Stemma Esine Esine
ESINESI (Màia müle):
5.397 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 30,3 H.m.: 286 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
Da BRESCIA e BERGAMO
Km.
63,1
Da MILANO
km.
113
FRAZIONI
Plemo, Sacca
CAP. : 25040


Le Immagini del Paese
Panorama di Esine (n°1)
Panorama di Esine (n°2) (59 K)
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Chiesa di Santa Maria
Interni della chiesa di S. Maria
Plemo: frazione di Esine
IL NOME: Esine (E’sen) Heseno, Esene (sec. X) :
potrebbe derivare da "Esino", antico nome del torrente Grigna, che lambisce l'abitato con la sponda destra, affluente di sinistra dell'Oglio. Alcuni studiosi pensano però anche ad una derivazione dal nome proprio di persona etrusco "Aesina". Altri studi toponomastici farebbero derivare "Esen" da "esen" nome di un arbusto dai fiori gialli, molto diffuso nella bassa Valle Camonica fin dai tempi più antichi. Non va altresì dimenticato che "udhèn" era anche, antica voce per definire un recinto rurale o un luogo in cui i pastori riparavano le greggi durante le soste notturne.

FRAZIONI:
Plemo (Plèm) m. 240. Frazione a sud-ovest di Esine, presso la riva sinistra dell’Oglio. Il nome potrebbe essere un richiamo da un nome personale antico, addirittura preromano o latino: "Plenius" o "Ponpelenus". Toponomasticamente va anche ricordato che "Plem" indica una località posta su un pendio o alle pendici di una parete rocciosa. Altri studiosi fanno riferimento al celtico "Blem", abbreviazione di "bly haem" = casa colonica o baita.
Sacca (Shaca) m.240. Frazione a sud-ovest di Plemo e di Esine, verso il confine con il comune di Darfo Boario Terme, sulla riva sinistra dell’Oglio. Il nome deriverebbe da "shàca" sacca, specie di sacco per contenere alimenti o granaglie, ma anche sinonimo di cavità, insenatura o ansa: quella del fiume Oglio che presso il vecchio nucleo abitato compie un grande arco. In tempi anche non troppo antichi il fiume Oglio ha avuto numerosi cambiamenti di percorso del suo alveo e le modifiche morfologiche del suo corso, sono state molte, sia naturali che artificiali.


LA STORIA :
    Soprattutto da alcuni nomi, che sono rimasti nella toponomastica dialettale locale, sono rilevabili tracce del passaggio e dell'insediamento, nel luogo, dove oggi sorge l'abitato di Esine, dell'antichissimo popolo dei Camuni, che si era formato con la fusione, in epoche successive e anche molto distanti, di altri popoli come i Liguri, gli Etruschi e i Celti. Numerosi ed importanti sono invece i reperti che documentano la presenza dei Romani che in queste contrade fecero passare alcune delle loro vie militari che congiungevano la bassa Valle Camonica con Bienno e il passo di Crocedomini. Sono state rilevate e scoperte, specie a nord del paese, delle aree scarali, ben delimitate, una delle quali era dedicata a Druso mentre in un'altra era il dio dei boschi ad essere venerato. Ma sono state ritrovate anche delle epigrafi, alcune tombe, una lapide della gente Flavia, delle monete e dei cocci. Il paese si è sviluppato solo sulla sponda destra del torrente Grigna poiché la zona, posta a sud-ovest del paese, era (ed è) caratterizzata da una miriade di laghetti (di solito sotterranei, con un sistema carsico ben definito) che hanno da sempre impedito gli insediamenti abitativi o la costruzione di edifici.
    Nel 771 sotto la dominazione dei Longobardi fu edificata la chiesa della Trinità di Castello, che restò a lungo la principale chiesa della zona tanto che era ancora la parrocchiale del borgo durante le scorribande degli Ungari che erano giunti nella bassa Valle Camonica dopo aver conquistato e depredato la Valtellina, la Valle di Corteno (in cui si fermarono a lungo) e buona parte dei paesi che avevano incontrato nella loro discesa verso il Sebino. A Esine, il primo edificio religioso cristiano fu la chiesetta antichissima, di Santa Maria, costruita nel V secolo, su un'area interessata da una ancor più antica necropoli romana che venne quasi completamente distrutta. Con la dominazione dei Franchi e la donazione di Carlo Magno, nel 774, dell'intera Valle Camonica al monastero francese di Tour e dopo che la Curia bresciana aveva ottenuto vari privilegi e donazioni, fu nominato primo signore di Esine, Gisalberto, feudatario e fiduciario per molti beni e terre camune del vVscovo di Brescia, che nel 979 fece erigere nel quartiere più popoloso del paese, una cappella dedicata a San Paolo e San Vigilio, in cui dovevano (secondo le precise disposizioni curiali) "essere celebrati i riti religiosi da sacerdoti e clerici". Sul luogo dove sorgeva quell'antica chiesa fu edificata, secoli dopo, l'attuale parrocchiale.
    Intorno all'anno 1000 e nel secolo successivo Esine fu un libero comune che amministrava direttamente numerosi beni e proprietà che furono anche motivo di aspre contese e dure lotte di confine (anche con morti e gravi danni) con il potente comune di Borno con cui era confinante per un lungo tratto sulle sponde del fiume Oglio. La questione, che riguardava alcune arginature fatte dai bornesi sulla loro sponda, per impedire allagamenti su quelle terre e che provocavano invece straripamenti e danni alle terre di Esine, fu risolta nel 1182 con una sentenza emessa dal giudice che risiedeva a Montecchio (in quel periodo capoluogo amministrativo della Valle Camonica).
