Il Castello (Castel de Brè ): Sorge sopra uno spuntone di roccia emergente al centro della valle e a strapiombo sul fiume Oglio e dominante i due versanti opposti della Valle Camonica. In pratica le fortificazioni, nel loro massimo fulgore, erano poste al centro di un imbuto naturale e strategico che, strozzando la Valle Camonica, permettevano il suo totale controllo e servivano per dominare un'ampia zona limitrofa. Sulla cima e sul fianco più ripido della collina (quello a sud-ovest) gli scavi archeologici avviati nel 1980 hanno portato in luce una serie di abitati preistorici sovrapposti. Tra questi i più antichi (Periodo Neolitico) vengono fatti risalire al 4000 a.C. Sempre di questo periodo antichissimo sarebbero alcune tombe, mentre altri resti appartengono all'Età del Rame (3000-2500 a.C.). In uno strato profondo del cortile del castello sono stati trovati alcuni manufatti, ma anche ossa e resti di fuochi che rappresentano le più antiche tracce dell'uomo in Valcamonica e in tutto il nord Italia risalendo alla fine dell'età paleolitica, forse 9000 anni prima di Cristo. L'edificazione del castello, le sue continue modifiche nei secoli, il suo ampliamento, le sue ricostruzioni sembra che abbiano impedito la conservazione e successivo ritrovamento dei resti di un sito dell'Età del Bronzo (1550 a.C.) che doveva essere concomitante con le strutture esistenti. La fine della preistoria è indicata da resti di boccali della seconda età del ferro, appartenenti al popolo dei Camuni, che resistettero a lungo ai Romani, che poi, non potendoli conquistate con la forza, li associarono come alleati nell’anno 16 a.C.
Le mura, che ora si possono in parte osservare, comprendono varie strutture successive proposte nei secoli che vanno dal XII al XVI. Gli elementi più antichi sono le due torri maggiori (in parte diroccate) e le costruzioni ad esse connesse. La torre-porta che vigilava sull'ingresso principale ed alcune parti delle vaste cinta murarie sono ben conservate (altre diroccate). L’opera strutturale di questi manufatti si presenta militarmente complessa e ben ordinata e risale nelle sue attuali forme al 1100-1250. Il castello nacque presumibilmente da alcune residenze signorili o case-torri che formavano il primo nucleo, ma ben prima dell'anno Mille, sul stesso luogo, doveva già essere edificata e adibita al culto, una piccola chiesa dedicata a S. Michele. Di questa sono state evidenziate le fondamenta sulla sinistra dell'attuale ingresso, e intorno alla quale, come sempre in epoca remota, nacque un nucleo primitivo di capanne e successivamente di edifici con tetti di paglia e poi con copertura in lastre di pietra o laterizi.. Numerosi furono i lavori di aggiustamento, ampliamento e modifica delle murature. Molte furono le tecniche usate, quelle più complesse in tempo di relativa pace, quelle più frettolose e massicce, ma più efficienti, durante gli assedi o le brevi tregue tra un assalto e un assedio. Sicuramente il periodo più travagliato, guerreggiato e di ricostruzioni varie e complesse è quello in cui si succedettero le dominazioni viscontee e milanesi ('300). Molte furono le riparazioni, gli aggiustamenti e le successive modifiche durante gli assedi e le necessarie ricostruzioni urgenti dopo distruzioni anche parziali. I veneziani nel '400 e '500, durante la loro dominazione, consapevoli che il castello e le sue torri e mura erano un importante riferimento per il controllo dell'intera Valle, lo rafforzarono notevolmente. Si legge volentieri (per quei fortunati che riescono ad avere una copia dei due volumi originari), riferendosi a questo periodo, il libro "Vavassori e Vavassini Bresciani" che narra di avventure cavalleresche ambientate anche nei castelli di Breno e Plemo (Esine) con protagonista l'eroe Leutelmonte. Con l'evoluzione delle armi da fuoco e delle tecniche di guerra e di conquista, venne sempre meno l'importanza strategica della rocca, tanto che la stessa fu venduta, nel 1598, al comune di Breno.
