Stemma Saviore dell'Adamello Saviore dell'Adamello
Savioresi (Marà) :
989 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 83 H.m.: 1210 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
Da BRESCIA e BERGAMO
Km.
60,6
Da MILANO
km.
110
FRAZIONI
Ponte, Saviore, Valle
CAP. : 25050


Le Immagini del Paese
Panorama del Paese
Il monte Aviolo e il Lago Baitone
La val Saviore
IL NOME:
Saviore (Shaviùr) - Seviore (sec. XII) - Savior (1597) l'etimologia più accreditata fa risalire il nome Saviore dal latino "suaverium" (tronco d'albero), questa tesi è suffragata dal fatto che la zona è ricca di abetaie. Altri studiosi di toponomastica invece fanno riferimento al celtico "seso" (acqua) o a "Suavi" (Svevi). Gli Svevi erano una etnia proveniente dal centro Europa e dalla Germania che, con il grande imperatore Federico II, raggiunsero in Italia il massimo potere e fulgore. Un'ultima ipotesi, che è stata recentemente accreditata da alcuni studi, è che il nome Saviore potrebbe derivare anche dal nome personale "Saviolo".


LA STORIA :

    Saviore è il borgo più interno della lunga e profonda valle che ha dato (o ricevuto) il nome al paese: fin da epoca preistorica questa zona montana, tutta posta al di sopra dei mille metri di quota, laterale alla ben più ampia Valle Camonica e posta alle pendici dell'Adamello, doveva essere sito di transito, forse con le vicine e confinanti val Daone e valle di Fumo (in Trentino). Nei pressi del lago d'Arno sono stati infatti rinvenuti alcuni reperti (aghi crinali e un'ascia di bronzo) e scoperte delle incisioni rupestri, a testimonianza della presenza dell'uomo, fin in epoche antichissime.
    Seguendo l'evoluzione storica dell'arco alpino nel periodo post-atlantico, in cui il clima caldo e umido creò un ambiente favorevole all'insediamento di una numerosa fauna selvatica, alcuni gruppi di cacciatori, seguendo durante alcune battute, gli ungulati che si portavano a quote elevate, dovettero salire anche in questa valle isolata e accamparsi sulle pendici dell'Adamello. Non si hanno precise notizie dei periodi Ligure-Celtico, romano e post-romano ma, nel 1337, tutta la Valle di Saviore, fu infeudata dal Vescovo di Brescia, Duca di Valle Camonica, a Giovanni e Graziolo, vassalli curiali della contea di Cemmo. In epoca successiva assunsero, gli stessi privilegi, anche altri personaggi locali, e solo nel 1400, durante la dominazione Viscontea e poi Veneta, le decime furono passate, per la raccolta, alla potente famiglia Della Torre che aveva la sua dimora presso la vasta Contea di Cemmo.
    Pur essendo sempre abbastanza isolato, anche il picclo borgo di Saviore, seguendo più da vicino le vicende che travagliavano la Valle Camonica, vide accendersi le lotte e le faide tra le fazioni Guelfe e Ghibelline e molti Savioresi fecero parte delle truppe al comando dei conti di Lodrone (appena infeudati da Venezia nelle contee di Cemmo e di Cimbergo) che nel 1516 misero in atto alcuni attacchi armati portati contro il munito castello di Breno.
    Sempre nel 1500 ci furono parecchie diatribe con gli abitanti del vicino Trentino che rivendicavano il possesso, il diritto e la possibilità di pascolo e di alpeggio estivo in alcune malghe presso il Passo di Campo.
    Nel 1650 la Serenissima Repubblica Veneta concesse vaste e precise esenzioni fiscali agli abitanti del paese che, con numerosi nuclei familiari, erano stati colpiti da un incendio particolarmente violento e devastante e che dovevano ricostruire più di settanta case andate completamente distrutte. Nello stesso furioso incendio morirono anche due Savioriesi. Originaria dalla Val Saviore sembra fosse uno dei rami principali della famiglia Ferrari, ora cognome molto comune in tutta la Valle Camonica e, dal 1995, il cognome più diffuso in Italia. Ferrari dovrebbe essere un nome di famiglia discendente (forse) dal medesimo stipite, ma potrebbe avere avuto origine anche in altre contrade, poiché questo cognome deriverebbe dal fatto che, durante il tardo medio evo (periodo in cui andavano a formarsi i cognomi) molti, anche in altre regioni del nord Italia, si dedicavano alla lavorazione del ferro. Resta però il fatto che buona parte degli abitanti di Saviore (e della Valle Camonica) si dedicava proprio all'estrazione e alla lavorazione del ferro, da cui chiaramente deriva il patronimico Ferrari.
