Stemma Vione Vione
Vionesi (Ròi) :
720 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 35,6 H.m.: 1.250 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
Da BRESCIA e BERGAMO
Km.
112
Da MILANO
km.
162
FRAZIONI
Canè (Canetesi), Stadolina
CAP. : 25050


IL NOME:
Vione (Viù) - Vionno (sec. XI) - Aviono (sec. XII) - Viono (sec. XIII). Alcuni studi di toponomastica fanno derivare il nome Vione da un supposto nome proprio di persona: "Vigilione". Forse più accreditata è però un'altra ipotesi (vista la vicinanza della Val d'Avio) qualcuno presume possa derivare da "vià" (via, strada) dove "viù" è l'accrescitivo (stradone). Altra seria ipotesi è che Vione possa derivare da "Aviono" derivato ancora dal nome dalla vicina Valle d'Avio. Infine Vione potrebbe anche derivare dall'antico celtico "biù" (baita o casa di montagna).
Cané (Canè) a m.1.470: antico agglomerato di case, poi frazione del comune, a nord-ovest di Temù, sulla destra del torrente Fumeclo (e non Fiumeclo come riportato in alcune mappe). "Cana" (Arundo donax, pianta nota che cresce specialmente lungo i fiumi o i corsi d'acqua). E' molto probabile che nella zona si fossero formati dei canneti e "Canét" (canneto) dato che "Cané" e "Canét" derivano dal latino "cannetum". Una versione sulla etimologia (però non accreditata ma ricorrente) è che il nome Cané derivi da "cane" inteso come il canide che veniva addestrato anche alla caccia oltre che a sorveglianza e di compagnia.

Stadolina (Stadolina) a m.1.117: frazione a sud-ovest di Vione. All'inizio del secolo era divisa in due contrade di cui la bassa lungo la strada statale 42 della Valle Camonica. Il nome dovrebbe derivare da "Aestas" (estate) ma un'altra ipotesi è che derivi da "stabulina", a sua volta derivato da "stabulum" e da "statio" (casa). Infine potrebbe anche venire da "Aestatulina" derivato a sua volta da "stabulina" oppure da nome personale latino "Statulina".


LA STORIA :

    Anche Vione, geograficamente vicino ai più importanti e noti centri dell'alta Valle Camonica di Temù e di Ponte di Legno, ma collocato non distante dalle principali vie di comunicazione che conducevano, fin dai tempi più remoti, verso il passo del Tonale e il Trentino, seguì, fin dalla sua nascita, le vicissitudini storiche e politiche dei due borghi più grossi.
    Certamente posteriore all'antichissimo insediamento a Villa d'Allegno, ebbe le sue origini in epoca Longobarda attestate dalla scoperta di una necropoli di quel popolo. Fin da quei tempi, o forse anche in epoca precedente, doveva però sorgere in loco, vista la sua posizione dominante buona parte dell'alta valle, una rocca fortificata o un castelliere intorno al quale, come spesso accadeva, erano poi sorte alcune abitazioni che, poco alla volta avevano formato un piccolo borgo.
    Come scritto, la posizione dominate del sito, da cui si potevano controllare facilmente le strade e le mulattiere del fondo valle, fece sì che la primitiva rocca venisse trasformata in un grande castello il cui massimo fulgore venne raggiunto intorno al 1200. Questo edificio, nato certamente come struttura militare ma che, come era usuale in quel periodo storico, andò poi a racchiudere e a proteggere anche delle abitazioni civili, fu molto noto in tutta la Valle Camonica e, a dimostrazione della importanza di questa costruzione: vi erano numerose testimonianze che parlavano dell'imponenza della rocca che era conosciuta come il "Castèl dè Polàgra": il "Castello di Polagra". Questo maniero, che fu modificato più volte nei secoli successivi alla dominazione carolingia, doveva essere una costruzione possente e notevolmente fortificata poiché ancora nel 1300 risultava composto da un nucleo principale, fortemente arroccato e da ben sei torri, collegate da alte mura che fungevano anche da difesa all'abitato.
    Vione e il suo contado fu forse l'ultimo consistente baluardo del paganesimo, che si mantenne a lungo saldo nella fede degli antichi e naturali Dei camuni. Questa oasi pagana, profondamente difesa e salvaguardata nelle sue espressioni e tradizioni dai Vionesi, riuscì a sopravvivere forse anche ben oltre l'anno mille e a essere presente ancora, in forma consistente, per quasi tutto il basso medioevo. A causa di questi radicati culti non cristiani il paese subì, in nome del Dio dei cattolici e della Santa Romana Chiesa, numerose razzie, omicidi, violenze, incendi e fu distrutto ma poi testardamente ricostruito più di una volta.