    Oltre che con Borno, Esine ebbe diatribe e scontri per molti secoli, sempre per problemi di confine e di uso di pascoli e boschi, anche con il comune di Erbanno che rivendicava l'uso di alcuni pascoli e di terreni alluvionali nei pressi dell'Oglio, con il comune di Collio per dei pascoli e dei boschi posti in quota sui monti che dividevano la Valle Camonica con la valle del fiume Chiese, con il comune di Darfo per il transito su alcune strade e anche con quello di Cividate per dei ponti sul fiume Oglio.
    Tra le famiglie più in vista del comune vanno citati i Federici (con uno degli innumerevoli rami in cui questa famiglia ghibellina era divisa), i Nodari, i Beccagutti, i Guadagnini, i Biasini.
    Per più di un secolo, dal 1200 al 1314, fu molto attiva una "Casa degli Umiliati", che tra le numerose opere artigianali che mise in cantiere avviò (si legge in alcuni documenti datati 1280) una florida industria della lana con una lavorazione minuziosa svolta dai religiosi e dalle religiose che, raccolti in locali ben separati, svolgevano i loro compiti per molte ore al giorno. Questi "lavoranti" erano completamente autosufficienti poiché "possedevano anche, oltre ad alcuni grandi edifici, degli orti, un brolo, dei casamenti, dei molini e molti ricchi terreni". Alla soppressione della "Casa", voluta dalla potente (e forse invidiosa) Curia di Brescia, tutti questi beni, le proprietà e i diritti furono venduti a Ziliolo e Zanone Federici di Montecchio, che trapiantatosi ad Esine ed Artogne divennero i capostipiti dei rami dei Federici in questi due borghi.
    Le guerre, le faide e le varie e incessanti scorribande e angherie dei signorotti locali, ma anche delle trupe del Vescovo di Brescia, poi di quelle dei Visconti (chiamati a far da pacieri e divenuti i padroni della Valle Camonica), dei Veneziani, degli Sforza, con il continuo e pesante passaggio di contingenti armati per la conquista della Valle e dei suoi borghi e castelli, furono pressoché continui e cruenti per tutto il 1300, fino alla completa vittoria delle armi della Serenissima Repubblica Veneta che, con la pace di Lodi (9 aprile 1454), divenne la nuova padrona di tutte le valli bresciane. Un lungo periodo, di circa 350 anni, di relativa tranquillità caratterizzò la dominazione veneta ma molti furono i lutti che la popolazione di esine dovette subire dovuti a inondazioni, incendi e alle pesanti conseguenze per le ricorrenti epidemie di peste che, portate da truppe mercenarie di passaggio in valle, a varie riprese, colpirono le popolazioni di questi siti portando miseria e terrore.
    Il periodo napoleonico, uno dei più nefasti per la storia valligiana (e non solo), vide più volte delle truppe straniere attraversare il territorio con gravi disagi e altri lutti per la popolazione locale.
    Dopo la sconfitta dei francesi e la loro cacciata, il Congresso di Vienna definì il passaggio di tutti gli ex territori della Serenissima Repubblica Veneta (che era stata semplicemente cancellata dalla storia e dalle carte geografiche) sotto l'Impero Austro-Ungarico e dal 1815 al 1859 la Valle Camonica fece parte del Regno Lombardo-Veneto. Questo periodo, tutto sommato tranquillo e relativamente laborioso, deve però essere ricordato, dalle povere popolazioni camune, come segnato da altre grandi calamità: nel 1816 iniziò una devastante carestia che durò per due anni consecutivi, nel 1827 un'epidemia di tifo petecchiale fece molte vittime, il colera volle il suo contributo di vite tra tutti gli stati della popolazione nel 1836, poi ancora nel 1855 e anche due anni dopo nel 1857.
    Un altro disastro naturale viene ricordato nel 1882: il torrente Grigna, che già tanti lutti e danni aveva provocato anche nei secoli passati, ingrossato a dismisura da molti giorni di piogge violente, ruppe gli argini, invase gran parte del paese e lasciò dietro di se distruzione e molte morti.
    Il 1800 fu però anche un secolo molto vivo e attivo, grandi fermenti politici ed economici furono sentiti e vissuti anche in zona e a dimostrazione di questo sorsero, in paese, la Società Operaia Agricola e la Società Operaia di Muto Soccorso mentre nel 1895 fu fondata la Cassa Rurale e Artigiana. Nell'ultimo decennio del 1900 venne ultimato e reso operativo, dopo anni di ritardi e rinvii, nella piana posta a ovest dell'abitato, l'ospedale di Valle Camonica che assorbì quelli di Breno e Darfo. Sempre verso la fine del secondo millennio e agli inzio degli anni 2000 è stata realizzata una vasta zona industriale con numerose aziende. Notevole sviluppo edilizio si è avuto anche nelle frazioni di Sacca e Plemo.


