Stemma Losine Losine
LOSINESI (Martoréi) :
591 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 6,3 H.m.: 391 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
DA BRESCIA e BERGAMO
Km.
71,8
Da MILANO
km.
121
FRAZIONI
Tezze
CAP. : 25040


Le Immagini del Paese
Panorama del paese
IL NOME:
Losine (Lòsen) potrebbe derivare dal nome etrusco "Lùsina", oppure dal termine pre-romano "loce" (costa ripida coltivata a prato), ma anche da "lossa" (frana). Altri studiosi di etimologia invece ritengono che il nome derivi da "Lözene" antico nome latino del "Veratro", una pianta caratteristica dei prati di alta montagna.


LA STORIA:

    Tre epigrafi (brevi iscrizioni su pietra), che sono anche state descritte nel 5° volume del "Corpus Inscriptionum Latinarum", e di cui una è ancora murata all'esterno della antica sacrestia dell'ex parrocchiale, insieme ad altri ritrovamenti dello stesso periodo storico, attestano l'antica presenza, in loco, di uno stanziamento di epoca romana. E' anche certo che la via Valeriana, costruita dai romani a partire dal 15 a.C. e che collegava tutta la Valle Camonica nella sua lunghezza da Pisogne fino a Edolo, passasse proprio in questo sito, dove doveva essere sorto il primo piccolo nucleo abitato, forse una stazione di cambio cavalli o un ristoro.
    Ancora oggi è possibile calpestare, nel vecchissimo e bel centro storico, passando sotto archi in pietra e tra le abitazioni addossate le une alle altre, i ciottoli che ricoprivano in parte quella strada romana che tanta importanza ebbe per l'intera Valle Camonica.
    Dopo il lungo periodo di dominazione longobarda che aveva imposto, anche con la forza, ilo cristianesimo soppiantando (con difficoltà) la religione romana, ma anche a quella ben più antica della forte spiritualità camuna, alla conquista dei Franchi, furono i monaci del ricco monastero francese di Tours a riceve richche investiture. Furno porpio questi monaci, già beneficiari, nei secoli VII, IX e X, di vasti possedimenti e prebende, a costruire, nel sito su cui oggi sorge l'abitato di Losine, una prima chiesa che dedicarono a San Maurizio. Non si hanno riscontri certi ma probabilmente, vista la posizione dominante su gran parte della media valle, sulla stessa zona esisteva in precedenza già un altro ben più antico tempio pagano che era stato a sua volta abbattuto o modificato per erigere un'altra primitiva chiesa dedicata a Santa Maria del Castello.
    Fu nel 1182 che, per la prima volta, si trova citato il borgo di Losine: fu in un documento in cui era indicata, come avveniva spesso anche in documenti pubblici o contratti privati, la presenza della chiesa eretta dai monaci di Tours e al loro amatissimo patrono: San Maurizio. In quell'atto (una sentenza giudiziaria) veniva chiusa una lunga e gravissima faida (con diversi morti e spogliazione di beni terrieri e proprietà) che era sorta tra alcuni membri appartenenti alla stessa famiglia Griffi. Nel documento erano specificati i precisi obblighi che dovevano intercorrere tra i figli di Biscardo da Losine e Guiscardo da Breno e si legge che a Guiscardo, uccisore del parente Biscardo nel 1174, condannato come spergiuro e falso (oltre che assassino), fu imposto di riconsegnare le terre di Losine ai figli del Biscardo, che rientravano così in possesso di antichi beni e possedimenti e, sempre al Guiscardo, veniva ordinato di sottomettersi a varie servitù e clausole. Questo documento dimostra chiaramente la radicata presenza in valle della famiglia Griffi che possedeva grandi proprietà terriere e aveva, fin da epoca pre-Carolingia, rappresentanti nel governo della Valle Camonica. In quel periodo storico a cavallo del XII e XIII secolo, questa nobile stirpe era anche imparentata direttamente col potente vescovo di Brescia, Giovanni Griffi che, eletto nel 1182, come tutti i Vescovi di Brescia, per tutto il medio evo, aveva assunto anche il titolo di "Duca di Valle Camonica".
