Stemma Malonno Malonno
MALONNESI (Maç de le bène - Bène) :
3.352 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 30,8 H.m.: 596 slm Prefisso Tel.: 0364
DA BRESCIA e BERGAMO
Km.
90
Da MILANO
km.
140
FRAZIONI
Candò, Coritto, Forno Allione,
Landò, Lava, Loritto,
Moscio, Nazio, Odecla, Zazza
CAP. : 25040


Panorama di Malonno
Palazzo Celéri-Martinengo
Le torri medievali
Interno della parrocchiale S. Faustino e Giovita
Parrocchiale dei S. Fautino e Giovita
Il forno fusorio
IL NOME :
Malonno (Malòn) (1597), toponomasticamente il nome potrebbe giungere dalla voce pre-latina "mal" (monte), forse diretta derivazione dalla osservazione della collocazione geografica dei primi insediamenti abitativi, nelle varie frazioni, che sorgono sul territorio comunale, tutte nate e poste in quota e circondate dai monti che sovrastano la vallata (Palone del Torsolazzo, Palone, Palone del Soppressà, Pian della Regina, Piz Tri, Baitone).


LA STORIA:

    Le più antiche vicende della terra di Malonno, posta a cavallo tra la media e alta Valle Camonica, sono contemporanee ad altri insediamenti di epoca preistorica nella lunga valle percorsa dal fiume Oglio. Quasi certamente furono dei piccoli gruppi di cacciatori stagionali i primi esseri umani a stabilirsi in età neolitica (5000 a.C.) in questi siti. I nostri progenitori erano appartenenti a quei gruppi di umani aventi discendenza nel diffuso ceppo del popolo dei Liguri che si erano insediati in gran parte dell'Italia e delle regioni alpine. Questi intrepidi predatori, inseguendo gli ungulati ed altra cacciagione che si erano rifugiati nelle anguste vallate alpine, risalendo il corso del fiume, costeggiando le dorsali e le creste dei monti, sui piccoli ma numerosi altopiani che si aprivano sulle pendici delle montagne, trovarono dei luoghi ideali per insediarsi e creare alcune comunità che furono i primi nuclei di residenti stabili. I cacciatori, adottando alcuni antichi e primitivi metodi di coltivazione di frutta e verdure, si trasformarono lentamente in agricoltori e, curando gli animali domestici, divennero allevatori di bestiame e crearono forzatamente dei rifugi stabili e più protettivi.
    Vennero così fondati dei villaggi, poi destinati a trasformarsi nelle numerose piccole frazioni presenti su questo territorio. Molti di questi minuscoli agglomerati di edifici rurali e di ricovero avevano già una loro certa presenza in epoca preistorica e pre-romana.
    Solitamente si trattava di qualche casupola, stretta attorno ad una polla o a sorgenti d'acqua o su spiazzi erbosi, e successivamente molte volte i piccoli nuclei familiari erano arroccati dentro a dei piccoli castellieri circondati da recinti costituiti da muretti a secco o fascine intrecciate.
    In questa ampia zona, che risalendo da sud a nord, è posta subito dopo uno stretto angolo compiuto dal solco dell'Oglio, imbrigliato tra le scoscese e ripide pareti rocciose che rendevano necessario portarsi a quote elevate per "saltare" queste strettoie naturali, sono stati rilevati, su dei dossi o in posizioni elevate, dei siti certamente adibiti a luoghi di culto degli antichi Camuni che proponevano la loro profonda e naturale spiritualità, congiunzione con la natura e la vita, riverendo molti Dei e Divinità adottati anche dalla religiosità dei Liguri e dei Celti.
    In questi "templi naturali" sono state ritrovate delle pietre lavorate e incise, dei menhir e molte raffigurazioni rupestri. I vari primitivi insediamenti abitativi in questa zona, formati solitamente da piccole e semplici capanne, erano sempre posizionati in quota o "a mezza costa", sulle pendici delle montagne e non nella pianura alluvionale posta sulle sponde dell'Oglio, segno evidente (rilevabile anche da numerosi nomi di località malonnesi) che lungo il corso di questo fiume, e dei suoi piccoli affluenti, vi erano acquitrini insalubri e insicure paludi non abitabili o coltivabili.
    Anche oggigiorno si nota chiaramente come la disposizione delle varie frazioni, che compongono il vasto comune di Malonno, siano poste a quote elevate e in siti dominanti la vallata e solo molto più tardi, vennero creati degli insediamenti abitativi sul fondovalle bonificato dove ebbe sviluppo il paese di Malonno.
    Il primo nucleo abitato sorse probabilmente dove ora insite il bel borgo di Lava, che rimase per secoli, fino al 1500, il centro religioso più importante della zona. E' accertato il passaggio in questa zona, in epoca preromana, come in altre grandi valli alpine, di commercianti Etruschi che avrebbero portato le loro primitive ma semplici tecniche della lavorazione dei metalli.