DA VISITARE:
I ruderi appartenenti alla rocca e un torrione della antica famiglia Beccagutti sono visibili anche da chi percorre la statale 42 (super strada di Valle Camonica) per un lungo tratto, segno questo del vasto territorio, da Nord di Darfo fino a Cividate Camuno, che era dominato e presidiato dalle due distinte fortificazioni. Queste mura diroccate, coperte per molti anni da spessa vegetazione, sono però cariche di storia e anche di fantasie romanzesche, ricordando le vicende di Leutelmonte e dei Vavassori bresciani che si svolgono nei castelli di Breno e appunto di Plemo. Vi si nota (a fatica) affrescato anche lo stemma dei Visconti, la potente dinastia Milanese che fu, a periodi alterni e con altalenante fortuna militare, presente il Valle Camonica, fino a quando la Serenissima Repubblica Veneta, con la pace di Lodi, ebbe tutta la Valle sotto il suo completo dominio e, decise, come prima azione dimostrativa, di smantellare numerosi dei castelli e rocche camuni che potevano essere (come lo erano già più volte stati nei secoli precedenti) rifugio di rivoltosi o di potenti famiglie e signorotti locali che intralciavano e ostacolavano la politica della città lagunare. Divennero così solo un mucchio di macerie, le rocche del Monticolo a Montecchio di Darfo, di Plemo di Esine, di Cimbergo e di Edolo, oltre ad altre fortificazioni minori.
La torre dei Federici fu edificata intorno al 1100, in pietra, era posta al confine del vecchio nucleo storico e fa da contorno e riferimento anche alla casa Federici di "Bardo" e a Casa Sacellini che contiene un prezioso affresco del Da Cemmo. Ma tutto il vecchio centro storico di Esine è ricco di cortili con portici, case ben decorate, portali in pietra simona, colonnati e fontane. Tra gli altri edifici civili storici, che dimostrano tutta la nobiltà del centro storico ricordiamo Casa Ameraldi che fa da scrigno a numerosi dipinti, tele e anche bozzetti di Antonio Guadagnini eclettico pittore nato a Esine (1817-1900) ha lasciato in Valle Camonica numerose opere che, per quantità e qualità, rivestono una notevole importanza come qulle a Pisogne nella parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta, nella parrocchiale di Gianico, a Esine, a Cividate, a Malegno, a Ossimo Superiore, a Borno, a Villa di Lozio. Moltissimi lavori di ottima fattura con anche molti affreschi come il ciclo di dipinti murali lasciato nella parrocchiale di Breno.autore anche di una pala e dell'affresco della vasta cupola.
Chiesa di Santa Maria Assunta fu edificata intorno al 1100, in pietra, era posta al confine del vecchio nucleo storico e fa da contorno e riferimento anche alla casa Federici di "Bardo" e a Casa Sacellini che contiene un prezioso affresco del Da Cemmo e della sua scuola eseguiti tra il 1491 e il 1493 raffiguranti cicli sulla Vita della Madonna e Momenti del Vangelo. Le pareti laterali sono ricoperte da affreschi ex-voto. Sull’arcosolio al centro Padre eterno tra due Schiere di Angeli e, sotto, Annunciazione, Passione di Cristo, Deposizione. Nella volta del presbiterio Cristo Pantocrator e, nelle vele, Santi e Incoronazione della Vergine. Sulla parete sinistra una Assunzione di Maria, con gli apostoli intorno al sarcofago e una Madonna tra i Santi. Sulla parete di destra Natività e Adorazione dei Magi, mentre su quella di fondo c’è una Crocifissione. Si possono ammirare anche delle opere lignee, di notevole fattura, di Carlo Ramus e del Felciani
Casa Rusconi contiene dei quadri del Nodari (1881-1939), del Domenighini e di altri pittori minori.
Il palazzo comunale, il cui ingresso si apre sulla piazzetta centrale del paese, conserva il famoso ritratto di Leutelmonte, leggendario eroe che fu protagonista, con le sue gesta, nei castelli della Valle Camonica, ma sono presenti anche due affreschi del Da Cemmo e una tela del Nodari.
La Chiesa di Santa Maria Assunta fu la prima antichissima chiesa costruita ad Esine sull'originario edificio del sec. V-VII. Nel luogo doveva sorgere precedentemente una necropoli romana. L'edificio fu poi ricostruito all'inizio del 1400 e poi modificato nel 1485. Solo nel 1700 fu costruita l'attuale facciata. Contiene affreschi di Giovanni Pietro da Cemmo e della sua scuola, eseguiti tra il 1491 e il 1493, raffiguranti cicli sulla "Vita della Madonna" e "Momenti del Vangelo". Le pareti laterali sono ricoperte da affreschi ex-voto. Sull'arcosolio al centro un "Padre Eterno tra due Schiere di Angeli" e, sotto una "Annunciazione, Passione di Cristo e Deposizione". Nella volta del presbiterio domina un "Cristo Pantocrator" e, nelle vele, "Santi e Incoronazione della Vergine". Sulla parete sinistra una "Assunzione di Maria, con gli apostoli intorno al sarcofago" e una "Madonna tra i Santi". Sulla parete di destra è visibile una "Natività e Adorazione dei Magi", mentre su quella di fondo c'è una "Crocifissione". Si possono ammirare anche alcune belle opere lignee, di notevole fattura, attribuite a Carlo Ramus.
Chiesa della Trinità, , fu ricostruita nel secolo XII sopra un precedente edificio (presumibilmente datato 770) adottando uno stile romanico. Fu la prima e storica parrocchiale di Esine. Numerosi interventi di restauro furono eseguiti nel 1400 e nel 1600. Si trova su un’altura che domina il paesee contiene preziosi affreschi di Giovan Pietro da Cemmo.
