IL NOME: Vezza (Vesa) - Vezia, Verzia (sec. XI)- Veze (1597). Vezza potrebbe derivare da "avèsh" da cui "vèsh", da cui a sua volta discenderebbe anche il termine dialettale: "paghér" che identificava la pianta di abete. In Valle Camonica e sull'arco alpino sono segnalati molti toponimi dialettali montani simili a questo, in ragione della derivazione del nome della conifera più diffusa in zona: da cui Vezzale, Visalla e Vesale. Verzia potrebbe altresì indicare un'area (militare o civile) protetta o vietata al passaggio o transito cioè "vetita" (vietata). Un'ultima ma, segnalata da alcuni storici, origine del toponimo, potrebbe anche essere da "vèsh" o "vescha" da cui "veccia" (pianta delle leguminose che cresce spontaneamente tra i seminati e veniva anche usata come foraggio). Nota: alcuni testi di storia locale riportano che in antichità, questo borgo dell'Alta Valle Camonica, si chiamò anche Rosolina. Grano (Grà) m. 1.223: piccolo agglomerato di case ad ovest è più in quota di Vezza d'Oglio, alla confluenza della Val Grande con la Valle Camonica, deriverebbe dalla voce romana "granum" (derrata). Davena (Davèna) m. 909 borgo posto a sud ovest di Vezza d'Oglio, il toponimo verrebbe da "Vena" oppure da "avena" (biada). Qualche studioso farebbe derivare il nome Davena da "vena" intesa come "vena mineraria", ma questa versione viene messa in dubbio, dato che in zona non esistono, a memoria d'uomo, filoni minerari o miniere. Tu (Tù) m.1.240: vecchio agglomerato di case rurali a nord e posto sopra l'abitato di Vezza d'Oglio: "Tu" deriverebbe dalla voce dialettale locale "tù" (tuono). LA STORIA : Come in molti altri antichissimi siti della Valle Camonica anche dove ora si estende il comune di Vezza d'Oglio si trovano tracce dell'antichissimo popolo dei Camuni (del ceppo ligure-celtico) che hanno lasciato l'impronta della loro grande spiritualità con le incisioni rupestri. Sono stati rilevati dei bellissimi graffiti incisi su un grande masso erratico posto in località "Sas de la Strìa" (sasso della Strega), che si trova alle pendici del monte Plaza che domina l'attuale centro abitato. Probabilmente già in epoca preistorica e preromana in località Castellino doveva essere presente un edificio fortificato, forse un castelliere o una roccaforte, posta in posizione elevata e circondata da mura che avevano compiti difensivi. Anche i Romani, giunti in alta valle nel 16 a.C., si stabilirono nella zona con un loro "pagus" e memoria evidente della dominazione romana sono termini ancora riscontrabili nell'organizzazione generale topografica e urbana di due delle più caratteristiche e belle frazioni del paese: Grano e Tù, che erano poste in posizione dominante sull'intera alta Valle Camonica fino al passo del Tonale. Crollato l'Impero romano, orde di popoli barbari invasero, passando anche per i passi alpini camuni, il territorio e si stabilirono in zona lasciando significative tracce della loro presenza. I Longobardi, che per secoli furono il popolo dominante e la classe dirigente, in tutta la Valle, ci hanno lasciato in eredità molti termini del dialetto locale e tante e favolose antiche leggende: per circa due secoli, a partire dal 586, data del primo insediamento ufficiale di un Duca longobardo in Valle Camonica, fu proprio questo popolo a formare la classe dominante e ad imporre le sue usanze, leggi e tradizioni, fino a quando, nel 774, le schiere franche guidate da Carlo Magno, (sembra) passando dal valico del Mortirolo, sconfissero i Longobardi. Già gli stessi Longobardi avevano imposto, amalgamandosi, anche se con difficoltà, con i locali, le nuove tradizioni e una fortissima e coercitiva presenza dell'evangelizzazione cristiana propugnata dal Papa e dalla Curia Bresciana che fu resa obbligatoria a tutti i Camuni anche dallo stesso Carlo dopo la sua incoronazione a Roma. Le date prima riportate sono abbastanza sicure e sono le prime notizie certe e documentate su Vezza e sulla zona circostante, poiché proprio all'anno 774 viene fatta risalire la edificazione e consacrazione, al culto cristiano, dell'antichissima chiesa di San Martino, ad opera dei monaci di Tours, che ricevettero da Carlo Magno consistenti