiamava la "gallica arbor".
Bizzano (Bishà) sotto il dosso Toricla a m.1.421, a nord-est di Cortenedolo vi è la località "Bishà": il vocabolo deriverebbe da "bisso" (alveo, letto del ruscello, canale).
Bollino (Bolino; Bulì) a sud-est di Mu, tra la Val Grande e la Val Moia, a m.1.300 circa, sono segnate su una vecchia mappa catastale dell'800, una "Cascina Bollino" e "Cascina Bollino Corte". Il nome potrebbe derivare dal vocabolo "bola" (terreno acquitrinoso).
Bombiano (Bombià) un "Corno Bombiano" è sopra Edolo sul versante opposto della Valle. Il termine deriverebbe da "bomb" (acquazzone).
Borca (Borca) a m.1.260 circa è segnato su una vecchia mappa militare un "Monte Borca" con nei pressi una piccola valle sulle pendici sud-ovest del monte Padrio, a nord della strada Edolo-Aprica.
Boscavegno (Boscaègn) località a m.1.000, a nord-est di Mù nel fianco occidentale del monte Aviolo. La parola deriverebbe da da "bos" (montone) o più probabilmente da "bosch" (bosco), infatti in dialetto locale "boscàgn" significa cespuglio. Calcaròla (Calcaröla): a m.800 erano presenti fin dal 1.780, della "Baite Calcaröla" alla destra del torrente Fiumicello, che si versa poi nell'Oglio a Edolo. Il nome proviene da "calchera" (fornace da calce).
Capo di Ponte (Có de Pónt; Có de Püt) a m.700 nei pressi di Mù, sito presso un antico ponte sull'Oglio.
Carbonaióla (Carbunaiöla) una località Carbonaiöla è a nord-est di Mù, nel fianco sinistro della valle a m.940, il nome deriverebbe da "carbù" (carbone), dal quale "carbunaiöla" (luogo ove si fabbrica il carbone).
Carette (Carète) a m.2.986: alla testata di Val di Agrame, che getta le sue acque nella valle di Mortirolo, vi è il "Côl Carette" a m.2.986, il cui nome deriverebbe (stranamente vista l'alta quota) da "carectum" (luogo ove nascono le càrici: erba palustre).
Corvedai (Corvedài) sito montano a sud-ovest di Edolo e del monte Faeto, posto a 1.850 metri. È assai probabile che il nome provenga da "còrf" diffusa voce dialettale camuna per corvo.
Daone (Daù) località a nord-est di Mu, sul versante sinistro della valle a 1.000 metri circa, posta sopra una ripida pendenza, dalla quale "Daone" per "dalgone" (monte, rupe).
Degana (Degana) sito pianeggiante a sud del monte Toricla e ad ovest di Edolo e alla stessa quota dell'abitato, a circa 950 m.
Derut (Derùt) località posta nel fianco sinistro della valle di Corteno, a nord-ovest di Edolo e del fiume Vallicella, a circa 1.251 metri s.l.m..
Dosmezza (Dos-mesà) a m.1.200: avvallamento e dossello posti a nord-ovest di Edolo, sotto il dosso Toricla.
Dosso San Giacomo (Dòsh Sàhn Giàcom) sito montano a m. 2.151 a nord di Cortenedolo sulla linea di confine con la Valtellina.
Erbacana (Erbacana) a m.1.450 era posta una località a nord di Cortenedolo, nel fianco sinistro della Valle di Corteno, ma a, più sotto, m.1075 era segnata, su una mappa catastale del 1750, una "Baita Erbacana" appena a nord di Edolo. Potrebbe derivare dalla composizione dei vocaboli "erba e cana", dove il vocabolo "cana" significa canna montana (arundo donax). Fabióla (Fubiöla): a m.657: spiazzo prativo a sud-est di Edolo, dove il torrente Fiumicello confluisce con l'Oglio. Il vocabolo "fubiola" è diminutivo di "fubia" (fobbia o fossa).
Faeto (Faét) a m.994: monte posto a sud di Edolo e "Faé " era un termine dialettale che dovrebbe stare per "Faét" (faggeto).
Fasce (Fashe) a m.1.620 circa, località a nord-ovest di Cortenedolo sotto il monte Padrio, il cui nome potrebbe derivare da "fasha" (striscia di panno di lino o d'altro tessuto leggero, lunga e stretta). "Fàse" in Valle Camonica si chiamano anche i terreni, solitamente campi, rettangolari molto più lunghi che larghi.