    Dopo l'anno mille e con continue conferme successive, fino all'anno 1158, il Vescovo di Brescia infeudò, in numerosi beni e proprietà, nella zona dell'alta Valle Camonica l'antica e nobile famiglia dei Martinengo che fu poi scalzata, da questi lucrosi benefici feudali, da altre famiglie emergenti come i potenti Federici e gli Yogolati che mantennero saldamente i loro privilegi e beni fino a tutto il 1300.
    Nel 1399 un furioso incendio distrusse completamente il paese ma non danneggiò, in modo consistente, il castello e le sue mura. In Valle Camonica, fin dal XV secolo, gli abitanti o gli originari di Vione erano soprannominati "i dùtùr" (i dottori) poiché già dal 1460, su iniziativa di un sacerdote locale, fu istituita una scuola in cui si insegnavano ai giovani del paese (e di alcuni paesi vicinori) la grammatica e alcune scienze elementari. Nel 1572 queste scuole vennero erette in juspatronato e rimasero attive e frequentate fino al 1705. Erano chiamate Accademie e furono la base fondamentale per l'istruzione primaria e la formazione culturale di tanti Vionesi che poi si distinsero in vari settori.
    Numerosi furono i notai, avvocati, medici, sacerdoti e molti cultori delle lettere e figura di notevole spessore storico fu Gregorio Brunelli detto "Gregorio della Valle Camonica", che originario di Canè, frequentò da bambino, proprio a Vione, l'Accademia, divenuto poi francescano dei frati minori riformati, fece una carriera politico-religiosa illustre: fu nominato "Chiarissimo Lettore" di teologia, "Consultore" del Santo Uffizio, "Ministro Provinciale" di Venezia dall'anno 1698 fino alla morte nel 1713, e venne promosso "Commissario Generale per la Polonia" nel 1705. Gregorio comunque non assunse mai direttamente quest'ultimo importantissimo incarico poiché quella lontana terra, in quegli anni, era attraversata da una serie impressionante di guerre, faide e scorribande che in quel secolo la rendevano terra barbara e inospitale. Tra le sue numerose fatiche letterarie di notevole interesse storico-culturale va citato il "Curiosi trattenimenti continenti ragguagli sacri e profani dei Popoli Camuni", quest'opera, consultata, in epoche diverse, da numerosi studiosi di storia locale (anche dal sottoscritto), fu ristampata, con buon successo, anche nel 1728 e recentemente nel 1998 ed è certamente una documentazione attenta e di primaria importanza per conoscere gran parte della storia (anche la parte non documentabile e derivante in buona parte da leggende locali o tradizioni) della Valle Camonica e del suo vasto e cosmopolita comprensorio, malgrado le numerose imprecisioni storiche.
    Nel 1787 il notaio Giovanni Antonio Guarneri, originario di Vione, fu l'estensore dei famosi "Statuti" e assunse una parte molto attiva nei fatti bellici (durante e successivi al travagliato periodo napoleonico) che si svolsero in alta Valle Camonica anche durante la dominazione austriaca, a partire dal 1809. Lo stesso Guarneri fu anche autore delle "Memorie sopra la Valcamonica" che videro però la pubblicazione solo nel 1870 e come compendio di un'opera ben più vasta: "Illustrazione della Valcamonica " edita dal Rizzi.
    Vione, durante la prima guerra mondiale, per la sua vicinanza al fronte con l'impero Austro-Ungarico che correva sulle pendici e sulle vette del massiccio Adamellino, in alta Valle Camonica, seguì le vicende belliche di Temù e Ponte di Legno come paese di confine. Posto nelle immediate retrovie del fronte, fu militarizzato e divenne anche base di comando reggimentale delle truppe alpine che combattevano e vivevano sulle vicine e scoscese pendici dell'Adamello.
    Anche il piccolo comune di Vione conobbe la triste pagina dell'emigrazione di tanti suoi figli: negli anni 1904/1905 su una popolazione residente di 1415 unità nei tre borghi principali (Vione, Canè e Stadolina) furono ben 146 ad andarsene anche in terre lontane. Dai dati da noi rilevati negli anni dal 1946 al 1960 su 1453 residenti furono 372 ad emigrare. Vione, a partire dala fine del secolo scorso (1900), come in altri borghi della zona, ha avuto un certo sviluppo edilizio, specie di seconde case, con una stagione estiva che dona ancora momenti di tranquillità con la possibilità di stare lontani dai borghi saturi del classico e soffocante turismo di massa. Per opera di Dino Marino Tognali, noto poerta dialettale e storico di eccelso livello (più volte amministratore e sindaco del comune) nel 1987 viene fondato, nell'edifico delle vecchie scuole elementari, uno dei più ricchi e rappresentatitvi musei etnografici del territorio bresciano chiamato "'L zuf" (il giogo).