    A quel periodo si fanno risalire, nell'alta valle, le prime operazioni non casuali di estrazione di materiale ferroso: il suo processo produttivo, pur subendo modifiche e aggiornamenti si protrarrà per molti secoli e resterà una fonte importante di sostentamento e di lavoro.
    Ad attestare la presenza romana in alta valle, iniziata con l'occupazione militare, dopo la guerra Retica del 16 d.C., sono i resti di un acquedotto e la costruzione della via Valeriana che, ricalcando in parte tracciati di sentieri precedenti, percorrendo tutta la Valle Camonica, fungeva da essenziale collante nella lunga e ancora semi selvaggia vallata. La grande (per i parametri di quei tempi) strada, come tutte le vie romane era originariamente di prevalente interesse militare ma, dopo la fine delle ostilità e l'adattamento piuttosto rapido e incruento del popolo dei Camuni alla civiltà romana, divenne un'arteria importante specialmente per gli scambi commerciali anche con la Valtellina e dunque con il centro Europa.
    Il crollo dell'Impero Romano ripiombò la valle in un parziale isolamento che si concretizzò anche con il quasi totale abbandono del sistema di comunicazioni che si era andato ad affermare: strade, ponti, locande, torri di sorveglianza, case di posta furono adibiti ad altri compiti o abbandonati. Ogni piccola comunità, ogni villaggio tornò a chiudersi in se stesso e i contatti ridivennero abbastanza sporadici e soprattutto aleatori e insicuri.
    Solo intorno alle chiese od agli ospizi si strinsero, e continuarono ad esistere, degli agglomerati di case rurali o capanne che formavano i piccoli e isolati insediamenti abitativi di quel lungo periodo che trascorse tra l'epoca romana, la lunga dominazione Longobarda prima (fino al 774) e dei Franchi di Carlo Magno poi. Fu lo stesso Imperatore del Sacro Romano Impero che infeudò in vasti possedimenti, benefici e proprietà, in tutta la Valle Camonica, i ricchi e potenti monasteri francesi di Cluny e di Tours che oltre alla edificazione di numerose chiese intrapresero anche vasti lavori di bonifica delle zone paludose rendendole coltivabili e abitabili.
    Dopo l'anno mille il Vescovo di Brescia subentrò, mediante scambi territoriali, infeudamenti e acquisizioni, in vaste proprietà in terra camuna, ricevette i vari benefici e privilegi col titolo di Duca di Valle Camonica e, nel 1193, a sua volta investì di un feudo nella zona tra Edolo e la piana sotto l'abitato di Lava, i Magnoni, un ramo della antica famiglia Dòmini originaria di Vione, che furono dunque i principali rappresentanti della parte guelfa della nobiltà locale, lagati alla Curia bresciana.
    I ghibellini (seguaci invece dell'impero) erano guidati dai Federici che, ricevendo vaste investiture dallo stesso Imperatore, Federico Barbarossa (da cui sembra abbiano preso il nome), estesero la loro presenza in tutta la Valle Camonica legandosi anche con altre potenti famiglie locali: a Malonno vennero stretti rapporti diretti, anche di parentela, con i Celèri. Coi Celèri e con i Girardi (che si stabilirono a Malonno tra il XIII e XIV secolo), alcuni Malonnesi parteciparono, nel 1288, alla vasta rivolta che era scoppiata contro la guelfa Brescia e il suo Vescovo. A fare le spese della insurrezione e degli scontri armati, che si susseguirono per molto tempo, furono specialmente due centri di rilevante importanza politica e strategica posti sulle rive nord e sud del Lago d'Iseo: Pisogne ed Iseo.
    In questi due popolosi borghi una spedizione ghibellina, partita dalla Valle Camonica, fece strage di guelfi, portando violenze, distruzione e lutti. La reazione della Curia di Brescia non si fece attendere, il Vescovo scomunicò alcuni Ghibellini (che continuarono tranquillamente a vivere in Valle), spedì in zona numerosi armati e la guerra durò, anche in alta Valle, per altri sei lunghi anni, con scontri a volte sanguinari e molto cruenti e con vicende alterne (sia militari, che politiche e religiose).
    A quell'epoca di continui scontri armati tra bande di balordi armati e tra le famiglie (molte volte consanguinee), vengono fatte risalire la costruzione di alcuni grandi e possenti edifici con scopi difensivi e l'innalzamento di varie torri che, oltre ad essere un essenziale sistema protettivo, erano la diretta e visibile testimonianza delle ricchezze e della potenza delle principali famiglie malonnesi. Questi torrioni, al contrario di quanto è avvenuto in altri paesi della Valle Camonica, in cui questi edifici sono andati molte volte distrutti, spiccano ancora (alcune in buone condizioni) nella parte più antica dell'abitato di Malonno. Anche le famiglie malonnesi più potenti e influenti, come era uso nel medio evo e fino ai secoli XIV e XV, si schierarono più e più volte dalla parte dei vincitori di turno cambiando disinvoltamente padrone e protettore riverendo, dopo la curia Bresciana, prima i Visconti, Duchi di Milano per poi passare al servizio della Serenissima Repubblica Veneta, poi, seguendo le vicende delle varie guerre Veneto-Milanesi si avvicinarono ancora ai Visconti e agli Sforza, ritornarono sotto la Repubblica Veneta per un breve periodo… poi ripassarono nuovamente ancora dalla parte dei milanesi e infine, dopo la pace di Lodi si affrancarono definitivamente alla Repubblica di San Marco, alle sue truppe, ai suoi tribunali e ai suoi delegati.