Felici (Felìsh) località a nord-est di Mu a m.1.100 s.l.m.
Finale (Finàl) la "Àl finàl" è una piccola valle a nord-est di Edolo, tributaria di sinistra dell'Oglio. La valletta scende dal monte Aviolo e serve da confine naturale tra i comuni di Edolo e di Incudine ed infatti è assai probabile che derivi dalla voce "finàl" per confine.
Fiumicello (Fiömesèl) affluente di destra dell'Oglio a sud di Edolo.
Fopa (Fòpa) a m 750: località a sud-ovest di Edolo, sopra la sponda destra del torrente Fiumicello. Fopa è un nome molto diffuso in tutta la Valle Camonica tanto che nella stessa zona esistono: a m.2.223: il "Monte Fopa" ad est di Edolo e una vecchia "baita Fopa" a m.860 a sud-est del paese. Il nome potrebbe derivare da "fòpa" (buca, fossa, concavità) o dall'omonimo "fòvea" (fossa, buca).
Frassaneda (Frashanéda) a m.810: dossello e piccolo spiazzo pianeggiante posti a nord-ovest di Edolo il cui nome deriva da "fràshen" (frassino) e "Fraxinetum" è un bosco di "Fraxinus".
Frati (Frà) molti siti nel comune di Edolo portano questo nome: a m.3.283 vi è un "Monte dei Frati", poi una sottostante "Bocchetta dei Frati" e più a sud una "Valle dei Frati" che scende verso ovest. Poi ancora una "Vedretta dei Frati" è una montagnola ad est di Mu ed a sud-est di Temù: la cima è formata da tre torrioni di cui il più alto è il centrale e forse il nome è dovuto a questa strana forma (come frati in processione).
Fubbia (Fubia) a m.795: località a sud-est di Mu. L'etimologia potrebbe disecndere da "fobia" sinonimo di passo o valico, oppure da "fobia" o "fovea" (fossa).
Gallinera (Galinéra) a m.2.319 è scavata la "Valle Gallinera" a sud-est di Edolo che sale verso il "Passo Gallinera" tra il monte Aviolo ed il Corno Baitone. Il vocabolo deriverebbe da "galina" che in loco non identificava solo il comune pennuto ma anche il fagiano di monte, dal quale "galiner" (luogo frequentato da fagiani).
Gasso (Gash) a m.750, località a sud-ovest di Edolo alla sinistra del torrente Fiumicello. Deriverebbe da "gadium" (bosco bandito), oppure dal termine longobardo "gas" che indicava un luogo cintato adibito a bosco o riserva di caccia.
Laghetto (Laghèt) conca naturale con un piccolo lago posta poco sotto il Monte dei Frati ad est di Mu.
Lago (Lagh; Lach) a m.1751, era segnato su alcune mappe del 1770, un gruppo di "Baite del Lago" a nord-ovest di Cortenedolo, nel fianco destro di Val Guspessa.
Lezzavone (Lesaù) a m.1.172, località a nord-est di Edolo, nel fianco sinistro della Valle. "Lesaù" suona come accrescitivo di "Lesa" (Lezza) e "Lesha" in Valle Camonica era la slitta che veniva usata per il trasporto del materiale estratto dalle miniere.
Logaetto (Logaèt) a m.1.760: depressione montana naturale a nord-est di Cortenedolo, nel piano di Guspessa, il cui nome sarebbe il diminutivo dalla voce "lògh" (luogo ma anche casa, podere).
Lucia (Lüshìa) a m.1.361: località a nord-ovest di Edolo, sotto il Dosso Toricla.
Malga (Malga) a m.1.922 una "Malga di Mezzo", forse adibita ad alpeggio estivo, era localizzata ad est di Mu sopra il lago d'Avio.
Martine (Martinèl) a m.1.800 circa: località a nord-ovest di Cortenedolo, nel fianco sinistro di Val di Guspessa. "Martinèl" o "Martinelli" è un cognome presente anche in zona.
Mola (Mòla) vasta regione posta a nord-ovest di Edolo in cui si trovano segnate, su una vecchia mappa militare del 1800, una "Baita Mola" a m.1.700 circa, delle altre "Baite e Valle di Moia" a m.1801 e una "Malga di Moia" nel versante sinistro di Val Sacca. Il vocabolo "mola" equivale a "moia", infatti la zona era fin dall'antichità piuttosto acquitrinosa.