    Illustre personaggio di questa famiglia fu un Vescovo di Brescia: Carlo Domenico Ferrari (1763-1846) che visse il travagliato periodo napoleonico e, nel suo magistero, anche il post Congresso di Vienna.
    Ebbe i natali a Saviore anche il notissimo Bernardino Zendrini (1679-1747) che, famoso medico, divenne celebre specialmente come progettista e scienziato: fu lui che rese operativi i "murazzi", conosciuti in tutto il mondo come la principale difesa dalle maree e dall'acqua alta della laguna veneziana. Al suo tempo fu uno degli uomini più famosi di Venezia (allora la città più ricca e ammirata del mondo), e fu insignito di grandi e svariate onorificenze.
    Nella frazione Ponte di Saviore nacque anche un noto e ottimo pittore: Gian Giacomo Borni (Gaioni) che viene indicato nei saggi d'arte locale come Gian Giacomo Gaioni detto il Bate (sui quadri portano altre sue firme: Bati, Batte, Boni - Bate, Borgnini, Borni, Rambotti). Nel documento "Istoria del Forte et Antico Castello di Vione", del 1695, si cita "Gio. Giacomo Gajoni detto Bornibatte pittore di Saviore" quale autore della Pala del Suffragio, del 1670, per la parrocchiale del paese. Nacque nel 1635 a Ponte di Saviore, figlio di Tomaso Bornini, a sua volta "di Jacomo Bornini et Maria sua consorte"; il nonno nacque nel 1582 a Bienno, da una famiglia originaria di Borno. Rinomato pittore nonché carbonaio, "eccellente professore che morì affatto giovine, ma lasciò in vari luoghi le marche della delicatezza del suo pennello che la immortalarono". Non si possiedono notizie precise sulla sua formazione artistica. Si sposò nel 1659 con Margherita Gelmini, anche lei di Ponte, figlia di Vincenzo, alla presenza del curato Pietro Cresseri, con testimoni Giovan Antonio Gabrielli e Martino Columbi: l'atto è conservato nell'archivio parrocchiale della frazione. Da lei ebbe sei figli: Caterina, nata nel 1662, sposata ad Arcangelo Lascioli di Capodiponte e morta nel 1712 avvelenata; Giovanni, del 1714, morto nel 1714; il terzogenito Giuseppe, nato a Ponte nel 1668. Due figli morirono piccoli: Tomaso, nato nel 1671 e morto ad unanno di età, un secondo Tomaso, del 1673 e morto dopo due anni; un altro Tomaso, nato nel 1678, morì ventenne. Nel 1683, quando aveva 48 anni, scomparve improvvisamente la moglie Margherita, in casa di una certa Domenica Rossi: l'ultimogenito aveva solo cinque anni, la maggiore ventuno. L'atto di morte del figlio Giovanni, del 1714, battezzato a Brescia, indicherebbe la permanenza in città della famiglia di Giacomo Borni per un certo periodo di tempo. Il suo nome ricompare nei registri nel 1669 e poi in atti di matrimoni del 1677, 1682 e 1685, quale testimone, con il nome di Giacomo Borno detto Bate Pittore. Si impegnò nell'attività della locale vicinia. Morì a Ponte il 29 ottobre 1700, a 65 anni e fu sepolto nel cimitero della parrocchiale.
    Durante la dominazione francese in Valle Camonica e il primo periodo napoleonico, subito dopo la caduta della Repubblica Veneta, Giacomo Antonio Bonafini, "notaro in Cividate Camuno", postosi a capo di una banda di delinquenti comuni, di balordi e di antigiacobini, salito fino a Saviore, saccheggiò il paese e procurò gravi danni alla popolazione.
    Formato il Regno d'Italia, gli ultimi anni del XIX secolo furono caratterizzati da un'estrema e diffusa povertà che direttamente produsse l'endemica piaga dell'emigrazione: negli anni 1904/1905 furono più del 12% dei Savioresi che lasciarono il paese in cerca di fortuna: furono 151 unità su una popolazione di 1357. Ancora negli anni dal 1946 al 1960 su 2413 residenti nel comune, furono ben 976 ad andarsene anche all'estero.
    Moltissimi partirono dalla Val Saviore (e dalla Valle Camonica) in cerca di fortuna, pochi tornarono, ma, all'inizio del 1900, furono messi in cantiere lavori per costruire tre grandi impianti idroelettrici e i molti giovani del paese ebbero qualche anno di lavoro vicino a casa.
