ONO SAN PIETRO


    Scarse sono le testimonianze o le indicazioni storiche precise della presenza di un nucleo abitato prima del 1500, nel luogo ove oggi sorge il borgo di Ono San Pietro. Antiche, ma non confermate, supposizioni potrebbero far pensare ad un piccolo agglomerato di case rurali poste però a una quota più elevata e più a sud dell'attuale posizione su cui sorge ora il centro abitato. Questo antico borgo sarebbe stato distrutto, in epoca imprecisata, da una grande frana precipitata a valle dalle scoscese pendici della Concarena, che domina a perpendicolo su questo sito. Una "bota" locale (racconto trasmesso oralmente, forse però con riferimenti anche storici da non sottovalutare), risalendo in epoca post-romana, narra invece che erano due gli antichi piccoli nuclei abitati che, vista la loro vicinanza, vennero distrutti contemporaneamente da una stessa frana e da un vasto smottamento del terreno su cui erano edificati.
    Questi paesi sarebbero stati fondati da due distinte carovane appartenenti ad un ristretto e piccolo popolo nomade, proveniente dal centro Europa e passato dai valichi alpini, che si era fermato in zona. I due insediamenti erano stati chiamati "Viena" e "Doii". La "bota" racconta ancora che, durante il periodo di dominazione longobarda, quando al valle camonica era già in gran parte cristianizzata, i pochi sopravvissuti alla catastrofe avevano trovato rifugio presso la chiesetta di San Pietro e, per farsi proteggere dal Santo patrono da altre calamità, avevano costruito, proprio accanto al tempio, un nuovo paese (nella attuale collocazione orografica).
    Come spesso accade nei borghi della nostra Valle Camonica, il dialetto parlato a Ono si distingue da tutti gli altri (anche vicinissimi) per molti vocaboli e anche per la cadenza che spesso caratterizza in modo davvero inconfondibile un paese dall'altro. La parlata tradizionale in Ono però è molto simile a quella espressa nella vicina Pescarzo di Capo di Ponte e infatti un'altra antica tradizione vuole che le due comunità avessero (anche per la loro continuità territoriale), per secoli, molti contatti diretti e che, al contrario di quanto accadeva un poco ovunque nelle valli alpine, molti matrimoni e unioni venissero celebrati tra giovani dei due paesi che avevano anche in comune alcuni antichi giochi tradizionali come la "bàla tèt" (o bàla à tèt)" (palla sul tetto) e il "crièl".
    Dal tardo medio evo, fino alla dominazione della Serenissima Repubblica Veneta, anche a Ono, come nel resto della Valle Camonica il sostentamento era legato alla povera e locale produzione agricola e, vista la scarsità di terreni aperti e prativi, all'allevamento di molti capi minuti (capre e pecore) e di pochi capi grossi (vacche). In un sito posto a nord-est del borgo, durante l'alto medio evo, venne localizzata una buona vena di materiale ferroso che fu estratto per molti anni e che veniva portato, per la lavorazione, ai forni fusori della vicina Cerveno. Anche per questo motivo, di stretti collegamenti viari ed economici, ma specialmente amministrativi, Ono San Pietro fu, già in epoca Viscontea e Veneta, originariamente aggregato proprio a Cerveno. Ono, dopo il breve ma disastroso periodo Napoleonico e il passaggio delle terre camune della Repubblica di San Marco all'Impero Austro-Ungarico, acquistò una sua autonomia comunale nel 1815. Come accadde anche a molti altri piccoli comuni, durante il ventennio fascista, dal 1927, nell'ambito di una più efficiente suddivisione amministrativa, Ono S. Pietro fu unito nei servizi comunali al centro popoloso più vicino e dipese dal comune di Capo di Ponte fino al 1947, quando riacquistò la sua autonomia.
    Anche il piccolo borgo di Ono ha dovuto subire le tristi pagine dell'emigrazione e negli anni 1904/1905 furono 19 gli Onesi, su una popolazione di 497 che se ne andarono dalle loro case, mentre negli anni dal 1946 al 1960 su 746 residenti furono in 100 a emigrare



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