donazioni in tutta la Valle Camonica. Questi monaci rimasero beneficiari di varie prebende sino all'anno mille: anche i successori di Carlo li confermarono con vari decreti nei possessi e privilegi in terra camuna. La casa madre dell'ordine restava nella lontana Francia e i legami con essa, vista la distanza e l'insediamento in valle di molti centri gestiti da confratelli locali, via via si erano fatti più deboli e già prima dell'anno mille i molti possedimenti in alta Italia del famoso monastero erano stati o ceduti o venduti o si erano resi autonomi. Nel 1032 la chiesa di San Martino, raggiungendo l'indipendenza amministrativa nella gestione dei suoi beni, ottenne il "Fonte battesimale" che dava l'importante diritto di riscuotere alcune decime che prima andavano alla Pieve di Edolo. Varie antiche famiglie bresciane e camune furono infeudate in vaste proprietà dal vescovo di Brescia, nuovo Duca della Valle Camonica fin dalla fine del 1100. Nel 1299 la comunità locale riuscì, a dimostrazione della sua consistenza numerica, dopo diverse e accorate perorazioni alla Curia bresciana, a strappare vari e vasti benefici. I Federici, approfittando dei grandi favori loro concessi dall'Imperatore Federico Barbarossa (da cui forse presero il nome), con uno dei numerosi "rami familiari" sparsi un poco ovunque in tutta la Valle Camonica, si stabilirono anche a Vezza, a partire dal 1300, vi costruirono alcune abitazioni ed estesero la propria influenza fino all'importante castello di Mù sopra Edolo. Scaramucce, faide, soprusi e numerosi cruenti scontri rimasero accesi per più di un secolo tra le varie e battagliere fazioni dei Guelfi di Valle Camonica (sostenitori del vescovo di Brescia) e i Ghibellini (partigiani dell'Impero) che, nel 1409, decisero di assaltare in forze proprio il munito e strategico castello di Mù. Sempre nel 1409 anche i "Federici di Vezza e alcuni loro garzoni" presero parte attiva nella cruenta spedizione organizzata nella notte di Natale in Valle di Lozio, in bassa Valle Camonica, in cui furono trucidati tutti (esclusi due giovinetti che erano per studi a Brescia e Bergamo) i componenti della potente e nemica famiglia dei Nobili che era arroccata nei propri possedimenti fortificati e nel loro possente castello, da cui aveva sempre respinto con successo i numerosi assalti armati degli avversari politici. Il dominio milanese dei Visconti, in alta Valle Camonica, arrivò con un'espansione più politica che militare poiché il potente Signore di Milano, chiamato come arbitro a mediare la pace tra le varie fazioni in lotta, finì per stabilire forti contingenti armati, pretendere le tasse, fare concessioni… essere in pratica il nuovo padrone. Dopo lunghe e sanguinose lotte, con alterne vicende, che videro protagonisti oltre a nobili e truppe milanesi e veneziani anche illustri capitani di ventura di quel secolo (Carmagola, Colleoni e Avogadro su tutti), nel 1455 la Serenissima Repubblica Veneta si impossessò di gran parte delle terre milanesi e estese i suoi domini anche sulla Valle Camonica. Una delle prime ordinanze veneziane che riguardavano l'alta Valle fu quella di far abbattere completamente la rocca di Vezza, per ridurre il potere dei Federici locali che avevano ancora una notevole influenza e vasti possedimenti da Edolo a Villa d'Allegno. Proprio sotto il dominio veneziano, nel 1500, in tutta l'alta Valle Camonica, terra poverissima e di scarse risorse, e in Vezza in particolare, iniziò la grande e inarrestabile piaga (che continuò per secoli) dell'emigrazione i cui flussi di diressero specialmente verso lo stesso Veneto e la Germania. La situazione generale di povertà diffusa fu ulteriormente aggravata da alcune calamità e disgrazie, come il grande incendio scoppiato il giovedì santo del 1627, che, trovata facile esca nei numerosi fienili e nel legno delle case (principale elemento costruttivo), provocò non meno di 70 vittime e distrusse numerose abitazioni. Questa disgrazia indusse il Senato della Repubblica ad esentare il paese e il suo contado dalle principali imposte per un lungo periodo. Nel 1682 un altro terribile incendio distrusse non meno di 150 case, vennero anche danneggiate delle