    Durante la prima guerra mondiale la valle di Saviore era direttamente sulla linea del fronte e tutta la zona venne militarizzata: presidi, comandi, casematte, postazioni e trincee costruite in quegli anni sono ancora visibili ai nostri giorni e non è difficile trovare tutt'oggi, sulle montagne adamelline, dei residuati bellici di quella guerra.
    Ma oltre alle vittime dirette degli scontri armati, anche la natura di quelle montagne si dimostrò ostile e nemica e fu proprio durante quel conflitto che, nel secondo anno di guerra, nel 1916, una caserma posta al passo di Campo, fu travolta, seppellita e distrutta da una enorme valanga. Fu una strage: morirono 150 soldati.
    Il periodo tra le due guerre fu abbastanza tranquillo ma verso la fine della seconda guerra mondiale, nei mesi in cui la Resistenza camuna agiva apertamente e compiva azioni di sabotaggio e di disturbo sulle montagne, nel maggio del 1944, vi furono anche in Val Saviore, da parte delle forze nazi-fasciste, dei rastrellamenti con eccidi, violenze e distruzioni.
    A partire dagli anni ottanta anche Saviore, come altri centri montani camuni e la vicina Cevo, ha scoperto una sua vocazione turistica e, facendo tesoro delle bellissime montagne che la circondano e la sua posizione al centro del parco dell'Adamello, offre gite ed escursioni che possono annoverarsi tra le più belle e classiche della Valle Camonica e dell'intero arco alpino della Lombardia.


DA VISITARE:
La Parrocchiale di Savioreè dedicata a San Giovanni Battista. Fu eretta nel 1700 e tra le opere in essa contenute meritano menzione: una Madonna lignea attribuita ai Ramus, un grande dipinto raffigurante i "Santi Antonio, Rocco e Carlo", attribuito a Jacopo Negretti detto Palma il Giovane e, sull'altare maggiore, la pala del "Battesimo di Gesù". Inoltre, nel tempio sono conservati degli arredi sacri, un paliotto di cuoio ed un bell'organo, con canne, del 1600.
Ben più antica è la Parrocchiale di Valle, dedicata a San Bernardino, fu edificata nella prima metà del 1500 ma fu consacrata solo nel 1685: sopra l'altare maggiore è visibile una pala datata 1742 e raffigurante "San Bernardino da Siena" di Bartolomeo Litterini. Una curiosità: l'artista ha raffigurato, sulla destra, il committente del lavoro G.F. Zendrini. Un altare ligneo di notevole fattura è invece opera dello scultore Peratoner, proveniente dalla Val Gardena.
La Parrocchiale di Ponte è invece dedicata a Santa Maria Assunta e fu edificata nel 1600. Notevole è, nel Presbiterio, un altorilievo policromo del 1400, bell'opera di artigiani e maestri d'ascia e intagliatori dell'Alto Adige.

LOCALITA’ COMUNALI:
(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Adamé (Adamé) valle che si apre sopra la Valsaviore oltre i 1.100: si sviluppa da sud a nord fino al ghiacciaio dell'Adamello. Il toponimo potrebbe avere origini curiose: forse dal nome personale "Adamo". Una curiosità storica: il famosissimo monte Adamello con tutta la valle Adamé non figurava nelle carte veneziane edite nel 1597 (del cartografo Pallavicino) e ancora nel 1693 (del Coronelli), ma fu inserito solo successivamente.
Àola (Àola) passo dell'Àvolo (del'Àol) a nord-est di Saviore. "Àola" era una "piccola aquila" e il nome è diffuso anche in altri comuni della valle Camonica (Ponte di Legno ecc).
Arno (Àren) a m.1.789: già nel 1800 era riportato, su alcune mappe militari, questo Lago in valle di Saviore, che poi è stato trasformato in serbatoio artificiale. E' considerato il maggiore del laghi alpini bresciani e il cartografo Comparoni nella sua storia delle valli Trompia e Sabbia scrive che il "Chiese" esce da un grande stagno detto "Areno". La voce "Àren" potrebbe essere posteriore ad "Arno" che viene dalla radice celtica o ligure, prelatina "arn" (corso d'acqua).
Àvolo (Àvol - Àol) m.2.658: una cima d'Àvolo è localizzata nella catena spartiacque tra la val Saviore e la trentina val Daone. Lo stesso toponimo è anche di un laghetto e di un passo che collega le stesse valli. Forse si tratta del raddolcimento di una "g" in una "v"; in tal caso l'etimologia sarebbe la stessa di "Àgolo" (aquila, aquilotto ma anche il nibbio nero o la poiana).