DA VISITARE:
La Parrocchiale di San Remigio , con le caratteristiche coatruttive che osserviamo oggigiorno, fu edificata nel 1500, ma conserva ampie strutture dell'edificio romanico che sorgeva precedentemente all'attuale tempio. Gran parte dell'abside è infatti riconducibile alla struttura originaria. Di questa si notano chiaramente le pietre a vista scalpellate e le caratteristiche dentellature curve e arcuate. Questo tempio ottenne il fonte battesimale solo nel 1300, staccandosi dal battistero di Vezza d'Oglio. Di notevole valore artistico è il complesso iconografico formato dall'altare maggiore e dell'ancona sovrastante. Quest'opera fu eseguita nel 1660 da diversi artisti fra cui meritano particolare citazione il Domenico Ramus, a cui si devono il tabernacolo e i reliquari laterali e Giuseppe Bulgarini autore della soasa. Altri artisti citati dagli studiosi e che furono presenti a Vione furono Gianbattista Zotti, Clemente Buccella da Vezza d'Oglio. Alcuni dipinti sono stati attribuiti al Moretto, al Veronese, al Bona, allo Scalvini, a Vincenzo Schena, a Antonio Moroni di Lovere. Gli affreschi sono del Bocchi.
Per costruire il Santuario della Madonna del Cortaiolo a Vione ci volle più di un secolo di lavori e modifiche strutturali. Fu iniziato a partire dal 1577 e fu completato solo nel 1686. L'ancona è attribuita alla bottega dei Ramus mentre il paliotto, rappresentante l'Adorazione dei Magi, è dei fratelli Pietro e Giacomo Stradelli di Cles: quest'opera fu commissionata, come era in uso a quei tempi, nel 1700, dai pastori del paese.
Nelle frazioni di Stadolina e Canè, poste sulla vecchia strada che conduceva in alta Valle Camonica, furono edificate nello stesso secolo due chiese che assunsero notevole importanza: la Chiesa di San Giacomo a Stadolina a Stadolina contiene un'ancona, del 1645, di GianBattista Ramus. Un'altra più piccola ancona è invece del secolo precedente come il tabernacolo e paliotto dell'altare maggiore opere di Giovanni Domenico Ramus. Attribuita a Nicola Grisani è la pala rappresentante un "Cristo in gloria tra i Santi Gregorio e Antonio abate".
La Chiesa di San Gregorio Magno a Canè a Canè contiene alcune ancone opera della famiglia Ramus, mentre l'altare maggiore fu realizzato nel 1757 da Antonio Fusi. Gli affreschi sono del 1800 e sono opera di Angelo Cominelli di Brescia. La grande e ammirevole pala della Natività è posta in una bella soasa di Gian Battista Ramus. In essa sono anche rappresentati alcuni angoli e scorci di vita del paese al tempo della Vicinia. Degna di menzione a Canè è anche la casa parrocchiale, del 1700, posta vicino alla chiesa.
L'edificio religioso più antico di Canè è comunque il Santuario del Redentore, il cui presbiterio risale al 1500. Tra gli ampliamenti e le modifiche nei secoli successivi va ricordata la realizzazione della navata nel 1700.

LOCALITA' COMUNALI E FRAZIONI:
(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Baita Noder (Bàita) una "Baita Norder" a nord-ovest di Vione, era segnata su alcune vecchie mappe catastali del 1800 ed era posta sul versante di Val Vallaro. Il tremine "bàita" (casa di montagna), è antica voce alpina pelatina ed è diffusissima in ogni comune della valle.
Case del Ponte (Case) a m.1.700: una località, segnata su una mappa militare del 1750, è chiamata "Case del ponte" è ubicata a nord di Cané, subito dopo località Vialaçç.
Casère (Casére) a m.2.214 sono localizzate delle "Casere di Valzaròten" nell'alta Val di Cané: erano degli edifici adibiti forse alla lavorazione del latte e alla conservazione dei prodotti della montagna in estate.
Cesse (Cèshe) "Le Cesse" è una vasta zona localizzata sul versante sinistro di Val di Cané, a nord-est di Cané. L'area è ricoperta di boschi di conifere e in dolce pendenza il bosco: "cessa" o cesia o cessia è la siepe.