    La storia di Losine rimase dunque strettamente collegata per molti secoli a questa antica e potente famiglia che, di chiara origine Longobarda (già nel 800 nel proprio stemma nobiliare era raffigurato un "griffo" rampante), aveva conservato i propri possedimenti anche sotto i Franchi e li aveva ulteriormente ampliati, con acquisizioni e matrimoni, sotto la Curia bresciana che dall'XI secolo aveva esteso il suo potere politico-religioso e temporale anche sulla Valle Camonica.
    La famiglia Griffi, come era spesso in uso a quei tempi (ma pure oggi !) aveva stretto anche privilegiati legami parentali e di interesse con altre grandi famiglie camuno-bresciane tra cui la famiglia dei potenti e influenti Martinengo che a loro volta avevano ricevuto, sempre dalla ricchissima Curia di Brescia, vasti infeudamenti in alta e media Valle. Losine restava comunque un piccolo borgo montano e solo nel 1300 la chiesa fu autorizzata ad avere il suo fonte battesimale e a gestire le proprie decime che venivano regolate e amministrate da un sacerdote presente in loco e che poteva anche officiare tutte le numerose funzioni religiose.
    Nel 1311 l'imperatore Enrico VII, volendo equilibrare la presenza e il potere in Valle Camonica della Curia di Brescia, nominò Stefano Griffi all'ambitissima e influente carica di Vicevicario Imperiale della Valle. Con delibera imperiale, sempre di Enrico VII, nello stesso anno, Giovanni Griffi da Losine, a dimostrazione dell'importanza della famiglia, ricevette in feudo le terre e il castello di Bione, in Val Sabbia. I Griffi, il ramo principale dei quali si era apparentato anche con la più potente famiglia guelfa camuna: i Nobili di Lozio (maggiore sostenitrice degli interessi e del potere del Vescovo e della Curia sul territorio camuno-sebino), videro calare la loro influenza politica ed economica durante il travagliato e burrascoso periodo visconteo, anche perchè, nel 1389, Tomaso Visconti colpì con un bando una delle figure più importanti della casata: Albertino Griffi da Losine. I Griffi di Losine furono comunque presenti alla famosa pacificazione del 1397 con Graziolo Griffi.
    Questa pace, sancita con solenni giuramenti e con tante benedizioni, al ponte Minerva poco a sud di Breno, era stata imposta alle fazioni che si erano venute a formare in Valle Camonica tra Guelfi (sostenitori del vescovo di Brescia) e Ghibellini (affrancati all'Impero fin dal tempo di Federico Barbarossa) e che tanti lutti avevano provocato (e che avrebbero anche in seguito arrecato) alle genti camune. Nel 1402 i Guelfi della media Valle Camonica, che facevano capo ai Nobili e ai Griffi, che malgrado le solenni promesse dei Visconti, poco dopo questa pace si erano visti messi in difficoltà dal nuovo padrone della valle (il Duca di Milano, chiamato a pacificare e divenuto invece il nuovo padrone e Signore), costruirono due muniti e ben armati fortilizi a Losine ed a Niardo. Queste rocche, che erano state edificate a cavallo e sorveglianza delle due rive dell'Oglio, servirono come base a gruppi di uomini armati fedeli ai Griffi, per disturbare le truppe ghibelline, che facevano riferimento alla famiglia Federici sostenuta dai Visconti, che si erano installate nel possente castello di Breno.
    Nel 1403 le schiere guidate dai più vivaci rampolli dei Nobili e dei Griffi, con alcune azioni di aperta "guerriglia" (termine moderno per descrivere queste azioni poco più che banditesche), oltre a razzie di bestiame e alla uccisione di alcuni "famigli" dei Federici, inflissero pesanti perdite alle guardie del Podestà di Valle Camonica, Ottone Spinola, uccidendo anche il suo delegato il Connestabile Guglielmo d'Arquale.