piccole attività artigianali e alcune fucine. Un altro incendio è ricordato nel 1807 e anche in questo disastro vi furono danni enormi. Durante la Terza guerra d'Indipendenza, il 4 luglio 1866, gli austriaci, al comando del colonnello Albertini sconfissero nei pressi di Vezza una compagnia di bersaglieri comandati dal maggiore Castellini. La battaglia, (descritta ampiamente nella storia della Valle Camonica) mal condotta e malissimo organizzata dal comando locale italiano, provocò 20 morti e 60 feriti. In ricordo di questo storico infausto scontro e a memoria dei caduti fu eretto in piazza un monumento commemorativo. Vezza d'Oglio fu, durante la prima Guerra Mondiale, capolinea di una piccola ferrovia che partendo dalla stazione di Edolo, portava nei pressi della prima linea, i rifornimenti e le truppe che poi salivano sul vasto e tormentato fronte dell'Adamello le cui trincee e camminamenti iniziavano dal lato nord-ovest del massiccio (quello dominante Vezza) e giungevano fino al confine tra Italia e Austria. A Vezza fu anche posto un comando reggimentale e in più occasioni la piazza del paese fu protagonista di cerimonie per la consegna di medaglie al valore militare agli alpini che si erano distinti nelle azioni belliche. Ma la povertà e le difficoltà a sostenete una vita dignitosa, e anche la fame, avevano spinto molti Vezzesi ad emigrare anche in terre lontane e dai dati in nostro possesso si rileva che negli anni 1904/1905 furono 111 i residenti, su una popolazione di 1553, a cercare fortuna lontano da casa. Negli anni 1946/1960 su 1634 iscritti all'anagrafe emigrarono in 431. Negli ultimi anni a Vezza d'Oglio, seguendo la politica di altri centri dell'alta Valle Camonica (Ponte di Legno, Temù), si è sviluppata una forte vocazione turistica con un incremento notevole delle presenze di villeggianti e turisti specialmente durante il periodo estivo e le feste di fine anno. Il vecchio nucleo del centro storico del paese, stretto attorno alla chiesa, alla piazza e alle abitazioni nobiliari, è stato, a partire dagli anni settanta (del XX secolo), circondato da un notevole (e non sempre positivo sotto l'aspetto estetico) sviluppo edilizio dovuto alle numerose "seconde" case residenziali, chiuse gran parte dell'anno, che hanno ingrandito notevolmente l'antico borgo di montagna. DA VISITARE: Nel centro del paese e accanto alla parrocchiale di S.Martino, sorge una torre medievale che però non è collegata direttamente e non è appartenente ad una vicina struttura difensiva, un castello. La sua costruzione si distingue poiché è in massi e conci irregolari: le finestre, in numero limitato, per motivi difensivi, sono a tutto sesto. Nei pressi della torre è localizzato il palazzo residenza della famiglia Federici anche questo non incorpato nel castello che aveva solo compiti difensivi e presenta un portale del '500 e, in cattive condizioni di conservazione, un scala a chiocciola ed una loggia. Parrocchiale di S.Martino: la sua prima edificazione viene fatta risalire al sec. XII mentre l'attuale edificio invece è stato eretto intorno al 1750. Al suo fianco svetta un campanile in massi di granito. Nel tempio sono conservati, provenienti della precedente e più antica edificazione oltre a dei massi squadrati anche il portale rinascimentale datato 1584, in marmo chiaro. All'interno vi è una soasa lignea di scuola di Ramus e dello Zitti (fine '600) e un'anconetta del '500, attribuita a Stefano Lamberti, con "Cristo risorto e i Santi Giovanni Battista e Martino". Di Grazio Cossali invece è una "Santissima Trinità", una "Madonna con Bambino e Santi" e lo "Sposalizio della Vergine". Alcune opere pittoriche sono attribuite a Gian Battista Galeazzi: un "Redentore con Santi Stefano, Antonio abate e Rocco", datato 1585. Una tela raffigurante "San Martino e San Giorgio", del '600 sono di Gian Giacomo Borni (Gaioni) detto il Bate (detto anche: Bati, Batte, Boni-Bate, Borgnini, Borni, Rambotti): nato nel 1635 a Ponte di Saviore da una famiglia originaria di Borno, morì a Ponte il 29 ottobre 1700). Degni di menzione l'organo seicentesco e l'altare marmoreo di scuola Fantoniana. Nell'attigua casa parrocchiale sono degne di