    Sotto il lungo e relativamente tranquillo periodo di dominazione veneta, per la prima volta, si redassero precise e meticolose relazioni che descrivevano la vita locale, le risorse naturali e le attività che venivano svolte. Nel suo famoso "Catastico" del 1610 il rettore veneto Giovanni da Lezze citava, per le terre di Malonno, le produzioni di castagne, biade e fieni ma lamentava la mancanza di vini e ricordava però soprattutto l'estrazione di minerali di ferro, dalle montagne circostanti, e l'esistenza di un grande forno fusorio nel paese di Malonno che era divenuto il borgo più popoloso e importante del comune (di questo forno, recuperato con testimonianza del passato, rimangono delle mura e delle testimonianze dirette sia nella tradizione orale che in numerosi contratti e scritti).
    Attività indotta alla fusione e lavorazione dei metalli era lo sfruttamento dei vasti boschi e la lavorazione del legname che alimentava la notevole produzione di carbone: una attività che occupava molti lavoranti locali.
    Il trasferimento della parrocchiale e del fonte battesimale da Lava a Malonno (divenuto, come già scritto, l'abitato e la frazione più popolosa della zona) fu stabilito, nel 1565, dal vescovo di Brescia Bollani e confermato nel 1580 dal cardinale di Milano Carlo Borromeo nel corso della sua famosa visita apostolica. Questa azione provocò tra le due frazioni e le rispettive municipalità e popolazioni una furibonda diatriba che si protrasse a lungo. Gli abitanti di Lava si rifiutarono di far battezzare i loro figli a Malonno e, vista la loro ostinazione a proseguire in questa loro contestazione che li metteva in una condizione non accettabile dalla chiesa… ottennero, nel 1717, la presenza stabile di un cappellano officiante nella loro frazione e nella loro chiesa.
    Gli straripamenti e le alluvioni provocate dall'Oglio in piena furono sempre delle calamità funeste anche per il territorio malonnese e le più nefaste di queste disgrazie sono ricordate nel 1471 e nel 1614. Le limacciose acque del principale fiume della Valle Camonica e di alcuni torrenti locali, enormemente ingrossati da giorni e giorni di pioggia continua, tracimarono gli argini e seppellirono, sotto grandi masse di detriti e di fango parte dell'abitato di Malonno che si era espanso anche nella parte più vicina all'alveo del fiume.
    Furono i Celèri, la più influente famiglia del paese, e anche quella con vasti possedimenti nella piana alluvionale prospiciente il paese, nella prima metà del 1600, a finanziare i lavori di arginatura e deviazione del tumultuoso torrente Franchì che nelle sue ricorrenti inondazioni aveva più volte provocato distruzioni, lutti e danni.
    Nel 1630 gli abitanti di Malonno erano stimati in circa 1500, ma, in quell'infausto anno e l'anno successivo, la peste (quella ricordata dal Manzoni), portata in valle dal passaggio delle truppe dei Lanzi(chenecchi) che erano calati dalla Valtellina e dal passo dell'Aprica, li ridusse, nel breve volgere di qualche settimana, di quasi la metà.
    Verso la metà del XVII secolo Malonno ebbe un periodo economico particolarmente florido e le principali famiglie locali vollero dimostrare la loro potenza e esternare le proprie ricchezze divenendo protagoniste della costruzione di nuove ampie abitazioni che, come era uso in quei tempi, erano corredate e collegate sempre con i fienili, stalle e carbonili.
    Dal 1650 iniziò anche la realizzazione di un ponte in pietra sull'Oglio, che andò a sostituire quello precedente, in legno, che era stato gravemente danneggiato da una piena.
    Come per altre antiche e gloriose famiglie camune, nel XVIII secolo, si estinse la ricca e storica casata del Celèri. In molte proprietà e benefici di questa nobile famiglia, che aveva fatto gran parte della storia di Malonno, succedettero i Martinengo, che avevano già altri vasti possessi in alta Valle Camonica ed appartenevano al gruppo ristretto delle più importanti famiglie di Brescia. A Malonno divenne molto nota la controversa e bieca figura di Marc'Antonio Martinengo, famoso sia in zona che in città per le sue bravate, le sue sfide e per i suoi duelli che per lungo tempo entrarono nella cronaca e vennero anche tramandati nelle "bòte" (storie o leggende popolari). Ai Martinengo succedettero, sia per acquisti che cessioni, in molte delle vaste proprietà malonnesi, i Corazzina.