Parrocchiale di San Paolo, conserva quattro grandi statue dello scultore Beniamino Simoni da Saviore, mentre del 1749 di Antonio Callegari è il paliotto raffigurante "Gesù nell'orto degli Ulivi". L'edificio fu ricostruito alla fine del 1600 su una precedente chiesa che per secoli aveva conteso il primato a quella di Santa Maria. Oltre agli affreschi di Giulio Quaglio e una grande pala del Guadagnini (1817-1900) vi sono tele di Callisto Piazza, Sante Cattaneo, Domenico Voltolini e del Letterini. Il coro ed i sedili del presbiterio sono dell'Inversini. In sacrestia sono conservati dei mobili e dei paramenti del settecento, tra cui uno stendardo per le processioni religiose disegnato da Callisto Piazza, una croce astile in metallo argentato e sbalzato e una tribunetta di legno dorato del Ramus.
La Chiesetta di San Carlo sorge vicino alla parrocchiale e fu costruita quasi contemporaneament: contiene pure lei un'altra tribunetta lignea della bottega del Ramus. Presenti anche un "Cristo alla colonna" del noto pittore di Esine Giovan Battista Nodari (1881-1930) e una Vergine con le anime purganti di scuola lombarda del 1700.
La Parrocchiale di Sacca è dedicata alla Visitazione della Vergine: questo fatto è raffigurato in una tela di Antonio Guadagnini prolofico pittore nato a Esine (1817-1900) ha lasciato in Valle Camonica numerose opere che, per quantità e qualità, rivestono una notevole importanza come qulle a Pisogne nella parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta, nella parrocchiale di Gianico, a Esine, a Cividate, a Malegno, a Ossimo Superiore, a Borno, a Villa di Lozio. Moltissimi lavori di ottima fattura con anche molti affreschi come il ciclo di dipinti murali lasciato nella parrocchiale di Breno.autore anche di una pala e dell'affresco della vasta cupola, sono presenti anche dei dipinti a olio del 1600 e del 1700. Un incendio nel 2008 ha danneggiato parte del tempio e alcune suppellettili sacre che però è stato riparato e riconsegnato al culto.
La Parrocchiale di Plemo è dedicata a San Giovanni Battista, conserva oltre a degli affreschi del Corbellini, un'Annunciazione di Palma il Vecchio ed una Nascita di San Giovanni attribuita al Fiamminghino.

LOCALITA’ COMUNALI:
(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Bàit (Bàit) a m.678: località su cui sorgeva, già nel 1800, un'antica abitazione rurale a sud dell'abitato della frazione Sacca, sul versante sinistro della Valle Camonica. Il toponimo deriva certamente da antiche voci prelatine che definivano degli edifici rurali (e ancora presenti nel dialetto camuno): "bàita", "baitù", "baitèl".
Baita (Bàita) a m.1.500 sito montano a est della Sacca, "bàita" (casa di montagna), è voce alpina comunissima che ha dato origine anche a Baitello-Baitone. Un'altra località "bàita", con una cascina è segnata su carte dell'800 sul versante destro di Val dell'Inferno, tributaria di sinistra dell'Oglio sotto Plemo.
Barbera (Barbéra) m.250: spazio pianeggiante a sud-ovest dell'abitato Sacca, alla sinistra dell'Oglio: Barbera è un nome di famiglia abbastanza diffuso in provincia di Brescia e di Bergamo, molto probabilmente deriverebbe da questo cognome, forse di antichi proprietari.
Barco (Barch) m.677: sito di incerta collocazione a sud-est di Esine il cui toponimo deriverebbe da una supposta voce lombarda barch (tettoia), da cui anche le località Barchetto, Barcussi e Bàrech tutte nei pressi di Plemo.
Bardisone (Bardishù; Bardidù) m.425: rilievo a nord di Esine tra il corso dell'Oglio e della Grigna, ma identificativo anche una antica cascina.
Baroldo (Baròlt) m.435: una località "rùch Baròlt" è riportata su alcune mappe, ad Est di Esine, sul versante sinistro della Val Grigna alla base di uno scosceso pendio e, per questo motivo morfologico, deriverebbe dal celtico "bar" (sterpeto) e "òlt" (alto). La voce "òlt" è molto comune nei dialetti camuni, anche contemporanei e ha mantenuto lo stesso antico significato di alto, elevato.
Bertolotti (Bertolòt) a m.1.749 un "cùrèn Bertòlot" (corno Bertolotti) è indicato su alcune vecchie mappe militari del 1750, sulla destra di Val dell'Orso, confluente da destra in quella dell'Inferno a sua volta tributaria di sinistra dell'Oglio sotto la frazione Plemo. Bertolotti era un cognome piuttosto diffuso ad Esine e nella bassa Valle Camonica.
Boleno (Bolè) m.260: località presso la riva sinistra dell'Oglio, ai piedi del colle che lo divide dal torrente Grigna prima della confluenza a nord di Esine. Il suffisso "eno" è chiaramente di origine Etrusca e come alcuni studiosi ritengono, anche il nome di Esine ha la stessa origine. Bolena (tabernario, tabernacolo o piccola edicola che nella religione cattolica contiene immagini o simboli sacri). Molte volte in antichità erano poste delle piccole santelle o tabernacoli agli incroci di vie o sui cigli delle strade più frequentate.
Bonina (Bonina) a m.1.490 una "malga de la Hàl Bonina" era, fin dal secolo scorso, segnalata all'inizio della valle omonima, tributaria di sinistra del torrente Grigna, che si incurva a Bienno per sfociare nell'Oglio. Nella stessa zona si trova anche una piccola " Hàl bùna" (valle buona). Bonina, forma diminutiva di bùna (buona), ma Bonini è anche un cognome diffuso a Bienno ed Esine e nella bassa Valle Camonica.
Bosico (Bùdech) a m.1.300 circa: sulle carte di inizio '800 sono riportati una malga e il dosso di Bùdech (m.1321) posti a sud di Esine.