Bedole (Bédole) m.3.009 un Corno di Bedole svetta a nord-est del gruppo centrale dell'Adamello e un "malga Bedole" era segnata, nella sottostante Val di Genova: il nome deriva da "Bédola" o "Béola" (betulla).
Blisie (Blisie) m.2.425: monte a nord-est di Saviore, sul versante sinistro di Val di Brate. Poco distante, ma a quota inferiore era segnata, su alcune mappe catastali del1800, una "Malga elisie" a m.1.636. Probabilmente il toponimo, abbastanza diffuso, deriva dalla voce pre-latina "Bleis" (pascolo alpino), oppure da "blese" (costa di monte ripida e coltivata a prato).
Boss (Bósh) m.2.788: il "Corno di Boss" è posto lungo lo sperone del monte Adamello che volge a sud-ovest e divide la valle di Salarno da quella dell'Adamè. Lo stesso nome è imposto anche ad una vecchia Malga a m.2.127, ad un laghetto alpino ed ad un passo posti a m.2.442. Il nome deriverebbe dal latino "bos" (bue): in dialetto locale "bósh" è il montone.
Brate (Brate) a m.1.100: località sul fianco destro della valle di Brate che da Saviore sale in Salarno sotto l'Adamello. "Brata" è nome dialettale comune che indica una frasca o della legna minuta.
Buciaga (Buciaga) a m.3.015: cima sulla cresta rocciosa che divide la valle Adamé dalla valle di Fumo, nel gruppo dell'Adamello.
Cà di Stagno (Cadestàgn) a m.1.110 era segnata su una vecchia mappa catastale veneta, del 1790, una località poco ad est di Valle, alla destra del torrente Poglia, confluente di sinistra dell'Oglio a Cedegolo. "Cadestàgn" è voce unica che non ha riscontro in altri siti, e la traduzione italiana (casa di stagno !) è riportata solo da alcune vecchie mappe militari successive al 1800.
Campanile (Campanìl) m.2.830: una zona montagnosa denominata "Campanile di Val Salarno" è posta lungo la cresta di displuvio tra questa valle e quella dell'Adamè.
Campo (Càmp e Càp) a m.2.288: il Passo del Campo è localizzato a sud-est di Fresine in Val Saviore a sud del lago d'Arno. Fa da confine tra il monte Campellio a nord ed il monte Re di Castello a sud e da questo passo si può scendere verso est alla malga "Campo" in Val Daone.
Caré (Caré) a m.3.465 degradante fino a m.3.028 il Monte Caré è una configurazione montuosa a sud-est del monte Adamello. Il toponimo (che comunque non ha riscontro viste le alte quote del sito) deriverebbe da "carectum": careto: luogo ove nascono le càrici, pianta usata anche per impagliare.
Casera (Caséra) a m.1.400 erano segnate, su vecchie mappe catastali del1800, delle "Malghe Casera" a nord-est di Valsaviore, sul versante destro della valle omonima. "Caseus" (formaggio) e "casera" è il locale dove si lavora il latte e i suoi derivati.
Cavalli (Caài) m.830, su una vecchia mappa militare del 1750 era segnato un "Ponte dei Cavalli" posto a sud di Saviore sul torrente Poglia. "Caài" è il plurale di "caàl" (cavallo).
Colombo (Colombo) m. 1.700: un dosso Colombo è a nord-est di Saviore, sul fianco sinistro di Val di Brate. "Colómb" è il colombo selvatico ma questo toponimo deriverebbe invece dal cognome Colombo, molto diffuso anche il Valle Camonica e forse portato da proprietari del sito.
Coppellotti (Copelòt) a m. 2.935: un "Cima Coppellotti" è posta sulla cresta spartiacque tra le valli Adamé e Salarno. Il nome , di recente indicazione, viene dal cognome di un ardito alpinista bresciano, cui era dedicato anche un rifugio, presente in zona.
Coppetto (Copèt) a m. 2.527: il Passo del Coppetto è posto tra la valle di Saviore e la Val Malga ad ovest della cima Coppo:"Cóp" è identificativo di coppo o tegola: forse dalal conformazione del terreno.
Corno (Córen; Còrno; Còrnu) denominazione comune a molti dossi o cocuzzoli di montagne tra cui, in Val Saviore troviamo:
a m. 3.434: Corno Bianco a nord-est del monte Adamello;
a m. 3,375: Corno Miller a sud del Monte Adamello;
a m. 3.327: Corno di Salarno a sud-est del Monte Adamello;
a m. 3.102: Corno Triangolo sul versante sinistro di Val Salarno;
a m. 3.275: Corno dell'Adamé alla testata della valle omonima;
a m. 2.981: Corno del Cristallo tra le conche del Baitone e Miller;
a m. 2.507: Corno Marcio a sud-est di Temù.