    Nel 1797 tutta la Valle Camonica fu investita dal turbine delle truppe di invasione francesi e i nuovi dominatori si dimostrarono subito non certo i liberatori dalla tirannide o gli alfieri e apportatori delle idee della Rivoluzione Francese di un decennio prima ma solo conquistatori e predatori. Fu un breve ma pesante e triste periodo storico: le truppe napoleoniche imposero subito delle nuove regole amministrative (alcune positive, come l'inumazione fuori dai centri abitati dei morti con la creazione dei cimiteri esterni ai paesi, altre assurde per le nostre valli alpine), ma specialmente oberarono di nuove tasse e balzelli, oltre che i semplici cittadini, anche le locali industrie estrattive e di lavorazione del metallo. Venne estesa la leva obbligatoria e molte furono le depredazioni, le violenze e i saccheggi che gravarono su una stremata popolazione resa poverissima e al limite della sopravvivenza. Le pesanti imposizioni e obblighi di sostentamento per le numerose truppe, acquartierate in zona (presso il confine con l'impero austriaco al passo del Tonale), le insopportabili nuove imposte sui materiali ferrosi, portarono nel breve volgere di pochi anni, ad una netta recessione generale e la fiorente industria del ferro, del carbone e dei semilavorati non si riprese più.
    Dopo la sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna, le terre della Serenissima Repubblica Veneta vennero assorbite dall'Impero Austro-Ungarico nel Lombardo Veneto. Anche sotto la dominazione austriaca la miseria restò molto diffusa tanto che gran parte dei bambini disertava la scuola, appena insediata nel paese, con le prime due classi di istruzione base, per lavorare nelle attività dell'agricoltura e dell'allevamento, uniche risorse rimaste ai residenti.
    Con l'unità d'Italia, ci fu la difficile e complicata creazione del "Comune di Malonno", che amministrativamente dovette comunque tenere conto della presenza e delle esigenze, nonché del campanilismo, delle numerose frazioni sparse su una vasta e disagiata zona montana.
    Nel 1888 vi fu il primo organico censimento voluto per dare una fisionomia al neonato Regno d'Italia e da questa relazione risultava che a Malonno erano ben 24 le "Contrade" (cioè le frazioni) e circa 2500 abitanti.
    L'attività principale restava, alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX, una povera e faticosa agricoltura di montagna, ristretta generalmente in piccoli appezzamenti coltivati a conduzione familiare e l'altrettanto faticoso allevamento del bestiame (sia grosso che minuto). Erano queste attività che comunque non permettevano, alla quasi totalità della popolazione residente, esclusi alcuni privilegiati, una vita tranquilla e dignitosa ma solo una sopravvivenza minata da una diffusa e costante miseria e molta fame.
    Molti, in quegli anni, furono perciò coloro che, abbandonando i borghi delle nostre valli e trasformatisi in emigranti, lasciarono l'ingrata terra natia per cercare lavoro lontano e all'estero, specialmente Francia, Belgio e Svizzera. Alcuni Malonnesi (come molti altri Camuni e Italiani) emigrarono anche nelle lontanissime America e Australia.
    Nella prima guerra mondiale (1914-1918) la linea del fronte (al Tonale) non era molto lontana dalle terre malonnesi e il grande conflitto, oltre che cambiare il volto della zona divenne anche un'occasione primaria (e fu una delle grandi rivoluzioni in tutta Europa in quell'inizio del 1900) per le donne per uscire (in parte) dal ristretto ambito della famiglia e della casa, poiché gli uomini validi erano in trincea. Molte giovani dell'alta Valle iniziarono così a lavorare anche per il genio militare preparando trincee, casematte e rifugi. Molte furono anche le strade che in quegli anni di guerra vennero ampliate, ammodernate e tracciate e molte delle frazioni del comune vennero collegate più direttamente: molti sentieri e mulattiere, che potevano avere interesse militare, vennero trasformate in carreggiabili e diedero lavoro e salari a molti uomini e molte donne che fino ad allora avevano svolto solo il lavoro dei campi e delle stalle.
    Nel periodo fascista iniziò l'attività produttiva lo stabilimento posto in località Forno Allione, al confine con i comuni di Berzo Demo e Cedegolo, che diventerà, per svariati decenni, un punto di riferimento importante e di occupazione per molte famiglie locali fino alla mesta e inevitabile chiusura totale negli anni novanta. Sulla stessa area, dopo un lungo periodo di inattività, è stato creato un polo artigianale che ha destato l'attenzione di alcuni impresari locali.