    L'episodio più importante (e storicamente più volte ricordato anche nelle pagine dedicate al paese e alla valle di Lozio e alla famiglia Nobili) fu al culmine (tragico e funesto) di queste contese, scorribande, vendette e faide: il massacro indiscriminato di tutta la famiglia Nobili per mano dei Ghibellini camuni condotti dai Federici che, preso d'assalto in piena notte, irruppero improvvisamente nel munito castello posto al vertice della stretta valletta: era il Natale del 1410. Uccisero tutti gli appartenenti alla famiglia guelfa (esclusi due giovinetti che per studi erano a Brescia e a Bergamo) e molti dei famigli, che erano al suo servizio. Anche i Griffi, pure loro di parte guelfa, dopo che i Nobili erano stati spazzati via, vennero colpiti e diversi furono gli espropri e le spogliazioni che dovettero subire.
    Molti membri della famiglia si dovettero anche allontanarsi dalla Valle Camonica, per attendere tempi migliori. Dopo la pesante e soffocante dominazione Viscontea e, in molti casi, un lungo esilio, la Serenissima Repubblica Veneta, dopo la prima vittoriosa campagna in Valle Camonica, nel 1428, restituì agli alleati Guelfi, e quindi anche ai Griffi, quei possedimenti e beni che erano stati donati, dai Signori di Milano, alle più fedeli famiglie ghibelline, prima di tutte ai Federici, che si videro espropriati di numerose terre e benefici. Gli stessi Federici però passeranno poi, a più riprese, a sostenere in tempi e modalità diversi, in alcune circostanze, a seconda dei vincitori di turno, sia i Milanesi che i Veneziani, ricevendone in cambio altre prebende.
    La famiglia Griffi, ritornata in possesso di molti dei propri beni e riacquistata (in parte) l'antica potenza, si adoperò a favore di Venezia, anche nelle successive vicende guerresche contro Milano che sconvolsero la Valle dal 1446 al 1448. Dopo la pace di Lodi, del 9 aprile 1454, la Serenissima acquisì il completo controllo militare su tutte le valli bresciane e bergamasche e adottò subito una linea di condotta politica che portò ad un rapido decadimento del potere e dell'autorità di origine feudale dei nobili e delle potenti famiglie locali.
    Conseguenza diretta di questa vasta azione amministrativa e politica fu la nascita di varie e distinte realtà locali e il "Comune di Losine" che comunque, come in molti altri borghi della Valle, si era già costituito in "Vicinia" all'inizio del 1400. La Vicinia era nata in contrapposizione allo strapotere e alle angherie dei feudatari locali, la Vicinia si realizzò per amministrare alcuni beni e proprietà comuni, per poi trasformarsi in un vero e proprio organo amministrativo che in seguito, subendo ulteriori modifiche, giunse a formare il primo embrione dell'entità comunale, in cui si gestivano anche proprietà in comune ma addirittura i calendari liturgici e i giorni festivi. Era retta da "Consoli" eletti ogni anno dai Capifamiglia, denominati come "fuochi" (nuclei familiari) e dai residenti denominati "Originari" e coadiuvati nelle pratiche amministrative dai "Reggenti". Compito principale (originario) era quello di regolare uno sfruttamento equo del patrimonio comune formato da boschi, segherie, forni, fucine, calchere, mulini, segaboli e dalle numerose malghe e alpeggi. Questi beni erano dati in appalto ai cittadini che ne facevano richiesta e assegnati, tramite incanti pubblici che si tenevano in piazza, la domenica, dopo la Messa Grande. Le riunioni della Vicinia si tenevano nella casa comunale e, durante il periodo invernale, per il freddo, nelle tiepide e accoglienti stalle. L'elezione dei Consoli e dei Reggenti avveniva per ballottaggio (con delle "balle" ossia delle piccole palle di pietra o legno colorato) in quanto la maggior parte degli aventi diritto al voto (i Vicini) erano analfabeti. Nelle riunioni generali venivano prese tutte le decisioni che poi regolamentavano i rapporti, non solo tra i "vicini", ma anche con la Curia, i feudatari e le comunità confinanti. La Vicinia si trasformò in una entità amministrativa autonoma riuscendo ad assorbire e acquistare gradualmente numerosi beni immobili e vasti possedimenti terrieri dei Griffi, dediti ormai alle professioni notarili o al commercio. Molte di queste proprietà venivano poi gestite in modo comunitario e tutti i capo-famiglia potevano partecipare, con piena responsabilità, alla trattazione degli affari della comunità. In alcune relazioni ecclesiastiche e vescovili, ma anche nel "catartico" del Da Lezze per la Serenissima, nel 1400 e nel 1500 risulta però evidente la miseria e la povertà in cui agivano e vivevano gli abitanti della zona e del piccolo borgo, tanto che questi non potevano neppure permettersi di mantenere un proprio sacerdote che doveva fare, a sua volta, il contadino e l'allevatore, per poter tirare avanti.
