Notevole è il centro storico in cui sono ancora visibili alcune case gentilizie tra cui spicca la già citata casa Minelli. L’Oratorio di San Francesco, risale al 1600, attualmente trasformato in sala cinematografica. La Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, fu eretta nel luogo dove in precedenza, forse dal 1400, doveva essere presente una rocca o un castello. Le sue linee, abbastanza imponenti, sono di stile barocco. Del precedente edificio è stata conservata la torre campanaria in pietra e conci di granito con le celle a bifore. Il bel portale è in marmo chiaro di Vezza D’Oglio e reca la data 1629. L’interno dell’edificio è stato affrescato nel 1700 dal Corbellini, il presbiterio invece è stato dipinto, nel 1800 da Antonio Guadagnini. Di rilievo anche alcuni dipinti, come San Brizio e Madonna in gloria del 1655, attribuito a Carlo Marni di Bormio e una Madonna con Bambino e Santi attribuita a Jacopo Negretti detto Palma il Giovane. Proveniente dalla chiesa dei Santi Sebastiano e Fabiano il paliotto dell’altare maggiore attribuito a Giovan Battista Zotti. Proveniente invece dalla chiesa di San Brizio e conservato nella casa parrocchiale, Del Paglia e datato 1640, l’ex voto dei Quattro offerenti. La Chiesa dei Santi Sebastiano e Fabiano, fu eretta nel 1700. Sorge nella parte più elevata del vecchio nucleo abitato. Posta all’imbocco della valle che sale al passo del Mortirolo. Nel cartiglio dell’ingresso principale si legge la 1781. Al suo interno una statua in legno, di stile nordico, raffigurante una Madonna col Bambino databile intorno al 1400. Il paliotto d’altare è in cuoio e datato nel 1600. I numerosi dipinti sono di Pietro Corbellini, autore anche degli affreschi della volta (Madonna col Bambino e Sante, Santi Rocco, Ignazio e Luigi Gonzaga, Martirio di San Sebastiano). La Chiesa di San Brizio, la cui origine dovrebbe essere di epoca carolingia fu già ricostruita, sull’edificio preesistente nel 1480, come attesta una lapide. Per alcuni secoli fu la parrocchiale. Fu poi restaurata anche nel 1657, quando già da parrocchiale era diventata santuario votivo, meta molto frequentata di pellegrinaggi nel 1600 e nel secolo successivo. Poi cadde in abbandono. Semplice di costruzione, la stessa semplicità è anche espressa nelle linee della facciata che è ingentilita da tre finestre. Il campanile, in granito, ha la cella campanaria caratterizzata da archi. All’interno l’ampio loggiato è sostenuto da colonne. Bella la cancellata, del 1600, in ferro battuto che divide il presbiterio dalla navata. Collocabili verso la fine del 1700 alcuni affreschi. La bella e importante ancona dell’altare maggiore, opera della scuola di Giovan Battista Zotti, è stata svilita e impoverita dai continui furti che si sono succeduti dopo l’abbandono del tempio. |