menzione alcune tele attribuite allo Schena e al Galeazzi. Nel perimetro cimiteriale è da ricordare la chiesetta di San Giovanni Battista che risale al 1700. La chiesa di S.Clemente fu edificata nel 1200 su un dirupo lungo l'antica via Valeriana, la via romana che collegava la Valle Camonica in tutta la sua lunghezza. E' localizzata fuori dal paese e al suo lato, come spesso accadeva sulle strade alpine, era edificato un antico Ospizio. Di questo edificio non rimane quasi nulla ma, come in molti altri siti della Valle, questi luoghi erano di rifugio e passaggio e punti di riferimento importanti. A fianco il campanile costruito in pietra locale. Tutta la struttura fu sottoposta a diversi restauri sia prima del 1500 che in epoche successive. Anche la Chiesetta dell'Oratorio edificata nel 1500, che sorge a fianco della parrocchiale, subì vari e successivi rimaneggiamenti. Al suo interno sono presenti alcuni affreschi, non di eccelso valore, e non attribuiti a pittori si una certa notorietà. Nella frazione Grano, posta in posizione dominante, c'è la Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano del 1600. Al suo interno sono visibili degli affreschi del Corbellini riproducenti "Scene della vita di San Rocco". Nella frazione Davena invece è posta la Chiesa dei Santi Giorgio e Michele risalente alla fine del 1500. Anche qui sono stati numerosi i rimaneggiamenti e gli interventi ricostruttivi. Nella frazione Tu c’è la Chiesa di San Giuseppe, anche qui i dipinti sono attribuiti al Corbellini e sono datati 1762, una "Natività" del 1791, è attribuita a Vincenzo Schena. LOCALITA' COMUNALI : (Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni). Acqua Calda (Aqua calda) località a m.1376 a nord di Vezza d'Oglio, in Val Grande: il toponimo, molto diffuso sull'arco alpino stava ad indicare una sorgente che, mantenendo temperatura costante dell'acqua, poteva prendere il nome di "Acqua calda" o "acqua fredda" !. Aperta (Aèrta) valle minore, laterale della Valle Camonica e posta a sud est di Vezza d'Oglio, aperta ad ovest sul lato destro della Val Paghera: prenderebbe il suo nome dalla voce dialettale maschile "aèrt" (aperto). Asino (A'sen) m.2.225: pianoro situato sul fondo della Val Grande che si apre a nord verso Vezza d'Oglio. Il nome potrebbe deriverebbe dal fatto che l'asino, insieme al mulo, erano quadrupedi molto usati in montagna e diffusi nella zona come mezzi di trasporto. Bàrech m.1.010 località a nord ovest di Vezza d'Oglio. Betti (Bète) m.1.741: spiazzo a nord di Vezza d'Oglio, posto al termine della Val Grande, sul lato destro della Valle Camonica; deriverebbe da un soprannome locale. Bianchi (Bianchi) m.1.500, dosso a sud di Vezza d'Oglio, sul versante sinistro della Val Paghera; deriverebbe dal cognome Bianchi molto diffuso anche in alta valle Camonica, oppure da "bianco". Bighera (Bighéra) m.1.370: valle a nord di Vezza d'Oglio sul fianco destro della Valle Camonica risalente verso il monte Tremoncelli ed il monte Serottini. Probabilmente il nome deriva da "bighe" (foglie di abete). Bonavetti (Bonaèç) m.1.730: località identificabile anche in antiche carte geografiche, sul fianco destro del torrente della Val Grande che sfocia nel fiume Oglio a Vezza: il toponimo è preso probabilmente dal nome di una famiglia proprietaria di terreni in zona. Bormo (Bòrom) m. 1.521: sito a nord di Vezza d'Oglio sul fianco sinistro della Val Grande. Deriverebbe dal nome della divinità celtica "Bormo", anche di origine o gallica o ligure, altri farebbero riferimento all'omonimia con la città Valtellinese di "Bormio". Cadonno (Carona) m.1.087: in passato nella zona era localizzata una piccola cappella ad est di Vezza d'Oglio sopra la strada che conduce a Ponte di Legno. Potrebbe derivare dai nomi personali romani "Caturone", "Carona" o da "Quadra". Campaccio (Campàç) ad ovest di Vezza d'Oglio: da "Campàç" (peggiorativo di campo), molte località, anche al di fuori della Valle Camonica, hanno questo nome che identifica dei terreni aridi o di difficile coltivazione. Caretti (Carét) m.1.740: località situata nella piana del fiume che scende dalla Val Grande e che confluisce nell'Oglio a Vezza. Casinelle-o (Casinèle; Casinèl) m.1.450: avvallamento sul fianco destro della Val Grande. Potrebbe derivare da "casinelle", diminutivo di "casine" (cascine), oppure dal fatto che questa località si trova nella zona delle "casere" (locali dove si prepara il formaggio, il burro o i derivati in genere del latte). Casini-a-e (Casì; Casina-e) m.1.700, delle vecchie malghe a nord di Vezza d'Oglio sul fianco sinistro della Val Grande erano chiamate "Casini di Clé", anche questa località prende nome da "cascina", intesa come locale dove avviene la lavorazione del latte ma anche dove si allevano e si pasturano le vacche, oppure si intendono come semplici diminutivi di casa. Castelletto (Castèlet) sito a nord est di Vezza d'Oglio, all'inizio della Val Grande. Cevole (Shéole) m.2.616: monte sul fianco destro della Val Grande. Cipli (Ciaplì) m.1.600: località a nord est di Vezza d'Oglio sul fianco destro della valle, potrebbe derivare da "ciapela" (piccola cappella), forse in loco sorgeva una antica cappelletta o un crocefisso. Clé (Clé) m.1.700: vecchie "baite clè", forse delle cascine per l'alpeggio estivo, erano a nord di Vezza d'Oglio sul fianco destro della Val Grande. In alta montagna è cosa usuale costruire recinti con fascine o graticci, infatti deriverebbe da "cleda" o "cleia" (graticcio). Conforti (Confòrç) m.1.137: piccolo spiazzo a sud di Vezza d'Oglio sul versante sinistro della valle, deriverebbe da un cognome presente in zona. Cormignano (Cormignà) m.1.407: località a nord ovest di Vezza d'Oglio sul versante destro della Valle. Il toponimo verrebbe da "Carminianus" che sarebbe derivato a sua volta dai nomi personali romani "Carminius" e "Crimillius" oppure da un composto di "corte": luogo dove avveniva la raccolta delle messi. Corsù (Corshò) m.1.278: sito prativo posto di fronte all'abitato di Vezza d'Oglio sul lato sinistro del fiume Oglio. Cuculo (Cùgol) m.1.400: località a nord ovest del borgo, sul versante destro della Val Grande. Il nome deriverebbe da "cògol": ciottolo, oppure da "cugulus" (mucchio). Cuelo (Cuél) sito (non bene identificato) posto a nord di Vezza d'Oglio: cuel è un nome molto diffuso anche nella val dell'Aglione e Loveno e deriverebbe da "culo" o da "cuèl": caverna o luogo cavo. Dombastone (Don bastù) m.1.895: a nord di Vezza d'Oglio, sul fianco destro della Val Grande al confine con la Valtellina, era segnato un "Passo Dombastone" che, secondo la credenza popolare, era chiamato così dal soprannome di un famoso sacerdote di Vezza, amante della montagna, che portava sempre con sé, nelle sue innumerevoli escursioni, il bastone da montagna: da cui "don Bastone" Dosso (Dòsh) m.1.371: località a nord est di Vezza d'Oglio: il nome, diffusissimo ovunque sulle Alpi, proviene da "dorsum" (dosso), inteso come piano rialzato del terreno, oppure una cima, un poggio o un pianale. Fopa; Foppa (Fòpa) a nord est di Vezza d'Oglio, sul fianco sinistro della Val Grande si apre la "Val della Fopa": il nome deriverebbe quasi sicuramente dal latino "fovea" (fossa, buca o concavità), descrivendo con questo termine le caratteristiche morfologiche della zona. Giorgi (Sòrsh; Sorsì) m.1.400: vecchia baita a sud est di Vezza d'Oglio, posta sul versante destro della Val Paghera, etimologicamente deriva, quasi certamente, da un cognome diffuso nella zona. Glant (Glant) m.1.361 e 1.364: a nord ovest di Vezza d'Oglio, vi erano alcuni antichi cascinali posti sul lato destro della Val Grande. La parola "glant" deriva dal vocabolo latino "glantus" (bianco). Glera (Gléra; Glére) m.2.778, a nord est di Vezza d'Oglio sul fianco sinistro della Val Grande è localizzato un monte roccioso chiamato "Cime di Glére". Il vocabolo "glera" deriva da "glantus" (ghiaia), ciò definisce la natura del suddetto monte. Gregorini (Gregorì) m.1.034: a sud ovest di Vezza d'Oglio, si tratta di un'antica baita. posta sul versante sinistro della Val Grande. Deriverebbe quasi sicuramente da un cognome abbastanza diffuso nella zona. Grun (Gròm) m.2.763: a nord ovest di Vezza d'Oglio sui monti posti nel fianco destro della Val Grande sono localizzate le "Cime di Grom", la "Valle di Grom", chiamata anche "Agrame", ma detta di "Grom", ed anche un