Si deve alla volontà di don Romolo Putelli, noto e accreditato studioso e storico locale, la creazione del piccolo ma significativo Museo civico camuno, presso il municipio, al centro della cittadina. Tra le opere d'arte in esso conservate degne di segnalazione diverse opere lignee ma anche un Crocifisso del Romanino e un salterio miniato. Il tempio di Minerva: l’adorazione a Minerva, la dea romana delle acque e guaritrice dai mali fisici, ebbe in Valle Camonica una vasta diffusione (anche per l’abbondanza di sorgenti sparse un poco ovunque sul territorio), tanto che numerose sono le testimonianze di templi a lei dedicati, ma solo nel 1985, a Breno, in località Spinera, sono stati ritrovati, con scavi che sono tuttora in corso, delle tracce di un grande tempio. E’ un complesso che ricalca le caratteristiche di templi similari: una vasta cella centrale che aveva il pavimento ricoperto da pregevoli mosaici a figure geometriche e le pareti adornate con alcuni affreschi. Una ampia gradinata degradava verso una serie di stanze più piccole collegate da un corridoio che dava sulla parte anteriore del tempio racchiusa tra colonne. Alcune gradinate degradanti fanno da collegamento a delle terrazze. Ma la scoperta storicamente più rilevante, per gli studiosi di storia locale, è il ritrovamento dei resti inequivocabili di un piccolo manufatto simile ad un porticciolo, segno evidente che il fiume Oglio era navigabile e navigato fino almeno a Breno ed era una delle principali vie di collegamento e di trasporto merci fino, ma anche contemporaneamente, alla stesura della via Valeriana che percorreva tutta la valle Camonica. Questa importante arteria viaria, era stata progettata per scopi militari, come tutte le grandi strade romane, ed era localizzata a mezza costa sulle montagne, poiché il fondo valle era acquitrinoso e impraticabile a piedi, fino alle vaste bonifiche messe in atto, nel medio evo, dai monaci di Tours. Alcuni rilevamenti sui resti del tempio fanno pensare che lo stesso fu cancellato dalla grande alluvione del 1200 che rase al suolo anche tutte le abitazioni vicine e distrusse completamente l’insediamento abitativo in località Spinera e Onera, tanto che quest’ultima località fu definitivamente abbandonata. Numerosi sono gli edifici civili di una certa rilevanza che costellano il centro storico del paese, immagine di un passato di notevole importanza politica e amministrativa, specialmente a partire dal medio evo, dal trasferimento di importanti uffici e delegazioni da Cividate Camuno a Breno e dalla costruzione e fortificazione del castello. Da segnalare le torri medievali che sorgono in via Mazzini. Casa Albertoni è del 1400 e costeggia via Garibaldi: mostra una piccola loggia ad archi. Villa De Michelis fu edificata nel 1500 ed è posta in una posizione dominante il vecchio borgo, sulla strada che sale a Bienno in località Cambrante: al suo interno, in una vasta sala, sono conservati degli affreschi ereditati dal convento che sorgeva precedentemente nello stesso luogo. Della chiesa di San Michele rimangono solo alcune fondamenta che dovrebbero risalire a prima dell'anno Mille. Di chiara origine longobarda (accertata dal ritrovamento di una dedica a San Michele), alcune parti ancora visibili della facciata sono state successivamente inglobate in un muro edificato in un'epoca successiva. Inizialmente, questo tempio, doveva essere un edificio relativamente piccolo nato come una cappella di forme squadrate, con un solo ampio vano interno, al quale poi fu aggregata una successiva altra cappella funeraria in cui sono state ritrovate cinque tombe. Questa struttura, chiaramente posteriore alla prima edificazione fu aggiunta sul lato nord. Mentre tutte le altre strutture preesistenti, , subirono in epoca successiva numerose altre trasformazioni fino alla elaborazione di un edificio ecclesiale caratterizzato