DA VISITARE:
CAPO DI PONTE

Come abbiamo ricordato nella storia del paese, il professor Laeg fu il primo a segnalare, al mondo scientifico, la presenza delle incisioni rupestri scoperte sui Massi di Cemmo (età del Bronzo), dando inizio alle ricerche che hanno tolto muschi e licheni accumulatisi nei secoli sulle numerose e meravigliose pietre incise dagli antichi camuni.
Il Parco nazionale delle incisioni rupestri in località Naquane, comprende un’area particolarmente ricca di figure e simboli ed in particolare la roccia di Naquane, con 879 figure. Ma immenso è il patrimonio preistorico già portato alla luce e si pensa che moltissime siano ancora le incisioni da portare alla luce.
Del Museo d’arte e vita preistorica.
La Pieve di San Siro, fu forse la prima pieve cristiana sorta in Valle Camonica. In essa sono conservate le reliquie del santo protettore che secondo la tradizione portò il cristianesimo in valle Camonica. La leggenda ricorda anche che queste reliquie sono state donate, nel 594, dalla regina Teodolinda. L’attuale imponente edificio romanico risale all’anno 1000 e al secolo successivo, si erge su uno sperone di roccia, dominando tutta la zona capontina. L’edificio fu eretto sul luogo dove sorgeva un precedente tempio romano di età imperiale, ma questo sito, vista la sua collocazione dominante, era stato certamente luogo di culto ben più antico in cui si veneravano antichissime divinità pagane camune. E’ quasi certo che nel 700 d.C. esistesse già una costruzione, molto più piccola, con le tipiche ornamentazioni longobarde, di cui restano alcuni frammenti utilizzati per la costruzione dell’edificio successivo, incorporati nei muri dell’attuale chiesa. L’attuale chiesa è edificata a tre navate, chiuse da tre grandi absidi che svettano a strapiombo sul fiume Oglio. I muri sono in conci lavorati, squadrati, sagomati e saldati con calce viva. Il tetto a capriate è stato di recente restaurato. Una peculiarità di questo tempio è che manca totalmente la facciata, sostituita dalla viva roccia nella quale tutta la parte occidentale dell’edificio è incassata. Al suo posto si eleva la torre campanaria costruita nel 1400. L’ingresso alla chiesa avviene perciò da un portale laterale. Di pregevole fattura si notano ornamentazioni zoomorfe e vegetali in marmo saccaroide proveniente dall’alta valle Camonica, dalle cave di Canè o di Vezza d’Oglio. Causa la conformazione del terreno roccioso, il pavimento, adattandosi alle irregolarità, è costituito da diversi piani, ed il presbiterio risulta molto più sopraelevato rispetto al resto della base del tempio per far posto alla cripta. Proprio sotto le absidi presbiteriali, sono posti due tronconi di un’unica colonna romana di epoca tardo imperiale che sorreggono le volte, con due capitelli in stile composito. Ma la caratteristica unica di questo tempio è la grande e ampia gradinata che si appoggia sulla roccia e alla parete a ovest. In questo spazio, secondo antiche tradizioni, i catecumeni, assistendo alle funzioni religiose, attendevano di ricevere il battesimo. Nella navata posta a nord invece è collocato il grande fonte battesimale monolitico, ricavato da un masso calcareo (recuperando un grande recipiente per le olive di età romana) nel quale, la storia religiosa del tempio vuole che i catecumeni venissero immersi per poi riuscirne e attraverso la vicina porta recandosi, all’esterno del tempio, per asciugarsi in modo naturale alla luce del sole "simbolo della nuova vita e della resurrezione dal male". Certamente un tempo numerosi e vasti affreschi ricoprivano il catino dell’abside centrale. Infatti sulle navate laterali e nella cripta sono ancora conservati alcuni dipinti del 1400 come: un Battesimo nel Giordano, Redentore e Santa Giulia, Sant’Antonio abate e una Maternità e Madonna in trono. Ora conservato a New York è il polittico su tavole opera del Paroto che in origine era appartenuto a questo tempio.
La Chiesa del Monastero di San Salvatore fu edificata intorno all’anno 1000 ed è un vero gioiello dello stile romanico borgognone in Italia. E’ posto sulla riva sinistra dell’Oglio su un’altura a nord-est del paese. Il complesso architettonico molto articolato e splendidamente inserito tra la natura del luogo su cui sorge faceva parte di un monastero cluniacense. Di questo monastero però non rimangono tracce. Il luogo, sempre su una piccola altura che domina il fondo valle, era certamente già adibito a luogo di culto pagano per gli antichi camuni e questo è attestato dal ritrovamento di un antico altare. Secondo recenti studi sembra che nello stesso sito sorgesse una più antica chiesa, forse del 600 d.C., da annoverare dunque tra i primissimi insediamenti cristiani in valle Camonica. Tutto da ammirare di questo tempio è lo slanciato tiburio ottagonale. L’interno, semplice ma pregevole è composto da tre navate con abside semicircolare, divise da robusti pilastri ornati da notevoli capitelli scolpiti e raffiguranti sirene, ippografi, rapaci ecc. Il transetto è con una cupola e un tiburio, mentre la copertura è a crociera.
La chiesa di San Bartolomeo è accanto alla casa degli Umiliati. Della prima struttura del tempio, risalente al 1100, rimane ben poco, solo la piccola abside romanica, ora nascosta dalle costruzioni circostanti. La parete nord di questa chiesa è addossata ad un muro che doveva appartenere a delle fortificazioni medioevali. All’interno si possono notare alcuni frammenti di affreschi del 1400. Sarebbe della scuola di Pietro Giovanni da Cemmo l’affresco recentemente strappato dalla facciata per il restauro e conservato ora nella parrocchiale di Cemmo.