Chigù (Chigü) a m.1.679: in questa località, già alla fine del 1800 erano riportati dei ruderi di alcune antiche cascine. Il posto è a nord-ovest di Cané e a ovest della località Premia: "Chigoi" è una voce dialettale diffusa specialmente nella vicina Monno, che identifica un'erba mangereccia che cresce, oltre i 1.000 metri.
Chistol (Chistòl) a m.1.612: ampia località, non bene identificata, a nord-ovest di Vione, su cui erano poste diverse cascine.
Coleazzo (Coleàsh) a m.3.006: monte a nord di Temù, sul versante destro della Valle, nel territorio comunale di Vione. Per il toponimo la forma della voce è sicuramente dispregiativa orse perche è spoglio e brullo. Dal versante opposto della Valle, ma in territorio di Temù, scende il torrente Coleasca.
Corni (Córen) a m.2.240 sono segnati su alcune meppe già nel 1750 i Corni di Val Torre a nord di Vione.
Corte (Cùrt) a m.1.780 era segnato un sito con il toponimo "Cortebona" a nord-est di Vione, in Val Cané: il termine driva da "Cùrt" (cortile). "Cortabòna" era la prima di poche cascine che erano comunque in un'area prativa di pascolo a un'altitudine vicina ai 1800 mt. s.l.m. ricca di erba nutriente, ma magra, corta, comunque foraggio buono. In alcune scritture della Vicina risalenti a fine 800 e inizio 900 si trova solo il termine Cortabona e in alcuni casi Curtabona.
Doc (Dóch) a m.1.558: una località detta "Doch" o "del Dóch" era vicino a Premia (a nord di Vione), ed era attraversata da una vecchia mulattiera che saliva da una parte e scendeva poi dall'altra di un grande dosso. Il toponimo potrebbe venire da "Döch" (gufo reale) ma, per la conformazione del terreno anche da "doch", tremine dialettale per giogo, dosso.
Lisidini (Lishidì) a m.1.070 località sud di Vione, lungo la strada per il Passo del Tonale. "Lissidini" è un cognome presente in valle.
Lunè (Luné) piccola valle a nord-ovest di Tignale tributaria della Val di Vione. La Valle fa un'ampia curva ad est del monte Siclone.
Menden (Ménden) a m.1.550: località tra Vezza e Vione, a nord-ovest di Stadolina, sul versante destro della Valle. Nel non molto lontano Trentino si trova il monte Mendana. "Mendana" viene da "munda" che era quella parte di bosco che veniva data mediante un bando per il taglio delle piante e per il quale si pagava una determinata somma detta "menda".
Noder (Nodér) a m.1.500: una località Nodér è segnata sulla destra del torrente Vallaro, a sud-ovest di Vione. "Nodér" è termine dialettale per Notaio (vedere il notevole grado di istruzione dei Vionesi e questo potrebbe essere un riferimento ad un proprietario) ma "Noder" è anche cognome e specialmente un soprannome presente in questo comune.
Padecla (Padecla) a m.1.200: località con delle vecchie cascine ad ovest di Vione sopra Stadolina.
Pigadoie (Pigadòie) a m.1.630: sito con alcune antiche baite di montagna sopra Vione a nord-ovest: le baite dovevano essere adibite ad alpeggio estivo fin dal 1700. In alcune scritture catastali è riportato il termine Pigadone (Pigadoe in dialetto) a nord-ovest di Premia.
Pisore (Püsór): la Val Püsór è una piccola valle a nord-ovest di Vione, si forma tra le cime Rovaia e Muralta. "Püsor" (peggiore, nel dialetto locale) forse per indicare che il torrente si apre in una zona scoscese, nell'ultima parte del suo corso è però ribattezzato "Mènden", termine che nel vicino Trentino indica una baita, una malga o un casa di montagna.
Plazzo (Plash) da m.2.100 ai m.2.114 si stende il "Plash del Vèç" (spiazzo del Vecchio), un pianoro a nord-ovest di Vione, sotto la cima Muralta. Il toponimo fa riferimento a "Plash" (spiazzo) e "Vèç" (vecchio). "Plash" era una vasta area come parte terminale di Val di Canè (suddiviso in zona: plas de la Clusa, di garofoi, de la casèra, di asign e del salet).
Ponte (Pònt) a m.1.690: una località "Ponte" era posta sul torrente Fumeclo a nord di Canè e nord-est di Vione, mentre a m.1.540 vi era un "Ponte della Valle" a nord-est di Vione più a sud del precedente: i luoghi forse indicavano, con questo toponimo, la presenza di ponti.