    Negli anni sessanta del secolo scorso, come ovunque nella ormai troppo cementificata Valle Camonica, ha preso consistenza un diffuso sviluppo edilizio che, anche a Malonno, ha cambiato radicalmente il volto di tutta la zona. All'inizio di questo secolo, nella vasta piana a nord est del paese e sul lato destro della SS42 è stata realizzata una zona industriale con numerosi capannoni che hanno però cancellato gli ampi prati che erano caratteristici di questa pianura alluvionale incuneata tra le montagne circostanti. I piccoli nuclei abitati, posti invece alle quote più elevate, pur essendo stati fatti oggetto di lavori di ammodernamento, anche con la realizzazione di seconde case o restauro delle vecchie, restando lontani dalle principali vie di comunicazione e collegamento, come le varie sparse frazioni montane, in parte si sono svuotate, mentre il capoluogo ha raggiunto le attuali vaste dimensioni sviluppandosi specialmente verso nord est.


DA VISITARE :
Palazzo Celéri-Martinengo:fu edificato, sulle rovine di un precedente castello, nel 1500, ma la struttura più antica (risalirebbe al 1300) è la torre alta 24 metri. Su un portale compare la data 1536, e da quel secolo per più di duecento anni fu la principale tra le dimore della potente famiglia Celéri. Durante il periodo Napoleonico e anche nel secolo scorso, durante l'ultima guerra mondiale, fu danneggiato anche in modo grave: fu infatti, per circa due anni, acquartieramento per truppe tedesche presenti in alta Valle Camonica. La presenza dei militari nazi-fascisti procurò ingenti danni al patrimonio architettonico del complesso. Il massimo splendore questo edificio lo raggiunse nel 1700 quando il conte Marc'Antonio Martinengo da Barco, bandito per i suoi reati da Brescia, fu confinato a Malonno e qui mise su famiglia sposando Margherita Celeri e imparentandosi così con la più illustre famiglia locale. Ma anche da Malonno e dalla Repubblica Veneta fu bandito per aver ucciso, nel 1721 Francesco Panzerini. Marc'Antonio Martinengo poté rimpatriare undici anni dopo, nel 1732, ma la moglie Margherita Celeri era morta, e così ritornò a Brescia dove nel marzo del 1750 (a 81 anni !) fu ferito a morte, dopo l'ennesima lite, per una futilissima questione (d'onore), dal conte bresciano Durante Duranti. Attualmente molte parti dell'antico palazzo non conservano più le fattezze originarie anche perché alcune parti dell'edificio sono state riadattate in periodi successivi ad abitazione. Tuttavia, sul lato nord, rimangono alcune stanze, sale e corridoi risalenti al 1700.
Il forno fusorio: : risalirebbe al XVI secolo ed è situato nella parte alta di Malonno, la zona prende infatti il nome di "fùren": è ben conservato ed è uno dei più importanti documenti di archeologia industriale in area camuna, ha forma quadrata e fu di proprietà della famiglia Celeri. Accanto al forno sorgevano anche alcune fucine e dei carbonili: il forno cessò di funzionare nel 1870.
Parrocchiale S. Faustino e Giovita a Malonno fu costruita su progetto di Antonio Corbellini a partire dal 1731, dopo un lascito di 10.000 scudi (cifra enorme per quei tempi) di uno degli ultimi discendenti della famiglia dei Celeri, padre Leonida (Malonno 1634 - Brescia 1713). Il grande tempio fu edificato in una posizione panoramica dov'era, in antichità, un ancestrale luogo di culto pagano su cui poi, come è avvenuto spesso, era stata eretta un'antica chiesetta degli agostiniani, della quale rimane intatto il campanile, con una cripta-cimitero, posta su un costone roccioso poco distante dall'abitato, in direzione della frazione Odecla. La pala dell'altare maggiore, che rappresenta i Santi "Faustino e Giovita che difendono Brescia" è di Giovanni Quaglio che è autore anche degli affreschi della navata: mentre altri affreschi sono del Gallina. Una "Deposizione" è attribuita a Paolo da Caylina il Giovane (oppure al Moretto a al Moroni). Gran parte delle opere marmoree presenti nel tempio sono da attribuirsi a uno dei più celebri maestri marmorai che hanno lavorato anche in Valle Camonica: Carlo Gerolamo Rusca.
Chiesa di San Lorenzo a Malonno è del '700, affrescata nel 1782 dal Corbellini. Discreta la pala dell'altare di sinistra conservata in una bella cornice e raffigurante la "Madonna del rosario con i santi Pietro e Paolo".
Chiesa di San Bernardino a Malonno è del '500: il luogo dove sorge attualmente l'edificio avrebbe ospitato un'altra chiesa o degli edifici religiosi in epoca molto più antica. Ha un loggiato sul fondo della navata e delle volte seicentesche. La pala dell'altare maggiore è del '600 e nel presbiterio c'è un affresco attribuito a Pietro Marone con una "Madonna con bambino e i Santi Fabiano, Sebastiano e Bernardino".
Chiesa di San Carlo, è stata edificata in posizione dominante rispetto all'antico abitato di Malonno, su una rupe: sul portale si possono leggere le date 1592 o 1632. Vi è un notevole dipinto del XVII secolo che mostra l'illustrazione dell'abitato del borgo nel 1600. L'edificio è stato restaurato nel 1991 ed è aperto al culto solo in occasione di particolari solennità o feste religiose.