L’Oratorio dei Santi Faustino e Giovita, attualmente è dedicato alle Sante Maria ed Elisabetta. Nelle cronache religiose del 1100, del monastero bresciano di San Faustino Maggiore si leggeva che a Cemmo era posta una chiesa dedicata allo stesso santo e che dipendeva direttamente dalla potente casa madre. La chiesa come si presenta ai giorni nostri si compone di due parti nettamente distinte: una parte di età romanica e una parte del 1600. Della prima struttura sono il campanile, i muri perimetrali ed un portico. L’abside fu demolita nel 1600 e alla parete fu aggiunta la struttura della chiesa di S.Maria ed Elisabetta. L’altare della nuova chiesa fu consacrato alla Visitazione di Maria e a lato una pala raffigura la scena, a lato di questa furono poste due tele con i Santi Faustino e Giovita, del pittore camuno Gian Giacomo Gaioni detto il Bate. Nei pressi di questa chiesa sono stati ritrovati dei resti di età romana: mattoni, tegole, frammento di epigrafe ecc, questi oggetti sono ora conservati al museo archeologico di Cividate Camuno.
La Parrocchiale di Cemmo, è dedicata a Santo Stefano protomartire e si trova esattamente sul luogo dove il cardo e il decumano del pagus romano si incrociavano. Il tempio è stato molte volte rimaneggiato e ristrutturato, rimangono però alcune caratteristiche originarie di epoca romanica: nel portale e nella bifora della facciata. Costituito da un’unica navata il cui tetto è semplici spioventi. Nel 1300 fu aggiunto il portico caratterizzato da capitelli in pietra simona. Questa parte fu demolita quando nel 1800 la chiesa fu ampliata e furono aggiunte le due navate laterali. Nel tempio originario le pitture del 1400 erano attribuite a Pietro da Cemmo. Ben poco però purtroppo ne resta: a lato del campanile è presente solo un frammento con una Madonna con bambino. Il primo e significativo ampliamento fu ordinato da San Carlo Borromeo, nel 1600, durante la sua famosa visita pastorale in valle Camonica e comportò la costruzione della sacrestia, della cappella e del volto della Madonna. Seguirono, poi nel corso dello stesso secolo, il battistero nel 1613, il coro nel 1664 e l’altare del Rosario nel 1682. L’ultimo ampliamento risale al 1840 e fu eseguito su progetto dall’architetto Giovan Battista Barili di Gorzone. All’interno sono di buona fattura le due statue del 1500 in legno dorato e raffiguranti i Santi Pietro e Paolo. Degni di nota l’altare di marmo del 1772 opera dello scultore Carlo Girolamo Rusca di Lugano e la tela Santi Stefano e Reparata del 1771 di Francesco Savanini. Una tavola è attribuita a Martino di Gavardo e raffigura una Madonna col Bambino in trono con angioletti e santi.
La Parrocchiale di Capo di Ponte è dedicata a San Martino: la facciata è in stile barocco mentre risale alla fine del 1500 il portico del lato sud. L’interno, di una navata unica, ha nella volta affreschi sulla Vita di San Martino opera di Enrico Albrizzi. Nel presbiterio altri affreschi ritraggono la Gloria di San Martino e le quattro Virtù cardinali di Francesco Monti. Il pittore Oscar Di Prata, nel 1955 ha eseguito, nel coro, gli Angeli in preghiera. La pala dell’altar maggiore, del tardo 1500, è attribuita al Moretto. Tra le tele, oltre alle 12 Sibille attribuite al Bate e conservate nella casa parrocchiale, da ricordare l’Addolorata di Francesco Paglia.
La Chiesa delle Sante Faustina e Liberata fu edificata nel 1600 ed è sorta su una cappella romanica della quale rimane solo un frammento di abside con degli affreschi e, in una costruzione adiacente, un grosso masso, che la tradizione popolare religiosa del luogo, vuole fosse fermato dalle nude mani dalle Sante per evitare che franasse sul villaggio di Serio quando questo fu invaso da una grande frana. Su masso sono incise le impronte delle mani che, sebbene ritoccate, potrebbero avere origine preistorica. Dunque questo masso fu sicuramente, con le stesse impronte, un antichissimo altare di qualche culto pagano. Una sola vasta navata compone l’interno del tempio, la volta è a botte. Del 1600 e attribuite a Lorenzo Marbello le due grandi pale poste nelle cappelle laterali dedicate a San Carlo Borromeo e ai santi Giacomo e Filippo. Il paliotto dell’altar maggiore è in cuoio e vi sono dipinte le due Sante Faustina e Liberata. L’altare maggiore è sovrastato da una pala di Palma il Giovane. Accanto alla chiesa c’è la cappella del Sepolcro, qui vi sono alcune statue lignee policrome del tardo 1400.
La Chiesa di Pescarzo è dedicata ai Santi Vito, Crescenzo e Modesto. Fu edificata nel 1500, la volta è ricoperta da affreschi del 1700. Molto bella una scultura lignea rappresentante il Cristo nella bara opera della bottega del Fantoni di Rovetta. Una antica tradizione vuole che, quando nella Valle Camonica non piove da molto tempo e la siccità minaccia i campi, il Consiglio degli anziani del paese decide di portare in processione proprio la statua. Sempre secondo antiche leggende è tramandato che prima delle fine della processione, sia sul paese, che sui campi e lungo i sentieri cadrà la pioggia.

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