da due navate parallele, ciascuna con una struttura semicircolare, che a loro volta dovevano essere corredate da dei campanili di cui si rilevavano alcune strutture a volta. La chiesa fu demolita verso la fine del 1500. La Parrocchiale di San Salvatore : è considerato uno degli edifici più imponenti in stile barocco di tutta la Valle Camonica. Risalente al 1600, è caratterizzato, sulla facciata principale da un ampio portale, sul lato sud-ovest troneggia il maestoso campanile alto 65 m, richiamante lo stesso stile elaborato e imponente. Lo stesso campanile è visibile, con scorci estremamente suggestivi da tutto il borgo medioevale e domina la parte centrale del paese. L’interno del tempio si può giustamente paragonate ad un museo data l’importanza dei capolavori in esso contenuti: numerose e grandi tele e pregevoli dipinti sono attribuiti al Guadagnini, al Bassano, al Carpinoni, a Beniamino Simoni e al Leoni. L’altare maggiore è opera del Baroncini e di Antonio Callegari. E’ datato 1594, nella casa parrocchiale, a fianco dell’edificio principale, un affresco del1594 di scuola bresciana. La Chiesa di Sant'Antonio: risale al 1300 ed ha l’interno in un’unica navata, la sua architettura è classico esempio gotico a pianta irregolare, la volta è divisa in due parti a crocera portate da arcate a tutto sesto. L’affresco più importante è quello attribuito al Romanino ad è dipinto sulle pareti del presbiterio. Altri affreschi degni di segnalazione sono degli ex-voto che risalirebbero al 1400, mentre è sicuramente posteriore la pala d’altare, che riproduce la Vergine in trono con santi, di Callisto Piazza. Chiesa di San Valentino: era, nella sua edificazione totale, antecedente alla più nota e già parrocchiale chiesa da San Maurizio, di almeno un secolo è riconoscibile dal suo portico rinascimentale. Venne edificata nel 1400 accorpando un edificio preesistente databile all’anno mille che a sua volta sorgeva sulle macerie di un tempio ben più antico e dedicato al dio Sole (una delle divinità più adorate nell’epoca pre-romana e pre-cristiana in Valle Camonica). L’ultima importante ristrutturazione è datata 1520 e proprio a quella data sono fatti risalire gli affreschi più significativi attribuiti al Maestro di Nave, mentre altri affreschi sono antecedenti (1484) e sono riferibili alla bottega del da Cemmo (Apostoli, Evangelisti, Dottori della Chiesa e Santi). Chiesa di San Maurizio: fu a lungo la parrocchiale di Breno, venne edificata nel 1500 sui ruderi di un più antico edificio. Fu più volte modificata anche sostanzialmente ma riesce ancora a conservare in parte le sue linee originali. A fianco sorge anche una cappelletta dedicata ai defunti ed in entrambi gli edifici sono visibili degli affreschi attribuiti al Gallina. Chiesa di Santa Maria al Ponte: anche in questa località doveva, già in tempi pre-romani, sorgere un tempio pagano dedicato alla dea Minerva e sulle cui rovine, o a fianco delle stesse, fu innalzata la chiesa che domina l’antico ponte. Di bella e possente struttura a fianco del portale è visibile la data del 1545, data a cui si possono far risalire gli affreschi interni. Di circa un secolo dopo vi sono anche dei dipinti e visibile è una pala del Bona rappresentante la Natività della Vergine. Chiesa di San Carlo: è un piccolo edificio edificato nel 1600 e conserva un dipinto del Fiamminghino, che riporta uno scorcio di paesaggio di Breno, in quel secolo, forse in memoria della visita pastorale di S. Carlo Borromeo. A Palma il Giovane, o alla sua scuola, è invece attribuito un Cristo Benedicente. Nelle frazioni: le parrocchiali di Pescarzo e Astrio: i due edifici furono edificati entrambi nel 1600: a Pescarzo in stile barocco con la dedicazione a San Giovanni Battista e ad Astrio con alcune soluzioni architettoniche non consuete con dedica patronale ai Santi Vito, Modesto e Crescenzo. |