Buca (Bùsa) m.278: la "Bùsa" è un avvalamento con una antica cascina a nord-est della frazione Sacca. Il nome deriverebbe dalla conformazione del terreno, in dialetto "bùsa" (buca).
Cà Bianca (Cà bianca) m.241: località su cui, fin dal secolo scorso sorgevano delle cascine a nord-est della frazione Sacca, nella piana alla sinistra dell'Oglio, forse il nome deriverebbe dall'uso di usare calcina bianca per tinteggiare l'esterno delle abitazioni.
Camarozzi - (Camàrozz - Camerosh) a m.1.034 e 1.133: la località è caratterizzata da due gruppi di cascine a sud di Bienno e in parte in comune di Berzo Inferiore, sul versante sinistro di valle del Grigna. In loco, dagli anni '70 sorgono anche dei ripetitori radio-televisivi. "Cameròsh" suonerebbe come peggiorativo di "càmera" (camera, stanza ma anche acquedotto e antica misura di terreno) nome diffuso in altri comuni della Valle Camonica.
Campassi (Campàsh) m.237: "Campàsh" (campaccio o luogo poco fertile), era uno spiazzo erboso, a sud-ovest di Esine, nella pianura alluvionale del torrente Grigna. Nome diffuso in tutto l'arco alpino.
Capra-e (Cavra-e) a m.1.539 è localizzata un'antica "baita de le cavre" posta alla testata di valle dell'Inferno, tributaria di sinistra dell'Oglio sotto Plemo, forse rifugio per pastori di ovini, l'etimologia lo farebbe derivare da "campora" (campo coltivato) e più facilmente, anche da "cavra" (capra).
Casinetta-o (Casinèta - Casinèt) m.1.000: località su cui sorgeva una piccola cascina (casinetto), all'inizio della Val Gabbia, confluente di sinistra della Grigna, forse rifugio alpestre per pastori.
Casini-a-e (Casì; Casina-e) m.762: vecchia cascina, posta in quota, a sud-est dell'abitato della frazione Sacca.
Castellazzo (Castelàsh) m.500: località e cascina a sud-est di Esine, tra le convalli Pelone e Cavena. Per l'etimologia si fa riferimento alla posizione elevata e strategica che potrebbe giustificare la passata esistenza di una fortificazione o di un castello, da cui "Castelàsh" che è peggiorativo dialettale di Castèl (castello). Comunque non molto distante esiste anche una località Castello (Castèl), posta a m.313, chiaro derivato di "castrum" (rocca), sulla destra del torrente Grigna.
Càvena (Càena) valletta a sud di Esine, tributaria del torrente Grigna sotto il paese. A Esine e nel vicino Prestine esistono molti toponimi di origine etrusca dato che il suffisso "ena" è classico e caratteristico proprio di nomi etruschi.
Ceppata (Sèpàda) m.254: "Pùt de la Sèpada" (Ponte della Ceppaia), sarebbe stato posto sull'Oglio ad ovest di Esine, deriverebbe il suo nome da "ceppata" (area di piante tagliate fino a non lasciare che il ceppo). Questo nome, riportato da alcune antiche carte, è stato inserito dai cartografi del secolo scorso, in alcune mappe militari, ma pare sconosciuto agli abitanti locali, dove il toponimo, ad indicare una precisa località è eventualmente detto "Pùt de l'Oi" (Ponte dell'Oglio).
Clusona (Clusùna) a m.1.800 località a nord-ovest del monte Colombine sul versante di sinistra del torrente Grigna (ramo Mezzana) che sbocca nell'Oglio. Una cascina "Clusùna" era posta a m.1.791 a nord della prima località, che si trova in una stretta valle. Clausus (chiuso), ma potrebbe anche derivare da Clusone, accrescitivo di Clusum.
Codeghe (Codèghe) m.247: appezzamento di terreno a sud-ovest di Plemo, poco distante da Esine, nella piana a sinistra dell'Oglio. Nelle vicinanze era, in antichità, segnalato, su alcune carte, un molino, o una segheria e forse "Codèga dei teré" (cotenna del terreno) era la terra lasciata soda per seminare l'anno seguente, ma più probabilmente da còdéghe, la prima e l'ultima asse segate da un tronco, quelle attaccate alla corteccia, o anche listelli della stessa corteccia: nome molto diffuso in tutta la Valle Camonica.
Colmetta-o (Culmèta; Culmèt) a m.1.661, su antiche carte figurava un "mùt Colmet" (monte Colmetta), a sud-est di Sacca, deriverebbe dalla sua conformazione morfologica a "colma di tetto".
Costaro (Costér) m.970: una malga Coster era localizzata a sud-est di Esine. E' un derivato e sinonimo di costa.
Cul (Cül) Valle del Cül posta a sud-est di Esine e confluente di Val dell'Inferno, tributaria di sinistra dell'Oglio tra Plemo e Sacca. Toponomasticamente deriverebbe da cül (culo) o da cüul (colatoio), usato in arte casearia per scolare il latte. In dialetto camuno: cül o cùul (cavità o grotta di solito posta sotto qualche rupe sporgente e per questo adibita, fin da tempi antichissimi, a ricovero sia umano che degli ovini).
Doss (Dòsh) m.1.901: un Doss Acuto (Dòsh Gosh) è posto sul versante di val Gabbia tributaria di sinistra della Grigna e a sud-est di Esine, le antiche carte della zona segnano molti "Doss" differenziati da nomi propri, che indicavano piccole sporgenze del terreno o collinette.