Chiesa di San Giovanni Nepomuceno a Lezza, chiaramente la sua struttura si ispira alla parrocchiale di Malonno: fu costruita nel '700 ed affrescata dal Corbellini. Sempre al Corbellini è attribuita la pala posta sopra l'altare maggiore che purtroppo è stata rimaneggiata, in malo modo, in epoca successiva. Degno di nota il gruppo di statue dell'Apparizione della Madonna. Vi si trovano anche alcuni ex-voto e dipinti del 1600 e una Via Crucis del '700.
Chiesa di San Rocco a Landò, risalente al 1500, fu modificata poi nel 1700 e reca sulla facciata la raffigurazione di cinque Santi. Tra i dipinti seicenteschi all'interno di rilievo è una "Madonna coi Santi Rocco e Sebastiano" di Giovan Battista Sorisen. Una tela di Pietro De Antoni (1765) è conservata nella attigua sacrestia.
Chiesa di San Giuseppe di Loritto, fu edificata nel '500, ma ha subito rimaneggiamenti nel XVII secolo e fu anche riaffrescata nel 1911. Di buona fattura una pala del seicento e la soasa dell'altare maggiore.
Parrocchiale di Odecla, dedicata a San Bernardo, del 1757, fu affrescata dal Corbellini e contiene alcune tele di Andrea Celesti. L'ultimo ampliamento fu fatto nel 1959. La pala dell'altare maggiore raffigura una "Addolorata e Cristo morto" e porta la data 1798, è firmata da Vincenzo Schena.
Chiesa di Santa Maria a Lava, eretta nella sua struttura di base nel 1400 (anche se la sua presenza è documentata fin dal 1336), più volte rimaneggiata, mostra ancora, dell'edificio originario, il presbiterio ed il campanile con bifore. Dovrebbe essere la chiesa più antica del comune di Malonno e, per secoli, fu il tempio più importante dello stesso comune. Di rilievo vi è custodito un affresco di scuola del da Cemmo (1407) che fu strappato dalla parete esterna di una casa della frazione: rappresenta una "Madonna in trono col Bambino". Sono attribuiti al Fiamminghino e alla sua scuola i dodici pannelli nel presbiterio con "Scene della vita di Maria". Presente anche una tela seicentesca con "Santi Pietro e Maddalena". In due delle tre nicchie del tabernacolo, sull'altare maggiore, vi sono statuette del '500 e del '600. Merita attenzione anche il tabernacolo dell'altare di San Sebastiano con elementi datati XVI e XVII secolo.
Chiesa di Maria Ausiliatrice: moderna e grande costruzione a pianta circolare posta al centro del paese. Iniziata nel 1963 fu consacrata nel 1966. Il progetto è dell'ing. Franco Cremaschini. Notevole il monumentale crocefisso il legno, alto m. 3,80, i pannelli delle porte in rame e le vetrate policrome.

LOCALITA' COMUNALI :

(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Alben (A'lben) m.1.641: località alpina a sud ovest di Malonno. E' probabile che etimologicamente derivi dalla radice "albu" (bianco).
Bernù (Bernù) m.2.606, a nord di Malonno, sul lato destro della valle c'è lo "Zinglo Bernù" una cima rocciosa che porterebbe al termine dialettale alpino "bernù" riferibile anche al Bernina, ma potrebbe derivare dal nome proprio "Berna" ritrovato anche in una iscrizione veneta-romana.
Bogni (Bögn) m.1.351 a sud ovest del paese, è una località posta sul versante sinistro del "Rio del Molino" che è un affluente del fiume Aglione nel comune di Paisco. E' probabile che derivi dal vocabolo "bogna" che indicava genericamente un confine o un limite, un margine o un termine.
Cadino (Cadì) a m.2.487: a nord di Malonno era segnato, già su una mappa militare del 1750, un "Pàs Cadì" (Passo Cadino), posto tra la "Valle Brandet" ed il Campo di Nazio. Deriverebbe dal vocabolo latino "catinus" (cavità naturale dove si raccoglie l'acqua), od anche dal suo omonimo dialettale "cadì", infatti questa località è come una specie di altopiano così conformato da assomigliare ad un vasto catino.
Calzaferro (Calshafèr) m.1.000: piccolo agglomerato di antiche abitazioni rurali posto a nord di Malonno, sul lato destro della Valle.
Càmera-e (Càmera-e) m.1.000: a nord est di Malonno: terreno posto sopra il ponte di Dazza sul lato destro della Valle. Non si può essere certi dell'etimologia di questa parola che comunque è diffusissima su tutto l'arco Alpino e specialmente nelle province di Brescia e Bergamo, nel tempo si è potuto appurare che cambia da luogo a luogo, comunque i significati più probabili potrebbero essere: "Càmera" (stanza da letto di abitazione) o "càmera" (forno o luogo per la preparazione del carbone o della calce). Potrebbe anche significare briglia o palizzata. Infine potrebbe derivare dalla radice ligure-sicula "camer" da cui derivano le parole "camara" e "camera" (acquedotto… ma anche misura di terreno).