Pornina (Pornina) alcuni siti prendo questo toponimo e si trovani riportati anche in antiche mappe militari di epoca veneziana: a m.2.150 e a m.1.700, a sud-est di Vezza d'Oglio, ma nel territorio comunale di Vione, sul lato destro della Val Paghera vi è un "Mùt Pornina" (Monte Pornina) e la "Cadìna Pornina" (Cascina Pornina). Questa parola parrebbe essere un diminutivo femminile di "pòren", forse un'alterazione del vocabolo "còren" (corna, o guglia di monte), ma potrebbe altresì derivare da "pòra" (paura), dal vocabolo latino "porum" e silva (bosco) o dalla voce trentina "por" (bosco).
Pradossuna (Pradoshì) a m.1.600: località con una vecchia cascina a sud di Vione, sul versante destro di Val Vallaro: il nome verrebbe dalla conformazion del terreno: vi era un prato (prà) e un piccolo dosso (doshì).
Premia (Prömia) a m.15.10: antico agglomerato di case sopra località "molini di Vione". Le case si trovano sopra un vasto pianoro e il termine "Promus" satava ad indicare una dispensa o un granaio.
Sant'Alessandro (Shànt Leshànder o Lishànder) a m. 1.318: vecchia santella a sud-ovest di Cané.
Sceze (Shìse) a m.1.664: località a nord-ovest di Vione sulla destra di Val Pisore, già nel 1750, erano segnate delle baite che erano circondate da siepi, "shise", nel dialetto locale.
Stedegarda (Stedegarda) a m.1.500: località a nord-est di Vione e di Cané sul Fumeclo (e non Fiumeclo come riportato in alcune mappe) e "Stedium" verrebbe da "stabium" (casa).
Suncané (Suncané) a m.1.660: una località Suncané è all'imbocco della Valle di Cané a nord-est di Vione, al di sopra di Cané. Potrebbe essere la fusione in una sola parola della frase "su in Cané".
Torre (Tór) a m.2.240 svettano i Corni di Val Torre che sono posti a nord di Vione, sul versante destro di Val di Cané.
Tremonti (Tremónsh) a m.2.104, su una vecchia mappa catastale del 1750, erano segnate due cascine a nord-ovest di Vione in Val Pisore. Le cascine erano in un'area pianeggiante, ma l'inizio della Valle è chiusa da tre cime e il toponimo dunque deriva da "Mónsh" (latino "mons") per monte e monti, probabilmente per la presenza delle tre cime.
Vallaro (Valàr) a m.1.070 località allo sbocco della Valle omonima, che si apre a sud-est di Vione. "Vallàr" è termine pertinente a Valle.
Valzaroten (Valsheròten) a m.2.214: delle "Casere di Valzaroten" e la "Valle Valzaroten" posta poco sopra, sono localizzate a nord di Vione e sono situate al termine del Plash sul sentiero che porta al ghiacciaio di Pietra Rossa 3300 mt. circa. Il toponimo Sheróten nel vicino territorio di Vezza è legato alla Val Sheroten.
Valzerù (Valserö) a m.1.008 e m.1.524: due località chiamate "Valserö basso" e "Valserö alto" e una Valle "Valserö" sono identificate su alcune carte e mappali a sud-ovest di Vione. I toponimi sono nella stessa regione di Valseroten e "Serósh" (sinopia) è terra di colore rosso.
Vattova (Valìrcle) a m.1.490: località ad ovest di Vione, nei pressi della Val Pisore. Su un'antichissima carta stilata prima della dominazione veneta il nome "Vattova" è più intuito che letto. "Valircle" è nome molto diffuso in Valle Camonica, ma nel dialetto locale sarebbe un collettivo di Valle, come Vallecole.
Vialazzo (Vialàsh - Vialaçç) m.1.690: una località che porta questo nome è a nord di Canè e di "Soncanè" all'imbocco della Val di Canè, alla destra del torrente Fumeclo (e non Fiumeclo come riportato in alcune mappe). Il toponimo verrebbe da "Vial" per viale o corsia, forse per la conformazione del terreno e" Viàlash" suona come un peggiorativo o dispregiativo. Da Sergio Tomasi viene però la spiegazione che per i Canetesi suona come: "Via del latte", infatti è stata la località principale per la lavorazione del latte vaccino. Dal bergamasco (nei tempi andati vicino è influente) "Lacc"
Zocchi (Ciòch; Shoch) a m.1.600: località a nord-ovest e nei pressi di Vione. "Ciòch" è un termime dialettale locale sinonimo di "shòch" (ceppo).

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