Il toponimo deriva da "Córen" o "córna" o "cùrna" per rupe.
Costaro (Costér) dei rivievi chiamati "Coster di destra" e "Coster di sinistra" sono delle confromazioni rocciose che racchiudono la Val di Salarno a nord-est di Valsaviore. E' un derivato e sinonimo di costa.
Croce (Crùsh) a m. 3.207 e 3.264: "Cresta della Croce" e "Passo Croce" sono posti ad est del Monte Adamello. Era vecchia usanza (ancora comunque presente) porre croci alle intersezioni di strade montane o di sentieri ma anche sulle cime di monti e anche in località diventate note per avvenimenti particolari o per ricordare fatti o episodi legati alla storia locale: il toponimo è comunissimo in molte valli alpine.
Dernàl (Dernàl) a m. 2,825 è posta una "Cima Dernàl" e a m. 2.577 un "Passo Dernàl col vicino "lago Dernàl". Il passo, detto anche Adernàl, unisce la conca del lago d'Arno e la valle Dois.
Diga (Diga) due località prendono il nome "Diga" a m. 2.004 in valle Adamé ad est di Saviore e a m.2.038 un altro sito posto in Val Salarno a nord-est di Saviore.
Dosazzo (Dosàsh) a m.2.123 era segnata una Malga Dasazzo in val Salarno a nord-est di Saviore e a nord-est del lago. Dosh (dosso) e Dosàsh è il peggiorativo e dunque, probabilmente è dalla voce dialettale dosàsh, riferito al monte omonimo che si eleva a sud-est della malga.
Doscolino (Doscolì) m.1.200, una località Doscolino è a nord-est della Valsaviore, sul fianco destro della stessa valle: si tratta di un prato in declivio poco ripido e "Dosh" è voce comune per dosso o rilievo da cui questo toponimo è il diminutivo.
Dosso (Dòsh) m.2.369: un "Dosso Tondo" è una cresta rocciosa a sud-ovest del Lago Salarno in Val Salarno a nord-est di Saviore. Il termine "dòsh" (vedi voce precedente) deriva dal vocabolo latino "dorsum" (dosso, nome diffusissimo su tutto l'arco alpino).
Fabrezza (Fabrèsha) a m 1.200, già nel 1750 erano segnati, su una vecchia mappa militare della Serenissima Repubblica Veneta, un Ponte e una malga "Fabrèsha" in Val di Brate a nord-est di Saviore. Ora è divenuto luogo di gite estive e vi sorge un noto albergo raggiungibile da una comoda strada asfaltata che passa in una abetaia.
Falcone (Falcù) a m.3.432: il Monte Falcone è una delle cime del Monte Adamello, a nord-est. "Falcù" è il falcone ma anche l'aquila reale o lo stesso falconiere, anche se Falconi è un cognome.
Fienile (Finil) m.1.055: appezzamento di terreno a nord-est di Saviore.
Fopa; Foppa (Fòpa) m.2.752: Monte Foppa ad est di Valsaviore sulla cresta di displuvio del versante sinistro di Val Saviore. "Fòpa" (buca, fossa, concavità) e "Fòpa" e "fopèla" sono toponimi diffusi in Valle Camonica e derivano dalla voce latina "Fòvea" (di identico significato).
Forame (Foràm) a m.1.200 circa: località a nord-est di Valsaviore sulla destra del torrente Poia. "Forame" indicava un bosco fitto, questo termine è molto in uso nell'Ampezzano ed in Carnia.
Forcello (Forshèl) m.2.598: Passo Forcello Rosso e a m. 2.680 Punta di Forcello Rosso sono postio sul crinale di displuvio tra le valli Saviore e Daone. "Forshela" diminutivo di "Furca" (forca o biforcazione): in generale questo termine è usato come sinonimo di passo e, in alcuni casi, quando due strade montane si incontrano ad angolo acuto.
Fràmpola (Fràmpola) m.2.906: le Cime di Fràmpola sono poste sullo spartiacque tra le valli di Salarno e Adamé a nord-est di Valsaviore.
Gana (Gana) a m.2.892 Cima di Gana, a m. 2.722: Segone di Gana, a m.2.716: Bocchetta di Gana e a m. 2.388: laghetto di Gana: questi toponimi sono tutti localizzati a nord-est di Saviore sulla dorsale che divide la Val di Salarno da quella di Adamé. "Gana" è voce comune che identifica un mucchio di piccoli sassi, ma i termini "Gana" e "Ganda" sono voci autoctone delle Alpi centrali e orientali dove "gana" è il crepaccio, solitamente su ghiacciai o in zone impervie. Il versante di Val Salarno è appunto, in questa zona rivolta a est, un insieme di rocce scavate e solcate da piccoli e grandi crepacci.