    Nel 1571 vennero istituiti i Vicari Foranei e Losine rimase legato alla Vicaria di Cemmo fino al 1777 per poi passare sotto quella di Breno. Nel ventennio fascista, come per molti altri piccoli paesi delle nostre vallate, Losine fu aggregato amministrativamente al comune vicino più grosso e popoloso: Breno. Ridivenne comune autonomo nel 1949.


DA VISITARE:
La Parrocchiale nuova del Sacro Cuore è stata decorata nel 1922, da Giuseppe Cominelli. Custodisce però un affresco del 1500 della "Madonna col Bambino" ed una tela del 1600 rappresentante l'Assunzione di Maria.
La Parrocchiale vecchia dedicata a San Maurizio Maurizio (di cui abbiamo parlato nella storia del paese) è di antichissime origini, è stata più volte ristrutturata e addirittura rifatta in gran parte. Nella parte sud dell'edificio si distinguono chiaramente alcuni resti dell'antica torre campanaria ed una monofora della chiesa originaria. All'interno sono visibili degli importanti affreschi attribuiti al Quaglio.
La Chiesa di Santa Maria del Castello, certamente una delle più antiche della Valle Camonica, fu edificata a partire dall'anno mille e completata poi nel secolo successivo. Il tempio fu costruito sulla sommità di una collina su cui precedentemente era collocato un castello o una fortificazione militare di antichissime origini (forse romane o pre-romane). Nella chiesa, nella campata centrale, sono visibili un'abside semicircolare con un tratto di muratura originaria ed una monofora a croce greca. Notevole una decorazione ad affresco che raffigura il "Pantocrator tra i simboli degli Evangelisti". Per alcuni studiosi questo dipinto richiama, in parte, l'arte di Michelino da Besozzo. Di notevole fattura la soasa sull'altare maggiore che racchiude la pala raffigurante un'Assunzione.

LOCALITA’ COMUNALI:
(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Bacchetta (Bachèta; Baghèta) m.2.549: è la cima più alta del monte Concarena, posto sulla destra della Valle Camonica tra i comuni di Losine e Capo di Ponte, probabilmente da "bachèta" (bacchetta, piccolo bastone di nocciolo).
Badernassa (Badernàsha) a m.375, appezzamento su un pianoro che sfocia in un terrazzamento naturale alla destra dell'Oglio a sud di Losine.
Bordegas (Bordegàs) a m. 1.150, a nord di Breno sopra una propaggine della Concarena. Era presente in loco, fin dal medio evo, una cascina che è sull'orlo di un'area pianeggiante che precipita poi in un bosco in ripida pendenza da cui "gash" (bosco) e "bord" (orlo) (bord-gash). Altri studiosi lo farebbero derivare dalla voce germanica (ancora in uso nel dialetto locale camuno) "bordegà" (insudiciare, sporcare) e anche dal vocabolo composto "bor-de-gash" (sporcarsi), questo potrebbe essere forse un soprannome dato ai proprietari.
Campazzo (Campàsh) a m.310: località in cui erano segnate, su una vecchia mappa catastale dell'800 due cascine a sud-est di Losine ma sulla sinistra dell'Oglio. "Campàsh" (campaccio), nome molto diffuso in valle Camonica per identificare dei terreni di scarsa produttività o difficili da coltivare.