Mondadic (Mondadìch; Mondadìsh) a m.1.650: sito montano a nord-ovest di Cortenedolo nel fianco sinistro di Val Guspessa. Numerose sono le etimologie presunte per questo nome: "Mondadìsh", in dialetto locale, è il materiale di strame o letame che si leva dal prato per renderlo pulito, ma potrebbe derivare anche da "mons a die" ossia monte a mattina (rivolto verso sud) ma anche dall'aggettivo "mondi", cioè nudi (…di vegetazione).
Nasa (Nasha) una località "Fontana Nasa" è a sud-ovest di Edolo di fronte a Sonico, a circa 1.000 metri s.l.m.. La "nasha" era una specie di rete per catturare i pesci.
Niccolina (Nicolina) a m.700 circa: sito posto ad ovest di Edolo sulla strada per l'Aprica, il cui nome deriva da un cognome presente nella zona.
Niffa (Nifà) piccolo pianoro a m.1.269, a Cortenedolo, nel versante sinistro della Val Guspessa.
Nodriga (Nodriga) località a nord-ovest di Cortenedolo, a 1.750 s.l.m., nel versante sinistro di Val Guspessa.
Paghera (Paghéra) a m.1.870 vi erano dei vasti prati circondanti da boschi, a sud-ovest di Edolo ed a nord-est del Pizzo Trivigno, verlo la Valtellina. "Paghér" e l'abete rosso: questo nome è diffusissimo in tutti i comuni della Valle Camonica.
Parnigo (Parnigò) a m.677: antico nome del ponte sul torrente Fiumicello a sud-ovest di Edolo ed a nord-est di Santicolo.
Parto (Pàrt) nome di due località a nord-est di Mu alla destra di Val Moia, rispettivamente a m.1.450 e m.1.500.
Piantass (Piantash) a m.750: sito semi pianeggiante a sud-ovest di Edolo, di fianco alla strada statale che porta poi verso l'Aprica. "Piantàsh" è peggiorativo di pianta e piante.
Picco (Pich) a m.1.700 circa: spiazzo erboso su cui erano, già ad inizio '800, localizzate delle baite di montagna sopra Cortenedolo, alla testata di Val Guspessa. Il nome potrebbe essere giustificato dal fatto che queste baite erano costruite proprio al di sotto di una spalliera rocciosa. Forse anche le dimensioni dalle stesse costruzioni, ricovero solo nei mesi estivi per i pascoli in montagna, portano a questo toponimo facendolo derivare, come in altri casi, da "pìcol" (piccolo o picciolo).
Pieff (Piéf) vecchio cascinale la cui presenza è attestata su mappe catastali già nel 1600, di proprietà della Pieve (Piéf) di Edolo nel versante destro della Valle a circa 900 m. di quota.
Pila (Pila) località a sud-ovest di Edolo, nel versante destro della Valle di Còrteno a m.850. Potrebbe derivare da "pila" (catasta). "Pila" ha diversi significati: era un vaso di pietra per liquidi, ma anche un tipo di vaso (follo) usato nelle fabbriche dei panni o il coperchio tombale di sepoltura, ma identifica pure un portico aperto, una strada o una catasta di legname.
Plazzo (Plash) pianoro a nord-est di Mu alla sinistra di Val Finale circa a 1.000 metri s.l.m.. Il nome è giustificato dal fatto che il posto era un'area piana, infatti "plash" (spiazzo).
Pler (Plèr) località nei pressi di Edolo a m.851 in cui erano poste anche delle cascine o edifici rurali.
Ponte (Pónt; Pùt) a m.670, era segnato su una vecchia mappa militare austriaca, un piccolo ponte. Di epoca austriaca era infatti un "Ponte Militare" sul torrente Fiumicello a sud-ovest di Edolo.
Pozzólo (Poshöl) a m.1.587 sito montano a nord-est di Mu alla destra di Val Moia.
Pra Bello (Prabèl) a m.1.550, località con una vecchia baita a sud-ovest di Monno ed a nord di Edolo. La zona doveva essere coltivata a prato (o pascolo) da cui "Prà" (prato) con "Bèl" (bello): prato bello, fecondo.