cascinale omonimo posto a 2.000 metri circa. Il toponimo potrebbe derivare dal vocabolo dialettale "gròm" (mucchio) o dalla voce latina "grumus" (mucchio di terra), ma anche da "gròm" (parassita dei prati: tarpigna). Gussa (Gùsha) m.1.500 e m.1.367: a nord di Vezza d'Oglio sono poste rispettivamente le "Casere di Gùsha" e le "Piane di Gùsha", situate sul versante sinistro della Val Grande. Il nome verrebbe dal vocabolo "gusha" o "gùsha" (scoiattolo) oppure anche da "gòsha" (aguzza). Gussani (Ghùshanì) m.1.300: a nord di Vezza d'Oglio, nel versante sinistro della Val Grande vi erano, già segnate su mappe catastali del 1800, delle antiche baite, a sud della località "Gussa". Ligerini (Legerini) m.1.721: sito con prati e incolti a nord di Vezza d'Oglio sul fianco sinistro del fiume della Val Grande. Il nome di questa località proverrebbe dal cognome omonimo. Margine (Màrsen) m.1.491 e m.1.465, erano poste delle antiche costruzioni rurali, ora ristrutturate, a nord est di Vezza d'Oglio sul versante sinistro della Val Visore. Il nome deriva dal vocabolo "Màrsen" (margine). Mattacèul (Mataciòl) m.3.845, a nord est di Vezza d'Oglio sul fianco destro della Valle Camonica, vi è la "Shima Mataciòl". Il toponimo deriverebbe dalla voce pre-latina "mata" che indicava un cespuglio, ma anche una guglia rocciosa. Più facilmente però verrebbe dal vocabolo dialettale "matàcol", inteso come mucchio di sassi o a piramide artificiali di sassi (forse anche a scopo di culto paganao) eretti in spiazzi di montagna o in siti dominanti. Micheti (Michéi) m.1.381: località ad ovest di Vezza ed a nord est di Incudine, posta sul lato destro della Valle Camonica. Moci (Mòc) m.1643: a nord di Vezza d'Oglio, questa località identifica, su alcune mappe, dei vecchi cascinali posti sul versante destro della Val Grande ,sotto la località "corni di Cevole". Il toponimo potrebbe avere avuto origine probabilmente dall'antico cognome "Mòc". Mondadic (Mondadìch; Mondadìsh) a m.1.100: risalendo il corso del fiume Oglio verso la Val Paghera, sul versante sinistro della Montagna si trova questa località. Il nome potrebbe derivare dalle parole "mons a die" (monte a mattina), oppure dall'aggettivo "mondi" (mondati o puliti, nel senso di "nudi" di vegetazione), ma più probabilmente proverrebbe dalla parola "mondadìsh" (strame), cioè tutto ciò che si leva da un prato per renderlo pulito. Monte (Mònc) m.1.630: a nord ovest di Vezza d'Oglio, sul lato destro del torrente di Val Grande era segnata, su cartine catastali risalenti al 1750, una cascina con un fienile, chiamata "casa Mònc della Valle". Muralta (Mür alt) m.2.524, a nord est di Vezza d'Oglio ed a sud della cima Mattaceul, si trova uan "cima Muralta" (Shima Mür alt), il cui nome deriva da "mùr" (muro) ed "alt" (alto). Nigola (Nèol) m.1.527: località a nord ovest di Vezza d'Oglio sul versante sinistro del fiume di Val Grande, il toponimo, abbastanza diffuso in valle, potrebbe derivare dall'aggettivo "nigol" (nuvoloso), ma non dobbiamo dimenticare che, nel vicino comune di Incudine, la parola "nigla" significa "cascina", per cui anche quest'ipotesi non è da scartare. Occhi (O'chi) m.1.007: a sud ovest di Vezza d'Oglio, tra il fiume Oglio e la strada provinciale della valle si trova una località chiamata "òchi", che molto probabilmente prende il suo nome dall'omonimo cognome, diffuso in alta valle Camonica. Omacciòlo (Omaciòl) m.2.410: a nord ovest di Vezza d'Oglio è localizzato il "corno dell'Omacciolo" (corén dell'Omaciòl) sul lato destro di Val Grande. Il nome dovrebe venire da "Óm" (uomo), ricordando che in dialetto, il diminutivo di uomo grande e grosso è "omaciòl" o "omasöl". Paraiòlo (Paraòl) m.1.640: località a nord ovest di Vezza d'Oglio, in Val Casere: il toponimo, pesente anche in altri comuni, deriva da "paröl" (paiolo dove si fa bollire il latte, nella produzione casearia). Persanino (Pershanì) a nord est di Vezza d'Oglio è posto un "Filone Plazzo Persanino" (Filù Plash Pershanì): si tratta di una dorsale di monte che culmina nella cima Rovaia. "Filù" (filone), nel dialetto camuno oltre al classico significato di "furbastro" ha anche quello di "dorsale". Pietra (Préda) m.2.869: regione