Il Castello: è uno dei pochissimi castelli della Vallecamonica che ancora conservino tracce di un certo rilievo dell’antica costruzione e del quale si può ricostruire il profilo planimetrico. Non del tutto invece, dai ruderi rimasti, ora si può immaginare quale fosse l’aspetto del complesso architettonico. La pianta di tutte queste roccaforti, essendo esse sorte su rilievi ardui e scoscesi, non è regolare e si adatta alla conformazione del terreno. Questa di Cimbergo, costruita proprio sopra uno spuntone di roccia, è singolarmente irregolare e molto interessante. Grosso modo la planimetria potrebbe raffigurarsi in un pentagono, ma molto eteroclito. Vi sono due lati, a nord-ovest e sud-est, più lunghi degli altri tre volti a nord-est, nord e sud-est. Non tutti i muri hanno eguale spessore, ovunque notevole, ma i muri che guardano verso il paese sono di molto più grossi di quelli che si innalzano sulla assolutamente impervia roccia che precipita sulla valletta del torrente Re. Da questa parte ogni azione offensiva e di assedio era ritenuta, durante l’epoca medioevale, assolutamente inibita, mentre sugli altri lati si potevano temere gli attacchi. Difatti i possenti antemurali sorgono proprio davanti a questi due lati. La creazione di muri adatti a sostenere l’urto delle artiglierie sia pure primordiali e l’esistenza di due feritoie cannoniere fa supporre che il castello sia stato rifatto o rinforzato in epoca più recente, quando cioè venne consegnato ai conti di Lodrone nel 1441, epoca nella quale la polvere da sparo era già largamente usata e i metodi, di assedio e di difesa, si stavano modernizzando. Il materiale di costruzione dei muri è il solito usato per numerose costruzioni sia pubbliche che private nella Valle Camonica: pietrame misto fatto di conci lavorati, di massi dirozzati alla meglio e di cogoli, di tutte le varietà del posto, preponderanti la tonalite e la pietra simona (che era anche usata per decorazioni e fregi o portali). La porta, per quanto stretta e quindi abbastanza facilmente difendibile, era uno dei punti più delicati, e in particolare in questo castello dove, vista la conformazione del terreno, non era possibile costruirvi davanti un ponte levatoio su di una profonda fossa. Si pensa che davanti a questa porta fosse stato scavato un rivellino collegato ad un fossato oggi scomparsi. Comunque con la sua bella volta archiacuta (o a sesto rialzato), il portale d’ingresso, è oggi uno degli elementi più ben conservati del castello. Le altre aperture sono invece molto sbrecciate. Vi sono le due cannoniere sul alto nord-est, aperte quasi a rasoterra come quelle delle navi e dietro di esse dovevano esserci i bassi affusti su cui erano i due cannoncini. Vi è poi la grande finestra, con arco a tutto sesto aperta sul lato nord e che si affaccia sul precipizio. Vi sono altre finestre al pianterreno e al primo piano che hanno svariate forme, ma tutte abbastanza ampie. L’ampiezza di queste aperture è curiosità architettonica abbastanza singolare per una rocca o per un castello, nei quali di solito le aperture erano abbastanza strette. Le finestre dovevano essere stranamente numerose sui lati più difesi dalla impervia natura: quello la pianura sottostante e quello aperto sul lato inaccessibile a nord-est. Sugli altri due lati, verso il paese e la strada, le aperture sono molto più rade. Nell’interno non vi è più traccia del pavimento né di scale. Riprendendo le filosofia costruttiva e abitativa di altri castelli si pensa che a pian terreno vi fosse "la caminada" l’odierno soggiorno con la grande finestra per ottenere piena luce. L’indispensabile cisterna si apriva non molto lontana dalla porta ed ancora se ne scorge il vano in cui era scavata. I soffitti dovevano essere a travi scoperte e travetti perché si vedono ancora i fori di incastro. Al piano superiore le stanze di abitazione, alle quali si accedeva con una scala in legno. In alto, sulla cresta dei muri, su tutto il perimetro si possono notare i resti della merlatura guelfa, in grande rovina. Questa rocca era talmente alta e in posizione strategica sulla valle ed eminente su tutti gli altri castelli camuni e della zona, che i costruttori e i militari ritennero inutile munirlo di un edificio di avvistamento: tutto il castello era di per se stesso una torre di avvistamento molto larga. Da notare la cortina del contrafforte disposta davanti alla parte più vulnerabile perché di facile accesso dal paese e della strada: essa è collegata con lo spigolo di sud-est, continua nella stessa direzione del muro sud per una decina di metri e poi volge ad angolo retto per circa venti metri per poi interrompersi bruscamente pressappoco all’altezza della porta. Può darsi che qui vi fosse un altra apertura e che la cortina continuasse fino al dirupo. |