Prada (Prada; Pràa) a m.1.300 vi era un gruppo di vecchie case a nord-est di Cortenedolo, sul fianco destro di Val San Sebastiano. "Prada" driva da pratorum series o praterie e "Pràa" e "Pràe" (prati) e termine molto diffuso in Valle Camonica e i altre valli alpine. Pradasso (Pradàsh)
a m.1.730: sito montano a nord-ovest di Cortenedolo sul fianco sinistro di Val Guspessa: "pradàsh" (prataccio) è peggiorativo di "prat" (prato).
Preassevia (Pröshevià) a m.1.060: località a nord-est di Mu alla destra di Val Moia. Toponomasticamnete dovrebbe derivare da "Prosever" che era sinonimo di "proseguire".
Preda (Preda) a m.1.543: in questo sito montano, già nel 1800, erano segnate su mappe catastali, alcune case ad est di Mu sotto lo sperone del Monte Foppa. "Préda" in dialetto locale è la pietra: forse perché il luogo presenta grandi masse di pietre.
Presagnòl (Presagnöl) a m.1746: località montana a nord-ovest di Cortenedolo, sul fianco destro di Val Guspessa. "Presalia" è cattura, sinonimo di presa, anche in senso di caccia e forse derivato da "Presaglia".
Pressi (Présh) a m.1.000 e 1.050: due piccoli pianori "Pressi di sotto" e "Pressi di sopra" erano segnati su un vecchio mappale dell'800 in cui erano anche riportate delle case, a sud-ovest di Edolo, sul fianco destro della Valle di Corteno: "presso" era uno spiazzo coltivato a pascolo.
Quadrobi (Quadróbe) a m.900 circa: su una vecchia mappa militare, erano segnate alcune case a sud-ovest di Edolo, sul fianco destro della Valle di Corteno. Le costruzione erano vicine ad una, ora non più usata, strada militare che si incrociav, in loco, con delle mulattiere: proprio da questo deriverebbe poi il nome che preso da "quadruvium" voce del basso latino per quadrivio o intersezione di strade.
Restone (Restù) a m.1.350 località a nord di Edolo sul fianco destro della Vall: "restù" sarebbe l'accrescitivo di "rest" (resto, rimanenza).
Rovere (Roaré; Rueré) a m.900: "Rueré", località a sud-ovest di Edolo sul fianco sinistro della Valle di Corteno. "Roaré", "ruaré" sono i collettivi di "ròer", "rùer" (rovere): infatti la zona era caratterizzata, nel secolo scorso, da una vasta macchia di roveri.
Sacco (Shach) a m.1.600, avvallamento a nord-est di Cortenedolo sul versante destro di Val Sacca e Valle a nord-ovest di Edolo sotto il Dosso San Giacomo. "Shaca" (sacca) è sia una specie di sacco ma anche sinonimo di cavità o insenatura ed è toponimo diffuso in Valle Camonica.
Salena (Shaléna) a m.1.650: località a nord-ovest di Cortenedolo, sotto il monte Padrio, versante nord-est. "Salebra" (latino: asprezza del suolo).
Santi (Shànç) a m.1.475: su una mappa catastale della fine del 1700, erano riportate delle "Baite Santi" a nord-ovest di Edolo sotto il dosso Torcila: questo toponimo è facilmente dovuto ad un cognome.
Sareto (Sherét) a m.860: dossello a sud-est di Mu ed a nord-ovest di Sonico: "cereto" deriva da cerrus (cerro ghiandifero, maiale selvatico), ed è un toponimo molto diffuso in Valle Camonica.
Saucco (Saöch) a m.1.732: sito montano a nord-ovest di Cortenedolo alla testata di Val Guspessa: "sàuch" deriva da "sambùch" (sambuco).
Sergiòli (Shergiöi) a m.1.900 vi erano prati adibiti ad alpeggio estivo, su cui erano localizzate delle vecchie baite a nord-ovest di Edolo e a sud-est della cima Toricla.
Sier (Shìer) m.1.740: dossello montano posto a nord-ovest di Cortenedolo, alla testata di Val Guspessa.
Socchi (Shòch) a m.1.150: località a sud-est di Edolo, sul fianco destro della Valle di Corteno: il toponimo eriva dalla voce dialettale camuna "shòc": ceppo. Ma "shoc" era anche un soprannome che identificava una persona di poca intelligenza.
Soldato (Soldàç) a m.2.847 è segnata su una vecchia mappa militare una "Bocchetta dei Soldati" sposta poco sotto e a sud del passo Premassone a sud-est di Mu. Probabilmente il nome è stato preso riferendosi al passaggio di qualche compagnia militare.