Casiòla (Cargiòla) zona boscosa ad ovest di Malonno tra i m.1.000 ed i m.1.500: il toponimo deriverebbe probabilmente dal vocabolo dialettale "cariòle" (dosso di monte). Più probabilmente si fa riferimento alla parola "cargia" o "carga" (carico, riferendosi particolarmente ai veicoli adibiti al trasporto di cose o materiali), di cui "cargiòla" ne sarebbe il diminutivo.
Corne (Còrne) m.600, localuità a nord di Lava, posta a quota inferiore al paese. Il toponimo deriva da "corne" (rupi), probabilmente a ricordare le rupi che sovrastano la zona ed è termine molto diffuso in Valle Camonica.
Cornola (Còrnola) sito caratterizzato da rocce a strapiombo ed è individuabile come antichissimo complesso preistorico posto in una posizione strategica che consente di spaziare tutta la zona compresa tra Forno d'Allione e Sonico. Fino a pochi anni addietro era anche visibile un "menhir" e una roccia lavorata che potrebbero far pensare ad una località adibita a culto pagano pre romano.
Fludena m. 997 località individuabile a nord ovest del capoluogo.
Forno Nuovo (Fùren Nòf) contrada posta nella parte alta di Malonno, da "fùren" (forno di fusione o di ricottura del ferro), attività antica con molti riferimenti storici presenti nell'abitato di Malonno. In questa località sono ancora visibili anche alcuni tratti di un acquedotto con la conduttura in pietra scavata con alcune arcate.
Frai (Frài) m.687, prato a nord di Lava il cui nome deriverebbe dal vocabolo latino "fractus" o "fratta" (siepe o recinto di frasche).
Glurlo (Glùrl) m.550, piccolo appezzamento di terreno posto a sud est di Malonno sul versante sinistro del fiume Oglio.
Isola (I'sola) m.900: località a sud di Malonno: era usanza, piuttosto diffusa, specie nel tardo medio evo, dare questo nome a gruppi di case isolate o sparse. Questo nome, che si riferisce di solito a località montane lontane da strade ma anche da fiumi o laghi, è presente in quasi tutti i Comuni della Valle Camonica.
Landò (Landò) m.1.000: frazione posta sopra l'antica località "Cap de Landò" (campi di Landò). A m.1.830 è anche localizzata una "Malga de Landò" (malga di Landò).
Lava (Làa) m.540: è la frazione più antica del comune ed è posta a nord est di Malonno. Si pensa che l'etimologia della parola derivi dal vocabolo latino "labes" (frana): questo è supportato dal fatto che proprio a Lava sbocca una piccola valle in cui dovevano essersi verificate, numerose le frane o degli smottamenti di materiale alluvionale.
Lezza (Lesa) m.1.129, frazione posta a nord di Malonno, sul versante destro della valle. Quasi sicuramente il toponimo deriva dalla parola dialettale camuna "lesha" (slitta o carro adibito al trasporto di materiale scavato da cave o miniere). Questa lettura etimologica può essere giustificata dal fatto che nella zona, posta a confine col territorio del comune di Edolo, vi erano in passato delle zone minerarie e delle miniere.
Lorito (Lorìt) m.1.000, frazione a nord est di Malonno sul versante destro della valle. Si ipotizza che il nome possa derivare da un supposto "Lauretum", nome proprio di derivazione tardo-romana.
Mercadenti (Marcadéç) m.1.050: sito posto a nord di Malonno situato tra le frazioni di Lava e Lezza. Probabilmente deriva delle parole "marcat" (mercato) oppure "marcand" (mercante). Per alcuni studiosi si fa riferimento anche a "mercandèl" (merciaiolo).
Mignola-o (Mignòla-òl) m.600, località a sud di Malonno sul versante sinistro della vicina valle di Lovaia. Dalla voce lombarda antica "migna" (salix caprea: tipo di salice piangente). "Mignola" sarebbe appunto il diminutivo di "migna".
Miravalle sito montano nei cui pressi fu rinvenuta, nel 1975, un'ascia dell'età neolitica (5000-2500 a.C.), posto su un pianoro circondato da rocce e boschi.
Molbena (Mulbé) valletta a sud ovest di Malonno, confluente di destra del fiume Oglio. Sul lato destro è situata la piccola frazione Valicella. Il riferimento è ad un luogo umido o a una sorgete d'acqua, infatti potrebbe derivare dalla parola "mul" (acquitrinoso).
Molino-i (Molì; Mulì) un "Rio dei Molini" è posto a sud ovest di Malonno ed a sud est della frazione Torsolazzo.