Garzonet (Garzonèla) a m.1.340 e a m. 1.570 due località con lo stesso nome: "Garzonet", entrambe poste sul versante sinistro de paese di di Saviore e a sud e sud-est della stessa Valsaviore. Non lontano, in Trentino, vi è il lago Garzonè con stessa etimologia.
Gasso (Gash) m.1.300: una località Gash è sopra Saviore e un non precisato sito "Gasso" a nord-est, sul versante destro della Val di Brate.
Genova (Gènova) a m.3.380 si eleva il "Dosson di Genova", dorsale nevosa ad est del monte Adamello. Il Dossone è sul confine col Trentino: di là scende la Val di Genova fino a Pinzolo.
Grevo (Grév; Gréf) a m.2.869 un "Corno di Grevo" era segnato su alcune mappe militari, del periodo Austro-Ungarico, nel versante sud della Val Saviore.
Gioià (Gioià) a m.3.087 un Corno Gioià è localizzato a sud-est del monte Adamello e a sud del Corno Triangolo.
Gozzi (Gòsi) a m.2.300 vi è il "Passo Gozzi" a sud-ovest del monte Adamello, tra la conca del Miller e l'alta Val Salarno. Il toponimo dovrebbe derivare (forse) dal cognome Gozzi che è diffuso in provincia di Brescia.
Ignaga già nel 1850 erano rilevati: a m.2.620 un rilievo montuoso, a m.2.525 un valico alpino e a m. 1.705 una vecchia Malga, sul versante sud-est della Val di Saviore. Non si conosce l'etimologia di questo termine che potrebbe essere una voce desueta anche nel dialetto locale.
Inglesi (Inglésh) a m.3.290 è posto il "Passo degli Inglesi" tra il Corno Bianco e il monte Falcone a nord-est del monte Adamello. Il nome deriva dal fatto che questo passo fu percorso, per la prima volta, nel 1872 da due inglesi appassionati di alta montagna.
Laf (Laf) Il noto "Passo di Campo" a Saviore si chiamava, nei secoli scorsi, anche il "Passo di Laf", dove "Laf" è sinonimo di laina o frana.
Lago (Lach; Lagh) a m.2.800 vi sono dei "Corni del Lago" posti a nord-est del borgo di Saviore.
Laghetti (Laghèç) a m.2.394 sono posti due laghetti di chiara orgine glaciale, ad est del lago d'Arno.
Lèndeno (Lénden) m.2.830: un "Corno Lèndeno" è a nord-est di Saviore, sulla cresta rocciosa che divide la Val di Salarno da quella dell'Adamé. "Lèndena" è termine che identifica, anche in alcuni dialetti camuni, l'uovo del pidocchio attaccato al capello.
Lesena (Leséna) m.2.855: monte a nord-est di Saviore, sulla cresta di displuvio tra le valli di Adamé e di Fumo.
Levade (Levade) m.3,273: cima a sud-est del monte Adamello, all'inizio di valle Adamé. Sembra che questo nome fosse stato proposto e adottato dall'alpinista tedesco Schulz che forse prese a prestito un toponimo già presente in zona ma che non figura più su alcuna carte.
Lincina-o (Linshina; Linshì) a m.1.603: località a nord-est di Saviore sul versante destro di valle Adamé, mentre sul versante oppotso della stessa valle e di fronte, a nord-est, vi sono i "corni di Lincino" a m.2.800.
Macesso (Macèsh; Macèsho) a m.2.955 è posizionato il "Corno di Ma cesso", una "Bocchetta di Ma cesso" a m.2.826; un "Lago di Ma cesso" a quota m.1.958); una Malga superiore di Macesso a m.1.892 e poi ancora una Malga inferiore di Macesso a m.1.690: tutti siti a nord-est di Saviore. "Macesso" altrimenti detto "Massisso" è termine che deriva da "Mas": cascina sui monti (termine usato in alta Valle Camonica). Da notare che sulle carte, del 1750, da cui sono stati rilevati dall'autore, questi toponimi, "Macèsh" è il nome della malga mentre "Macèsho" è quello della cima.
Madè (Madé) m.1.551: località con prati a nord-est di Saviore, sul versante destro di Val di Brate.
Marosso (Maròsh) a m.1.663 è un sito pianeggiante a sud-est di Saviore, sul versante sinistro di Val Saviore. "Maròsh" è termine comune per la pianta di ontano.