Dossone (Doshù) sopra i m.700: è un ripido dosso posto sul versante di sinistra della valletta dell'Inferno, tributaria dell'Oglio tra Plemo e Sacca, ma a sud-est di Esine viene indicato anche un Doshù accrescitivo di Dòsh.
Fondo (Fònd) fin dall'antichità era indicata con questo nome una particella di terreno che accompagnava numerosi toponimi come vuole l'etimologia da fond (fondo). In particolare nel comune di Esine a m.1460 era localizzata una baita di "Fònd di Frà" a sud-est del capoluogo sul fianco destro di Val dell'Inferno.
Fontane (Fontane) m.313: appezzamento di terreno alluvionale su cui sorgeva una antica cascina, a sud-ovest di Esine, dal nome è presumibile che in loco doveva essere presente o una sorgente o una vasca di raccolta per l'acqua.
Foppe (Fòpe) m.821: località e cascina a sud-est di Plemo.
Frà (Frà) a m.2.160: a sud-ovest di Esine e a sud-est di Sacca era segnato un "mùt del frà" (monte del frate), sulle sue pendici vi era anche una "casìna del frà" (cascina del Frate), a m.921. Sempre sulle falde di questo monte è localizzata una "Hal del frà" (valletta di Frate) e una baita di "Fònd di Frà" (fondo/proprietà del frate), posta a m.1.460. Curiosità: su un'antica carta erano riportate a sud del "mùt del Frà", una " Sìma dell'Arsìpret" (Punta dell'Arciprete) ed un " Dòs Cardinal" (Dosso Cardinale).
Gabbia-e (Gàbia ; Gàbie) la "Hal Gàbia" (valle Gàbia) e una malga omonima (a m. 1.593) sono localizzate a sud-est di Plemo. La valle è tributaria di sinistra della val Grigna. Gabbia deriverebbe dal latino "cavea" o da "gavia" e "gavianus" che nel basso latino stanno per "gabbianus", il diffusissimo uccello acquatico. Gabia è anche il letto del torrente e "gaba" è sinonimo di acqua sorgiva corrente.
Gasega (Gàdega) a m 570 era posta una "càsina de la hal Gàdega" (cascina della Val Gàdèga) ad est di Plemo.
Giustador (Giustadùr) a m.1.761 era segnato già su una mappa militare del 1850, il "dòs del Giustàdùr" (dosso del giustatore), che risulta posto tra le valli del Cul e dell'Inferno a sud-est di Esine. Deriverebbe da "giostà" o "giustà" (acconciare, rassettare, aggiustare).
Grigna (Grìgna) principale corso d'acqua della omonima valle e tributario di sinistra dell'Oglio sotto Esine, noto da sempre per il suo carattere torrentizio che tante alluvioni, lutti e danni ha provocato: "grignà" (ridere). Proverbio dialettale: "Quand che la Grìgna la grignerà... Bèrz e Esèn i pianserà" ("Quando il Grigna riderà (traboccherà)... Berzo ed Esine piangeranno…i loro morti).
Guillo (Guìl) a m.850 erano costruite delle vecchie cascine a sud-est di Plemo, il nome perciò deriverebbe da "gùil" (ovile o riparo per bestiame).
Inferni-o (Inféren) la "A'l de l'Infèren" (Valle dell'Inferno) è a sud-ovest di Sacca ad est di Darfo, è tributaria di sinistra dell'Oglio tra Sacca e Plemo. Con questo nome vengono citate numerose valli e vallette su tutto l'arco alpino, che a causa della loro profondità o dell'asperità del luogo sono state considerate inaccessibili per secoli. In molti casi nei "secoli bui" del medio evo in certe "A'i de l'inferèn" (Valli dell'Inferno) la popolazione superstiziosa credeva alloggiassero degli spiriti infernali e maligni.
Ione (Daiù) a m.1.543 è posta una "malga della val Ione" che a sua volta è rilevata nei pressi della valle Ione, tributaria del torrente Travagnolo a sua volta confluente di destra del Grigna.
Laghetti-o (Laghèç Laghèt) vasta area pianeggiante nel conoide del Grigna, poco a sud-est di Esine. Già nel 1750 vi sorgeva una cascina detta "dei Laghèç" che, come ricordato da antiche tradizioni orali, era stata edificata in una depressione lasciata da un antico laghetto prosciugato. Ora la zona, dagli anni '90 è in pratica circondata dalla nuova strada provinciale che scavalca l'abitato di Esine e che si congiunge a sud di Berzo Inferiore con la vecchia provinciale per Bienno. Questa zona è nota per fenomeni carsici ai confini dell'abitato di Esine, in cui sono segnalati da secoli laghetti che ricorrentemente si formano e che spariscono o si inabissano nel terreno alluvionale del greto del Grigna.
Largaròl (Argarol) a m.800. "Argarol" era una vecchia cascina a sud-est di Plemo il cui nome deriverebbe dalla voce longobarda Arga (inerte o inutile), forse a causa della scarsa fertilità del suolo.
Lazaret (Lasaret) a m.1.382 e m.1.373 già nel 1880 erano presenti due malghe, forse adibite all'alpeggio, a sud-est di Esine. Il luogo è individuabile su antiche carte come posto tra le valli dell'Oglio e del suo confluente la Grigna. Ma "Lasarèt" (lazzaretto) è anche una località a m.280 a sud-ovest di Esine. Moltissimi sono "luoghi" chiamati : "lasarèt" in tutta la Valle Camonica e l'arco alpino. Erano spazi solitamente isolati ma non molto lontani dall'abitato, in cui venivano ricoverati gli appestati, durante le varie epidemie di peste che, specie nel 1600 fecero strage anche tra i Camuni. Molte volte (a Borno, Berzo Demo, ecc.) in questi luoghi sorgevano anche delle cappellette o piccole chiese.
