PREFAZIONE al VOCABOLARIO CAMUNO-ITALIANO

di Mauro Fiora



Non pochi miei "conterranei"si sono cimentati nell'improbo compito di stendere un vocabolario camuno-italiano. Questi illustri miei predecessori: studiosi di costumi locali, appassionati di toponomastica o di folklore, ma anche professori di lingua italiana con origini camune (o bresciane/bergamasche), molti dotti sacerdoti, hanno, a più riprese, nel corso degli ultimi due secoli, steso opuscoli, dizionari, vocabolari, saggi o tesi con l'intento principale di trasmettere ai posteri parole, modi di dire e di fare, arguzie, facezie, saggezze della lingua bresciana-camuna, che si vanno perdendo.
Posso e voglio citare (scordandone certamente alcuni) quelli al cui lavoro ho attinto molte informazioni e la cui fatica ha fatto si che fosse facilitata la mia.
Tra quelli che mi hanno più "aiutato" ricordo quelli che sono stati "padrini e notai" non solo della lingua camuna ma anche del "bresciano" o del "bergamasco", lingue che hanno molte affinità con "camuno":
- Giovan Battista Melchiori che, nel 1817, quale "Imperial Regio Delegato della Provincia di Brescia" compilò, in due volumi, un dotto "Vocabolario Bresciano- Italiano" .
- Il noto studioso e patriota Gabriele Rosa che nel 1855 stampò "Dialetti, costumi e tradizioni nelle provincie di Bergamo e Brescia" .
- Dello stesso autore, ma edito nel il 1872, va citato il "Vocabolarietto Bresciano - Italiano", che fu molto diffuso anche nella provincia a cui si aggiunse, nel 1877 un "Vocabolario Bresciano - Italiano" che rimane forse l'opera fino ad ora più significativa in questo campo.
- Più specificatamente per la Valle Camonica si può ricordare il lavoro di Ottavio Tempini che all'inizio del 1900 stampò un saggio sul dialetto camuno.
- Di grande importanza (e già nel 1989 e poi nel 1994, chi scrive questa prefazione, ne fa accenno in altri scritti e articoli di storia locale) è il "Vocabolario Topografico Toponomastico della provincia di Brescia" di Arnaldo Gnaga. Si tratta di uno studio approfondito e particolareggiato che riprende le voci con cui (anche in Valle Camonica) venivano identificati luoghi e anche semplici località o prati o boschi o rigagnoli o anche solo cascine o baite. Un ottimo lavoro che non permette l'oblio su questo enorme patrimonio culturale toponomastico che è vivo anche ai nostri giorni nella nostra valle.
- Di Arnaldo Canossi va ricordato "anima popolare Camuna" che fu edito nel 1930 e che oltre a proverbi dialettali pone anche delle spiegazioni etimologiche a molte frasi, credenze, motti, preghiere e azioni che trovano la loro radice nella parlata popolare camuna.
- Don Lino Ertani ha compiuto un ottimo lavoro col suo "Dizionario del dialetto camuno e toponomastica" edito nel 1980.
- Ricordo con piacere il lavoro fatto dal professor Giorgio Gaioni, di Darfo Boario Terme: "Il mittelcamuno" che, edito nel 1994, è stato anche preziosa fonte per alcune seguitissime trasmissioni di cultura e storia lucale a Radio Valle Camonica.
- L'amico e noto studioso Giacomo Goldaniga, di Borno (già autore di numerosi studi e libri sulla cultura camuna (meriterebbe un capitolo a parte!) che sono stati editi negli ultimi due decenni), ci ha fatto pervenire (quando ha saputo che questo lavoro era già in avanzata fase di stesura - eravamo alla lettera R - ) alcune fotocopie e dischetti per PC, dell'inizio (le prime lettere dell'alfabeto) della sua ultima grande fatica storico-letteraria: "Vocabolario Camuno" - dizionario dialettale camuno-italiano -. Etimologia a cura di Vittorio Volpi. Dizionario generale e dizionario tematico con oltre 30.000 voci, 50.000 tra varianti lessicali e frasi dialettali e repertorio di dizionari antichi e moderni.
Si tratta di un lavoro enorme che raccoglie non solo "IL" dialetto camuno ma "I" dialetti camuni.
Chi sta stendendo queste righe di commento ha ricordato molte volte nei suoi dibattiti e nei suoi articoli che "I" dialetti camuni sono delle vere e proprie "lingue" anche molto diverse da paese a paese. Sono molto percepibili le "cadenze", la "modulazione" della voce nelle stesse parole e le "inflessioni" strettamente localizzate che assumono connotazioni precise che sono fortemente distinte da paese a paese. A poche centinaia di metri di distanza "fisica e geografica" due borghi (non importa se piccoli o grandi) parlavano e parlano dialetti diversi (anche molto diversi !!!). Le sfumature sono infinite. Le varianti con simili significati o che identificano la stessa azione, lo stesso oggetto, la stessa "cosa" sono tantissime e a volte completamente dissimili. Nell'ambito di uno stesso comune può anche capitare che in due o più frazioni esistano termini diversi per indicare le stesse "cose" !. Questo sta anche a significare che queste frazioni, in passato, erano delle comunità amministrativamente, religiosamente e tradizionalmente a sè stanti e che la loro "parlata" era differenziata, e non poco, da quella dei cosidetti "vicini". Poi vicende "politiche e amministrative" hanno raggruppato queste comunità in comuni più complessi... ma le differenze linguistiche, in molti casi, sono rimaste. Le radici etimologiche di molte parole risalgono alla "notte dei tempi". Alcune, le più antiche, quelle forse che hanno suoni e accenti più marcati e incomprensibili per gli "stranieri", sono riprese dalla lingua del grande popolo dei Camuni che fu presente in Valle per millenni prima dell'arrivo dei Romani. Molte sono state le influenze dei Celti, le cadenze dei Longobardi, i termini lasciati dai Francesi ma anche dagli Spagnoli, dai Veneti e dagli Austriaci. Ma sopra ogni altra considerazione va posta la fantasia, nel creare parole "ad hoc", delle nostre genti che ha fatto si che le "nostre lingue" siano ancora ben più vive della lingua ufficiale dello Stato Italiano, che troppe volte non ha l'immediatezza e la freschezza dell'idioma "parlato" tutti i giorni in casa, per le strade, nelle piazze, tra familiari, tra amici, tra amanti e confidenti.
In molte case della Valle Camonica, ormai non si parla più il dialetto, specie nei grossi centri, ma nei piccoli paesi si può ancora udire, anche nelle strade, il rincorrersi di voci, suoni e gesti che per gli "estranei" sono una lingua di un altro mondo.
Il dialetto può, anche e ancora, essere complice (delizioso) nel salvare una intimità troppe volte invasa da radio, TV e altri modi "sonori" di contatto della civiltà moderna che hanno globalizzato tutti i linguaggi con termini troppo simili, troppo internazionali, troppo semplificativi e troppe volte troppo vuoti e fors'anche inespressivi.
Quanto è bello il dialetto !
Quanto è bello il dialetto camuno !
Quanto sono belli i dialetti di tutte le genti di tutti i paesi.
Non si devono perdere, non devono essere dimenticati, non possono essere dimenticati.