a nord est di Vezza d'Oglio in cui sono poste le Cime di Pietra Rossa (Shìme de Préda Rosha) e Piano di Pietra Rossa (Pià de Préda Rosha), sul fianco destro della Val Grande. Il nome deriva da "préda" (pietra) e dalla natura rossastra del terreno nella zona, forse dovuto alla presenza di materiale ferroso. Pil (Pìl) sito boscoso a m.1.517: a nord di Vezza d'Oglio, sul versante sinistro della Val Grande, di fronte alla Val Casere: il nome verrebbe dal vocabolo dialettale "pil" o "pél" (pelo), oppure da "pila" (catasta). Plasson (Plashalònch) m.1.600: vasta zona prativa a nord ovest di Vezza d'Oglio, posta sopra la frazione Cormignano, etimologicamente deriverebbe da "plasha" (piazza) e "lonch" o "long" (lungo), forse proprio dalal conformazione del terreno. Plazza-e (Plasha-e) è una area posta tra 2.100 e 2.000 metri di quota: la "plasha mùt" cioè la "piazza monte" a sud ovest di Vezza d'Oglio, il toponimo deriverebbe (come la voce precedente) da "piazza", che a sua volta deriva dalla voce latina "platea", infatti anche in diverse delle nostre valli è usato il vocabolo "plazza" per identificare luoghi pianeggianti o disboscati. Poi (Pòi) m.1.700 sito a nord di Vezza d'Oglio, sul versante destro del torrente che scende dalla Val Grande, sotto i corni di Cevole. Il nome potrebbe venire dal vocabolo "pòi" (polli), ma pare più probabile sia una variante del cognome "Poli", diffuso nella zona, infatti già al tempo della dominazione veneta, in questa area, era localizzata un'abitazione chiamata proprio con quest'ultimo nome e posizionata a sud est di Vezza d'Oglio sul fianco destro della Val Paghera. Pornina (Pornina) siti montano posti a m.2.150 e m.1.700: a sud est di Vezza d'Oglio, sul lato destro della Val Paghera. Su vecchie mappe catastali risalenti alla fine del 1700 si torvano indicati un "Mùt Pornina" (Monte Pornina) e una "Cadìna Pornina" (Cascina Pornina). Il toponimo parrebbe essere un diminutivo femminile di "pòren", forse un'alterazione del vocabolo "còren" (corna, guglia di monte), ma potrebbe altresì derivare da "pòra" (paura) o dal vocabolo latino "porum" per silva o bosco senza dimenticare la voce trentina "por" (bosco). Pùles (Pòles) m.1.350: a sud est di Vezza d'Oglio, sul fianco destro della Val Paghera, il nome deriva dal termine dialettale "pòles" o "pìlès"(pulce) che potrebbe essere un soprannome di qualche proprietario. Pùlpito (Pùlpet) m.2.474: a nord est di Vezza d'Oglio, all'inizio della Val Grande, era posto un piccolo ripiano circolare adagiato sopra un dosso: da questo si evince chiaramente il paragone con il pulpito delle chiese. Relle (Rèle) m.2.525, a nord est di Vezza vi erano delle "Shìme de Rèle" (Cime di Relle), poste a sud ovest della "Shìma Mataciòl" (Cima Mattaceul). Il toponimo viene quasi sicuramente dal plurale femminile di "rél" (recinto), identificabile però anche da "rèla": porcile. Le "rèle" nel dialetto locale sono delle aree dedicate al pascolo o all'alpeggio e situate solitamente in mezzo a delle rocce in modo che queste formino una specie di recinto naturale con solamente una o poche vie accessibili, dunque controllabili facilmente dai mandriani. Rosalino (Rosalì) m.1.292 località a nord della frazione Tu, il cui nome deriverebbe dal diffuso termine alpino "rosa" (ghiacciaio). In questo caso però c'è anche da ricordare che "Rosalina" era un antico nome del borgo di Vezza d'Oglio. Rovaia (Roàia) m.2.530: a nord est di Vezza ed a sud ovest della Cima Mattaceul si trova la "Shìma Roàia" (Cima Rovaia). Il toponimo è probabile che derivi da "roéda" (rovo o ammasso di spini) ma esiste anche la possibilità (remota) che derivi da "roàia" (piselli selvatici). San Clemente (Shànt Clement) a m.1315 era posta una chiesetta a nord est di Vezza d'Oglio. San Giovanni (Shànt Gioàn) m.1.410: località a nord dell'abitato di Vezza d'Oglio, all'imbocco della Val Grande. Scalvina (Scalvina) a sud di Vezza d'Oglio, piccola valle posta sul versante sinistro della Val Paghera. Il nome viene, come in altri siti sulle Alpi, dal verbo "scalvà": atto dello sfrondare dai rami le piante, lavorazione che avveniva sul luogo dopo l'abbattimento delle conifere. Potrebbe anche derivare