Corni (Córen) la valletta dei "Corni marci" è localizzata a nord-ovest di Losine e il suo nome deriva da "cören" o "cörna" (rupe).
Croce (Crùsh) a m.950: è segnato su una vecchia mappa militare un "Dosso di Croce" ad ovest di Losine: era vecchia usanza porre croci ai crocicchi, alle cime di monti e anche in località divenute notorie per avvenimenti particolari e su questo dosso pare che, fin dal medio evo, vi fosse posta una croce in legno.
Dasse (Dashe) a m.1.130: sito montano a sud-ovest di Losine, sul versante destro della valle. "Dasha" (ramo verde di abete).
Giaro (Giara) a m.450, località a nord-est di Losine presso la destra dell'Oglio. Il luogo è vicino al torrente Glera e forse per questo che Giara, sinonimo di "gera" (sabbia o ghiaia), dà il nome al luogo. Non molto distante si trova un'altra località detta "i Giarei".
Gibezza (Giubèsha) a m.800, sito a nord-ovest di Losine, a perpendicolo sotto le rocce del monte Concarena. "Giubèsha" è anche il nome della sottostante valle, che su una vecchia carta catastale del 1750 è denominata "Val Corni Marci".
Loppolo (Òpol) "Valle del Loppolo" a nord-ovest di Breno, è tributaria di destra dell'Oglio, a sud-ovest di Losine. Òpol (luppolo).
Monte (Mut; Mont; Monc; Muc) a m.1,285, ad una certa quota era segnata su una mappa catastale dell'800 una "cà del mut de Shervè" (casa del Monte di Cerveno) a sud-ovest di Losine.
Oca (Òca) a m.1.050: "Colle dell'Oca" a sud-ovest di Losine, da cui si scende a Malegno. "Òca" è il noto animale da cortile e questa località prende questo nome a similitudine del collo dell'oca per la conformazione del terreno. La cima di questa montagna che domina tutta la bassa Valle Camonica fa da confine coi comuni di Lozio e Malegno.
Pizzolo (Pìshol) a m.300, appezzamento di terreno alluvionale su cui, già nel 1750 era segnata una casa rurale tra Breno e Losine, nella piana alla destra dell'Oglio.
Sendine (Shènden) a m.611: località a mezza costa sulla montagna, tra Losine e Cerveno. "Semita" è una voce latina che indica un sentiero.
Sosso (Shòsh) a m.310, prato a sud di Losine sulla riva destra dell'Oglio. Il "Shosh" in dialetto camuno è l'accomandita di bestiame che si dà a terzi in custodia per essere governato, di questa società di fatto, di antichissime origini, sia il proprietario che il custode fanno a mezzo del guadagno e a mezzo della eventuale perdita. Più genericamente "shòsh" è anche il bestiame dato in custodia e il custode stesso.
Teze (Tése) a m.320: dossello a sud-ovest di Losine poco distante dalla destra dell'Oglio. "Tegia" (capanna alpina): voce gallica "Tesa" (bosco recintato o roccolo o paretaio), luogo ove si tendono le reti per gli uccelli.
Tragone (Tragù) a m.499, località a nord di Losine, lungo l'antica mulattiera per Sendine. "Tragù" potrebbe derivare da "Tràgol" detto anche, in altri comuni della Valle Camonica, "preàla": classico carretto da montagna a due ruote. Ma "Tràgol" vuole anche significare "ramàsa" o "ramaccio", arnese intessuto di rami usato come una scopa di grosse dimensioni (in altri comuni camuni si dice anche "sgarnèra") e tragolù suona come accrescitivo.
Valerta (Valèrta) a m.1.030, sito montano sud-ovest di Losine sotto il Colle dell'Oca. E' all'inizio della valle di Luppolo e qui si apre in un avvallamento poco profondo da cui "Aèrta" (aperta) o "èrta" (erta, ripida). Probabilmente da "àl e Aèrta" (valle aperta).


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