Stabline - o (Stablì) luogo non identificato a est di Mu tra Naione e Preda, ma toponomasticamnete è il sincopato di "stabulum": stalla.
Storno (Sturna) a m.850 circa: località a sud-ovest di Edolo, sul fianco destro della Valle di Corteno: "sturna", nel dialetto locale è l'apparecchio a forma di botticella, con cui si produceva il burro.
Strenieda (Stramedà)a m.1.498: località a nord-ovest di Cortenedolo, sul versante sinistro di Val Guspessa, da "strada" e "medà" (metà). In questo sito sorgeva una vecchia casa posta pressappoco a metà del sentiero tra le località montane di Erbacana e Bédola.
Tabladas (Tabladàsh) a m.1.800: prati a nord-ovest di Cortenedolo, alla testata della Val Guspessa. Erano segnate, su una mappa catastale del 1850, delle vecchie "baite Tablasent". "Tabiat" (fienile) e "tablè" e "tablì" (granaio) sono voci camune piuttosto diffuse e "tablòt" in alta Valle Camonica, significa fienile.
Tise (Tise) a m.670: erano localizzate delle "Case Tise" poco a sud-est di Mu, sopra la statale per Malonno: "tisa" (tesa, paretaio: terreno appositamente preparato dove si stendevano le reti per l'uccellagione).
Toricla (Toricla) a m.1.838: un "Dosso Toricla" è a nord-ovest di Edolo, sul versante sinistro della Valle di Corteno e destro di quella del Mortirolo: e delle baite Toricla (a m.1.630) erano sotto il Dosso. Dal latino "Turris" (torre) e "turriculus" è il diminutivo. Nome molto diffuso in tutta la Valle Camonica anche con la variante Turicla.
Traena (Traéna) a m.1.837 è localizzato un "Laghetto Traena" a nord-ovest di Cortenedolo ed a sud-ovest di Motto della Strega, presso il confine con la Valtellina.
Treviglio (Trivia) a m.687: un "Ponte di Treviglio" era a scavalco sul torrente Fiumicello, a sud-ovest di Edolo, per cui passava la vecchia carreggiabile per Santicolo (ora strada provinciale): "trevia" sta per tregua, pace, ma potrebbe anche derivare da "tribia" (tresca).
Trivigno (Pistrì; Treìgn) a m.2.309: un "Pizzo Trivigno" era su un spuntone roccioso a sud-ovest di Edolo, ma identificava anche una valle a nord del monte. "Pistrì" potrebbe essere forse la forma contratta di "Piz trivì". Sulla cima del monte convergono i confini dei tre comuni di Edolo, Corteno Golgi e Malonno. La Valle Trivigno a Santicolo, poplosa frazione di Corteno, era invece chiamata "Al Trèign": forse da "tre vici".
Valle (Val; Àl) a m.1.750 circa: "Àl" genericamente identificava una zona montana piuttosto scoscesa a sud-ovest di Edolo, sotto il Pizzo Trivigno. "Val" oppure "àl" è sinonimo di valle, depressione o torrente.
Valmassone (Valmashù) a m.1.300 circa era segnata, su una mappa catastale già nel 1750, una piccola depressione con un baita a nord-est di Mu, tra la Val Moia e la Val Finale. "Mash" è voce diffusa in alta Valle Camonica per identificare una cascina sui monti e "Mashù" è accrescitivo. Si può anche pensare alla voce trentina "maso" con simile significato. Vestas (Estàsh) a m.1.000: località a nord-est di Mu alla sinistra di Val Moia. "Estàsh" suona come peggiorativo di "Vesta" o "Besta" (pascolo), ma "Vestagg" era anche (con voce valtellinese) la via ripida (di solito un canalone) che veniva usata per far scivolare e condurre i tronchi a valle.
Viapiana (Viapiana) a m.800: località su cui, già all'inzio del 1700, sorgevano delle case a nord di Edolo lungo una vecchia mulattiera per S. Brizio e Monno: in questo luogo la mulattiera è per un buon tratto piana.
Vico (Ich) a m.912: località a nord-est di Cortenedolo, sul fianco sinistro della Val S. Sebastiano: dal latino "vicus".
Volpera (Volpéra; Olpéra)a m.1.031: sito a nord-ovest di Cortenedolo e alla stessa quota dell'abitato, posto alla testata di Val Guspessa. Il toponimo deriverebbe da "volpes" (volpe), e "volpera" era identificativo di un luogo frequentato da volpi.


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