Levera (Leéra) a m.700 è riportata, su vecchie mappe, una "cà Leèra" (casa Leéra) a sud-est di Plemo, era posta sull'antica mulattiera che collegava la frazione al capoluogo e forse era adibita a sosta e ristoro. Deriverebbe il suo nome da "leèra" (leva o asse su cui si faceva forza per sollevare pesi o tronchi d'albero).
Librinelli (Librineì) m.274, vecchio nucleo di case a sud-ovest di Esine presso la riva della Grigna.
Moia-e (Moia-e) m.821 località su cui sorgeva una vecchia cascina posta a sud-ovest di Esine.
Monticelli (Montisèi) a m.539, già nell'800, vi era l'indicazione di una abitazione rurale isolata, sulla costa del monte, a sud di Esine, sul fianco sinistro della val Cavena.
Paramosca (Paramòsca) m.946, sui monti a sud di Esine ed a sud-est di Plemo era riportata una malga "paramòsca", il nome ricorderebbe indirettamente l'allevamento di bestiame e i fastidiosi insetti.
Pastore-i (Pastùr) a m.1.850 era segnalata già su mappe catastali del 1700 una "cà dei pastùr" a sud-est di Esine, poco sotto il monte San Glisente. La località era sicuramente rifugio per l'alpeggio durante i mesi estivi per i pastori e le mandrie, che raggiungevano i vasti pascoli posti in quota. Molti sono i "bàit o baitèl dè i pastùr" che erano posti, in tutta la Valle Camonica, di solito a quote elevate, ed erano occupati solo nei mesi estivi da chi seguiva le mandrie negli alpeggi.
Pianizzi-o (Pianàsh) a m.1.390 è posta questa località montana che dava il nome anche ad una malga a sud-ovest di Esine è sul fianco destro della valle del Cul.
Piazzòla-e-o (Piashola-e; Piashol) m.554: vecchia casa rurale a sud-est di Esine sul fianco destro di Val Cavena.
Plagna (Plagna) m.434, località in cui erano segnalate delle case a sud-est di Esine alla destra ed alla sinistra di valle Salume. Poco più in alto a m.658 era individuabile anche un "dòs de la Plagna", moltissimi sono i riferimenti a località con questo nome, in molti comuni della Valle Camonica (Monno, Borno, Niardo, Breno, Darfo, Gianico, Ceto, ecc.), infatti "plàgna" (spiazzo tra i boschi).
Porcile-i (Porshìl; Porshìi) m.1.751: località montana a sud-est di Esine sotto la cima di San Glisente, forse, durante gli alpeggi erano custoditi anche dei maiali (porci: porsèi): da cui il toponimo porcile.
Pradalesco (Pradalèsh) m.751: era una antica casa a sud-ovest di Esine, lungo la mulattiera che corre ad est di Plemo. Pra (prato) e Lès (leccio: pianta diffusa in zona) il quercus ilex, da cui "Prà del Lèsh" (prato del leccio).
Pralunzone (Prandanshù) m.691: località a sud-ovest di Esine, sul fianco sinistro di val Cavena. Anche questo nome deriverebbe da "Prà" prato o "prada" (praterie).
Pratonestello (Pradestèl) m.795: località a sud di Esine e a sud-est della frazione Plemo. O da prà o da pràde (vedi voce precedente).
Preti (Préç) m.1595: una antica abitazione aveva nome "cà dei Préç" (casa dei Preti) a sud di Esine sul fianco destro di valle del Cül. Potrebbe anche derivare da un cognome diffuso nel bresciano oltre che dalla probabile proprietà dell'edificio di qualche sacerdote.
Regina (Regina) m.718: "dòs de la Regìna" (dosso della Regina) a sud-est di Plemo. Il nome sembra fosse legato ad una antica tradizione popolare che racconta di una "caccia regina" (caccia grossa). Regina però è anche nome proprio femminile o identifica la consorte del Re.
Resio (Résh) m.278, su antiche mappe si ritrova un "mulì del Rèsh" (mulino del Resio) a nord-est di Sacca. Questo mulino doveva essere animato nelle sue ruote dalle acque del torrente Resio che scorre a nord-est della frazione. Résh (ricciuto, attributo di persona con i capelli ricci). Ma "Résh" è anche un terreno acciottolato, infine si ricorda che "rèsh" è la voce dialettale per radice.
Rocca (Ròca) m.317: "Ròca nòa" (rocca Nuova) è una località poco sopra Plemo, ma è presente anche "ròca hègia" (rocca Vecchia) a sud della prima: "ròca" identificava un castello o una casa posta sopra una rupe: il toponimo è riferimento chiaro all'antica rocca dei Beccagutti.
Rocchetta (Rochèta) m.245: località a sud-ovest di Esine poco a nord-est di Plemo, "sìma Rochèta" (cima Rocchetta) è a m.1.061 a sud-ovest di Esine ed a sud-est della frazione Sacca. Rochèta diminutivo di ròca, diffuso termine dialettale camuno per castello o casa sopra rupe.