dall'omonima voce lombarda "scalv" con identico significato (si rammenti anche la Val di Scalve). Scodeler (Schòdelér) m.1.500: sito montano caratterizzato da alcuni avvallaneti circolari o delle pozze asciutte, a nord ovest di Vezza d'Oglio, posto sul versante destro della Val Grande il cui toponimo deriverebbe o dalla voce dialettale "schòdela" o "schüdela" (scodella) oppure da "schòdèler" che era il fabbricante di scodelle. Questo termine è abbastanza diffuso nelle nostre vallate alpine per indicare anche dei luoghi dove ci sono delle concavità naturali a forma di recipiente. Seroten (Sheròten) m.2.828 svetta a nord ovest di Vezza d'Oglio: "Mùt Sheròten" (Monte Seroten) e a m.2.176 vi è il "Lac Sheròten" (Lago Seroten). Il nome viene dalla voce antica "serra" (monte), oppure dal vocabolo "serotino", diminutivo di "seroto", diminutivo a sua volta di serra. Serottini (Sherotì) m.2.967: monte posto a nord ovest di Vezza d'Oglio sul lato destro della Val Grande al confine con la Valtellina. Il termone è omonimo di "Seroten" (vedi voce precedente). Sulla vetta del monte Serottini era stato installato, già nel 1982, in forma sperimentale, un ponte radio a micro onde, alimentato da pannelli solari e da un piccolo generatore eloico (un mulino ad aria), per trasmettere il segnale radio di Radio Valle Camonica da una postazione al Monte Colmo (sopra Edolo), fino alle postazioni di Oga a Bormio e alla postazione di Livigno. Era rimasto attivo fino al 1992. Sodina (Shùdina) m.1.400: località a nord est di Vezza d'Oglio. Sombrina (Shombrina) valleta a sud est di Vezza d'Oglio, sul versante destro della Val Paghera, posta sotto il monte Pornina. Il topomino verrebbe o dal vocabolo francese "sombre" (oscuro, fosco) oppure dalla voce latina "sembrum" (stagione dell'anno in cui si dissodano i terreni). Sotto Cima (Shòt Shìma) m.1.619: sito a nord di Vezza d'Oglio sul versante sinistro del torrente di Val Grande, sotto Cime di Relle. L'etimologia è molto chiara: da "shòt" (sotto) e "shìma" (cima), sta ad indicare che la suddetta località si trova proprio sotto la cima di un monte. Stollo (Stòl) m.1.766: a nord ovest di Vezza d'Oglio è posto un "Müç de Stòl" (Monti di Stollo), lungo la mulattiera per la Val Brighera: il termine, presente anche in altri comuni valligiani, verrebbe dal vocabolo "stollum": accomandita di bestiame che si dà alla custodia altrui, dividendo ricavi e costi, metodo in uso nell'antichità e fino al 1800, per suddividersi i compiti dell'allevamento, cura e anche la compravendita del bestiame. Tonali (Tonàle) m.1.660: località a nord di Vezza d'Oglio sulla sponda sinistra del torrente di Val Grande, posizionata ad ovest della "Shìma Rèle" (Cima Relle). Il toponimo deriva quasi sicuramente dal cognome "Tognali", diffuso nella zona. Torregi (Torèg) valle a sud di Vezza d'Oglio, confluente di sinistra della Val Paghera. Vista la vicinanza della Valtellina dove vi è una Valle chiamata "Val Torreggi" ed il fiume "Torreggio" è quasi sicuro che il nome derivi, come nella vicina valle, da "torreggio", che è un supposto di "turriculus", diminutivo di "turris", torre o posto di osservazione. Tre Cap (Tré Cap) m.1.546: sito a nord ovest di Vezza d'Oglio, nella Val Paraiolo, confluente di destra della Val Grande: il nome viene dalle voci dialettali "tré" (tre) e "cap" (campi). Tremoncelli (Tremonshèi) m. 2.834: a nord ovest di Vezza d'Oglio sul versante destro della Val Grande vi è il "Còren Tremonshèi" (Corno Tremoncelli) mentre, sul suo lato sinistro, il "Làc Tremonshèi" (Lago Tremoncelli m.2.524) e anche una "Regione" ed un "Filone Tremoncelli" che vanno dai m.2.567- ai 2.724. L'etimologia del nome dipende dal fatto che questo monte presenta un'unica cuspide, ma alla quale convergono ben tre creste. "Monshèi" pare essere il diminutivo plurale del vocabolo "monsh", che deriverebbe dal latino "mons" (monte). Vartighera (Vartighéra) m.1.370: località a nord ovest di Vezza d'Oglio, sul versante destro del torrente di Val Grande. Vedecla (Vedècla) m.1.420: sito a nord est di Vezza d'Oglio che prenderebbe il suo nome dal vicino monte "Vedel" (Vedèt a m.1.169): potrebbe essere il sinonimo locale di vedetta |