Molinaccio (Molinàsh) m.1.885: località ad est di Saviore. "Molinàsh" è termine diffuso ed è il peggiorativo di "molì": mulino (o molino), ma anche identificativo del mugnaio o mulinaro.
Molineri (Mòlineri) m.1.220: località a nord-est di Valsaviore, sul fianco destro della valle omonima. Molineri è un cognome, ma "molinèr" è il mugnaio (vedi voce precedente), forse in zona era presnete un vecchio mulino (ad acqua) ora non più esistente.
Molino (Molì) una "valle di Molino" è aperta a nord di Saviore e scende dal monte Pian della Regina: anche in questo caso da: "Molì" (molino).
Morti (Mórç) m.1.476: i Morti era in nome dato ad una cappelletta che sorgeva ad est di Saviore nell'alta valle omonima. Questo termine è diffusissimo nella nostre valli ed identificava luoghi in cui erano avvenuti partiocolari fatti luttosi o episodi anche cruenti.
Paghera (Paghéra) m.1.550 località a nord-est di Saviore, a sud del Corno Calcinaio. "Paghér" è l'abete rosso e "Paghéra" in dialetto è in genere termine per bosco (l'abetaia).
Pero (Pér) a m.1.100: località presso Saviore a sud-est che prende nome da "Pér" termine dialettale sia per la pianta del pero che il frutto pera.
Pesce (Pésha) m.1.550: sito a nord-est di Saviore sul versante destro di Val di Brate. Forse il toponimo viene da "abies picea" (abete, detto pescia con una voce lombarda, più diffusa nella bassa bresciana).
Pian (di) Neve (Pian di Neve) questa località, molto famosa tra gli sciatori, era già segnata su alcune mappe militari del 1915, ed era localizzata tra il monte Adamello e il Corno dell'Adamé.
Pisso (Pish; Pisho) m.1.460 un "Ponte del Pisso" era posto a sud-est di Saviore, sul torrente Poia del lago d'Arno. Il "pish" in dialetto è detto un luogo (una valletta o una sorgente) dove si verifica il passaggio di poca acqua, mentre nel vicino Trentino "pisso" è sinonimo di cascata.
Poglia (Pòia) torrente che scende da Val Saviore tributario di sinistra dell'Oglio a Cedegolo. Confluiscono in esso il Poia di Val di Brate e il Poia del lago d'Arno. Il toponimo potrebbe venire da "Poia" o "aiàl" (aia ove si prepara il carbone) o da "Poium" per "podium" (monte), oppure da "pullea", aggettivo di "Pullus" (terreno molle).
Poia (Pòia) torrente che scende da Val di Brate e confluisce nel Poglia sotto Saviore. Con lo stesso nome è indicato anche un torrente che scende dal lago d'Arno e confluisce nel Poglia ad Isola sotto Valsaviore. Nella stessa area e con medesimo toponimo vi è ancora un altro torrente che percorre la valle Adamé, con le sorgenti a m.2.270, e confluisce pure nel Poia ad Isola. A m.2.991 invece abbiamo una "cima di Poglia" e vicino un "passo di Poglia" nel versante destro di valle dell'Adamé. Per il nome vedasi vove pecedente: "Poia" o "aiàl" (aia dove si prepara il carbone). "Poium" per "Podium" (monte). Forse da un supposto "pullea", aggettivo di "Pullus" (terreno molle).
Ponte (Pónt) m.1.036: frazione ad est di Saviore, sulla sinistra del torrente Poia in Val di Brate: in estate è borgo di turismo.
Pozza (Pósha) m.1.903: una "Pozza d'Arno" era individuata a sud-est di Saviore, ad est del lago. "Posha" è una concavità naturale del terreno ripiena d'acqua.
Porta (Pórta) a m.2.809 vi era un "Passo della Porta" che divide la valle Adamé dalla val di Fumo.
Premore (Premùr) a m.1.177: sono segnate su una mappa catastale dell'inzio del 1800, alcune vecchie case a sud-est di Saviore in riva sinistra del torrente Poia di Adamé. Questo luogo presenta delle aree prative pianeggianti e il termine "Premàur" significa anche: prato maggiore.
Prudenzini (Prudenshì) a m.3.020 è localizzta una cima sul crinale di displuvio tra le valli Miller e Salarno. Noto anche il "Passo Prudenzini", a m.3.050 a nord della Cima, tra le valli d'Avio e Miller: intitolati al nome di un precursore dell'alpinismo bresciano che illustrò le montagne camune ed in particolare il gruppo dell'Adamello.
Racol (Ràcol) a m. 1.100: sito identificato tra Cevo e Saviore. Il nome deriva quasi certamente dal termine "Ràcola" (lite), forse in memoria di qualche disputa o diatriba.