Ronchi; Ronco (Ronch; Rùch) m.391: rilievo del terreno pianeggiante poco a sud-est di Esine. "Rònch o Rùch" (colle coltivato) ma "ronchus" era anche il rovo, pruno, spino. "Ronch" o il più diffuso "rùk" nei dialetti lombardi è il vigneto a ripiani oppure un colle coltivato a ciglioni. "Ronco" era anche il nome dato alle terre dissodate. Ronchi è pure cognome piuttosto diffuso in Valle Camonica e in provincia di Brescia.
Rugola (Rùgola) m.978: località a sud-est di Esine, sul fianco sinistro di Val Cavena su cui sorgeva, già all'inzio del 1800, una vecchia cascina posta di fianco della "più lunga mulattiera" del comune di Esine e "rùgola" è il diminutivo di "rùga" (strada).
Saiore (Shaiòre) m.914, località montana segnata su antiche mappe, a sud-ovest di Esine e a nord-est della frazione Sacca.
Saletti (Shalèç) m.245: spiazzo prativo con antica abitazione rurale a sud-ovest di Esine tra i fiumi Oglio e Grigna. Shalèt e shalèc suonano come diminutivi di sala (camera) ma anche sale (cloruro di sodio: sale da cucina). "Shalèç" però potrebbe anche identificare un bosco coltivato, derivando dal latino "salectum" (saliceto), questo toponimo è diffuso in più comuni della Valle Camonica.
Salvagnone (Shalvagnù) m.1.114, località su cui sorgeva una malga a sud-est di Esine, tra le valli Cavena e Renina. Shalvagnù suona come accrescitivo del nome personale Salvagno.
Scandolaro (Scandolér) il torrente Scandolér è tributario di destra della valle dell'Inferno a nord-est di Esine. "Scàndola" era una tegola di legno, molto usata in antiche costruzioni e specialmente nelle baite di montagna. Ma "scandèla" era anche una specie di farro che fino nel 1300 era molto coltivata anche in Valle Camonica e allora "Scandolér" potrebbe dunque identificare terreno coltivato a scandèla oppure luogo adibito alla fabbricazione di "scandèle" (tegole).
Sella-e (Shèla-e) m.795: località a sud-ovest di Esine, lungo la mulattiera per Saiore. "Shèla" (sella) toponomasticamente molte volte è anche sinonimo di valico o passo oltre che localizzare una depressione del terreno.
Selzo (Shèlsh) m.1.076: un "dòs de Shèlsh" è rilevato a sud-est di Sacca e avrebbe origine da Sèles (selce, pianta diffusa nella zona).
Siglione (Shilgiù) m.743: sul fianco sinistro di val Cavena erano indicati un prato e una cascina a sud-ovest di Esine.
Sofrassa (Shofràsha) m.546: vecchia casa rurale a sud-ovest di Berzo Inferiore ed a sud-est di Esine. Dovrebbe derivare da "sofrà" o "shòfrà" (zafferano), forse per il colore dell'intonaco esterno.
Splasere (Pladére) m.734: località a sud-ovest di Esine ed a nord-est della Sacca. Deriverebbe dalla voce latina "pratum" (prato), nelle storpiature dialettali camune è frequente la sostituzione della "L" alla "R" e della "D" alla "T". Una vecchia cascina, riportata su mappe militari del secolo scorso, sorgeva su una spianata di prati, da cui "pràdère" o "pladére" sinonimo di praterie.
Teser (Tèsa) a m.1.434 era riportato su una vecchia mappa miliatre del periodo veneto, un "dòs del tèsèr" a sud-ovest di Esine ed ad est del Dosso Blussega. "Tesa" in dialetto camuno è un nomignolo che identifica una persona piccola... come la "tèsa del capèl", ma anche un cognome abbastanza diffuso.
Tezza (Tésa) m.300: appezzamento di terreno posto poco a sud di Esine, oltre il torrente Grigna (vedi "Teser").
Tolotti (Tolòti) a m.300 circa era segnata, già nel 1800, una vecchia abitazione rurale posta poco a sud-ovest dell'abitato di Esine: prenderebbe il suo nome da un cognome presente in zona.
Torosello (Torosèl) m.240, località su cui sorgeva una antica cascina presso la riva sinistra dell'Oglio a nord-est della frazione Sacca. "Torosèl" (torre bassa e tozza), dunque diminutivo di "tòr" (torre) potrebbe fare supporre che in zona fosse stata edificata uan struttura di difesa o avvistamento anche perché la proprietà e la difesa della terra, dalle piene del fiume Oglio, la costruzione di barriere protettive e di nuove terre ad ogni cambio dell'alveo del fiume, vista la collocazione al confine con il comune di Darfo Boario Terme (e gli antichi comuni di Erbanno e Angone) fu per molti secoli motivo di liti e di duri contrasti. Ora in questo sito, posto a cavallo della superstrada camuna (SS42) sorgono delle piazzole di rifornimento, ristoranti, bar, parcheggi, negozi, spacci e anche un parco di giochi con laghetto.
Tufini (Tùfì) a m.300: località a sud-ovest di Esine ed a nord-est di Plemo: il toponimo dovrebbe derivare da un cognome ma anche da un soprannome.
Vallone (Valù; Alù) "Hl' valù" (il vallone) è identificabile con una convalle della valletta del Cul a sud-est di Sacca. "Valù" e anche "alù" sono accrescitivi dialettali di "àl" (valle).
Zucconi (Shocù ) a m.240 è segnata una località con una casa rurale a sud-ovest di Esine presso la riva destra dell'Oglio. Potrebbe derivare da "shòc" (ceppo), perciò "shocù" ne è l'accrescitivo, ma anche, in dialetto "shùcù" (zuccone, testardo).


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