Mollo (Mòla) m. 582, a nord est di Malonno e posto a ovest della strada per Edolo. Molte sono le voci a cui si può fare riferimento: "mòla", "mul", "mula" tutti sinonimi di luoghi umidi o con sorgenti d'acqua.
Montone (Montù) m.1.600, a sud ovest di Malonno all'inizio del Rio dei Molini. Il toponimo potrebbe derivare da "montonus" (cervo o montone), ma "montone" è anche sinonimo dalla parola dialettale "montù" inteso anche come vasta quantità di qualsiasi cosa… ma potrebbe venire anche da "monton": grande monte (voce dialettale della bassa Lombardia).
Mozio (Mòsh) m.830, piccolo agglomerato agricolo ad ovest di Malonno: il nome deriva da "mosh" (palude) o dal suo sinonimo "mosa".
Muse (Muse) m.1.400, località a nord di Malonno e della piccola frazione Calzaferro: situata in un'area pianeggiante, forse in antichità vi sgorgava una delle tante sorgenti segnalate in zona ed è chiara l'etimologia della parola che deriva, anche in questo caso, dai vocaboli "mosa" o "moso" che indicavano un luogo paludoso o umido.
Nazio (Nash) m.830, frazione a sud ovest di Malonno. Su territorio comunale sono identificabili: "Càp de Nash" (Campo di Nazio) a m.1.550, "Dòsh de Nash" (Dosso di Nazio) a m.1.214 e "Campèl de Nash" (Campello di Nazio) a m.1.842. Il toponimo deriverebbe dal vocabolo "nas" o "nash" (naso), forse facendo riferimento alla conformazione del terreno, anche se è più probabile che venga da "nash" (tasso: albero alpestre molto simile all'abete). Non è da escludere infine che potrebbe pure derivare dalle parole "neo as" (nuovo metallo) per la localizzazione di alcune antiche miniere.
Noce-i (Nush) m.1.050: zona situata nei pessi della frazione di Lo ritto: questo nome deriverebbe dal latino "nux" ("nush" (noce): albero che aveva una vasta diffusione in tutto il territorio camuno.
Odecla (Odècla) m.770: frazione a sud ovest di Malonno posta sul versante sinistro di Rio Molbena. Questo toponimo potrebbe derivare sia da un nome personale ma, curiosamente (secondo alcune bòte locali) potrebbe essere la volgarizzazione dell'esclamativo "eccola".
One (O'ne) m.700: a nord ovest di Malonno, sopra la frazione Lava: il nome è preso dal vocabolo latino "oneus" (grosso ciglio di montagna).
Orbidolo (Orbìdòl) m.1.276: località posta a sud ovest di Malonno, sul versante destro del Rio Lovaia. Questo vocabolo deriverebbe da "orbeda" sinonimo di argine che circonda il campo, ma anche di ciglio, bordo, estremità o orlo: termine che indicava la conformazione del terreno.
Piamullo (Plamùl) m.570, zona pianeggiante a nord est di Malonno, sotto la frazione Zazza, sul versante sinistro della Valle. Potrebbe derivare dall'unione delle due parole "pià" (piano) e "mùl" (molle, terreno umido), è forse, l'ennesima segnalazione che la zona è ricca di sorgenti o polle d'acqua, ma "mül" in dialetto locale è anche il mulo (animale da soma).
Plasso (Plash) a m 1.550 è un piccolo altopiano a sud ovest di Malonno.
Porchere-o (Porchére; Porchéra) m.620, a nord est di Lava, lungo la strada che porta a Edolo: quasi certamente deriva dalla parola "porcaria" (porcilaia: luogo di ricovero per i maiali).
Pradelbisso (Pra del bish) m.1.150, estensione prayiva a nord di Calzaferro, sul versante destro della valle. Chiara l'etimologia del nome: "pra del bish" (prato della biscia), il "bish" identifica più tipi di serpenti. Questo toponimo è imposto a diverse località sia in provincia di Brescia che di Bergamo.
Ronchi-Ronco (Rùch; Ronch) m.700, dossello posto tra la frazione di Lava e quella di Loritto. Anche questo è un nome diffusissimo in molti comuni bresciani e bergamaschi poiché deriva da "ronch" o "ruch" (colle o luogo coltivato), oppure dal vocabolo latino "ronchus" (rovo o spino), ma "ronch" che in diversi dialetti lombardi significa vigneto coltivato a ripiani, ma più spesso colle a ciglioni.
Tomello (Tomèl) m.1.140, sito a nord ovest di Malonno, sul versante destro del Rio di Malonno.
Varagnola (Varàgnola) m.1.067, località prativa a sud ovest di Malonno ed a nord ovest di Valicella. E' probabile che derivi da "vara" (pascolo, terreno coltivato); oppure dal vocabolo prelatino "var" (acqua corrente).
Volpera (Vòlpera) etimologicamente deriverebbe da "vòlp" o da "O'lp" (volpe) o dal sinonimo latino del noto animale "volpes", che doveva essere presente nella zona.


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