Rasega (Ràshega) m.1.158: località a sud-est di Saviore sul torrente Poia di Valsaviore. "Ràsega" è il termine dialettale per segheria, nome diffusissimo in molti comuni della Valle Camonica.
Re di Castello (Rè di Castèl) a m.2.891, monte tra i più famosi della zona, a sud-est di Saviore e del lago d'Arno, sul confine con il Trentino. "Rè" è nome comune di corso d'acqua e, forse "rivo di castello" è un toponimo derivato dal nome di torrente… trasferito poi al monte.
Rodole (Ródole) m.1.150: sito a nord-ovest di Valsaviore, sopra Frésine, su un ripido pendio. "Ródol" è il rotolo o matassa ma "rodolà" è verbo camuno per rotolare.
Ronchi; Ronco (Rüch; Ruch; Ronch) m.1.550: località a nord-est di Saviore a sud del Corno Calcinaio. "Ronch", "ruch" identifica solitamente un colle coltivato) e "Ronchus" è anche il rovo, il pruno e in genere un cespuglio spinoso. "Ronch" nei dialetti lombardi identifica un vigneto a ripiani o un colle a ciglioni. "Ronco" era il nome dato, già nel Medio Evo, ad aree dissodate. Ronchi è anche un cognome presente, fin dall'epoca Carolingia, in Valle Camonica, specialmente a Breno.
Salvetti (Shalvèt o Salveç) m.1.100: località ad ovest di Valsaviore, sul fianco destro della valle omonima. Salvetti è cognome diffuso in molti borghi della Valle Camonica.
Saregna (Sharègna) m.815: avvallamento a sud di Saviore, presso la confluenza del Poia con Poglia. "Sar" è toponimo per corso d'acqua.
Segone (Shegù) a m.2.722: "Segone di Gana" è un contrafforte della catena rocciosa che divide le valli Salarno ed Adamé, a nord-est di Saviore. "Rashegù" è l'accrescitivo di "ràshega" (sega o segheria) ma, in diversi dialetti camuni, anche in bassa valle, si può anche intendere come individuo insistente e noioso.
Tolle sopra i m.1.300: "Le Tolle" è un sito riportato solo su alcune carte topografiche del 1800, senza specificazione alcuna: luogo a nord-est di Valsaviore, alla destra del torrente Poia. "Toller", voce tedesca che sta ad indicare: "proveniente dalla valle o (semplicemente) valle.
Torzuà (Torshùna; Torsharöl) m.1.450: località a nord-ovest di Saviore, sul versante sinistro del Pian della Regina. Il nome è probabile derivi da "Torsa" (veneto): fascio di fieno e asta di legno che serve a per impilarlo in covoni. "Torsel" però può anche essere (in bergamasco) un rotolo e "torsha" (in dialetto bresciano) è una torcia. In dialetto camuno (bassa valle) "tòrsa" identifica il muco che cola dalle narici ma anche un giovane sporco e trasandato.
Triangolo (Triàngol) a m.3.102: un "Corno Triangolo" è localizzato a nord-est di Saviore, alla testata della Val di Salarno, ad est del Corno Zuccone: è una piramide rocciosa a tre spigoli.
Vacca (Àca) m.2.346: il "Lago della Vacca" è ad est di Saviore, ai piedi dei monti Galliner e Terre Fredde. Caratteristica, già segnalata nel secolo scorso, è che nel lago si trova un nudo e bianco isolotto roccioso e dal paragone dell'isolotto al dorso di una vacca potrebbe derivare il nome stesso del lago.
Vecchia (Ècia) m.2.388: un "Corno della vecchia" è a sud-est di Saviore sopra il passo di Campo, sul confine con il Trentino: "Ècia" è "vecchia".
Vez (Vèç) a m.800: località a nord-est di Saviore sul fianco destro di Val di Brate. "Vèç o Èç", in dialetto camuno, può significare vecchio o vecchi. Nella stessa zona vi è anche il "Corno della Vecchia" (voce precedente).
Zimelina (Sömelina) m.900: località a sud-ovest di Saviore alla destra del torrente Poglia: "Sömelina" è il diminutivo di "sömela" (gemella), nome molto diffuso nelle valli alpine e solitamente imposto a dei valichi montani.
Zuccone (Shücù) m.2.854 si elava uno spuntone roccioso a nord-est di Saviore, all'inizio della Val di Salarno, ed è al centro di numerose cime più alte. "Shücù", in dialetto camuno, è un uomo di testa dura o di poca comprensione sinonimo di zuccone.

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